Novembre 14, 2024

76 thoughts on “OMAGGIO A NADINE GORDIMER

  1. Care amiche e cari amici di Letteratitudine,
    ci lascia un’altra Grande della Letteratura mondiale: Nadine Gordimer.
    È morta il 13 luglio (abbiamo appreso la notizia in serata), a Johannesburg, all’età di 90 anni (a causa di un tumore al pancreas).

  2. Nella tradizione di Letteratitudine, vorrei dedicare questo “spazio” alla Gordimer con l’intento di celebrarla, ma anche con l’obiettivo (e la speranza) di contribuire a far conoscere questa grande scrittrice di calibro internazionale a chi non ha ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere, tra cui (ne cito qualcuna): “Un ospite d’onore” (1970), “Il Conservatore” (1974), “Qualcosa là fuori” (1984).

  3. 5. Tra le varie “citazione” della Gordimer di cui avete memoria (o in cui, magari, vi siete imbattuti in questa occasione)… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?

  4. Qualunque tipo di contributo sulla vita e sulle opere di Nadine Gordimer (citazioni, stralci di brani, considerazioni, recensioni, link a video e quant’altro) è gradito.

  5. Ciao Massimo. Grande perdita per la letteratura.
    Grande donna e grande scrittrice, la Gordimer.

  6. Tra i suoi libri ricordo “Qualcosa là fuori”. Posso copiare questa scheda da una vecchia pagina dell’Indice dei libri del mese.

  7. scheda di Giorgis, P., L’Indice 1987, n. 3

    Là fuori è dove di solito si preferisce non guardare. È “la baracca nel cortile dietro casa” dove vive un’umanità compatta (“se non sei bianco, qui, sei dello stesso sangue”), dove i bambini fanno le somme nella polvere e larghe donne nascondono amanti guerriglieri. La Gordimer (n. 1923), autrice bianca sudafricana (vd anche “L’Indice”, nov. 1985), ha saputo scrutare in questo spazio fondando una poetica delicata e militante. L’elemento che accomuna i diversi racconti – apparentemente così dissimili tra di loro (si pensi a “Una lettera da suo padre”, risposta di Hermann Kafka al figlio, o a “Peccati della terza età”, storia di un amore senile ambientata nelle campagne di Piemonte) – è la consapevolezza che lo spazio privato non può più esistere come separazione dal “qualcosa là fuori”. Il babbuino che semina terrore nei quartieri dei bianchi, il sospetto e il tradimento, entrano dalla porta sul retro, rivelando l’impossibilità di una soglia. Interno ed esterno, innocenti e colpevoli, emarginandosi a vicenda, a vicenda si contaminano.

  8. Il sacrificio è l’autorità morale più forte.
    (da Vivere nell’interregno – Nadine Gordimer)

  9. Si dice che il cancro sia dato in eredità alle persone gentili. Lei lo era sino a trasformarsi in autentica roccia. Molto ricordo dei suoi scritti tutti intrisi del suo sangue rivolyziobario e limpido. Non voglio aggiungere altro. Il cuore solo ne conosce la muta ragione. Grazie Massimo per questo tuo continuo impegno a far risplendere ogni luce. Un abbraccio,BiancaMirka

  10. Ancora una grande autrice ci lascia ed una grande donna. Desidero inserire una frase che mi pare molto importante e mai scontata, sempre necessaria da tenere a mente.
    “Si fallisce ovunque nel mondo cercando di tenere insieme persone diverse, ma si deve perseverare. Questo è il modo per continuare a credere che la vita valga la pena di essere vissuta. “

  11. Ciao a tutti. Vorrei contribuire riportando qualche cenno biografico su Nadine Gordimer così come viene presentata nell’enciclopedia Treccani.

  12. Nadine Gordimer è una scrittrice sudafricana (nata a e Springs, Transvaal, 1923 – morta a Johannesburg, 2014). Le grandi qualità inventive e stilistiche della sua prosa la collocano tra i pochi romanzieri di lingua inglese capaci di dar vita a una tradizione letteraria sudafricana autonoma rispetto a quella di ispirazione europea. Assai nota anche per l’impegno e la coerenza con cui si è battuta contro la discriminazione razziale nel suo paese, si misura nei suoi numerosi romanzi e racconti (A world of strangers, 1958, trad. it. 1961; A sport of nature, 1987, trad. it. Forza della natura) con la complessa difficoltà dei rapporti interrazziali e individua con lucida imparzialità l’intreccio di fattori politici, economici, sociali e culturali, storicamente stratificati, che sembrano avere bloccato vittime e carnefici in ruoli e comportamenti obbligati. Premio Nobel per la letteratura nel 1991.

