Dicembre 3, 2024

131 thoughts on “RECENSIONI INCROCIATE N. 3: Salvo Zappulla, Roberto Mistretta

  1. Una puntata particolare la n. 3 delle “recensioni incrociate”.
    Gli autori invitati si conoscono molto bene e sono amici. Dunque dovranno fornirci ulteriori prove della bontà dei loro libri.
    😉

  2. Per esempio (mi rivolgo sia a Salvo che a Roberto), potreste regalarci – tra i commenti – dei brani estratti dalle vostre rispettive opere.
    Così potremmo farci un’idea.
    E poi potreste inserire, tra i commenti, considerazioni ulteriori (in aggiunta a quanto scritto nelle recensione).
    Insomma, convinceteci a leggervi!
    🙂

  3. Se tra i frequentatori di questo blog c’è qualcuno che ha già letto i due suddetti libri è chiamato a intervenire.
    Gli altri potranno lasciare commenti/impressioni basandosi sulle recensioni lette.
    E, naturalmente, potranno porre domande ai due autori.
    Fatevi sotto!

  4. “Un libro da leggere accanto al presepe”. Cacchio!!! Se qualcuno vuole leggere il mio romanzo gli toccherà costruire il presepe a maggio. O aspettare che venga Natale. Siamo rovinati.

  5. Allora scrivo prima di leggere. Solo per dire che ho letto Mistretta e mi è davvero piaciuto. Lo recensirò anch’io Massimo. E un saluto a Roberto.
    Elisabetta

    ps. mi metterò in pari con Zappulla, promesso ;o)

  6. @Massimo. Mi hai messo a confronto con uno che ha già venduto 30.000 copie in Germania. Io ho festeggiato ieri la dodicesima copia, grazie a un mio zio che si è sacrificato. Come si fa? Mi toccherà vendere la casa per offrire presepi allegati al libro. Grazie Elisabetta per la promessa. Dopo vi allego un brano del romanzo.

  7. Non ho ancora letto i due libri, ma di quello di Salvo ho letto l’intervista di Morena Fanti, oltre che aver spulciato in giro nel web tutte le informazioni. Ovvio che lo leggerò (senza aspettare Natale!), anche perchè Salvo è una persona con la quale mi sento piuttosto in sintonia. Anche il libro di Mistretta mi sembra molto intrigante…
    mi accodo a Massimo nella richiesta di postare per noi qualche passo dei vostri libri. Le recensioni mi sono piaciute molto entrambe: chiare, pulite, senza fronzoli.
    Domanda per Salvo: hai messo all’inferno una serie di politici o simil politicanti. Qualcuno di loro si è mai risentito di questo e ti ha contattato per chiedertene conto?

  8. Ecco un brano: l’incontro con Paolo e Francesca

    …Mi indicò una giovane coppia, appartata in un angolo poco illuminato, intenta a scambiarsi strane effusioni. Dante si diresse premurosamente verso di loro. Io, un po’ imbarazzato, rimasi dov’ero, anche perché mi sembrava stessimo facendo la figura dei guardoni.
    “Francesca! Francesca!”, gridò con voce squillante il Maestro rivolto alla giovane, approfittando di una brevissima pausa all’assordante frastuono. Quel richiamo risuonò così nitido che tutti si girarono incuriositi. Ancora una volta provavo disagio.
    La ragazza, dapprima stupita, ci osservò, poi, scostatasi dal suo innamorato si avvicinò al Sommo.
    “Desidera?”.
    “Francesca!” Dante l’abbracciò forte. “Sei sempre più bella, Francesca mia. Dolce fiore reciso da crudele destino. Stella del firmamento strappata al cielo. Ma cos’è questo colore sul viso? Un medicamento, forse? Non stai bene, Francesca?”.
    Aveva scambiato per pomata un comunissimo fondotinta. Non potei fare a meno di notare l’autentica apprensione sorta nel Vegliardo verso quella creatura. La stringeva con trasporto, quasi indugiando nell’abbraccio, anche se il suo era un affetto che oserei definire paterno.
    “Su, su, nonnino. Basta così. Mi togli il respiro” sbottò la giovane che lo guardava con vera compassione.
    “Francesca, ti dispiacerebbe raccontare la tua storia a questo mio amico?” le chiese, allora, indicando la mia persona.
    “Cos’è, un giornalista?”.
    “No, signorina” intervenni e mi avvicinai.
    “Allora è un ficcanaso” ribatté lei senza degnarmi di uno sguardo e masticando selvaggiamente un chewin-gum.
    “Ma che dici, Francesca. E’ un mio amico, ti puoi fidare. E’ il compagno di viaggio che mi sono scelto per compiere questa missione. Dai, Francesca, la tua storia ci serve per completare il romanzo”. La ragazza sembrò intenerirsi. “Francesca, raccontagli la storia del tuo grande amore: l’attrazione fatale per tuo cognato…cosa ti ha indotto a peccare e a tradire tuo marito”.
    “Sai molte cose, nonnetto. Cosa sei, uno sbirro in pensione?”.
    “Francesca! Non cambiare argomento, parlaci di tuo cognato”.
    “A chi, tra i miei cognati, ti riferisci in particolare?” chiese la giovane piuttosto svogliatamente.
    “Ma Paolo, naturalmente!” la esortò il Maestro, un po’ spazientito. “Suvvia, raccontagli di Paolo, non essere timida”, disse e si allontanò lasciandoci soli.
    Taccuino alla mano e penna cominciai a scrivere mentre la giovane raccontava.
    “Beh, ho sposato mio marito che ero molto giovane. Ho iniziato a tradirlo subito, ma solo con i parenti più stretti: i miei tre cognati, ovviamente, Luca, Andrea e Paolo. Non volevo spingermi oltre le mura domestiche. Sa, io ho sempre tenuto a una certa riservatezza. Ma non mi giudichi male, non si faccia un’idea sbagliata sul mio conto. Ho tradito mio marito perché non l’ho mai amato veramente: l’ho sposato solo perché costretta a farlo”.
    “Le è stato imposto contro la sua volontà” domandai stupito.
    “No, questo no. Sono stata costretta per il semplice motivo che, essendo lui il più anziano e meno bello dei fratelli, era l’unico che si era arricchito nel commercio, brevettando una trappola per topi. Un’idea geniale! Si trattava di un aggeggio molto efficace, a forma di imbuto, in cui l’animaletto infilava la testa e…”.
    “La prego, Francesca, mi risparmi certi particolari sull’argomento: ho ripugnanza dei topi e, poi, non sono così rilevanti ai fini del nostro racconto”.
    “Lo dice lei. Anche per questo detestavo mio marito, perché, inconsciamente, lo associavo all’idea dei topi. Fanno schifo anche a me!”.
    “Ma, allora, perché l’ha sposato?”.
    “Provenivo da una famiglia modesta e non me la sentivo di continuare a vivere all’insegna della povertà. E poi, mi avevano assicurato che era malato e non sarebbe vissuto a lungo. Fandonie! Sono stata ingannata: era ben vivo e vegeto! Una sfortuna. Questa sorte avversa mi ha perseguitata da quando sono venuta al mondo”. Tirò un gran sospiro e, come a cercare la mia approvazione, aggiunse: “Lei mi comprende, vero?”.
    Feci cenno affermativo col capo, ma senza molta convinzione.
    “E poi, detto tra noi” continuò in tono confidenziale e avvicinandosi di più a me: “Anche a letto…una lagna. Sempre allo stesso orario, sempre lo stesso ritmo. Con Andrea invece, altra musica. Anche Luca. Una forza della natura!”.
    “E Paolo, il suo grande amore?” domandai incuriosito.
    “Oh, lui è stato l’ultimo. Diciamo che si è rivelato il più dolce, il più tenero. Ma nulla di eccezionale, in fondo. Alla lunga mi sono stancata anche di lui”.
    “E quello chi è?”. Le additai il belloccio in attesa che mostrava segni d’impazienza.
    “Uno. Un ragazzo di Rimini che ho conosciuto l’altra estate. Ha una moto da sballo, e anche con le donne ci sa fare parecchio. Mi è piaciuto subito”. Mi salutò frettolosamente e si allontanò masticando la sua gomma americana.
    “Allora, è andata bene l’intervista? Ne sei soddisfatto?” mi interrogò Dante sopraggiunto nel frattempo.
    “Sono commosso. Non avevo mai ascoltato una storia così romantica”.
    “Cosa ti dicevo? Francesca è una creatura fantastica, fragile e delicata come un cristallo. Ha tanto sofferto e avrebbe meritato di più dal destino”. Poi, sventolando il fazzoletto, la salutò: “Addio Francesca, perdonami, se puoi”.

  9. Io ho letto il libro di Salvo anche perchè avrò il piacere di presentarlo – insieme all’inseparabile Maria Lucia – a breve nel solito caffè letterario di Siracusa (biblios caffè).
    E posso dire che la visionarietà dell’autore , che ho già apprezzato in altre opere (il mostro), qui s’indora anche di un incanto: quello dei ricordi letterari e della tradizione.
    Salvo gioca coi percorsi danteschi e li ripropone con leggerezza solo apparente. Sotto la trama del sorriso, sotto lo stupore divertito, sotto le mentite spoglie dell’allegoria, naviga il disagio sociale e un pressante senso della solitudie che si ritrova in tutti i suoi libri.
    Affascina quindi non solo l’impasto letterario e poetico, ma anche la capacità – tutta sua – di tessere un nuovo sogno, di farlo volare con disincanto, e di restituircelo con ironia e amarezza.

  10. Ringrazio Silvia Leonardi che cita la mia intervista a Salvo e confermo che la scrittura di Zappulla è sempre ironica e divertente, e in questo libro più che mai. ‘In viaggio con Dante all’inferno’ è un libro surreale, come lo sono spesso i libri di Salvo, in cui possiamo immedesimarci con il protagonista e sfogare i nostri sogni di rivalsa sulle persone che vorremmo davvero spedire all’inferno.
    Non ho ancora letto il libro di Mistretta e lo farò quanto prima. Ma anche per questo devo costruire il presepe? 😉

  11. Ho letto in questi giorni il libro di Mistretta che mi è piaciuto moltissimo, Salvo Zappulla invece lo conoscevo già sia come autore – davvero molto ironico e dotato dal punto di vista letterario (nonostante le 12 copie vendute!) e sia come critico preparato e originale: in questa veste infatti è uno dei più validi collaboratori della mia rivista e sul numero di maggio vi anticipo che c’è una sua splendida intervista a Roberto Mistretta (invito tutti a leggerla) ed anche una mia piccola recensione critica (lettura facoltativa!). I due autori siciliani sono quanto di meglio l’Isola oggi ci regala, io credo, e per questo dico ad entrambi: BRAVI!

  12. Purtroppo non ho letto Mistretta, ma Salvo Zappulla mi ha fatto ridere a piu’ ”fiate”: la sua mi par giocosita’ quasi apotropaica… perche’ con la realta’ di oggi o ci si scherza, la si prende a pacche sulle spalle con una sottile speranza che dopotutto sia ancora ”recuperabile alla normalita’ dei sentimenti” – e dunque cosi’ operando la si digerisce – o la si rende iperbolica, la si scava e infine si diventa di pessimo umore. Di gran lunga meglio fare come Salvo!

  13. @Silvia: qualche problemino me lo hanno creato i politici nostrani che si sono risentiti molto sentendosi chiamati in causa. I grossi hanno altro a cui pensare. Si è risentito pure un prete collocato nel girone dei sodomiti: tre anni di scomunica.

    @Splendida Simo: “un pressante senso della solitudine” è da grande critico.
    @Brava anche la mia Morena.

    @Un caro saluto a Maria Di Lorenzo, straordinaria giornalista e scrittrice, che ha appena dato alle stampe il suo ultimo libro, edito dalle Paoline, “Teresina è uscita dal gruppo”.

  14. @Ciao Sergio. Visto che mi sento un po’ di casa a Letteratitudine, vorrei approfittarne per presentare Roberto Mistretta, per chi ancora non lo conoscesse. Roberto oggi si appresta a diventare uno dei più interessanti giallisti nel panorama nazionale, e non lo dico solo io che sono un suo caro amico, ma i suoi romanzi hanno già ricevuto l’avallo di professionisti come Santo Piazzese, Massimo carlotto e Die Welt. Quello che colpisce di più in questo giovane scrittore è la sofferenza autentica che riesce a trasmettere nelle sue pagine, l’indignazione, il senso di ribellione che i lettori percepiscono immediatamente. Tratta temi delicatissimi come la pedofilia con autentica maestria, senza scadere mai negli eccessi (che farebbero anche cassetta) delle descrizioni inopportune. Il suo è un caso abbastanza atipico, ha riscosso straordinario successo in Germania, grazie anche alle capacità del suo validissimo agente letterario tedesco: Juliane Roderer, vera scopritrice di talenti, e questo gli ha permesso di trovare un grosso editore anche in Italia (la Cairo) che lo sta valorizzando per quel che merita.

