(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)
a cura di Francesca G. Marone
Non solo dolore
(da Nazione Indiana)
Senza parole, si resta per un momento senza parole di fronte alla tragedia di Lampedusa. Ma poi bisogna trovare le parole giuste, e che non siano solo di dolore ma di promesse concrete; c’è una parola in particolare nella lettera di Arminio che vi propongo di leggere e di tenere ben stretta : Decoro. E non l’ho scritta con la maiuscola per errore ma per dare dignità a questa parola che pare essere scomparsa da ogni campo della nostra vita ultimamente. Dovremmo garantire il diritto sacrosanto, ad ogni cittadino del mondo, di spostarsi da terre sofferenti e difficili verso la possibilità di altri destini, e soprattutto di poterlo fare con ogni mezzo legale e sicuro disponibile. Insomma una vita vissuta ovunque si voglia ma vissuta con decoro. E perché la speranza di un futuro migliore non si perda più fra le onde del mare. Altro non saprei dirvi se non di leggere e riflettere sulle intense parole che seguono qui…
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Un Nobel meritatissimo
(da Minima et Moralia)
Non potevo non scegliere un pezzo fra i tanti scritti sull’attribuzione al Nobel per la letteratura alla scrittrice canadese Alice Munro. Possiamo dirlo, spesso è capitato di essere sorpresi dalle scelte fatte, di non condividerle completamente, o di restare qualche minuto meravigliati di fronte ad un nome di autore davvero poco conosciuto e poco letto. Personalmente ho provato un senso di benessere e di sollievo quando ho letto il nome della Munro, di cui ho amato la pacata serenità nel raccontare anche gli eventi più drammatici e difficili. Tutto sembra essere a noi vicino nelle storie della Munro, tutto così semplicemente vero da far dimenticare l’arte narrativa altissima che c’è dietro il lavoro di ricerca delle parole giuste.
Leggete l’articolo bellissimo di Nicola Lagioia, ma soprattutto per chi ancora non conoscesse le sue storie, lasciatevi accarezzare dai racconti di Alice Munro.
Per approfondire, qui…
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Dimenticare, mai
(da Booksblog)
La letteratura come funzione sociale, memoria viva di un passato che non deve restare inerme e muto alle nostre spalle. La letteratura si fa voce per ricordare le vittime di disastri ambientali, spesso tristemente annunciati e mai ascoltati, come quello di cinquant’anni fa: il dramma delle vittime del Vajont. I problemi legati al dissesto idrogeologico del nostro paese, martoriato e sfruttato nell’utilizzo del territorio, li conosciamo bene ma sapere che se ne possa parlare e raccontare nei libri può far sentire meno soli tutti noi.
Tengo molto quindi a segnalarvi l’articolo che segue e che illustra i tre progetti di libri che narrano la storia drammatica del Vajont e il rapporto in generale fra natura e storia. Di sicuro ci sarà altra letteratura che aiuterà il mondo dei vivi a non dimenticare coloro che hanno subito tragedie e che non hanno più voce per poterle raccontare. Siamo grati a queste voci.
Per approfondire, qui…
Francesca G. Marone
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