(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)
a cura di Francesca G. Marone
Speranza nell’arte e nella vita
(da Finzioni)
Le parole sono armi potenti e bisogna esserne consapevoli. Ho avuto la fortuna di ascoltare più di una volta Grossman parlare dal vivo, e devo confessare che qualcosa attraverso la luce dei suoi occhi chiari e la forza delle sue parole delicate mi ha trafitto l’anima, sempre. Allo stesso modo accade quando leggo i suoi libri. Una verità che appartiene a tutti noi, un’autenticità che pervade ogni storia, ogni personaggio nelle storie di David Grossman ha quel calore umano che non può lasciare indifferenti mai. In questa intervista l’autore parla del suo ultimo romanzo, regalandoci la storia di un bambino e del suo lutto ma soprattutto portandoci un messaggio profondo di speranza legato alle seconde occasioni che la vita ci dona. Grossman bambino è stato spinto dall’urgenza di scovare chiavi di accesso al mondo degli adulti, chiavi che potessero aiutarlo a carpire il significato della realtà. La letteratura con i suoi mondi variegati ha saputo offrire al bambino come all’adulto, che ne ha poi fatto strumento privilegiato di dialogo con se stesso e col mondo, l’opportunità di compenetrarsi in una dimensione che altrimenti sarebbe stata inaccessibile. Grossman sa restituire al lettore ma anche al semplice ascoltatore questa incredibile magia, che può tradursi nell’opportunità per ogni essere umano di cambiare il corso degli eventi, quell’opportunità col nome di speranza, la stessa che potete cogliere anche in un’intervista concessa sempre con assoluta semplice genuinità.
Per approfondire leggete qui…
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Chi è questo scrittore?
(da Carmilla on line)
Ogni qualvolta si avvicina il momento dell’assegnazione del premio Nobel per la letteratura fioccano i pronostici, si aprono le danze dei giochi atti ad indovinare il nome di colui o colei che meriterà l’ambito riconoscimento. Lo hai letto? Lo conoscevi prima di allora? Magari corri a comprarlo per colmare la mancanza. Sì, è capitato anche a me e di sicuro ad alcuni di voi. Tuttavia leggendo questo pezzo che vi propongo vi chiederete qualcosa di più, vi chiederete perché non lo conoscevo prima del Nobel?Può essere una mia mancanza ma può essere anche una mancanza del mercato dell’editoria e distribuzione delle opere di autori meno famosi? Comunque sia c’è da riflettere sulla motivazione che si cela dietro l’assegnazione del premio, quella descritta dallo stesso Alfred Nobel il quale disse che avrebbe meritato il premio “uno scrittore che avesse prodotto un’opera di rilevante impatto ideale”. Effettivamente se leggiamo i libri di Patrick Modiano, ultimo Premio Nobel per la letteratura, di padre italiano, scopriamo che l’elemento della memoria e lo sguardo al passato per riacciuffare qualcosa della nostra storia qualcosa necessaria per poter vivere, rappresenta una ricerca di senso che appartiene a tutti noi.
Per leggere l’articolo sullo scrittore Patrick Modiano, cliccate qui…
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Un classico è per sempre
(da Sul Romanzo)
Torniamo a parlare di classici. Calvino diceva che un classico appartiene a quel genere di libri che vanno riletti, come a dire che una lettura non basta ma anche che un classico non ha tempo, e pur essendo figlio del tempo in cui l’autore lo ha concepito, un classico è per sempre. Un classico è anche quello che ti fa fare un film nel 2014 su un poeta che forse a scuola non si capisce abbastanza ma che da adulti si rilegge con amore, un Leopardi che non finisce mai di mostrare aspetti di sé e della vita stessa. Un classico è fatto di gironi infernali che, ripensandoli oggi, andrebbero più che bene per svariati personaggi della vita politica e della cronaca nera. Insomma un classico a distanza di anni, di epoche e di culture ha sempre qualcosa da dirci, qualcosa che magari la prima volta non avevamo neppure notato. Come una sfumatura, una pausa, un fantasma che appare dietro le spalle, un’immagine riflessa nello specchio, un dettaglio che parla di noi.
Per ricordarvi l’importanza della lettura dei classici, leggete qui…
Francesca G. Marone
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