  15. Salvo,
    grazie per la presentazione di Roberto Mistretta. Ovviamente non intendevo sopra far paragoni fra te e lui, visto che di lui non ho letto niente. Occasione buona per leggerlo, direi!
    Sergio

  16. Massimo,
    da quel che ne ho capito finora, fra i due Inferni da te avvertiti nei libri in questione, credo sia meno ”infernale” quello… dantesco! O no?

  17. Di Salvo e del suo libro ho già scritto nel mio blog. Qui ribadisco l’arguzia e la verve di Zappulla. L’ironia e il disincanto sono doti rare e, se abbinate all’intelligenza, riescono a produrre opere interessanti. Salvo, dunque, c’è riuscito. L’idea di “Dante”, è intelligente e arguta, come appunto l’autore. Lo strizzar troppo l’occhio all’attualità forse è un piccolo limite (a gusto mio ovviamente). Ma la stoffa di Salvo è evidente e può regalarci anche di meglio.
    Su Mistretta per ora non so cosa dire perché il libro non l’ho letto. Se comparirà un estratto ne sarei contento, anche perchè trattandosi di noir la mia curiosità è parecchia.

  18. @Sergio carissimo, il paragone non regge. Mistretta è uno scrittore serio, lavora sodo per tirar fuori romanzi di successo. Io sono un mattoide che si diverte a giocare con la scrittura, mi piace dissacrare, prendere per i fondelli me stesso e gli altri. La scrittura come evasione dalla vita amara e ingrata e se non bastano i libri mi rifugio nella mia isola felice, da Opposto, nel sito della mia cara amica Virginia Foderaro (www.opposto.net) a scrivere racconti telematici a più mani, per gioco ma con grande impegno.

  19. Come, Salvo? Racconti telematici? Che roba e’? Non ti basta ancora aver messo i politici del Duemila insieme a Dante?

  20. @Enrico. Sarebbe interessante un tuo scambio di opinioni con Roberto. Lui dovrebbe intervenire in serata tardi, quando avrà messo a letto i suoi 15 bambini. Previdente com’è, si è dato da fare a procurarsi i lettori per il futuro, nel caso le cose dovessero andare male.

  21. @ Il racconto telematico è una cosa che mi sta prendendo molto, lo sto scrivendo insieme a Virginia Foderaro e ad altre due persone nel suo sito. Un’esperienza nuova per me, elettrizzante direi, perchè mi fanno recitare la parte del figo. Era cominciato per scherzo ma si sta rivelando una storia interessantissima. Ci manca un’altro protagonista maschile (tre donne tutte insieme proprio non le reggo), Sergio, potresti darci una mano.

  22. Prima fammi finire il racconto che sto scrivendo – Santonastasio sta in serie difficolta’ e non posso lasciarlo li’ senza una svolta ”seria”.

  23. Intanto pero’ chiedo in giro: chi va a fare il quarto a poker con Salvo sul sito della Foderaro? Fatevi avanti!

  24. Cari amici buonasera a tutti, ho avuto una giornata pienissima e sono appena rientrato a casa; informato dall’amico Salvo e dal buon Massimo Maugeri, mi sono messo subito davanti al computer.
    Ne approfitto per rispondere all’amica Silvia Leonardi: quando scrivo un libro, comincio sempre dal titolo. Senza di quello il libro non esisterebbe. Il titolo Il canto dell’upupa racchiude in sé non solo la soluzione del mio romanzo che essendo un noir, non posso svelare ma anche l’anima stessa dell’opera.
    In Germania il titolo lo hanno cambiato ed è diventato “L’oscuro messaggio del seduttore”.
    Anche alla Cairo avevano intenzione di cambiarlo (il titolo avrebbe dovuto essere Ascolta la pietra), ma poi è stato deciso, con mia grande soddisfazione di lasciare l’originale.

    rassicuro l’amico Zappulla: le cppie vendute sono salite a 13, avendo consigliato ad un mio zio gran divoratore di libri di comperare In viaggio con Dante all’Inferno.
    Di recente a Bonn, dove ho incontrato la mia agente letteraria Juliane Roderer, abbiamo parlato anche di Salvo e mi ha confermato la grandissima stima nutrita nei suoi confronti. Vedrete che appena lo tradurranno diventerà il Buzzati del sud in terra teutonia.

    a domani

    Segue un estratto del libro.

    Aveva tuonato e pure un lampo aveva spaccato il cielo, illuminandolo di blu. La berlina si parò di fronte all’improvviso. Aspanu frenò d’istinto, con violenza rotò il volante contromano per evitare l’impatto, gli pneumatici morsero il terriccio ai bordi della strada tornata buia. La corsa della station wagon si arrestò in un appezzamento arato di fresco. Sassi bruni coperti da scaglie nere affioravano dalla terra grassa. Un secolare carrubo offriva le fronde a stelle e luna.
    “Che minchia fai?” imprecò Aspanu scendendo dall’auto. Era furente ma le gambe si erano fatte di ricotta per lo spavento. L’imprecazione si assopì in gola, mentre il colpo gli arrivava dritto sparato ai reni, saliva per la spina dorsale e gli esplodeva nel cervello e negli occhi, milioni di scintille gli baluginarono innanzi mentre sputava lontano il respiro.
    Un secondo, violentissimo treno in corsa, si arrestò contro la punta dello stomaco. Le costole scricchiolarono, i polmoni compressi emisero sbuffi soffocati. Aspanu cadde per terra, disarticolato e senza fiato. La paura lo devastò quanto la sorpresa, mentre quasi morto si chiedeva chi fossero le due gigantesche ombre armate di pugni ammazzacristiani. E soprattutto, cosa volessero da lui.
    “Figghi di garrusi che schifio volete?” riuscì a pronunciare con voce rotta.
    Nessuna risposta, respiro roco, la punta rinforzata di una scarpa calò a spaccargli labbra e denti, la luna gli riempì lo sguardo appannato, sembrò danzare in cielo e vestirsi di scarlatto, ma forse era soltanto il colore della sofferenza che lo stava mordendo. Lontano si udiva il latrare dei cani randagi. A volte nelle notti così i suoni di uomini e bestie si confondono.
    Il pestaggio durò a lungo. Aspanu svenne. Le corpulente sagome calarono sul suo corpo un’infinità di colpi sistematici. Smisero soltanto quando di lui rimase un groviglio sanguinolento di membra attorcigliate e piagate. Dalla bocca spaccata gli fuoriuscì un flebile lamento che nessuno raccolse. Anche i randagi si erano allontanati.
    Il più corpulento dei due aggressori disse: “La lezione ci bastò a questo carogna, piglia la macchina e filiamo”.
    Mentre l’altro si allontanava a recuperare la berlina, l’omone sbottonò la patta, prese in mano il membro e indirizzò sulla faccia pesta e irriconoscibile di Aspanu un fiotto caldo e puzzolente. Aspanu aprì con enorme difficoltà gli occhi gonfi ad un dolore senza voce che urlava dentro ogni fibra del suo corpo, aveva una gamba ed un polso spezzati, sette costole fratturate e la bocca in poltiglia.
    “Intendimi bene pezzo di fango, se io e te ci avessimo a incontrare un’altra volta, non ti vattio con la mia pisciazza ma con l’acqua santa del parrino. Prima di fare il furbo con chi non dovessi, la prossima volta pensaci bono, ricordatillo” minacciò l’uomo continuando a orinargli in faccia.
    Fu l’ultima cosa che Aspanu udì prima di sprofondare nel mare liquido di carboni accesi che lo ustionavano, scorticandogli la pelle morbida e lasciandolo precipitare in un abisso ribollente di mani serrate a pugno che lo tempestavano da ogni parte. Anche l’incoscienza a volte può essere un incubo.

    Era stata una notte fredda, e a un certo punto gli era parso che avesse tuonato. Allora si era alzato e a piedi nudi era andato a controllare in camera di Vanessa. Nel silenzio, un respirare leggero, di piuma. Nonostante il temporale l’avesse inquietata da sempre, la bambina dormiva tranquilla. Merito di Ringhio, il setter né grigio né marrone che le aveva regalato qualche mese prima, prelevandolo direttamente dal canile di Vanni Lenticchio e issando bandiera bianca alle guerra senza esclusioni di colpi condotta da Vanessa, con la complicità della nonna. Fra sua figlia e il cucciolo era stato subito amore. Per lui era iniziato l’inferno.
    Laghi di pipì maleodorante, divani sfilacciati e pelo dappertutto, lo spettacolo che rinveniva ogni mattina al risveglio. E poi quell’abbaiare continuo che aveva inasprito i rapporti con i vicini e che gli faceva rimpiangere il giorno in cui si era lasciato commuovere dalla piccola furia. Anche la sera prima aveva avuto un battibecco con Vanessa. Il motivo era sempre lui: Ringhio. Nonostante la cuccia accogliente in giardino, la bestiola non la piantava di ringhiare finché non la lasciavano entrare in casa.
    Quella mattina il maresciallo Bonanno uscì di casa con la luna più storta di un chiodo massacrato. La lettura dell’oroscopo non lo aveva conciliato col mondo, anzi: “Giove rende problematici i rapporti con i figli; Nettuno quelli con fratelli ed amici, Urano provocherà grattacapi nell’ambiente di lavoro, soprattutto per i nati nella seconda decade”.
    “Peggio di così” disse rassegnato dirigendosi alla Punto. Neppure a dirlo, era nato nella decade scalognata. Prese una sigaretta dalla tasca della giacca, l’accese e lasciò che il fumo gli solleticasse la gola mentre si infilava nella Punto e abbassava i finestrini. La luce abbagliava. Stilettate bianche che colpivano gli occhi, ti ci potevi perdere dentro, e facevano apparire surreali i contorni delle cose. Bonanno conosceva a memoria la strada che lo portava in Caserma, tutti i giorni le stesse curve, le stesse buche, le stesse case. Ma la monotonia dei gesti e del paesaggio non lo disturbava affatto. Anzi, quasi lo rilassava, gli lasciava tempo per sé, per caricarsi quel tanto che bastava per affrontare la rogna, o le rogne, che immancabilmente lo aspettavano.
    Saverio Bonanno era un abitudinario. Il secondo caffè del mattino lo consumava al bar Excelsior, nome importante per un buco di periferia che di eccelso aveva i cornetti fatti a mano, ripieni di cioccolato fondente, impastati e infornati dalla moglie del barista. Era una donna di scarse forme, un manico di scopa ricurvo, con gli occhi cerchiati e i capelli spaghi. Ma le mani erano sante. Sante mani che, quando toccavano, producevano pura grazia di dio. Con quelle dita legnose, la signora Maruzza preparava una cioccolata densa che serviva a farcire i cornetti lasciati a lievitare l’intera nottata. Era marrone, cremosa, profumata. Al primo morso, bucava il cornetto e zampillava fuori, se non stavi accorto ti inondava la bocca, colava sulla camicia e poi erano cavoli lavare via la macchia. Sua madre, donna Alfonsina, che di bucato se ne intendeva, aveva faticato mesi per far tornare come nuova la camicia bianca da cerimonia, finché si era arresa e Bonanno si era tenuto l’alone.
    Quando il maresciallo affondò i denti nella pasta ancora calda, provò sincera venerazione per l’inventore del cioccolato. Assaporò ogni boccone con calma, masticando piano, per evitare di concedersi il bis.
    “Il cafè non lo pigli stamattina Saverio?”
    Prima ancora di voltarsi, il maresciallo riconobbe la voce di Tonio, l’amico addetto al bancone della farmacia Cusumano. Era contento di vederlo.
    “Due espressi belli scuri” ordinò il maresciallo. Notando lo sguardo sornione di Tonio, incollato al poco che rimaneva del cornetto, aggiunse: “Un cornetto per l’amico qua presente. Il mio caffè col dolcificante per cortesia” chiese, pentendosene subito.
    Tonio si rilassò. Bonanno intuì che era pronto per una delle sue solite battute e lo prevenne: “Se t’azzardi a ridere, ti sputo nella tazza” disse.
    “Io? Guarda che ti volevo solo informare che mi stanno arrivando delle pasticche portentose, ne mandi giù una al giorno e dopo due settimane sei un grissino”.
    “Si dimagrisce sul serio?” chiese Bonanno. Negli ultimi tempi, complice una vacanza a Ustica, si era lasciato andare e non riusciva più a contenere la pancia, nemmeno con la divisa che di solito lo sfilava.
    “Certo, ingolli solo pasticche e nient’altro per tutto il santo giorno e oplà, il gioco è fatto. Ti sono concessi un pomo verde e due litri di acqua, mattino e sera. Cura neozelandese. Risultati garantiti, chili smaltiti non meno di dieci e ricovero in ospedale per riprenderti dal collasso”.
    Se gli occhi di Bonanno fossero stati lupara, Tonio avrebbe ultimato di bere il caffè in compagnia di angeli e serafini. Risentito del tiro mancino, lo salutò appena e si infilò nella Punto, prendendosela con astri ed astrologi. Svanito l’effetto del cornetto, arrivò in caserma più torvo di come era uscito di casa e si preparò al peggio. Stando alle previsioni, Urano tramava annunciando discussioni coi colleghi. Non che i motivi mancassero. Anzi. Marcelli, il collega comandante di Stazione meno anziano di due mesi, non digeriva gli incarichi come comandante di Compagnia assegnati a Bonanno in assenza dell’ufficiale di comando. Come se a lui piacesse sobbarcarsi quelle rotture. Nella sua qualità di comandante del NORM, Nucleo Operativo Radio Mobile, già aveva abbastanza rogne, figurarsi ad avere sul groppone otto Stazioni sparse nella Montanvalle, con quelle strade poi. Per non parlare della guida del suo brigadiere capo Attilio Steppani, roba da arresto immediato, con la voglia di scaraventargli la chiave nel fiume Salito e chi s’era visto s’era visto.
    Il capitano Basilio Colombo, buon per lui, s’era maritato la caliente vedova che al posto della bocca teneva un ferro da stiro sempre acceso ed era stato trasferito ad Avellino. Ragione per cui Bonanno era stato di nuovo incaricato di sovrintendere la Compagnia dei carabinieri di Villabosco. Il colonnello Eugenio Latella, lo aveva rassicurato: “Tranquillo Bonanno, al massimo entro un paio di mesi il nuovo comandante sarà nominato e lei tornerà ad occuparsi solo del suo amato Nucleo Operativo”. Bonanno però portava in dote lo sbirrume pizzicantino e la puzza di arso l’aveva annusata subito, e s’era rassegnato. I movimenti degli ufficiali avvenivano in estate mentre il calendario segnava appena novembre. Si preparava un finale d’annata assai rognosa. Lo sentiva a naso.

