Novembre 19, 2024

26 thoughts on “CENTO ANNI DALLA NASCITA DI NATALIA GINZBURG

  1. Care amcihe e cari amici,
    ci tenevo a dedicare un post per celebrare Natalia Ginzburg in occasione del centenario della sua nascita.
    È un post “alla vecchia maniera” di Letteratitudine… che richiede (se possibile) la vostra collaborazione.

  2. Troverete anche due video molto interessanti (tratti dagli archivi Rai e pubblicati online su YouTube).
    Il primo traccia una breve storia della Ginzburg; il secondo è un approfondimento di “Lessico famigliare”.
    In entrambi avrete modo di vedere e ascoltare la scrittrice.

  3. Come ho scritto sul post ho voluto dedicare questo “spazio” alla memoria di Natalia Ginzburg – a cent’anni dalla sua nascita – sia con l’intento di celebrarla, ma anche con l’obiettivo (e la speranza) di contribuire a far conoscere questa nostra grande scrittrice a chi non avesse ancora avuto modo di accostarsi alle sue opere… e vi invito (se ne avete la possibilità) a lasciare un vostro contributo tra i commenti di questo post.

  4. Sono dunqe graditi interventi, contributi vari e la segnalazione di link attinenti ai contenuti di questo post.
    Di seguti, ripropongo le domande del post finalizzate a favorire i vostri (eventuali) interventi…

  5. Grande scrittrice, mio personale punto di riferimento. L’ho scoperta all’età di 19 anni quando ho letto “Lessico Familiare”, non la conoscevo ma ho letto il romanzo tutto d’un fiato e ha lasciato in me un profondo segno. Dopo di lei e grazie a lei ho attraversato la letteratura italiana contemporanea con Cesare Pavese e tanti altri nostri scrittori. Lei mi ha insegnato con il suo linguaggio, le sue parole ad amare la letteratura italiana contemporanea, e credo che tutta la creatività moderna sia in debito con lei in tema di letteratura. Una grande intellettuale, una donna straordinaria, una scrittrice preziosa. Delia Morea

  6. Una donna che ha saputo affrontare dolore e sofferenze della vita con dolore e dignità.
    Una scrittrice che è riuscita a farcela e a lasciare ampia traccia della sua arte.
    La ammiro tantissimo, non solo per “Lessico famigliare”.

  7. Sto proprio leggendo “La famiglia Manzoni” ed ho nel cuore “Mai devi domandarmi”…

  8. Il primo libro letto da ragazzina è stato “Lessico Famigliare” e di seguito altri… era l’autrice scelta per il mio esame delle medie.

  9. Per chiunque ami Adriano Olivetti, rammentiamo la descrizione dell’incontro di Natalia Ginzburg con lui, avvenuta in circostanze tragiche (l’arresto di Leone Ginzburg) e riportata in Lessico familiare. Ma non solo: riportata anche da Laura Curino e Gabriele Vacis all’interno del libro Adriano Olivetti. Il sogno possibile, tratto dallo spettacolo omonimo e pubblicato da Ipoc editore.

  10. Caro Massimo,
    mi fa piacere ricordare Natalia Ginzburg perché è una di quelle scrittrici “tutta concretezza, tutta personificazione, tutta senso fisico delle esperienze morali; sempre narratrice, anche quando enuncia un pensiero generale o un giudizio sull’esistenza” (v. bandella del volumetto Le piccole virtù (1962) e perché, dopo che avevo inviato all’Einaudi un mio lavoro per la valutazione, mi rispose lei da Roma, rimproverandomi di aver scritto 200 pagine e passa di un romanzo quando ne dovevo scrivere la metà. “Ma sei molto giovane… Continua, non ti scoraggiare. Un caro saluto”, aggiunse.
    Se può interessare, riporto un breve pezzo sul “suo mestiere”, tratto da Le piccole virtù, una delle sue opere che ho letto più volte insieme a Lessico famigliare e Tutti i nostri ieri (1952).
    “Io posso scrivere soltanto delle storie. Se mi provo a scrivere un saggio di critica o un articolo per un giornale a comando, va abbastanza male. Quello che allora scrivo lo devo cercare faticosamente come fuori di me. Posso farlo un po’ meglio che studiare una lingua straniera o parlare in pubblico, ma solo un po’ meglio. E ho sempre l’impressione di truffare il prossimo con delle parole prese a prestito o rubacchiate qua e là. E soffro e mi sento in esilio. Invece quando scrivo delle storie sono come uno che è in patria, sulle strade che conosce dall’infanzia e fra le mura e gli alberi che sono suoi. Il mio mestiere è scrivere delle storie, cose inventate o cose che ricordo della mia vita ma comunque storie, cose dove non c’entra la cultura ma soltanto la memoria e la fantasia. Questo è il mio mestiere, e io lo farò fino alla morte”.
    Cordialmente, Ausilio Bertoli

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