  13. Nata da una famiglia di immigranti ebrei, la Gordimer si iscrisse all’università di Witwatersrand, ma interruppe gli studi senza conseguire il diploma; l’esperienza di studio la sensibilizzò ai profondi dissidi della società sudafricana, tematica che è riconfluita nella sua precoce produzione letteraria (pubblicò il suo primo racconto,The quest for seen gold, a soli 15 anni su un periodico locale), ma che soprattutto ha animato il suo impegno politico, concretizzatosi con la militanza nell’African national congress di Nelson Mandela. Nel 1987 fu tra i fondatori del Congress of South African writers, associazione con lo scopo di promuovere la letteratura tra le comunità discriminate. Spesso sottoposta a censura nel suo Paese, a differenza di altri intellettuali ha scelto di continuare a risiedervi, acuta osservatrice dei mutamenti che nel corso degli anni lo hanno interessato.

  14. Membro della Royal society of letters, membro onorario dell’American institute of arts and letters e dell’American academy of arts and sciences, ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Grand aigle d’or (Francia 1975), il Malaparte (1985), il Nelly Sachs (Germania 1985), il Bennet (USA 1987), culminati nel Nobel per la letteratura (1991). Più recentemente le è stato assegnato il premio Grinzane Cavour (2007).

  15. Fra le sue opere sono da ricordare, oltre a quelle già citate: The lying day (1953); (1958; trad. it. 1961); Occasion for loving (1963; trad. it. 1984); A guest of honour (1971; trad. it. 1985); The conservationist (1974); Burgher’s daughter (1979; trad. it. 1980); July’s people (1981; trad. it. Luglio, 1984); Get a life: a novel (2005; trad. it. Sveglia!, 2006); No time like the present (2012). Tra i suoi libri di racconti: Face to face (1949); Some monday for sure (1976); A soldier’s embrace (1980; trad. it. 1983); Something out there (1984; trad. it. 1986); My son’s story (1990; trad. it. 1991); None to accompany me (1994; trad. it. Nessuno al mio fianco, 1994); The house gun (1998; trad. it. Un’arma in casa, 1998); The pickup (2001; trad. it. 2002); Beethoven was one-sixteenth black and other stories (2007; trad. it. 2008); la raccolta di racconti Life times. Stories, 1952-2007 (2010; trad. it. 2014); No time like the present (2012; trad. it. Ora o mai più, 2012).

  16. Riportiamo questa intervista che tre anni fa Nadine Gordimer ha rilasciato a Roberto Carnero


    L’amore, la politica, il razzismo, la storia (passata e recente) del suo Sudafrica: questi sono i motivi tradizionalmente presenti un po’ in tutta l’opera di Nadine Gordimer. Opera che nel 1991 le meritò il Nobel per la Letteratura. Allora nel suo Paese c’era l’apartheid e lei ricorda ancora oggi l’amarezza di un ritorno in patria, dopo la cerimonia a Stoccolma, nell’assenza di qualsiasi cenno di congratulazioni da parte del governo conservatore. Ma anche se era la prima volta che quel prestigioso riconoscimento andava al Sudafrica, quella freddezza non la stupì più di tanto, poiché sapeva che i suoi libri così scomodi e la sua militanza per l’abolizione del regime di segregazione la rendevano sgradita alle forze più reazionarie.

    Oggi Nadine Gordimer è un’elegante signora di 87 anni, che, anche se per fortuna molte cose nella sua nazione sono cambiate, non ha perso la voglia di combattere per denunciare le ingiustizie presenti nel mondo. Lo ha fatto in una carriera che conta una quindicina di romanzi, oltre a numerosi altri libri di racconti e interventi.

  17. Qual è la situazione attuale del suo Paese? Il sogno di Nelson Mandela di un Sudafrica autenticamente democratico si è realizzato?
    Abbiamo alcuni problemi, che sono i problemi di tutte le democrazie: la povertà, le sperequazioni sociali, la criminalità, la corruzione… Ma per fortuna c’è una stampa libera, e ciò consente che di questi argomenti si parli apertamente e che essi vengano discussi alla luce del sole, cosa che in molti Paesi africani purtroppo non accade. C’è un detto, in inglese, che recita ‘I poveri sono sempre con noi’. Io dico invece: ‘I ricchi sono sempre con noi’. Perché è il capitalismo selvaggio a impoverire le masse. Questo mi sembra il maggiore fallimento della globalizzazione. Così, dopo la disillusione del comunismo (che era diventato dittatura), oggi viviamo la disillusione della globalizzazione. E anche una grande democrazia come gli Stati Uniti, per il tipo della loro presenza sullo scacchiere internazionale, oggi assomiglia a una dittatura.