  25. In viaggio con Dante all’inferno l’ho letto a gennaio e, ricordo, che a matita annotai a sottotitolo “ovvero Parodia tragicomica del nostro Paese”. Infatti più che romanzo o racconto nel suo comune significato, nel libro di Salvo ho trovato pagine di denuncia, una vera e propria inchiesta-cronaca dello spaccato fine XX e inizio XXI secolo della nostra Italia, in cui si sa dove è arrivata –appunto all’inferno!-, ma non sappiamo dove andrà a parare: più in là dell’inferno credo che ci sia solamente il buio, il vuoto e, forse, il Nulla.
    In questo libro, la figura di Dante rappresenta la coscienza critica, a volte un po’ attempato per via degli anni che si porta addosso, ma attento; mentre il suo accompagnatore, Salvo, quella di testimone oculare che, svogliatamente, annota le nefandi visioni a cui soggiacciono uomini del suo tempo o di un passato “rivisitato” (basti l’incontro con la Francesca che mangia “selvaggiamente un chewin-gum”, brano citato poco prima sa Salvo). E, mentre Von Balthasar diceva che l’Inferno esiste ma che ‘forse’ –ricordando l’idea di un Dio sì giusto ma anche misericordioso- è ‘vuoto’, Dante prima e Zappulla adesso vengono sopraffatti più dal senso di giustizia che di misericordia. E nei gironi, alle anime dantesche vengono accomunate anime di questo nostro tempo, identificandone vizi/peccati con uomini facilmente riconducibili in quanto noti e con altri, meno noti ai più, perché nati in un quartiere o in un piccolo paese ma che, nel loro piccolo, rispecchiano, comunque, la corruzione di un’epoca decadente.
    Viavia che si volta pagina l’ironia dei dialoghi si trasforma in sarcasmo e le battute diventano amare, forse perché così è e non potrebbe essere diversamente (“Niente pietà. Siamo all’inferno, non scordartelo”, ammonisce la Guida al Testimone in pigiama), fino a quando si arriva alla giustificazione del macabro contrappasso di corpi smembrati inflitto alle “teste calde” perché, continua il Sommo: – “Con la forza della ragione si portano avanti gli ideali, mai con atti di violenza”, come, invece, avevano fatto loro. E, alla forza della “ragione”, si potrebbe aggiungere, anche, quella delle “parole”, come ha fatto il mio amico Salvo che ho avuto modo di conoscere de visu solo per qualche minuto e sotto una pioggia inclemente!
    Mi riprometto di leggere Il canto dell’upupa di Roberto Mistretta a breve.

    Maria Catena Bennici

  26. Eccomi qua. Un caro saluto a tutti, soprattutto ai nuovi arrivati.
    Intendo coloro che scrivono commenti qui per la prima volta.
    A voi un caldo benvenuto a Letteratitudine!

  27. @ Salvo
    Credo che l’inferno tratteggiato nel romanzo di Roberto sia più nero di quello attraversato da te con Dante.
    Il tuo, però, è più frizzante e più… punzecchiante.

  28. @ Sergio Sozi
    Hai scritto: “Salvo Zappulla mi ha fatto ridere a piu’ ”fiate”: la sua mi par giocosita’ quasi apotropaica”
    Apotropaica?
    Ma la vuoi smettere di imitare Alessandro Piperno?
    Non sai che ha registrato il termine “apotropaico” alla SIAE?
    🙂

  29. Salve a tutti ,
    la sottoscritta ha avuto l’onore e soprattutto il piacere ai bulbi oculari quando sono ben collegati alla materia grigia, di leggere tre testi di Zappulla: un racconto premiato al Concorso per scrittura satirica Massimo Troisi, un volume di 147 pagine dal titolo assai fuorviante Il mostro- ARMANDO SICILIANO EDITORE
    come pure il libro che è quì posto all’attenzione sull’avventura dantesca. Definire ESILARANTE la scrittura di Zappulla è davvero riduttivo.L’autore zampilla (!) fantasia ad ogni tratto di penna: una trovata dietro l’altra che avvince il lettore e lo fa involare allontanandolo piacevolmente dalla pagina scritta, in un mix perfetto di ironia, grottesco con una spruzzatina di Ionesco e un Kafka che s’affaccia qua e là.
    L’effetto che personalmente trovo sia particolarmente riuscito è la CREDIBILITà INECCEPIBILE che si sprigiona fresca e plausibile ad ogni riga. Cito un brano tratto da Il mostro con una breve premessa: il presidente della Corte d’Assise colloquia con i giurati .Uno d’essi
    propone una domanda impropria e il presidente lo redarguisce. Ecco la reazione del tipo un poco incauto
    Testuale: “L’uomo impallidì e si fece ancora più piccolo per la vergogna.Tutti lo stavano fissando ostili .Si fece così piccolo da scomparire dentro una crepa sul muro”.
    Quando ho letto questa cosa (non ci crederete) per un attimo ho creduto potesse essere accaduto per davvero( per poi scrollarmi subito dopo…beota-io- sì ma insomma entro i limiti; ancora!)
    Nel libro in parola dopo le mille vicissitudini del protagonista nel dedalo dei gironi l’autore , maestro di supsense,colloca un protagonista indiscusso dei nostri tempi.
    Testuale: Il Sommo…trattenendomi con una mano mi impose:
    “Attendi qui.
    ” ma come sarebbe,obbiettai deluso.” Non puoi escludermi proprio sul più bello”
    ” Mi spiace ma a certi livelli,il colloquio è stremamente riservato…
    La sua faccia scura non lasciava presagire nulla di buono.
    Rimasi dietro l’uscio sperando di captare qualche frase.Siamo agli omissis, mi dissi. Origliavo senza vergogna. Volavano parole grosse…
    all’improvviso la porta si spalancò e …lo vidi.Unattimo appen,perché la porta stessa fu subito richiusa. Lui? Possibile arrivasse a comandare
    anche all’Inferno? Sbiancai per la sorpresa.Quelle orecchie a sventola e quella gobba …immagini consuete per mezzo secolo in Italia…”
    E via di questo passo con tanti auguri ai suoi futuri lettori!
    Daniela Bruni Curzi

  30. @ Roberto Mistretta
    Mi sa – leggendo i commenti pervenuti – che Salvo Zappulla si appresta a passare in vantaggio.
    Datti da fare!
    🙂
    Magari potresti invitare Benedetta Centovalli…
    Magari la Centovalli potrebbe dirci cos’è che la colpita del tuo libro al punto da farle dire: “Sì, lo pubblico!”.
    Solo i “numeri” tedeschi o c’è dell’altro?

  31. …Ah si’, Massimo? Vabbe’, Tanto, per quel che contano i diritti (anche quelli d’autore) in Italia… inoltre ricordati che io invece ho registrato il termine ”porcazzozza”. Su audiocassetta.

  32. P.S. per tutti:
    Andate sopra a leggere l’estratto di Mistretta: le descrizioni dell’Iliade in confronto sono cerottini su graffi.

  33. @Sergio. Sono d’accordo con te: quel brano postato da Roberto è un pezzo da antologia, una scrittura barocca e modernissima allo stesso tempo, rende tantissimo.
    @Daniela. Che ti sei ammattita?
    @Massimo. Perchè mi provochi? Ho già la penna che mi prude. Proviamo a piazzarne qualcuno… fammi riflettere… un tipo come Enrico, peccatore impenitente com’è, farebbe la fortuna dei diavolacci, credo sarebbero felicissimi di contenderselo: lo sistemerei nel girone dei lussuriosi, ma sarebbe non una condanna per lui, piuttosto un diletto. Sozi: vallo a trovare un girone adatto per Sozi. Troppo rompiballe. Se ne dovrebbe costruire uno di proposito e lasciarlo lì da solo. La Simo: potrebbe prendere il posto del Gran Giudice ma è troppo buona, riuscirebbe a convertire i diavolacci e trasformarli in tanti chierichetti. Didò, visto che ha la patente dell’autobus (ce l’hai la patente, Didò? Mi sa che a Napoli si può guidare anche senza patente) lo vedrei al posto di Caronte a traghettare dannati. Maria Lucia si è già guadagnata il paradiso, quindi già persa come cliente. Tu, Massimo, con quel viso da cherubino, in realtà sei un fine orchestratore e potresti sostituirti a Lucifero.

  34. Salvo Zappulla sarà sempre in vantaggio: è un grande talento.
    Come bene ha detto Massimo abbiamo in comune la gloriosa casa editrice Terzo Millennio che purtroppo ha smesso di pubblicare per problemi di salute del titolare, il prof Michele Vaccaro. A me e a Salvo ha dato tanto.
    Fu proprio a Terzo Millennio che conobbi ed apprezzai l’opera di Salvo Zappulla. Il primo testo che lessi (in seguito pubblicato) era un romanzo per ragazzi: La rivolta della natura: un bel giorno i pesci stufi di vivere nel mare inquinato dagli uomini cominciarono a scioperare e decisero di andarsene a prendere fresco in montagna.
    Racconto surreale com’è nelle corde di Salvo.La sua ironia però penetra a fondo ed analizza con occhio critico il malcostume e le pessimi abitutini della nostra società edonista ed egoista.
    Quindi fu la volta del racconto breve “Lo scoglio di Natalino”.
    Rimasi però folgorato dal romanzo “Il mostro”.
    Consiglio a tutti di leggerlo: un autore viene bandito dal pianeta per i crimini perpetrati contro la letteratura. Indovinate chi poteva essere quell’autore?

    Sei un grande SAlvo e per quanto mi riguarda hai già vinto e se solo i grandi editori non fossero miopi, avrebbero già fatto benedire la terra di Sortino dove sei nato.

  35. Caro Sergio

    è solo il primo capitolo.

