RICORDIAMO ZYGMUNT BAUMAN, il grande sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche scomparso il 9 gennaio 2017 a Leeds (era nato a Poznań, il 19 novembre 1925) padre della concezione sociologica denominata “società liquida”
(Di seguito: un video, una minibiografia e approfondimenti dalle principali pagine culturali italiane)
Zygmunt Bauman è particolarmente noto per aver divulgato il concetto di “società liquida”, che il vocabolario Treccani definisce nel seguente modo:
società liquida loc. s.le f. Concezione sociologica che considera l’esperienza individuale e le relazioni sociali segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile.
Composto dal s. f. società e dall’agg. liquido, ricalcando l’espressione ingl. liquid society.
Con riferimento alle analisi compiute dal sociologo di origine polacca Zygmunt Bauman, autore dei saggi Liquid modernity, Cambridge (UK) 2000 (trad. it. di Sergio Minucci, Modernità liquida, Roma-Bari 2002) e Liquid love, Cambridge (UK) 2003 (trad. it. di Sergio Minucci, Amore liquido, Roma-Bari 2004).
Approfondimenti su: la Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Sole 24ore, Il Giornale, Il Messaggero, Ansa, RaiStoria (con video), Il Fatto Quotidiano
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Nato da genitori ebrei a Poznań nel 1925, Zygmunt Bauman fuggì nella zona di occupazione sovietica dopo che la Polonia fu invasa dalle truppe tedesche nel 1939 all’inizio della seconda guerra mondiale. Successivamente, divenuto comunista, si arruolò in una unità militare sovietica. Dopo la guerra, iniziò a studiare sociologia all’Università di Varsavia, dove insegnavano Stanisław Ossowski e Julian Hochfeld. Durante una permanenza alla London School of Economics, preparò la sua maggiore dissertazione sul socialismo britannico che fu pubblicata nel 1959.
Bauman collaborò con numerose riviste specializzate tra cui la popolare Socjologia na co dzien (“La Sociologia di tutti i giorni”, del 1964), che raggiungeva un pubblico più vasto del circuito accademico. Inizialmente, egli rimase vicino al marxismo-leninismo ufficiale, per poi avvicinarsi ad Antonio Gramsci e Georg Simmel soprattutto dopo il 1956 e la destalinizzazione.
Nel marzo del 1968, la ripresa dell’antisemitismo, utilizzato anche nella lotta politica interna in Polonia, spinse molti ebrei polacchi a emigrare all’estero; tra questi, molti intellettuali distaccatisi dal regime. Bauman, che aveva perso la sua cattedra all’Università di Varsavia, fu uno di questi. Egli dapprima emigrò in Israele per andare a insegnare all’Università di Tel Aviv; successivamente accettò una cattedra di sociologia all’Università di Leeds, dove dal 1971 al 1990 è stato professore. Dal 1971 ha quasi sempre scritto in lingua inglese. Sul finire degli anni ottanta, si è guadagnato una fama internazionale grazie ai suoi studi riguardanti la connessione tra la cultura della modernità e il totalitarismo, in particolar modo sul nazismo e l’Olocausto. Ha infine assunto anche la nazionalità inglese.
Il 17 aprile 2015 Zygmunt Bauman ha ricevuto la laurea honoris causa in Lingue moderne, letterature e traduzione letteraria presso il complesso Ecotekne dell’Università del Salento.
Il 9 gennaio 2017 è morto a Leeds, dove viveva ed insegnava da tempo, all’età di 91 anni.
Bauman ha focalizzato le sue ricerche sui temi della stratificazione sociale e del movimento dei lavoratori, prima di elevarsi ad ambiti più generali come la natura della modernità, ecc. Il periodo più prolifico della sua carriera iniziò dopo il ritiro dalla cattedra di Leeds, quando si guadagnò una vasta stima fuori dal circolo dei sociologi del lavoro con un libro sulle connessioni tra l’ideologia della modernità e l’Olocausto. Le sue più recenti pubblicazioni si sono concentrate sul passaggio dalla modernità alla post-modernità, e le questioni etiche relative. Con una espressione divenuta proverbiale Bauman ha paragonato il concetto di modernità e postmodernità rispettivamente allo stato solido e liquido della società.
Sulla Società liquida: Nei suoi ultimi lavori, Bauman ha inteso spiegare la postmodernità usando le metafore di modernità liquida e solida. Nei suoi libri sostiene che l’incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori. In particolare, egli lega tra loro concetti quali il consumismo e la creazione di rifiuti umani, la globalizzazione e l’industria della paura, lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi esclusa, e così via.
L’esclusione sociale elaborata da Bauman non si basa più sull’estraneità al sistema produttivo o sul non poter comprare l’essenziale, ma sul non poter comprare per sentirsi parte della modernità. Secondo Bauman il povero, nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi come gli altri, cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore. In tal modo, in una società che vive per il consumo, tutto si trasforma in merce, incluso l’essere umano.
La critica alla mercificazione delle esistenze e all’omologazione planetaria si fa spietata soprattutto in Vite di scarto, Dentro la globalizzazione e Homo consumens.