  18. Ma in Sudafrica c’è piena democrazia?
    Stiamo cercando di costruirla, e mi pare che siamo a un buon punto, se si pensa che sono passati solo sedici anni dalla fine dell’apartheid. E non dobbiamo dimenticare che alle spalle non abbiamo solo l’apartheid, ma anche secoli di colonialismo. In fondo anche molti Stati europei, con le loro antiche tradizioni democratiche, si trovano oggi ad affrontare gli stessi nostri problemi.

  19. Veniamo alla letteratura. Per quello che ci è dato conoscere, in Europa a volte abbiamo l’impressione di una grande vitalità dell’attuale produzione africana, a fronte di una certa stagnazione in quella europea e, in generale, occidentale. È così?
    Rispetto alla letteratura europea, quella africana è molto più giovane, ma c’è, in Africa, una tradizione orale molto antica, che oggi sta transitando alla pagina scritta attraverso modalità molto interessanti. Ciò è un bene, perché la narrazione orale ha un suo fascino primigenio, ma per forza di cose la sua diffusione è limitata a piccole comunità e la sua fruizione legata all’atto performativo di chi parla. Perciò dico che l’Africa oggi deve scrivere.

  20. E in Sudafrica questo succede?
    In Sudafrica abbiamo una notevole generazione di nuovi scrittori, nati e a volte anche cresciuti durante l’apartheid, che magari hanno fatto pure l’esperienza del carcere e comunque hanno vissuto sulla propria pelle, o su quella dei propri amici e familiari, quella situazione. È per questo che spesso tali scrittori tendono ad andare indietro nel passato, alla loro storia, a quella dei loro genitori o dei loro nonni. Il presente invece è poco rappresentato nella narrativa odierna. In parte lo fa il teatro, ma il romanzo ancora troppo poco.

  21. Secondo lei la letteratura africana è sufficientemente tradotta in Occidente?
    Credo proprio di no, ma questo è un problema legato all’industria editoriale. Tuttavia non si può neanche fare un torto agli editori attribuendo loro tutta la colpa. Perché giustamente un editore prima di far tradurre e stampare un libro si deve chiedere chi lo leggerà, quante copie potrà vendere. Dunque il punto critico non è l’editoria, ma l’assenza di lettori. Mi ha stupito, ad esempio, apprendere che oggi in Italia i lettori sono percentualmente meno di quelli che erano una generazione fa. Una volta c’erano anche più riviste di recensioni e di informazioni librarie. Questo è un servizio molto importante ai lettori e se periodici di questo tipo vengono a mancare la situazione della lettura in un dato Paese non può che peggiorare.

  22. Pensa che Internet possa fare qualcosa per la letteratura? Oppure, come sostengono alcuni, questa nuova risorsa rappresenta una minaccia?
    Non credo, come qualcuno ritiene, che Internet metterà a repentaglio l’esistenza dell’oggetto-libro. Non penso, cioè, che un giorno leggeremo i romanzi su uno schermo a cristalli liquidi. Ma non penso neanche che Internet possa fare granché per la letteratura. Caso mai può fare qualcosa, anzi può fare molto, per l’informazione, favorendo l’accesso ad essa da parte di un sempre più ampio numero di persone, soprattutto nei Paesi meno avanzati.

  23. Lei aprì il discorso per l’assegnazione del Nobel con una citazione: il prologo del Vangelo di Giovanni. Perché?
    “In principio era il verbo” significa, per me, che nella parola, e quindi nella letteratura, risiede la sapienza più antica degli uomini. Le sue origini sono già nei primi graffiti tracciati sulle pareti delle caverne dagli uomini primitivi. Da lì l’uomo ha iniziato a umanizzarsi.