    Eccoti un altro assaggio

    Sciuri sciuriddu nicu nicu
    non è pumu e non è ficu
    Sciuri sciuriddu dunci dunci
    tocca tocca e nun ti punci
    Dove sei? Dove sei? Perché non mi rispondi? Ti ho fatto qualcosa? Sei arrabbiato con me? Stanotte sono andato sulla terrazza. Ho portato il telescopio per cercarti, ma tu non c’eri. Ho anche inciampato nella scala di legno, quella piccola di papà, che non lo so perché la tiene lì accanto alla camera mia, è vecchia e scrostata, e non si chiude più…
    Ce l’hai con me?
    Sai, stanotte ho chiesto anche a Gesù di aiutarmi. L’ho pregato di trasformarmi in farfalla per volare lontano o anche in rondine. Ma lui non mi ascoltava. Era voltato dall’altra parte. Io chiamavo ma non mi sentiva. Allora ho gridato, Lui si è girato, l’ho guardato dritto negli immensi occhi blu. Piangeva. Proprio come me. E allora ho urlato davvero. La mamma è corsa al mio letto. Non ero diventato rondine. E nemmeno farfalla. Gesù non mi vuole bene. E forse neanche tu. E io sono un bambino cattivo.
    Sciuri sciuriddu crisci crisci
    tira tira e nun finisci
    Sciuri sciuriddu ranni ranni
    joca joca e nun fa danni.
    La mamma mi ha ripetuto che ogni bambino ha il suo angelo custode che lo protegge, ma gli angeli sono invisibili, il buon Gesù non ce li fa vedere perché ci piacerebbe diventare come loro. Mamma ha ragione. Io non ti ho mai visto, ma mi piacerebbe diventare un angelo. Mamma me lo ripete ogni mattina, prima di andare a lavorare, quando mi accompagna a scuola: sei il mio angelo piccolo mio. E anche la sera quando rientra, mi bacia e ripete che sono il suo angioletto. Poi si sdraia sul divano, mi ruba il telecomando e aspetta che papà serva la cena. Mamma ascolta telegiornali, dice che bisogna essere informati. La mamma è in gamba. Le voglio tanto bene, vorrei dirle di te che non mi ascolti, ma neanche lei mi può ascoltare.
    Papà lavora la mattina e a volte il pomeriggio giochiamo con il trenino rosso e nero. Papà mi ha comprato dei giornalini di indiani e cow-boy. Mi piace leggere, papà ha comperato altri giornaletti. Tanti altri. Una volta ha portato i giornali con quelle signore tutte nude con le mammelle grosse e i signori pelosi, nudi pure loro. Mi raccomando: è un segreto tra noi maschi. Se lo dici alla mamma la farai piangere e lei ti chiuderà in collegio.
    Ora ti insegno una canzone ha detto prendendomi la mano.
    Sciuri sciuriddu nicu nicu
    non è pumu e non è ficu
    Sciuri sciuriddu dunci dunci
    tocca tocca e nun ti punci
    Allora ho chiuso gli occhi e ho pensato: il mio angelo custode adesso compare e mi porta via.
    Sciuri sciuriddu crisci crisci
    tira tira e nun finisci
    Sciuri sciuriddu ranni ranni
    joca joca e nun fa danni.
    Ma tu non sei venuto e la mia mano era calda e sporca.

    Quando, dopo le prove della recita, Michele non si era fatto più vedere, Vanessa era andata a cercarlo, la porticina era chiusa dal di dentro e ora se ne stava lì accucciata davanti al buco vestita da Madonna. Era rossa in faccia e sudaticcia. Con quei veli si sentiva strozzare, e morire di caldo.
    Michele quel giorno appena arrivato, l’aveva chiamata da parte, si era frugato nelle tasche e aveva tirato fuori una barretta di cioccolato piena di nocciole, di quelle barrette che si trovano sotto l’albero a Natale o nella calza della Befana se ti sei comportato veramente bene durante l’anno. Era triste e parlava poco. Vanessa aveva mangiato la cioccolata, senza parlare. Poi la maestra li aveva chiamati e erano cominciate le prove. – Bravi, siete bravi,- diceva sempre la signorina- – Vanessa, sei una Madonna bellissima e bravissima, e tu, Michele, come angelo ci sai proprio fare. Muovi le ali, muovi le ali,- e lui le muoveva.
    Poi il sole era andato via e i primi genitori si erano presentati a prendersi i figli. Vanessa aveva trafficato con l’ultimo telo dei tre veli del vestito da Madonna, e quando finalmente era riuscita a liberarsi, si era voltata in cerca di Michele e non lo aveva visto più.
    La maestra era impegnata con la mamma di Paolo Vaccaro, suo marito, Giuseppe, il papà di Gesù. Un bambino secco come un’acciuga con il naso aguzzo e due dentoni in fuori, che quando alla ricreazione li piantava nella focaccia sembravano due zanne di tricheco. Aveva preso sul serio la recita, la amava molto e la madre si lamentava che a casa non faceva più i compiti, lui che era tanto bravo, e se ne stava sempre inginocchiato accanto al bambolotto di sua sorella, zitto e fermo per tutto il giorno.
    Vanessa si guardò intorno e quando davanti alla porta dell’aula non ci fu più nessuno, uscì piano piano tenendosi un lembo del vestito, come aveva visto fare in uno sceneggiato tivù a un’attrice un po’ grassoccia vestita da dama.
    Michele era nel buco, ci aveva visto giusto. Non si era accorto di lei. Continuava a cantare sciuri sciuriddu e a parlare con un signore misterioso. Non si capiva niente, solo che era tristissimo, ma parlava, parlava…

    L’amico di papà si chiama Giovanni. Non è uno zio vero perché io di zii non ne ho. E’ un signore alto e magro, con pochi capelli e i denti storti. Mi ha dato il regalo e mi ha accarezzato il mento, un po’ piano e un po’ forte. Puzzava molto di capra e di fumo.
    Papà ha detto ecco il mio ometto, un amore di bimbo dolce come lo zucchero e tenero come una caramella. Da mangiare in un boccone.
    -Ho la partita all’oratorio -ho detto- i miei amici mi stanno aspettando. Anche padre Ernesto mi aspetta.
    Niente partita Michelino, oggi giochi con noi. Abbiamo comprato una vaschetta di gelato da Tony, me lo ha servito Menica che ti piace tanto e ti saluta. Sai che facciamo? Ce lo mangiamo senza la paletta. Tu imbocchi lo zio e io imbocco te. E’ un gioco.
    Ho sentito gridare nella mia testa, un battito di ali volava lontano, per terra c’erano piume bianche e sulle piume cadeva la pioggia dagli occhi e le piume son cresciute e sono diventate bocche nere che mangiavano lo zio e papà, e dalle bocche venivano fuori tanti vermi che li coprivano. Vermi bianchastri e allora ho capito cosa c’era dentro papà e dentro lo zio Giovanni.
    Poi è tutto finito. Così com’era cominciato. Ma so che ricomincerà ancora e ancora e ancora ma ora so con chi parlare. Ho un amico vero. L’ho conosciuto l’altro giorno a scuola, quando è venuto a sistemare delle lampadine che non funzionavano. E’ tanto buono, non come papà e zio Giovanni.
    Forse gli angeli somigliano alle persone ed è per questo che non si fanno riconoscere. Forse è lui il mio angelo. L’ho capito da come mi ha difeso dal bidello, quello grosso pelato e cattivo che mi voleva prendere a ceffoni perché scivolavo nel corridoio lucido.
    Ha detto che se solo si azzardava a toccarmi gli staccava il braccio e chiamava i carabinieri e lo faceva arrestare. Il bidello se ne è andato livido, somigliava a Calimero tanto era nero. Il signore mi ha dato la mano e si è presentato, ha detto di chiamarsi Mansueto e fa l’elettricista.

  36. Non ho letto tutti i commenti. Ho letto le recensioni e il primo frammento postato da Mistretta (sono a lavoro, giornata grigia, Alemanno sindaco di Roma, puo’ andare peggio?) e il mio commento, tanto per rimanere in tema siculo e’: minchia!
    Bello. Mi sa che dopo aver letto Il senso del dolore, mi tocca questo Canto dell’Upupa.
    Laura

    p.s. di Salvo Zappulla non ho letto il libro e non me ne voglia. Ma la letteratura ironico-satireggiante non e’ proprio il mio genere. Certo, Enrico Gregori continua a dire che e’ un grande libro e visto che lo ha detto anche di La strada di McCarthy (e aveva ragione), magari un giretto all’inferno con Zappulla mi tocca farlo.

  37. @Robertone grazie per la generosità, ma non siamo mica in gara. Ci stiamo divertendo, nulla di più, nulla di meno. E poi qui io gioco in casa, i letteratitudiniani sono miei cari amici da tempo. Non fare il modesto e racconta dei tuoi viaggi all’estero piuttosto, del programma che stai per realizzare con quella radio tedesca su Provenzano, delle altre cose belle. Dai, non farti pregare.

    @Laura Costantini, un caro saluto anche a te.

  38. Grazie a Mistretta di aver postato due frammenti del suo libro.
    L’ultimo frammento mi ha accartocciato lo stomaco (si può dire o è già protetto da copyright?) 😉
    Una scrittura che scorre fluida ma incide in profondità.
    Bravissimo Roberto.
    Devo leggere assolutamente questo Canto dell’upupa.

    Zappulla e Mistretta hanno due scritture molto diverse e diventa difficile dire chi ci piace di più. Zappulla è ironico-surreale e Mistretta è oscuramente tagliente. Di solito io amo di più il genere Mistretta, essendo un’accanita lettrice di storie in cui si sguazza nel torbido dell’animo umano (salvo poi farmi accartocciare lo stomaco, ma questa è garanzia che il libro è scritto bene), ma mi piacciono anche le storie di Salvo Zappulla perché anche il suo è un modo di pescare nel torbido, visto come lui entra nelle magagne della società.
    Bravi tutti e due.

  39. complimenti ai due scrittori incrociati. ho letto i vostri pezzi e mi sono piaciuti entrambi. grazie e auguri a voi
    manu

  40. Roberto, complimenti per la pubblicazione con un ottimo editore. E approfitto per scusarmi per non essere stata alla tua presentazione palermitana. Sarà per la prossima, con un nuovo romanzo.
    Raffaella

  41. Anch’io conosco bene Salvo e pure Roberto. Penso che facciano parte della incredibile serie di ottimi scrittori siciliani. Mi sembra che la voce che più si fa sentire in Italia sia proprio quella degli scrittori siciliani. Forse, cresciuti e temprati tra sole e mare, educati a dare sempre il meglio di se stessi da questi luoghi sicuramente più ostili per chi vuole riuscire rispetto all’Italia metropolitana e industriale del nord, i siciliani hanno qualcosa da dire (e da scrivere) di più incisivo rispetto a chi vive nel “continente”. Di Roberto ho già letto “Non crescere troppo”, che già mi è piaciuto, un bel giallo, che tocca sempre il tema della pedofilia, quindi che porta anche un messaggio oltre al diletto di una buona lettura. Di Salvo, oltre al romanzo in questione che possiedo in una bella versione artigianale che custodisco con gelosia, anche “il mostro” e “I ladri di sogni”. Leggere le opere di Salvo è come fare un salto, in cui si finisce in un universo parallelo al nostro, dove le persone si comportano apparentemente in maniera stravagante, in realtà fanno quello che pensano e che nella realtà non oserebbero mai fare… E’ stato paragonato a Buzzati, a Calvino, cioè a tutti gli autori surreali, che cavalcano incubi e sogni, che costruiscono nuovi mondi. Io ci vedo anche qualcosa di Borges, forse l’ironia, e, soprattutto, l’autoironia. Salvo gioca con le parole e le situazioni, inventa parodie anche piuttosto “affilate” e riesce sempre a non prendersi troppo sul serio… Direi che è unico, visto che siamo in un universo popolato da mostri gongolanti per il troppo furore autocelebrativo!

  42. Visto che Mistretta lo compra Laura e che a me la satira non dispiace credo che finirò col fare mio In viaggio con Dante all’inferno. Nel frattempo in bocca al lupo a tutti e due.
    Lory

  43. Faccio parte anch’io di coloro che conoscono bene Salvo e pure Roberto. Penso che facciano parte della incredibile serie di ottimi scrittori siciliani. Mi sembra che la voce che più si fa sentire in Italia sia proprio quella degli scrittori siciliani. Forse, cresciuti e temprati tra sole e mare, educati a dare sempre il meglio di se stessi da questi luoghi sicuramente più ostili per chi vuole riuscire rispetto all’Italia metropolitana e industriale del nord, i siciliani hanno qualcosa da dire (e da scrivere) di più incisivo rispetto a chi vive nel “continente”. Di Roberto ho già letto “Non crescere troppo”, che già mi è piaciuto, un bel giallo, che tocca sempre il tema della pedofilia, quindi che porta anche un messaggio oltre al diletto di una buona lettura. Di Salvo, oltre al romanzo in questione che possiedo in una bella versione artigianale che custodisco con gelosia, anche “il mostro” e “I ladri di sogni”. Leggere le opere di Salvo è come fare un salto, in cui si finisce in un universo parallelo al nostro, dove le persone si comportano apparentemente in maniera stravagante, in realtà fanno quello che pensano e che nella realtà non oserebbero mai fare… E’ stato paragonato a Buzzati, a Calvino, cioè a tutti gli autori surreali, che cavalcano incubi e sogni, che costruiscono nuovi mondi. Io ci vedo anche qualcosa di Borges, forse l’ironia, e, soprattutto, l’autoironia. Salvo gioca con le parole e le situazioni, inventa parodie anche piuttosto “affilate” e riesce sempre a non prendersi troppo sul serio… Direi che è unico, visto che siamo in un universo popolato da mostri gongolanti per il troppo furore autocelebrativo!

