(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)
a cura di Francesca G. Marone
Tradurre che fatica!
(da L’Indice on line)
Ne abbiamo discusso spesso su Letteratitudine, con ospiti illustri e con tutti i commentatori affezionati, abbiamo anche una sezione dedicata: laboratorio di traduzione, dove insieme abbiamo ragionato sull’impegno del traduttore e sulla presenza necessaria di un buon lavoro di traduzione per poter godere della lettura dei tantissimi capolavori del mondo della letteratura. Dunque mi preme molto proporvi la lettura di questo bel pezzo da cui trasudano passione, impegno e soddisfazione del lavoro di una traduttrice a cui sono particolarmente grata. Ho sempre amato tanto la cultura e la lingua giapponese, da ragazza sognavo di partire e di vivere lontano dalla mia città, in qualche angolo del Sol levante. Oggi senza rammarico perché sono grata alla vita e a ciò che mi ha donato, ricordo con tenerezza i sogni di una studentessa di giapponese e soprattutto la grandiosità di una lingua estremamente complessa ma immensamente affascinante. Tradurre un autore significa compenetrare il suo mondo, portarselo addosso, nella pelle per molto tempo, e posso solo immaginare cosa significhi con un autore come Murakami. Murakami non può lasciare indifferenti, ti trascina dentro le sue parole con forza, in un continuo oscillare fra sogno e realtà, al punto che non capsici più a quale mondo appartieni mentre stai leggendo. E forse è tale la bellezza di ciò che leggi che neppure ti interessa saperlo! Non posso che consigliarvi di leggere questo autore con tutto il cuore, e non posso che suggerirvi di leggere ed apprezzare ogni parola dell’articolo della bravissima traduttrice Antonietta Pastore che ci permette di avere fra le mani uno dei più grandi ed originali scrittori viventi. Grazie al lavoro di tanti traduttori italiani a cui m’inchino con grande ammirazione!
Leggete qui…
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Come i vecchi cantori
(da Booksblog)
Certo siamo tutti amanti della parola scritta ma proviamo per un attimo a pensare a cosa accadrebbe se in un futuro apocalittico scomparissero tutti i libri, come nella terribile storia Fahrenheit 451 di Ray Bradbury!
Senza tornare ai tempi in cui a scuola ci facevano imparare a memoria ogni poesia anche senza capirne il significato, sarebbe bello tornare a dare il giusto peso all’oralità, riprendere a raccontare le storie come quando la sera sul ciglio del letto si lascia andare libera l’immaginazione per far addormentare i bambini.
Anche se l’evento segnalato in questo articolo è già trascorso, mi piace portarlo alla vostra attenzione. Magari da noi in Italia qualcuno potrebbe trarne ispirazione ed organizzare un evento simile dove raccogliere voci che abbiano la gioia di condividere insieme tante storie da raccontare.
L’articolo che parla dell’evento a Vendõme in Francia lo trovate qui…
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Istruzioni con ironia
(da Vibrisse)
Sempre utili e frizzanti i consigli di Giulio Mozzi sull’arte dello scrivere. Qui un decalogo di cose da evitare come la peste per non fare gettare il vostro manoscritto nel cestino alla seconda pagina. Mi sono molto divertita anche se ho constatato che diversi punti fanno parte di trame già lette, velatamente o meno velatamente già sfruttate e pubblicate. Potremmo anche dire che la trama non è tutto, e prendere a modello lo stile, la capacità di creare atmosfera, lo spessore dei personaggi, l’arte del dialogo, o tanto altro che dovrebbe far parte della cassetta degli attrezzi di un buon narratore. Divertitevi a leggere ma vi consiglio di non prendere alla leggera i suggerimenti di Mozzi, ci sono molti spunti per rileggere con spirito critico il proprio manoscritto prima di chiuderlo in busta e spedirlo.
Il pezzo è qui…