  24. Nadine Gordimer, ovvero una donna molto coraggiosa, che in Sudafrica si è battuta per la transizione democratica al fianco, per dire, di Nelson Mandela e di tanti altri eroi.
    Delle sue opere letterarie, però, non conosco granché, mi prefiggo comunque di correre ai ripari per colmare questa lacuna, anche dopo aver letto l’intervista rilasciata a Roberto Carnero.
    A proposito d’interviste, desidero riportare le affermazioni di Nadine tratte da una recente intervista concessa al quotidiano La Stampa: “Io stavo al piano superiore (aggiungo: della sua abitazione), indaffarata coi protagonisti dei miei romanzi, mentre al piano inferiore si discuteva di come tenere insieme il paese che usciva dagli anni terribili dell’apartheid. Un regime – non dimentichiamolo mai – che durò così a lungo grazie ai finanziamenti e alle armi inviate dall’Europa”.
    Eh sì, Massimo, il nome di Nadine Gordimer mi porta dritto a riflettere sulle tristi condizioni vissute dagli africani durante l’apartheid.
    Un saluto cordiale, A. B.

  25. 1. Che rapporti avete con le opere di Nadine Gordimer?
    E’ una delle grandi autrici che amo, ma devo confessare di con conoscere tutte le sue opere. Questo post mi dà l’occasione e lo stimolo di approfondire la conoscenza dando sapzio alla lettura.

  26. 2. Qual è quella che avete amato di più?
    Io ho letto e apprezzato molto “L’aggancio”. Copio la sinossi.
    “L’incontro casuale in un garage di Johannesburg tra una ricca ragazza bianca e un giovane arabo, colto ma povero, mette in moto una serie di eventi inimmaginabili. Lui, Abdu, si chiama in verità Ibrahim ibn Musa, è immigrato illegalmente in Sudafrica da un misero paese africano con una laurea in economia ed è costretto a fare il meccanico. La ragazza è Julie Summers, insofferente al proprio ambiente privilegiato ma culturalmente ristretto. La relazione tra i due all’inizio è sostenuta da una forte attrazione sessuale, quasi l’unico linguaggio comune tra mondi assolutamente diversi. Ma quando le autorità obbligano Ibrahim a tornare nel suo paese, Julie sorprende la famiglia, gli amici e soprattutto se stessa decidendo di seguirlo.”

  27. 3. E l’opera della Gordimer che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
    Non conoscendo tutte le opere, non saprei dire. Però posso citare quest’altro libro che ho letto: “Occasione d’amore”. Un’opera bellissima, ma non so se può essere considerata la più rappresentativa.
    “Radicato nell’esplosiva realtà del Sudafrica Occasione d’amore si presenta come un romanzo classico per la sapienza dell’impianto e il grado di leggibilità. Attorno alla coppia formata da Tom e Jessie, tipici rappresentanti della borghesia anglosassone di Johannesburg, si intrecciano vicende che non possono prescindere dal mondo della segregazione razziale. La storia di Ann, contagiata dall’entusiasmo un po’ missionario di Jessie e innamorata di un giovane artista di colore, si specchia in altre storie collaterali, in diverse “occasioni d’amore” che subiscono condizionamenti e frustrazione: è in gioco “l’integrità di dei rapporti personali contro le distorsioni delle leggi e della società”. Scritto con straordinaria bravura, puntualizzato tessendo una continua corrispondenza tra gestualità esteriore e rovello della mente, Occasione d’amore, pur ambientato nel Sudafrica, trascende per la portata poetica ed etica ogni confine geografico”.

  28. 4. Tra i suoi racconti, qual è quello che preferite?
    Devo leggere i racconti. Tra le mie letture estive ci sarà “Racconti du una vita”, uscito da poco.

  29. 5. Tra le varie “citazione” della Gordimer di cui avete memoria (o in cui, magari, vi siete imbattuti in questa occasione)… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?
    Come citazione scelgo questa: La verità non è sempre bella, ma la fame di verità sì. (da Vivere nell’interregno, a cura di Stephen Clingman, traduzione di F. Cavagnoli, Feltrinelli, 1990)

  30. 6. Qual è l’eredità che Nadine Gordimer ha lasciato nella letteratura mondiale?
    La commistione tra l’arte della parola scritta e l’impegno sociale.

  31. Ciao a tutti. E come sempre, grazie per l’occasione di confronto e di apprendimento.

  32. I grandi autori vivono nei libri e saranno immortali finché ci saranno lettori disposti a leggerli.
    Un saluto e un arrivederci a Nadine Gordimer.

  33. Penso che un’autrice come Nadine Gordimer sia da ricordare per tanti motivi.
    Su tutti:
    – grandissima penna
    – alto valore morale ed etico
    – impegno poltico e sociale

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