  44. Cara Raffaella benvenuta tra noi e grazie per i complimenti. Ma anche tuo marito non scherza. Per chi non lo conoscesse si tratta di Giacomo Cacciatore, il suo ultimo romanzo “Figlio di Vetro” pubblicato da Einaudi è stato tradotto in tedesco, spagnolo e francese.
    Gran bel romanzo.

  45. Cara Morena

    hai ragione: quei passaggi sono molto duri ma ritengo sia necessario non nascondersi dietro le parole per raccontare l’orrore. Giorno per giorno siamo bombardati da notizie di abusi d’ogni genere.
    Lo scrittore, chiusa la tv e il giornale, scava nelle pieghe di quelle notizie, cerca l’anima delle creature offese, e quando la trova, la tiene le mani, la culla, sperando che un giorno possa tornare a volare.
    Abbiamo bisogno di speranza e Il canto dell’upupa, seppure disperato e duro, è un libro aperto verso il futuro.

  46. So bene che non siamo in gara caro Salvo. Non ci sarebbe storia tra Dante e Salomone (la mente perversa del pedofilo che si cela su internet).

    Tu l’Inferno lo fai solo attraversare, io costringo il lettore a scenderci, toccare il fuoco, sentirlo bruciare sulla pelle. NOn è un bel sentire.
    Tu hai una guida.
    I mei personaggi sono persi. Solo un angelo riuscirà a salvarli.

  47. Ho letto i brani di Mistretta. Mi è venuto spontaneo immaginare una location siciliana per un film diretto da Scorsese. Probabilmente Roberto non avrà pensato nemmeno lontanamente a una situazione del genere. Ma l’incedere del libro sembra nervoso ed evocativo come delle sequenze cinematografiche, ovviamente noir.
    Ovviamente esiste un requisito tipico dell’essenza sicula, nei tempi e nei modi della narrazione. Ma, da quello che ho letto, il respiro del romanzo mi appare desisamente transnazionale.

  48. Piuttosto che argomentare su Salvo Zappulla autore, facies che i precedenti commenti dimostrano vi è ben nota, preferisco spendere due parole su Salvo Zappulla promotore culturale. Egli è difatti l’animatore e l’organizzatore del MERCATO DELLA EDITORIA SICILIANA, quest’anno alla 13ma edizione, e del Premio Letterario Città di Sortino ad esso abbinato. Iniziative cresciute tanto da appartenere ormai alla comunità di Sortino SR e da indurre il sindaco della stessa comunità, Prof. Paolo De Luca, ad affermare che esse sono fortemente radicate nella tradizione culturale della città. Il tutto, beninteso, è frutto della tenacia, della passione, ma soprattutto dell’amore verso l’Arte e verso gli Artisti di Salvo Zappulla, presidente peraltro della Associazione Culturale PENTELITE, il quale, animato da idee chiare e lungimirante quale è, nel proposito di “crescere”, ha voluto e saputo condividere i sui progetti con un gruppo di collaboratori che negli anni si sta consolidando e che, a partire dalla Sicilia, si è ramificato in Sardegna, Toscana, Emilia, Lazio … Mi pregio, per espressa volontà di Salvo Zappulla, nei modi e nei tempi che mi sono richiesti e consentiti, di essere una piccola rotella di quell’ingranaggio. A Salvo Zappulla, siciliano tra i grandi, un AD MAIORA dunque e a tutti un cordiale saluto, Marco Scalabrino.

  49. Hai ragione Enrico, Il canto dell’upupa si presta ad una doppia lettura.
    Si trova il microcosmo siciliano, da un lato il bene con tutti i suoi limiti (Bonanno, la scuola, l’assistente sociale) dall’altro il male (magnaccia, mafiosi, conniventi).
    Poi c’è il macrocosmo e qui il male assoluto è il pedofilo che insedia l’innocenza dei bambini.
    Il trai d’union è rappresentato da Mansueto Malosso, l’elettricista. Leggete bene il nome (mansueto) e il cognome (malosso). Bene e male albergano in ogni uomo e l’elettricista, che imparemo a conoscere solo da morto, è il paradigma di tale assunto: uomo buono per alcuni, malvagio e profittatore per altro.
    Sottile è il filo che divide i due mondi. Sta sempre all’uomo scegliere.
    Come te caro Enrico la pensa anche il grande Biagio Proietti (mitico autore di HO incontrato un’ombra campione Rai di ascolti)

  50. Conosco Roberto Mistretta come autore di bellissimi gialli, avvincenti e umani, da diversi anni, precisamente dal 2001, quando ho letto “Non crescere troppo” e ho scoperto il maresciallo Bonanno. Qualche tempo dopo ho avuto il piacere di conoscere Roberto personalmente, e adesso rinnoviamo il piacere di scambiarci notizie attraverso le mail, e di incontrarci in qualche occasione speciale, come è stata la presentazione romana de “Il canto dell’upupa”, lo scorso 28 marzo. Una serata particolare, quella in cui si ritrovano persone che anche se non possono frequentarsi con regolarità si stimano e apprezzano e hanno dunque una familiarità spontanea perchè sanno di condividere i veri valori della vita. Una serata in cui l’evento culturale della presentazione di un giallo del maresciallo Bonanno si è conclusa attorno a una tavola imbandita di cannoli che potrei definire in tanti modi, per vantarne le qualità, ma preferisco dire che il loro profumo e il loro gusto è quello della Sicilia autentica, genuina, quella che amiamo e ameremo sempre, con le tante luci e quello ombre che Roberto Mistretta sa descrivere con tanta maestria, passione civile e abilità nel calibrare le tecniche del giallo. Sarò sempre grato a Roberto per la sua considerazione e l’incoraggiamento, mentre la mia stima e la simpatia per lui e il suo maresciallo sono destinate a crescere ancora dopo aver letto “Il canto dell’upupa”, che ho appena iniziato. E subito dopo aspetterò una nuova indagine di Saverio Bonanno, e vorrà ancora una volta attendere l’arrivo di un amico, quello con cui vorresti trascorrere una sera a parlare come se non ci vedessimo da poco e invece magari sono mesi. Un amico e un autore come Roberto Mistretta.

  51. Vi ringrazio tutti per i nuovi commenti e vi auguro buon pomeriggio.
    Un ulteriore benvenuto ai nuovi arrivati.
    Spero che parteciperete anche ai successivi dibattiti.

  52. @ Roberto
    Mi auguro davvero che Scorsese possa incrociare questo tuo libro (a Salvo auguro un incontro con Woody Allen… non sarebbe male, no?… magari con un adattamento “americano”).
    Ma senti… è stata tua l’idea di proporre il libro in Germania? Come hai conosciuto la tua agente?

  53. Desidero ringraziare tutte le persone che stanno intervenendo per gli attestati di stima a me e a Roberto. Fa sempre piacere sapere che qualcuno apprezza il tuo lavoro. Io sono convinto che dietro le suggestioni trasmesse da un’opera letteraria spesso si celino verità crude e crudeli. Sciascia diceva che la vera realtà è il romanzo. Non credo che Sciascia o altri autori abbiano mai contribuito a far arrestare mafiosi attraverso le loro opere letterarie ma sicuramente hanno contribuito a sensibilizzare coscienze colpevolmente sopite, a squarciare il velo dell’omertà. A ognuno il proprio mestiere. La mafia l’hanno combattuta magistrati coraggiosi, alcuni pagando con la propria vita. Il fenomeno della pedofilia, del commercio di organi umani (esercizio ancora più turpe) è più diffuso di quanto ci è dato sapere. Allo scrittore spetta ricavarne opere che si rivelino educative, che facciano vibrare i cuori dei lettori, che tengano sotto pressione coloro che hanno il compito di legiferare e far rispettare le leggi. Roberto nei suoi romanzi ci riesce e questa è una connotazione importante, che ne fa uno scrittore vero. Ad altri spetta raccogliere i messaggi inviati da lui e farne strumento esecutivo. Un grazie anche a don Fortunato Di Noto, che da anni si batte in favore dei bambini abusati.

  54. Salve a tutti ,.
    mi chiamo Elena Migliorini non sono di casa, è la prima volta che scrivo un commento su letteratitudine. Lo sto facendo con un po’ di batticuore sapendo che non sono all’altezza degli altri che qui intervengono per dare un giudizio sul libro di Roberto Mistretta.
    Sono copertinista e grafica, e quando mi si presenta l’occasione illustratrice di fiabe per bambini. Ho avuto il piacere di conoscere Roberto circa sei anni fa quando venne a piombino per la presentazione di un suo libro. Si instaurò tra di noi una sincera amicizia e quella sottile e intrigante attrazione che scatta quasi sempre tra lo scrittore e l’illustratore anche se, non ho avuto ancora l’onore di creare una copertina per i suoi libri o illustrare un suo racconto, (ma spero di poterlo fare presto sto lavorando ad un suo romanzo per ragazzi “IL MISTERO DEL CHIOSTRO INSANGUINATO”e ho illustrato sul mio sito una sua fiaba “RAGGIODISOLE”.
    Stimo molto Roberto come scrittore e come persona. Ho letto, devo essere sincera, il Canto dell’Upupa nella sua prima edizione qualche anno fa, molto fuggevolmente, presa dai miei impegni di illustratrice in erba. Leggo ancora qui la sua dedica.”Buona lettura Elena, attendo con impazienza le tue impressioni” Allora non seppi trarne delle impressioni profonde. Sono passati diversi anni, le esperienze di vita quelle dolorose ti forgiano, ti fanno capire molte più cose, ti fanno scandagliare a fondo certi delicati problemi, e ti insegnano si a capire, ma soprattutto a condannare certe umane aberrazioni. Ho letto nuovamente il libro e devo dire che oggi lo trovo semplicemente meraviglioso.
    Grazie Roberto per annoverarmi ancora tra i tuoi amici.

  55. Due ottimi testi, sia quello di Salvo zappulla, che quello di roberto mistretta.
    Ho personalmente invitato Roberto Mistretta nella mia “piccola” barcellona e ho avuto l’onore (e l’ònere) di presentarlo alla mia città. Le parole di Roberto scivolano rapide e impermeano ogni respiro. IL CANTO DELL’UPUPA è un vero gioiello letterario.
    Spero in futuro di poter invitare anche SALVO ZAPPULLA a Barcellona, perchè scrive veramente bene e ha una fervida fantasia. [mi sto attivanto in tal senso]

  56. @Elena Migliorini. Avevo sentito parlare di te da Gordiano Lupi, mi pare. Ho appena finito di visitare il tuo sito. Le tue illustrazioni sono stupende. Complimenti! Invito tutti a vederle: sono un tripudio di armonici colori.

  57. Mi sorprende la citazione che la storia sia romantica, che Francesca sia una donna fantastica, fragile, delicata.
    Non concordo del tutto; la lettura me la presenta come una donna furba e pratica, in un mondo maschilista e ingiusto.
    La Francesca del romanzo fa bene a tradire, e lo fa per il proprio tornaconto, alla pari come i maschi.
    Nel brano non c’è la vendetta personale giustificata da un bisogno romantico ed emotivo, quel tradire per un amore forte ed avvincente al quale ogni essere anela nella sua vita e del quale la donna fu derubata fin dall’infanzia con un matrimonio impostole per necessità economiche della famiglia.
    È per questo una Francesca moderna, non romantica, ma razionale, chiara e veggente sulle sue possibilità di femmina che ha imparato a concorrere con il potere del suo tempo e farlo proprio.
    Si merita l’Inferno, insieme a tutti gli altri che hanno fatto di questi principi materialisti e distruttivi il senso della propria vita.
    È moderna, ma anche antica, perché così si sono comportate sempre altre donne alle quali fu proibito di realizzarsi liberamente.
    Per questo si meriterebbe il Purgatorio, nel quale ritrovare sé stessa e meritarsi un giorno il Paradiso.
    È così vittima del suo tempo, che non sembra essere cambiato molto fino ad oggi, come se il divenire dipendesse più da una forza metafisica che dall’uomo stesso.
    Una lettura interessante e scritta bene, che ci presenta la situazione odierna al livello della nostra condizione percettiva raggiunta.
    Saluti
    Lorenzo.

  58. Chi non ha mai sognato di mandare al diavolo politici e politicanti del nostro tempo, scagli la prima pietra!
    Salvo l’ha fatto in grande stile, tanto da scomodare perfino il Sommo Poeta, regalandoci un romanzo davvero surreale ed esilarante. Scommetto che ha pescato proprio nell’affollato calderone in cui, di volta in volta, li abbiamo “spediti” distribuendoli con sagace ironia nei diversi gironi. Quasi una vetrina in cui possiamo ritrovarli in bella mostra con il corredo dei lori misfatti. E non è un godimento da poco!

