Osservatorio LitBlog n. 1: settimana dal 24 al 30 settembre 2012
(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)
a cura di Francesca G. Marone
La società della stanchezza
Questa settimana il primo post che ha suscitato la mia curiosità (firmato da Cristò, su Minima et Moralia) parla della necessità di recuperare la lentezza. La filosofia come indirizzo di vita quotidiana, è la filosofia di Byung-Chul Han, La società della stanchezza Nottetempo 2012, filosofo coreano di nuova generazione che si inserisce in quel flusso di pensiero e di studi in cui emerge una fruttuosa ibridazione di discipline: dalla filosofia, alla antropologia , alla sociologia. Siamo una popolazione di umani stanchi, sempre indaffarati, costantemente distratti e sovraffollati mentalmente. Penso che, pur non essendo tutti filosofi, potremmo accostarci a questa lettura prendendo fiato per un momento, mettendo distanza fra noi e la fretta recuperando l’idea di un pensiero unico. Magari sentendoci per un momento proprio come un filosofo classico in feconda meditazione. E dalla stanchezza debilitante scivolare nella stanchezza che generi un senso di salvezza.
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Il ricordo d’infanzia
Perché questo post? Forse perché per me i ricordi sono diventati nel tempo un’ossessione, soprattutto quelli dell’infanzia, mi piace ripeterli e rivederli più volte nella mente e confonderli con ciò che oggi appartiene più all’immaginazione che ai ricordi veri e propri. Bella l’iniziativa di Giulio Mozzi (su Vibrisse). Tanti ricordi come se fossero un flusso unico proveniente da una persona sola. Un esperimento figlio di questi tempi di condivisione, di un emergere di un’intelligenza collettiva, anche emotiva. Un unico frutto gigantesco di tanti alberi che s’intrecciano. Chissà, secondo me sarà bellissimo il risultato finale. Mi ha anche molto colpita l’affermazione di Giulio sul fatto che abbia scarsi ricordi, un po’ come se si affidasse agli altri per indurre se stesso a svolgere questo viaggio a ritroso nel tempo. E’ una cosa bella questo recupero, chissà quanti di noi si riconosceranno nel ricordo di un altro. Oggi era l’ultimo giorno per partecipare, più di mille ricordi sono giunti nella casella di posta di Giulio Mozzi, comunque vada lo ringraziamo per aver stimolato questo piccolo viaggio nella memoria individuale per poi farne dono condiviso.
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Alla ricerca della chiave, una pagina dopo l’altra
(di Marina Gillona, dal blog dell’Indice dei libri del mese)
…“Nessuna chiave, nessuna parola abbastanza magica per un certo tempo. Finché non hai imparato a leggere.
E a stare dentro l’incantesimo.”…
Ancora il mondo dell’infanzia, la forza dell’immaginazione e l’intreccio con la potenza delle parole. Ricordo uno dei primi libri a farmi compagnia la sera nel letto: Le fiabe italiane raccolte e trascritte da Italo Calvino. Quante paure, quante possibili altre vite da vivere, e persone vere da incontrare che uscivano fuori dalle pagine come dalla lampada di Aladino.
Mi chiedo da lettrice e da madre, se ci siano ancora adulti disposti a raccontar fiabe ma soprattutto se i nostri figli abbiano ancora voglia di leggerne. Bello, dolce e amaro questo pezzo sulla potenza delle letture d’infanzia. Leggere o vivere la vita che sarà avara d’incantesimi?
Le parole più consone non sono le mie.
Qui di seguito le parole dello stesso Calvino sugli anni impiegati nel lavoro di raccolta e trascrizione delle fiabe:
“Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare sulla terra. Ora che il libro è finito, posso dire che questa non è stata un’allucinazione, una sorta di malattia professionale. E’ stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza, quel qualcosa cui prima accennavo, quell’unica convinzione mia che mi spingeva al viaggio fra le fiabe; ed è che io credo questo : le fiabe sono vere.”
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