Sull’onda lunga di Lucca Comics & Games 2016 (svoltosi dal 28 ottobre al 1 novembre), pubblichiamo un nuovo contributo – da Lucca – del nostro inviato Furio Detti, collaboratore di Letteratitudine nell’ambito della rubrica “Graphic Novel e Fumetti“ (photo credits dello stesso Furio Detti).
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Due fratelli in casa Shockdom provano a usare un’icona universale del fumetto per parlare di una realtà cruda, allucinata e allucinante: Paperi, di Marco e Giulio Rincione.
Furio Detti per Letteratitudine: Intervistiamo Giulio e Marco Rincione, due autori non novizi, ma decisamente emergenti della scuderia Shockdom. Hanno pubblicato e concluso il loro fumetto “Paperi”, una scomoda distopia liberamente ispirata all’immaginario disneyano. Complimenti per “Paperi”, come siete arrivati a questo? Come lavorate in coppia?
Giulio Rincione: Grazie per i complimenti. *Paperi* non è il primo fumetto che ho realizzato. Ho iniziato dopo la scuola di fumetto nel 2012 a realizzare autoproduzioni con gli amici e poi con Shockdom. L’idea di Paperi mi è venuta l’anno scorso, dopo un periodo personale non positivo e pessime sensazioni, quando ho deciso di attribuire sentimenti umani e molto spuri ai personaggi di un immaginario ormai collettivo e dalla paternità arcinota: l’Universo Disney. Il contrasto che è nato nei primi lettori di questo mio esperimento con PaperUgo, tra le emozioni dei personaggi e la loro origine, mi ha convinto di essere sulla strada giusta. Il fumetto è stato diviso in tre episodi ma in realtà è un tutto unico, che ora è presente a Lucca.
Marco Rincione: Giulio dopo aver avuto l’idea mi ha chiesto di scrivere per lui le storie di questi “paperi”. Mi sono cimentato per la prima volta con la realizzazione di una sceneggiatura, diversa da quello che scrivevo in precedenza. Ho deciso di affrontare per le storie di PaperUgo, PaperPaolo e di One, papero capostipite nell’ultimo capitolo, temi crudi (da qui il termine “Fumetti Crudi”) e attuali come la depressione, la violenza domestica e la pedofilia, la morte e il pentimento. Problemi fondamentali di cui si parla o in modo superficiale, o si parla ben poco. Nel volume unico che raccoglie le storie ho aggiunto altre storie inedite per chiudere la cornice e dare un senso unitario al tutto.
LET: Quindi vi dividete rigorosamente i compiti: a Giulio le tavole, a Marco i testi.
MR: Sì, io ho sceneggiato e scritto questi tre volumi. Naturalmente il nostro modo di lavorare è decisamente elastico. Mio fratello interviene liberamente nel processo creativo, modifica quel che crede e interveniamo in armonia su ogni punto. Il volume unico contiene anche un mio breve racconto in prosa (PaperFranco), quindi ho affiancato al fumetto anche dei testi.
LET: Personalmente, tornando a Giulio, trovo molto Dave McKean nelle cover del fumetto e nel tuo stile, mi sbaglio?
GR: Accolgo questo come un complimento e confermo: Dave McKean è uno dei pochissimi che realmente mi ispira. Insieme a Bill Sienkiewicz è uno degli autori che ha modificato il mio modo di disegnare.
LET: Ci sono state reazioni dal mondo degli autori Disney e dagli appassionati al vostro lavoro?
GR: Giorgio Salati e Davide Catenacci le hanno lette. Che io sappia però nessuno ha avanzato commenti negativi.
LET: Per Marco: sei partito da episodi particolari? Cosa ti ha spinto verso argomenti così forti?
