Osservatorio LitBlog n. 4: settimana dal 15 al 21 ottobre 2012
(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)
a cura di Francesca G. Marone
Il traduttore letterario negli Stati Uniti
(Il problema del tre per cento pubblicato da Giuseppe Zucco su Nazione Indiana)
Abbiamo discusso più volte su Letteratitudine dell’importante apporto alla letteratura, e alla conoscenza della cultura in genere, da parte dei traduttori, all’impegno e alla dedizione profusa da parte di questi professionisti preziosi e necessari. (Qui il link permanente).
Tengo molto a segnalarvi questo interessante contributo di Sivia Pareschi, traduttrice fra gli altri di Jonathan Franzen, Corman Mc Carthy, Don DeLillo e molti ancora. L’idea che abbiamo quando pensiamo all’America è di grande apertura verso la cultura e di rispetto di quei principi che sono alla base dell’idea comune di democrazia. Tuttavia l’apertura che questo paese riserva alla letteratura proveniente da altri paesi è molto scarsa: soltanto il 3% dei libri pubblicati nel paese è rappresentato da titoli stranieri tradotti. Mi sembra veramente poco, così come prima di leggere questo articolo mi sembrava relativamente bassa anche la percentuale riservata dall’Italia ai libri tradotti, percentuale che si aggira intorno al 20%. Una percentuale che fra l’altro da noi ha avuto un leggero calo, probabilmente per i costi maggiori da sostenere rispetto a libri italiani da pubblicare. L’articolo ci illustra quali possano essere le motivazioni di una scelta editoriale e ci sottolinea le differenze fra la politica di un paese e l’altro. Noi speriamo che questo prezioso lavoro dei traduttori sia sempre più valorizzato e coadiuvato da giuste politiche di sostegno istituzionali atte a promuovere ciò che di più bello esiste nella cultura: le diversità.
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Non solo borse ?
(Louis Vuitton inaugura un salone letterario in boulevard Saint Germain: di Viviana Lisanti da Finzioni)
Curiosa questa iniziativa di Louis Vuitton denominata “L’Écriture est un Voyage” – la scrittura è un viaggio -, e finalizzata, così dicono, a riportare le sorti del quartiere latino di Parigi, in particolare quel suggestivo angolo di Saint Germain des Prés, ai fasti antichi del periodo in cui artisti e letterati si incontravano nei caffè per far fiorire idee e opinioni che avrebbero girato il mondo e attraversato gli anni. La stessa stazione della metropolitana di Saint Germain des Prés è stata dotata di un proiettore che riproduce sul soffitto brani di opere letterarie. Nel programma conversazioni su invito, una mostra permanente ed una biblioteca ideale. Non sappiamo quanto una grande marca di lusso possa realmente favorire la cultura o indirizzare gli interessi della gente oltre il fatuo senso dello shopping, ma ben venga anche questa strana iniziativa. Purtroppo nella mia città, Napoli, ultimante ho visto solo chiudere i battenti ad alcune fra le librerie storiche ed aprire porte e spazi allo shopping più luccicante. La cultura non trova modo di sopravvivere allo sfavillio delle vetrine.
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Il peso e il valore delle idee
(Le idee non valgono niente di Bertram Niessen: da DoppioZero)
Una delle prime leggi dell’economia è che se un bene viene prodotto ed offerto in abbondanza quel bene non vale abbastanza. Tuttavia in un’era in cui il valore dei beni diventa sempre più legato ad un concetto di immaterialità, il metro della quantità e/o della scarsità della presenza e della produzione di un bene mostra evidentemente la sua inadeguatezza a misurarne il valore e il peso nella società. E quindi quale può essere il valore che attribuiamo alle idee? L’articolo di Niessen si interroga sul tema e ci propone diversi stimoli congetturali in proposito. Quale potrebbe essere la moneta che renda economicamente utilizzabile e fruibile dai molti creativi che popolano la blogosfera ed altri mondi alternativi in cui prende forma la moltitudine delle idee?
La società liquida di cui ci ha ampiamente parlato Zigmunt Bauman, saprà fornirci gli strumenti perché un domani, non lontano, le idee siano quantizzate come un bene economico e possano anche consentirci di pagare l’affitto di casa, come suggerisce l’autore del post, e garantirci una sospirata pensione?
Interessante approfondirlo leggendo l’articolo proposto da un blog che ho trovato particolarmente ricco di spunti e che spero possa interessare voi amici di Letteratitudine quanto abbia interessato la sottoscritta.
Francesca G. Marone
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