    Di Salvo ho letto anche “Ladri di sogni” che mi ha letteralmente conquistata e che consiglio di leggere a quanti non l’avessero già fatto.
    Oltre ad essere altrettanto surreale, sagace ed esilarante, lo trovo più che mai attuale, vista la realtà dei nostri giovani, ai quali i soliti politici (sempre loro!), con le mirabolanti leggi sul precariato, non hanno rubato solo il sogno di un lavoro ma, insieme a questo, quello di una famiglia, di una casa, di una vita autonoma e dignitosa… Insomma hanno negato loro di realizzarsi in questa vita che (forse lo hanno scordato!) è solo una e, spesso, fin troppo breve.
    E quando si rubano i sogni ai giovani, davvero non c’è più che fare!
    Bravissimo Salvo!
    Peccato che la grande editoria sia tanto miope!

  59. @Roberto Mistretta, dalla puntuale e bella recensione di Salvo e da quel poco che ho letto, devo dire che Lei possiede ottimi ferri del mestiere e una scrittura fascinosa e scorrevole che inchioda il lettore e lo spinge a divorare altre pagine.Ovviamente dovrò colmare molte lacune prima di esprimere un giudizio più articolato.Mi limito quindi ad esprimerle il mio compiacimento.
    @ di Salvo posso dire qualcosa in più: E’ un amico generoso e meraviglioso, al quale non si può che voler bene. Di lui ho letto il volume” Ladri di sogni”, un romanzo breve, succinto e compendioso, di 160 pagine, dense e godibili. La trama ha un taglio surreale e si svolge nel paese siciliano di Ficodindia, l’ambiente è talmente ben descritto in ogni singolo dettaglio, da sembrare vero. Forse Sortino docet? L’acuta psicologia dei personaggi, con le loro umane debolezze è messa in risalto da una sottile e bonaria ironia e da un ottimo e sapido stile scritturale. Peccato che io non sia un editore grande e famoso ,altrimenti l’avrei già inserito nella Collana i Meridiani….Giuro su Acheronte, che il mitico Salvo non mi ha pagato..la scribacchina da strapazzo..
    Tessy

  60. @Lorenzo. Il romanzo gioca tutto sull’equivoco di Dante che scambia i personaggi contemporanei con quelli del suo tempo. Per questo Francesca viene vista da lui come una creatura delicata.
    @Mariangela, grazie per il commento acuto e profondo.
    @Tessy. Saresti da sposare, ma non mi reputo degno di tanta fortuna

  61. E’ bello ritrovare tanti amici su questo blog.
    Un caro saluto a tutti. E un sentito grazie, di cuore, per gli elogi. Le vostre gratificazioni sincere sono balsamo per il mio modesto lavoro.

    Purtroppo sono molto preso e presto dovrò lasciarvi ma prometto domani di restare fino a tardi, pur avendo un’altra presentazione alle 18.
    Sono appena rientrato da un incontro letterario con quattro classi. Bambini delle elementari che hanno letto i miei libri Ladro funesto, LillY il lenzuolino volante, Fiammella di luce e Il mistero delle ombre rubate.
    Tra le tantissime domande una m’ha colpito in particolare: ma tu quando scrivi, ti incanti?
    Avrei voluto abbracciare quella dolcezza in miniatura, occhi visti dietro occhiali rossi e capelli biondo ramati. Otto anni di dolcezza.

    Concordo sugli elogi a Salvo per “Ladri di sogni”. Ho avuto l’onore di scriverne la prefazione. Quel testo teatrale ha portato a casa il secondo premio al prestigioso Premio “Massimo Troisi” a Napoli.
    Cosa aspettano i grandi editori a pubblicare il grande Zappulla da Sortino?

    Qualcuno mi ha chiesto come ho fatto a pubblicare in Germania.
    La vera domanda avrebbe dovuto essere: come hai fatto a pubblicare in Italia, visto che ho faticato 12 anni prima di trovare che credessi in me. Collezionai montagne di rifiuti. Li conservo tutti, a futura memoria, per non dimenticare mai da dove sono partito.
    E come ben sintetizza Goethe: “Nel momento in cui uno si impegna a fondom anche la Provvidenza allora si muove. Infine le cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute. Qualunque cosa tu possa fare o pensare di fare cominciale. L’audacia ha in sé genio, potere, magia. Cominciala adesso”.
    Praticamente la mia storia in pillole

  62. Caro Enrico Luceri

    il tuo ultimo libro “Le colpe vecchie fanno le ombre lunghe” mi ha tenuto compagnia durante il mio recente viaggio in Germania. Ho letto i tuoi racconti e come ho detto all’amico Santo Piazzese, meriti di essere conosciuto dal grande pubblico.
    Ritrovarsi a Roma con degli amici è stato un piacere. Se sarai al Salone del libro di Torino la prossima settimana, avremo modo di bere qualcosa insieme. Io sarò in Fiera sabato 10, allo stand della Cairo.

  63. Grande Elena Migliorini, le tue illustrazioni parlano . Mi associo all’amico Salvo Zappulla, visitate il suo sito http://www.elenasdesigns.altervista.org/.
    Durante la mia recente tournée nel nord Italia ho accennato a Benedetta Centovalli la possibilità di pubblicare una collana per ragazzi. Col tuo apporto e il tuo estro, Il mistero del chiostro insanguinato ha acquistato ulteriore suggestione e attrattiva.
    Un abbraccio cara Elena

  64. Bello. Laura legge Mistretta e Lory Zappulla. Queste due oltre che scrivere insieme mi sa che leggono allo stesso modo. Poi se li raccontano?
    Comunque un buon metodo di divisione del lavoro. In linguaggio aziendale si direbbe “ottimizzazione di processo” (che brutto termine, come tutti quelli usati nel linguaggio aziendale del resto).

  65. Cara Maria Teresa
    i ferri si affinano giorno dopo giorno. Grazie per le sue belle parole.
    Concordo sul suo giudizio su l grande Salvo. Alcuni anni addietro siamo stati ospiti a Torino dove abbiamo incontrato degli studenti. E non dimentichiamo che Salvo è il deus ex machina del concorso letterario Città di Sortino.

  66. Benvenuto allo scrittore Nino Genovese, giovanissimo autore di diverse pubblicazioni. L’ultima “Il principe marrone” (Edizioni il Foglio di Gordiano Lupi) è una delicata storia dalla profonda morale.
    Un autore di cui sentiremo parlare in futuro.

  67. Roberto Mistretta:
    Mi piacciono romanzi che rispecchiano la situazione reale di una regione, i caratteri delle persone che la abitano e rendono interessante ed utile da conoscere.
    Il tuo stile preciso, emozionante e sempre mescolato con l’ironia, come per sopportare tutto il male che il tuo personaggio principale deve digerire ogni giorno, mi fa immaginare di essere presente e di dover, come lui, soffrire la sopportazione di tanta malvagità.
    Un romanzo realistico che riflette al massimo i problemi di una regione, illustre per la sua storia, ma poi andata alla deriva nel non aver tenuto il passo con il muoversi del tempo.
    Una regione simile a un’oasi nel deserto, così ricca d’intelligenza umana, consumata e sfruttata per motivi di pochi esseri, che difficilmente possiamo definire ancora “umani”.
    Nei tuoi romanzi, mi sembra di vivere fuori dal tempo, e mi sento spinto a rincorrerlo freneticamente per uscirne illeso e non distrutto moralmente e spiritualmente.
    Ho sempre considerato la professione dello scrittore come la coscienza di un popolo, una necessità essenziale di risveglio civile per creare un futuro migliore.
    Questo è lo spirito che noto nei tuoi romanzi, simili a una missione, per far sì che la vita diventi in quei posti di nuovo vivibile e gratificante.
    È la malvagità stessa che, una volta che abbia raggiunto la sua espressione più deleteria e disumana, si rigenera, creando i suoi antagonisti, come gli attuali scrittori siciliani.
    Complimenti.
    Lorenzo

  68. Caro Giulio

    i complimenti fanno sempre piacere.
    Il canto dell’upupa è un libro a più voci. Il grande Marcello Fois l’ha definito un libro polifonico.
    Quale parti t’hanno conquistato di più?

  69. Stamani ho invitato alcuni amici a prendere visione di questo blog. Per me è la prima volta. Ho poco tempo ed entro domani devo consegnare un nuovo romanzo alla mia traduttrice tedesca.
    Invitato dall’amico non ho saputo dire di no, e invero non sono pentito.
    Ho quindi invitato alcuni amici e conoscenti a prenderne visione a loro volta e ad intervenire.
    Un amico scrittore molto schiettamente m’ha scritto: “Roberto, ho deciso per la mia salute mentale di non frequentare più nessun blog letterario, regno di sfigati e di perditempo.Scusami.
    Ciao”

    Che ne pensate?

  70. Caro Lorenzo

    nei miei romanzi cerco di infondere sentimenti ed emozioni, le stesse che mi suscitano le nequizie d’ogni giorno. Durante un’intervista Angelo Branduardi mi disse: ““Quando la sera rientro a casa, io non tolgo la polvere dagli miei abiti come fa la gente comune, ma la seleziono accuratamente con cura, non so se un giorno ne scriverò e non so dire se l’ispirazione nascerà da questo castello o da una pasticceria di cannoli siciliani”.
    Io custodisco dentro le emozioni suscitatemi dal dolore della gente comune, cercando nei miei romanzi di dare loro voce.

  71. Cari amici vi devo lasciare.
    Per farmi perdonare eccovi un altro estratto.
    A domani

    Prima di coricarsi, Bonanno sostò davanti alla porta di Vanessa. Gli venne di aprire, piano piano, per non destarla.
    “Papà!” I due occhioni sgranati che lo accolsero erano per nulla addormentati. “ Papà mio!”
    “Ciao passerotto, sono passato a salutarti, stamattina sono uscito prestissimo e per tutta la giornata non mi sono fatto vedere. Come va?”
    Vanessa si mise a sedere sul letto e lo abbracciò con trasporto infantile. “Ti voglio bene papà”.
    Alle ondate di tenerezza che sentiva salirgli in cuore, Bonanno contrappose una sensazione di disagio mentre con le mani le carezzava i capelli. Una sensazione di sporco mai provata prima. Istintivamente si ritrasse.
    “Stai male papà?”
    “Un capogiro, sono stanco, una bella dormita e starò meglio”.
    “Ti preparo una camomilla calda?”
    “Niente camomilla, appena tocco il letto crollo, piuttosto dimmi: come fa quella canzone sciuri sciuriddu…”
    “nicu nicu nun è pumu e nun è ficu”.
    “Continua”.
    “Sciuri sciuriddu dunci dunci
    tocca tocca e nun ti punci
    Sciuri sciuriddu crisci crisci
    tira tira e nun finisci
    Sciuri sciuriddu ranni ranni
    joca joca e nun fa danni”.
    Bonanno rabbrividì. Avevano sporcato anche sua figlia. Nella vita è sempre una questione di prospettive: per vedere chiaro devi trovare il giusto punto di osservazione. Ora sapeva.
    “Chi te l’ha insegnata?” domandò col cuore rotto.
    “Michelino, la canta sempre”.
    “Ti ha detto altro?”
    “Cerca l’upupa. Io volevo aiutarlo a trovarla per farlo volare ma lui non ha voluto”.
    “Dove doveva cercarla?”
    “Ora ha un amico che lo aiuta. Si chiama Mansueto”.
    L’elettricista! A Bonanno veniva da gridare.
    “Sai Ringhio e Briciola sono diventati bravissimi, i bisognini non li mollano più dove capita, oh no papino, si mettono a ringhiare finché non li portiamo fuori ” continuò Vanessa.
    “Hanno una padroncina dolcissima, per questo pure loro diventarono così teneri, ma dimmi: tu lo conosci l’amico di Michelino?” disse ancora Bonanno.
    “No. Gli ho chiesto di portare pure me a giocare da lui, ma Michelino non vuole, dice che sono una femmina e le femmine non sanno giocare”.
    “Dio ti ringrazio” disse Bonanno, stringendo al petto Vanessa. Gli occhi velati di lacrime.
    “Sei il miglior papà del mondo. Glielo detto a quelli che ti prendevano in giro. Figurati se quella botte di tuo padre li acchiapperà dicevano”.
    “Da chi le sentisti queste cose?” disse tirando la pancia dentro.
    “A scuola, lo dicono i miei compagni e anche le maestre”.
    “E chi dovrebbe acchiappare papà?”
    “Quelli che hanno ucciso l’elettricista”.
    “Lo conosci?”
    “L’ho visto nella scuola. Parlava sempre con Michelino”.
    Beata innocenza: per Vanessa, l’elettricista e Mansueto, l’amico di Michelino, non erano la stessa persona.
    Bonanno emise un lungo respiro e baciò sua figlia sulla fronte.
    “Riposa ora tesoro mio”.