Omogeneizzarsi: Secondo Bauman, l'”omogeneizzarsi” indica, relativamente ai rapporti tra i soggetti, un processo affine all’omologazione, all’assorbimento passivo dovuto ad usi e consuetudini, a modelli culturali e di condotta prevalenti in un dato contesto sociale. Oppure si può riferire anche a comportamenti o valori che aprioristicamente ed in maniera dogmatica vengono accettati e tramandati tra le generazioni di individui, senza alcuno spirito critico o alcuna capacità riflessiva. Passo successivo a ciò sono processi quali la spersonalizzazione e l’alienazione.
La morale in Bauman: Secondo Bauman, nella modernità la morale è la regolazione coercitiva dell’agire sociale attraverso la proposta di valori o leggi universali a cui nessun uomo ragionevole (la razionalità è caratteristica della modernità) può sottrarsi. Non si può invece parlare della morale post-moderna, perché la fine delle “grandi narrazioni” del Novecento, cioè le ideologie, ha reso impossibile la pretesa di verità assolute, e quindi ci possono essere tante morali.
Bauman propone un tipo di morale: la morale nasce come (ed è sostanzialmente) il consegnarsi totalmente dell’io al tu (ovvero di me all’altro). È un fatto assolutamente e totalmente individuale e libero. Poiché non può esistere un terzo che mi dice se la mia azione sia morale oppure no, non c’è più società, la quale necessita sempre di almeno tre persone. Ma come si traduce questa definizione individuale nella concreta pratica sociale? Bauman specifica che questa libertà di donarsi è sempre dentro a certi vincoli e costruzioni dati da una struttura che è, appunto, la società.
L’impulso ad essere per l’altro, a donarsi all’altro, indipendentemente da come l’altro si atteggia nei suoi confronti (questo impulso è stato formulato da Emmanuel Lévinas, filosofo francese contemporaneo) non è razionale; per questo per Bauman la morale (originata da tale impulso) è del tutto irrazionale. L’origine della morale è sempre un atto individuale, implica necessariamente un io (è la mia decisione), mai un noi (non è un atto collettivo, né l’esito di un accordo, perché è sempre la scelta del singolo di atteggiarsi in un certo modo nei confronti dell’altro). Se non c’è l’io l’atto morale non c’è. La morale quindi è un atto del tutto individuale, ma crea la società. La società nasce da una scelta etica individuale, l’atto etico individuale va fatto da me e non da altri, e però crea un vincolo: viviamo in società, siamo in società, solo in virtù del nostro essere morali. Per Bauman solitamente si incontra l’altro “non come persona”: Bauman usa il termine “persona” nel senso in cui viene usato dall’interazionismo simbolico, per cui il concetto di persona è inteso nel senso di una maschera che ricopre un ruolo. L’identità di ogni individuo è la somma di tutti i ruoli che copre, per questo si parla solo di persone, cioè di attori che ricoprono ruoli. L’atto morale ci permette di incontrare l’altro non come persona/maschera, ma come volto, cioè nella sua vera identità e non nel ruolo. Con l’atto morale mi consegno a una debolezza assoluta (l’atto morale è l’antitesi del potere o della sua logica, che è forza) perché riconosco all’altro la possibilità di comandarmi, accetto di consegnarmi a lui.
Il paradosso della morale per Bauman è che essa da un lato crea disordine, dall’altro è necessaria come atto fondante della società (senza l’impulso di aprirsi all’altro non ci sarebbero le relazioni sociali). Tuttavia, essendo l’impulso della morale irrazionale e libero, è in antitesi all’ordine sociale, e pertanto la morale rischia di non avere molto spazio in una società sempre più complessa che ha bisogno di regole sempre più sofisticate. Bauman non risolve questo paradosso del ruolo della morale, pur essendo cruciale nella sua visione.
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Bauman e la critica al negazionismo: A giudizio di Zygmunt Bauman, l’autoassoluzione della memoria storica tentata dai negazionisti è[5] un segno di cecità pericolosa e potenzialmente suicida, che si sviluppa attraverso due processi:
1. Il processo di ramificazione, per cui
« mentre la quantità, lo spessore e la qualità scientifica dei lavori specialistici sulla storia dell’Olocausto crescono a un livello impressionante, lo spazio e l’attenzione ad essa dedicati nelle opere di storia generale non fanno altrettanto »
(Z. Baumann, Modernità ed Olocausto)
2. Il “processo di sterilizzazione dell’immagine dell’Olocausto sedimentata nella coscienza popolare”. Le cerimonie commemorative e le solenni dichiarazioni non portano avanti nessuna analisi dell’esperienza dell’Olocausto, anche se sono di estrema importanza perché mantengono viva l’attenzione della gente comune, non specializzata sull’argomento, e cercano di sensibilizzare quanti non si sono mai posti il problema della memoria storica collettiva dell’intera enormità dell’evento “Shoah”.
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Premi e riconoscimenti
1989 Premio europeo Amalfi per la sociologia e le scienze sociali
1998 Premio Theodor Adorno della città di Francoforte
2010 Premio Principe delle Asturie (in comunicazione e discipline umanistiche)
2015 Laurea ad honorem in lingue moderne, letterature e traduzione letteraria dall’Università degli Studi del Salento
[Fonte: Wikipedia]
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