MR: Già Giulio ha messo molte emozioni negative in gioco nella sua idea iniziale; poi io ho parlato con molti pazienti e persone che soffrono di depressione per caratterizzare al meglio il personaggio di PaperUgo. Sulla pedofilia ero curioso di vedere cosa accadesse in certi frangenti e ho provato – scrivendo l’episodio di PaperPaolo – a ricostruire l’atmosfera soffocante che si vive purtroppo nel segreto di certe case, attorno al tavolo familiare. Ovviamente abbiamo un punto di vista decisamente esterno sulla questione, ma abbiamo cercato di immaginare un contesto e una situazione del genere. Sull’ultimo tema – morte e pentimento – al centro della storia di One MacPaper – sono stato forse meno originale, ma ho collegato così le storie precedenti e i personaggi.
LET: A dire il vero noi di Letteratitudine vi avevamo già notato e abbiamo recensito il vostro PaperUgo ma questa volta siamo davanti a una storia più complessa. La pedofilia ad esempio… sapevate che c’è stato un tentativo riuscitissimo da parte di un fumettista per descrivere l’indescrivibile e raccontare l’indicibile dell’infanzia stuprata? Lo ha fatto con il personaggio di Clarissa il fumettista statunitense Jason Jungbluth (titolo *Stuffed Friend*, 2001) in un modo così bello, corretto e al contempo così duro che se ne trovano pochi nel fumetto internazionale. Lo conoscete?
MR: No. Non conosco l’autore…
GR: Io forse ne ho sentito parlare.
LET: Vi mandiamo i riferimenti precisi. Progetti in vista?
MR: Stiamo ancora discutendo di tutto, ma speriamo di informarvi al più presto.
LET: Giulio, come disegni le tue tavole?
GR: Io parto sempre dal disegno a mano. La base è sempre a matita e chine. A volte passo a una mano di colore, di pittura. Poi passo al digitale, e compongo a volte liberamente, aggiungendo i materiali che ho: foto, collages o realizzo altri passaggi su disegno e colore. Ho un metodo, ma non una scaletta precisa. Faccio quel che sento senza farmi problemi.
LET: Che differenze ci sono in casa Shockdom rispetto all’autoproduzione?
GR: Sulla libertà, nessuna. Siamo completamente liberi di lavorare come crediamo. Non esistono censure, ma la distribuzione è cresciuta enormemente.
MR: Come autore pubbblicavo sempre con Shockdom, non vengo dall’autoproduzione, ma posso sottoscrivere le osservazioni di Giulio: le nostre idee sono discusse, vengono elaborate, ma sono curate e rispettate dall’editore. Shockdom ci permette di proporre anche prodotti alternativi dalla forma non necessariamente canonica.
LET: Che cosa vi è piaciuto di questa avventura comune? E cosa cambiereste di “Paperi”, potendo tornare indietro.
MR: La cosa che mi ha fatto più piacere è parlare con chi ha letto la storia e sentire che le mie parole sono arrivate a colpire dove speravo, hanno avuto un effetto profondo e di questo sono molto felice. Riguardo a quello che cambierei, potendo, forse cambierei qualcosa nel primo albetto, PaperUgo. Ero alle prime armi come sceneggiatore e qualcosa non è venuto proprio come dovrebbe, potevo scriverlo meglio; ma sono comunque affezionato a quato inizio di “Paperi”.
GR: Per me la gioia più grande è aver visto proprio stamani una lettrice commuoversi e piangere dopo il disegno e la dedica sull’albo. Quando vedo empatia e trasporto nel lettore mi dico che – a prescindere da “Paperi” – ho scelto il mestiere della mia vita. Non vorrei proprio fare altro. Su “Paperi” forse mi sono un po’ pentito dell’eccessivo accostamento alla Disney, questa loro natura ha un po’ preso il sopravvento, si è messa contro di noi; se dovessi trovare un punto da cambiare nella storia sarebbe questo. Era però un effetto collaterale prevedibile.
LET: Complimenti ancora e grazie per il vostro lavoro.
GR e MR: Grazie a voi.
(Lucca 30 novembre 2016)
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