    Dormì pesantemente avvolto da una stanchezza picea. Sapeva che stava sognando ma combatteva per non lasciarsi intrappolare nelle trame oniriche. Lotta vana. Si trovava di fronte un bivio, tre le strade davanti. La prima solare: lame di luce filtravano dai rami carichi di frutti, la vallata lussureggiante si stendeva sotto le colline disposte a corona, il fiume fecondava i campi dove si rincorrevano tripudi floreali. Rosalia stava lì, distesa accanto all’ultima ansa, sembrava aspettare lui. Guardò meglio e vide sua moglie, dall’alto di un trapezio calava rapace e velocissima. Rosalia si era levata per corrergli incontro. Sorrideva felice. Non si avvide del pericolo. La trapezista la colpì a tradimento, con aggiunta di cattiveria. Rosalia cadde nel fiume, stava annaspando. Lui non poteva muoversi, era diventato una montagna di lardo, una palla inchiodata.
    L’altra strada era buia, tempestosa, irta di trappole elettroniche, in ogni roccia si celavano spie e cimici. “Caccialesto” stava pestando Angilina che rifiutava di vendersi. Angilina assumeva il volto di donne diverse, ora bianche ora mulatte, ora scarne ora polpose. Lo zu Angiolo compariva dal nulla, armato di bastone e pestava Aspanu. Gli dava man forte l’ingegnere Riccobono, mentre il sindaco Totino Prestoscendo, legato a quattro zampe osservava da lontano, impegnato a scavare tra i rifiuti per sfuggire ad un cane che lo aveva scambiato per un albero dove scaricare la vescica.
    La terza strada era la più quieta. Uccelli multicolori volteggiavano nel cielo limpido, solcato appena da fiocchi di cotone che punteggiavano l’infinito. I bimbi correvano. Giocavano e si divertivano, risate cristalline salivano nell’azzurro, a lambire vette innevate di picchi altissimi. Ovunque quiete e candore, un’atmosfera di pace senza tempo ammantava di benefico chiarore la vista. Un’atmosfera rotta all’improvviso da un prolungato lugubre richiamo: uh, uh, uh. L’upupa planava all’orizzonte, apparentemente innocua, ma Bonanno sapeva cosa nascondeva. I bimbi non avevano paura, le correvano incontro a braccia spalancate, l’upupa ghignava perversa, l’occhio grifagno. Un bimbo più alto degli altri, capelli ramati e occhi che riflettevano il verdeggiare dei prati, si fermò spaurito. Michelino uscì dal gruppo, cominciò a correre verso Mansueto Malosso. Anche l’elettricista correva verso di lui, per afferrarlo e portarlo via, la distanza diminuiva, Michelino era sempre più vicino, sempre di più, ancora poche decine di metri, pochi secondi ancora e Malosso lo avrebbe abbrancato, protetto, pochi metri ancora. Non fece in tempo. L’upupa ghermì Michelino, lo sollevò in aria e lo portò via, sparendo tra nubi . Sciabolate di luce cadevano a pioggia sulla terra. Come lacrime del cielo.
    Si svegliò intriso di sudore. Il sogno era ancora vivido, palpabile, le immagini baluginavano nel chiarore mattutino confondendosi con le rasoiate di luce filtrate dai tendaggi. Era una bella giornata di novembre. Bonanno si levò ben deciso a porre fine alla questione upupa. Si lavò e si vestì in fretta ma prima di uscire, abbisognava di un conforto dalle stelle. Accese il televisore, si sintonizzò e lesse le previsioni del suo segno zodiacale: “Incomincia ad aprirsi qualche spiraglio ed è salutare un pizzico di ottimismo, purché non vi spinga ad agire in modo disordinato e caotico, usate l’intelligenza e dosate l’impetuosità”.
    “Ti pareva” commentò Bonanno tracannando il caffè preparatogli da donna Alfonsina. Si arrabbiò con Ringhio che, chissà per quale sfizio, continuava a mangiucchiare le sue pantofole, accompagnò Vanessa a scuola, salutandola con un bacio in fronte invece che sulla guancia. Dalla sera prima, gli veniva meglio così.

  72. Caro Roberto Mistretta,
    be’… certo, in generale il tuo amico scrittore ha ragione. Ma fra cento partecipanti ai blog letterari, quei due tre veramente in gamba mediamente ci sono. Inoltre esiste una fascia intermedia, molto popolosa, di gente abbastanza preparata. Il ”tempo libero da impiegare a fare i letterati della domenica” pero’ resta troppo diffuso come motivazione di fondo per partecipare. Il discorso e’ identico a quando entri in una grande libreria: se sei sprovveduto ti perdi e/o compri delle sciocchezze, se sei preparato prendi quel che ti interessa.
    Letteratitudine, inoltre, mi sembra che sia una ”comunita”’ diversa: piu’ rispettosa e meno rissosa – nonche’ piu’ competente di molti analoghi blog, cosa di primaria importanza.

  73. Salvo Zappulla:
    Scusami, ma ho letto e commentato solo ciò che tu gentilmente hai riportato sul blog.
    Purtroppo, abitando in Austria, non ho ancora il piacere di conoscere i tuoi romanzi.
    Allora, si tratta di un fraintendimento causato dallo scorrere del tempo che non viene sempre percepito immediatamente.
    Ciò significa che ogni opera va intesa come rispecchio del suo tempo e riproducendola aggiornata, come ho fatto io con le mie riflessioni.
    È solo un modo di vedere i fatti trattati, soggettività è tutto, anche oggi.
    Mi viene la domanda: cosa e come avrebbe scritto oggi il grande Dante?
    A mio parere, lo stesso, se fosse rimasto com’era allora, altrimenti aggiornato.
    Concludo, asserendo che nei tempi mutano le forme del loro apparire, ma non il loro contenuto.
    Ad ogni modo, di nuovo complimenti per l’eleganza e scorrevolezza del tuo scrivere.
    Una volta che abbia incominciato a leggerti, non vorrei smettere più.
    Lorenzo

  74. Caro Roberto,
    lo fai brillantemente, tanto da viverlo nelle proprie ossa.
    Branduardi ha affermato una verità. Bisogna curare la polvere di ogni giorno e ringraziare di averla sui propri panni; la polvere è la vita che bisogna sopportare e tenere in onore, perché ci segnala che siamo ancora integri ed onesti.
    I panni sono il nostro corpo, che deve sopportare tutte le ingiustizie e sofferenze di questo mondo.
    Solo lo spirito ci libera dai tormenti e ci sostiene, esso è la forza della sopravvivenza che ci suggerisce di tener duro e non venderci al prossimo approfittatore.
    L’ispirazione è il riflesso delle nostre decisioni prese; ci dona immensamente quando siamo capaci di sopportare le ingiustizie; sono infine loro che ci rendono sensibili e aperti a lei.
    È per questo motivo che il nostro mondo è bipolare; nella polarità percepiamo di vivere, mentre nella perfezione non esiste nulla sul quale formare una coscienza, è quindi come se non fossimo.
    I malfattori hanno bisogno dei benefattori, e così via in modo reciproco; tutto ciò è l’essenza della vita terrena.
    L’uomo non può fare altro che giocare la sua carta, ricevuta dal suo destino, e mutare ciò che gli è stato dato di mutare, seguendo le sue inclinazioni nella riconoscenza dei suoi compiti.
    Solo così percepisce il senso di vivere la propria vita, così come fai tu come scrittore del tuo tempo.
    Cari saluti
    Lorenzo

  75. Caro Lorenzo,
    credo che nei tempi purtroppo mutino sia le forme che il loro apparire e anche i contenuti, purtroppo. Il Tempo e’ tiranno ed oggi, appunto, di nuovi Dante in Italia non ve ne sono – a meno che non considerassimo la poesia come una mera esposizione di ”contenuti”; ma la poesia e’ un tutt’uno di forma e contenuti: se manca l’una o l’altro non e’ piu’ poesia.
    Ciao, caro
    Sergio

  76. @ Roberto
    Il tuo amico ti ha scritto: “Roberto, ho deciso per la mia salute mentale di non frequentare più nessun blog letterario, regno di sfigati e di perditempo.Scusami.
    Ciao”
    ——
    È evidente che avrà avuto qualche brutta esperienza con i blog letterari (può capitare). Credo che per scrivere in quel modo avrà avuto le sue buone ragioni.

  77. Un caloroso benvenuto ai nuovi arrivati.
    In partcolare a… Elena Migliorini

    @ Elena
    Hai scritto: “non sono di casa, è la prima volta che scrivo un commento su letteratitudine. Lo sto facendo con un po’ di batticuore sapendo che non sono all’altezza degli altri”.

    Cara Elena, da questo momento considerati di casa
    🙂
    E considerati pure all’altezza di chiunque. Ciò significa che sarai sempre la benvenuta e che – in pratica – sei… cooptata.
    Ti aspetto nei prossimi post.

  78. @ Roberto
    grazie per l’ulteriore estratto.
    Qualche altro commento e non sarà più necessario acquistare il libro.
    Quelli di Cairo gongoleranno.
    🙂
    Scherzo Roberto. Grazie davvero. E complimenti per l’efficacia della tua scrittura.

  79. @ Massimo. Ma lo sai che fai battutine caustiche. Ti preparo un bello scherzetto nel prossimo intervento.

  80. Massimo Maugeri all’inferno

    Guardai il tale indicatomi e mi sembrò di riconoscerlo. Possibile fosse lui: Massimo Maugeri! Possibile che un uomo della sua levatura si fosse ridotto a fare il gelataio? Cercai di avvicinarmi di più per averne conferma, ma un grosso cagnaccio che già martoriava i nostri timpani con i suoi latrati, ci impedì di proseguire.
    Mi ricordai delle polpette avvelenate. Ne tirai fuori un paio dal sacchetto custodito nella tasca del pigiama e le lanciai verso l’animale che le afferrò al volo, ingoiandole avidamente. Non per niente apparteneva a quel girone!
    Il cerbero emise l’ultimo guaito e cadde stecchito per terra. Le polpette continuavano a rivelarsi provvidenziali!
    Finalmente potemmo avvicinarci al tale in camice bianco senza timore di venire azzannati. Sì, era proprio lui: il nostro caro Massimo. Il noto personaggio serviva i gelati agli altri dannati. Roba dell’altro mondo! Il meschino, in maniche di camicia, si destreggiava, tra cialde e sorbetti di cacao e vaniglia, all’interno di un furgone sgangherato che aveva posteggiato ai bordi della spiaggia. Con i suoi gelati regalava qualche minuto di refrigerio ai poveri dannati sofferenti per il caldo. Lui, invece, con un gran fazzolettone, si asciugava ripetutamente il sudore che gli colava dalla fronte. Aveva un’espressione inclassificabile, da ebete. I suoi occhi non lasciavano trasparire alcuna luce di intelligenza, forse era il caldo che lo rammolliva o la tristezza per la grama sorte occorsagli. E ingiustamente, secondo il mio modesto parere, giacché lo conoscevo come una persona esemplare.
    Continuavo le mie considerazioni in solitudine. “Mi sembra che tu sia stato un po’ leggerino nel distribuire le pene. E anche superficiale. Hai voluto umiliare quel bravo ragazzo, costringendolo a vendere gelati”.
    “Non solo” ribatté Dante, “a lui è stato imposto assoluto divieto di assaggiarne”. Questa la sua condanna” aggiunse sardonico, “ed è poco per lui, te l’assicuro”.
    “Suvvia, solo per aver ecceduto con pastasciutte e lasagne al forno. Mi sembra tu esageri con la mania della dieta a tutti i costi!”.
    “Non mi riferivo a questo. Voglio dire che lui, rispetto agli altri, è anche fortunato, dal momento che ha la possibilità di starsene al riparo sotto il tetto del suo furgoncino. Mentre gli altri…guardali un po’ ”.
    Tutti i disgraziati, infatti, trascorrevano eterne giornate immersi in un mare inquinato, cosparso di putride alghe che mi ricordavano quelle dell’Adriatico. Per di più, dal cielo cadeva una pioggia acida che bruciava loro la pelle e li flagellava senza sosta. Le loro funzioni, anche fisiologiche, le espletavano all’interno dell’acqua, che si colorava di nero assumendo sempre più l’aspetto di fanghiglia. Solo una volta al giorno, a turno, ai condannati era concesso di poter uscire dall’acqua, il tempo di gustare un sorbetto.
    Dante proseguì da solo per un breve tratto di spiaggia, con l’intenzione di scorgere, tra quelle anime, qualcuno della sua città: ne approfittai per rilassarmi. Ordinai anch’io un bel cono che il condannato lesto mi porse. Quale emozione essere servito dal titolare di Letteratitudine in persona! Non era roba di tutti i giorni! Provavo un po’ di soggezione ma nello stesso tempo anche piacere.
    Il gelato, sebbene si sciogliesse con rapidità, a causa del gran caldo, aveva un discreto sapore e io ne avevo gustato già una buona parte, quando il Maestro fece ritorno: “Ma cosa fai?” mi redarguì severamente, “anche tu seduto a sorbire il gelato!”.
    “E ridagli con questa mania della dieta. E’ proprio una fissazione la tua!”.
    Dante scosse la testa. “Ti consiglio di buttarlo, immediatamente”.
    “E perché dovrei ? E’ buonissimo”.
    Quella brodaglia è stata mescolata con gli escrementi del cane che hai appena ammazzato. Cosa credevi che all’inferno distribuissero gelati veri? Guarda che questo non è luogo di villeggiatura”.
    . Vomitai anche l’anima. Colto da crisi isterica minacciai di mollare tutto e di tornarmene a casa.

