La settimana scorsa, come saprete già, è stato attribuito il Nobel per la letteratura. Nemmeno stavolta è andato a Philip Roth, o a Don DeLillo o a Gore Vidal. Il Nobel, di questi tempi, è lontano – immagino con cognizione di causa – dall’America. E viene il dubbio che le suddette grandi stelle del firmamento letterario planetario, sebbene abbiano sottolineato in maniera peculiare distorsioni e contraddizioni del loro Paese, possano arrivare a spegnersi senza vedersi tributato il prestigioso riconoscimento internazionale.
Si sa, il peso del Nobel è politico, o quantomeno “anche” politico (da qui le polemiche sul cosiddetto caso Grass: se fossero stati noti i suoi trascorsi nazisti – sostengono i detrattori dello scrittore tedesco – di certo non gli avrebbero tributato il Premio). Così, fatti fuori (si fa per dire) Roth, DeLillo, Vidal e gli altri principali papabili, lo sguardo dei giurati si è rivolto dall’altra parte del mondo e si è posato sul pur ottimo Orhan Pamuk (54 anni). La motivazione è stata riportata su tutti i quotidiani: “Nella ricerca dell’anima malinconica della sua Istanbul, Pamuk ha scoperto nuovi simboli per raccontare lo scontro e il dialogo tra culture. È una figura controversa nel suo Paese, come d’altra parte lo è la maggioranza degli scrittori premiati in passato con il Nobel.”
Orhan Pamuk
Pamuk, nel suo Paese, ha rischiato tre anni di carcere per aver parlato del genocidio degli armeni e del massacro dei curdi. È stato incriminato per vilipendio all’identità turca (poi, con una sorta di escamotage, il caso è stato archiviato senza ripercussioni gravi per lo scrittore). E questo è accaduto nella moderna Turchia, quella che (presto?) farà parte dell’Unione Europea.
Il Nobel a Pamuk, dunque. Onore al merito. E al coraggio. Con buona pace – almeno spero – dei vari Roth, DeLillo, Vidal.
P.S. cliccando qui vi collegate al sito ufficiale di Pamuk
Credo che aver dato il Nobel a Pamuk sia stata un’ottima scelta. Sia per qualità letteraria, che per “impegno” dello scrittore. Anzi, forse è stato uno dei premi nobel più “giusti” conferiti negli ultimi anni.
Ciao.
Franco
Degli esiti del premio Nobel della letteratura me ne sbatto alquanto. Perché dovrei interessarmi alle decisioni della giuria di un premio che non ha adeguatamente preso in considerazione autori come Calvino e Moravia?
Ho letto “Instabul” e “Il mio nome è Rosso” due tra i migliori libri da me letti negli ultimi dicei anni. Per me il Nobel a Pamuk è più che giustificato anche da meriti letterari.
P.S. Moravia fu un grande intellettuale. Abilissimo, però, a differenza del polidrico Calvino, a scrivere sempre la stessa cosa.