  81. Salvo mi ha già messa in Paradiso… magari! Grazie… della fiducia!
    Auguro al tuo libro e a quello di Mistretta che a questo punto mi ha incuriosita di avere il successo che merita.

  82. Complimenti ai due fiori della terra siciliana, quasi nati dalla stessa zolla a quanto ho letto. Senza dubbio due belle penne, le ennesime di quella regione, l’ennesimo motivo per sentirmi legato a quel popolo. Io sono uno degli sficati ai quali fa riferimento l’amico scrittore al quale, tuttavia, mi permetto di suggerire una revisione critica del giudizio, quanto meno per eccezione. Nei prossimi anni la scrittura nascerà e si affermerà soprattutto in
    Rete. Nessun problema per chi ha continuato fino ai nostri giorni ad usare una Lettera 35, ma è una scelta d’elite. Forse proprio di questa sensazione elitaria risente la scrittura generando, in tal modo, due opposte reazioni: l’accademicità e l’improvvisazione. Ai primi bisognerebbe dire: “chi sa scrivere prima o poi…”, ai secondi la stessa cosa.
    Rinnovo i complimenti ai due autori e pongo ad entrambi la stessa domanda: è ancora necessario cercare fortuna all’estero per accreditarsi anche in Italia ? Se si, perché ?
    Vi ringrazio.

    p.s.
    Salvo, ovviamente per quanto ti riguarda si è trattato di una ulteriore conferma della tua verve che ben conosciamo qui a Letteratitudine

  83. @ Roberto, l’indovina Tiresia… predice che al Salone di Torino il suo romanzo mieterà ulterieri positivi consensi, oggi mi voglio rovinare… e molti lettori lo compreranno.
    @Salvo grazie, ma poi dopo avermi impalmato preparerai qualche prelibata polpettina anche per me? Pensavo che il tuo divino poema fosse in rima…come l’assaggino che ti propino, delle mie Cantiche scritte nel collegio di Andria..:-
    ********
    Nel mezzo del pendio di San Lorenzo
    mi ritrovai dinanzi ad una villa
    ed io come v’ entrassi ancora penso.
    Sembrava fori fosse assai tranquilla
    ma quando lo cancello fu varcato
    Pape satan, pape satan aleppe
    sentii di Fox lo Magistral latrato.
    Cotal paura solo il core seppe
    e dissi meco all’infero son io.
    Per l’erta scala salgo vacillante,
    ponendo mente non senza disio
    alla casetta mia così distante.
    Più non ricordo quel ch’ avvenne poi…
    e venni meno come fece Dante.
    ——–
    Ruppemi l’alto sonno nella testa
    lo campanello si ch’io mi riscossi
    come persona che per forza è desta
    e l’occhio riposato intorno mossi,
    dritto levato e fiso riguardai
    per conoscer lo loco dov’io fossi.
    Dentro lo dormitorio mi ritrovai..
    Vidi per prima quella Marilena
    che stette meco nel secondo Regno
    e siccome di dolci mai fu piena
    nel cerchio de golosi come pegno
    rimase a scontar la sua mancanza
    mentr’io mi avvicinai a quella coppia,.
    formata da Franca e da Costanza,
    l’una violenta l’altra un poco doppia…
    …………
    Come le pecorelle escon dal chiuso
    ad una a due a tre.. codesta mandria
    scesa dal Murgeo monte post’ in suso
    vennero alla fidelis Urbis Andria
    di Roberto messer la Sabatina,
    Angela, Grazia, Pia, le lussuriose…. (continua)

  84. Annunciazio’, Annunciazio’, ho fatto un’intervista a Luca Bianchini, che ADORO. Vi interessa?
    Vabbè, sono: off topic, autoreferenziale, ingrassata di 5 chili, capelli troppo lunghi, unghie cortissime e fondamentalmente antipatica, però, però vi piace Bianchini?
    Ditelo qui, così in caso contrario non posto l’interviù.
    Vi amo et abramo
    Faustine

  85. Caro Sergio,
    ho difficoltà a vederla come te. Per me è la nostra capacità percettiva che c’inganna continuamente.
    La soggettività nasconde tutto ciò che è in noi: le speranze svanite, i dolori e le sofferenze vere come quelle ritenute tali e dovute sopportare, le gioie troppo brevi e ingannevoli, il nostro “dover e anche voler essere” con il quale ci misuriamo continuamente.
    La nostra psiche deve sopportare il tutto; lo fa con fatica e non sempre riesce a ristabilire l’equilibrio necessario; viene sballottata in ogni direzione, e a volte non riesce a trovare l’uscita, così che c’immaginiamo di essere nell’inferno, o in purgatorio, o, seppure più raramente, anche in paradiso. Sono tutte nostre creazioni, alla ricerca di un senso e ordine nel nostro modo di essere.
    Il tempo è una nostra invenzione, un meccanismo utile per il nostro orientamento.
    All’infuori del nostro tempo reggono altre forme di percezione, altre leggi matematiche e fisiche, tanto diverse, come diverse sono le lingue parlate nella nostra dimensione.
    Il cammino è lungo e non offre alcuna garanzia di condurre alla meta sperata, se non con una fede forte e irriducibile, ma anche ingannevole e distruttiva, perché così siamo fatti ancora e non altro possiamo seguire se non l’intuizione, l’esperienza e la ragione acquisite.
    Cari saluti
    Lorenzo

  86. Dato che si è parlato tanto del Paradiso, Purgatorio ed Inferno, allego una barzelletta, che vuole indicare come il percepito sia solo frutto della nostra immaginazione e desiderio.
    Il paradiso, il purgatorio e l’inferno esistono prima in noi, essendo tre tappe da percorrere sul cammino del nostro divenire. Cosa sarà dopo, lo vedremo al momento opportuno; per ora non deve causare problemi e timori quando abbiamo trovato la nostra strada.

    Caio desidera scoprire cosa sia e cosa si faccia nelle tre dimensioni della nostra vita: purgatorio, inferno, paradiso.
    Entra nel purgatorio e vede molte anime banchettare, cantare e ballare gioiosamente.
    Mica male, osserva. Sono ora curioso di vedere come sia la vita nell’inferno.
    Vi ci entra e vede ancora più anime svolgere le stesse attività come nel purgatorio.
    L’unica differenza è che i pasti sono ancora più abbondanti e tutte le anime possono esibirsi nell’assoluta libertà, senza alcun controllo, accusa, punizione, limite.
    Benissimo, ora sono certo di trovare in paradiso lo stato massimo delle aspirazioni umane.
    Entra nel paradiso e trova un ambiente limpido, smagliante e luccicante, tanto da venire quasi accecato. Non vede un’anima, solo pace, solitudine ed eccessiva pulizia e ordine.
    Preso dalla storditaggine e timore, medita su cosa fare. Per il momento, pensa, non gli rimane altro che aspettare e sperare che qualcuno gli venga incontro. Finalmente, vede arrivare da lontano un vecchietto con la barba bianca e tenente una tazzina nella mano. Il vecchietto gli viene incontro a passi lenti e misurati e, arrivato davanti a lui, gli porge la tazzina sulla quale sono alcune foglie d’insalata, due fagiolini e un pezzettino di pane.
    Smarrito e incredulo, lo supplica di spiegargli la stranezza del posto e la scarsità dei cibi, quando nell’inferno e nel purgatorio si vive alla bella e alla grassa.
    Il vecchietto lo guarda in viso con un atteggiamento di commiserazione e comprensione e gli sussurra: bé, come vede, siamo soli e non vale la pena di cucinare.
    Saluti,
    Lorenzo

  87. Quando si dice la coincidenza: per tutta una serie di casulità che ometto per non tediare nesuno,io sottoscritta Diana Aconte Ferrari ho finito proprio la settimana scorsa di leggere
    IL MOSTRO di Zappulla – Armando SICILIANO ed.
    Poiché nel mio piccolo (anzi nel mio microscopico) mi diletto a scrivere prosa oltre che poesia (dicono sia- la specialità della Casa,DICONO…) ho concluso l’ultima pagina tirando delle meste somme: Morandi docet 1(?!)Salvo Zappulla è un fiume in piena … anzi no (che dico?) è un rivolo di magma ribollente: che si sia ispirato al suo amatissimo Etna? Io dico di sì; provate a sfogliare quel libro e andate un po’ a vedere di che tipo di morbo soffre l’unico personaggio femminile di rilievo di tutta la narrazione. Ragazzi miei la signora Bobbit era una dilettante… Alla larghissima se nella vita vi dovesse capitare una “sciantosa ” del genere…e poi che figura rimediereste al Pronto Soccorso!
    Ahi Ahi Ahi!
    Insomma è questa la peculiarità maggiore di Zappulla-a mio modestissimo parere: riesce a trattare qualsiasi argomento – e pure di quelli scabrosetti-pruriginosi- con una leggerezza da idrometra. Diciamo una idrometra al peperoncino.., ubriacata con una bella dose di nitroglicerina. Ma io mi chiedo e VI chiedo: ma Zappulla è più Achille Campanile, o più Dario Fo? ( e scusate se scomodo un Premio Nobel…ma prima leggetevi IL MOSTRO e poi fatemi sapere…)
    Con stima e non poca per l’autore… D.A.F.
    P.S. Per Mistretta …mi dolgo ma non è il mio genere!
    (PERDONO! Morandi docet 2 la vendetta)</a>

  88. Scusate TANTO per il messaggio appresso! Ho pasticciato con la tecnologia ( che mi odia e la cosa è reciproca…) SCUSATE!
    Non capisco come ho fatto a inserire tutto quel sottolineato e
    A CANCELLARE pure una frase che in realtà va così letta:
    ————————————————————————–
    Ho concluso l’ultima pagina tirando delle meste somme:
    “A quest’autore non sono degna nemmeno di scioglierli i sandali”
    Morandi docet 1 (?!) Salvo Zappulla è un fiume ………IL RESTO VA TUTTO BENE eccetto le sottolineature che -ripeto- ho inserito per sbaglio, per cui non significano nulla. Ok ho capito me ne torno da dove son venuta… SALUTI A TUTTI i miei pazientissimi lettori .

  89. Sono stato fuori sede e rientro solo adesso. Un caro saluto ai nuovi intervenuti e un abbraccio a Evento. Per quanto mi riguarda, caro Evento, non mi sono ancora accreditato nè all’estero, nè in Italia.

  90. @ Salvo Zappulla
    Grazie per avermi inserito nel tuo Inferno. Non meritavo tanto.
    🙂
    Però ti sei dimenticato di descrivermi con la mia immancabile camicia celeste (sarebbe come decrivere Superman senza mantello).
    Il ruolo del gelataio mi piace.
    E mi fatto sorridere molto la scena in cui tu ti sorbisci il sorbetto.
    Ora capisco perché ti puzza l’alito!
    🙂

  91. Un affettuoso saluto a Robetto e Salvo. Io li ho letti entrambi i libri e li ho apprezzati per la scottante attualità degli argomenti trattati e per l’accattivante uso del mezzo espressivo. Li ho fatti leggere ai miei alunni ed è stato molto interessante ed educativo il dibattito che ne è derivato. Mi ha fatto piacere avere l’opportunità di partecipare a questa conversazione telematica e ringrazio Roberto che me ne ha dato l’opportunità. A presto.

  92. Due autori validissimi, due persone squisite, che saluto caramente.
    Mi fa immenso piacere averli trovati qui ‘a confronto’.

    Buon 1° maggio a tutti!

  93. Non sono qui per unirmi al coro dei dei consensi e degli omaggi ai due autori(che vi prego di considerare impliciti)ma non ho resistito alla replica di evento a quel grande personaggio,ovviamente tra virgolette,che ha definito sfigati i frequentatori dei blog.Concordo pienamente con il vaticinio dell’impagabile evento,unico di nome e di fatto.Scrivere non deve essere appannaggio elitario,ma ricerca di condivisione e coinvolgimento ,anche multimediale,ben venga ogni mezzo idoneo.Occasione di riflessione,di dibattito,di crescita,di scambio.La conoscenza come raggio di luce che discende dallo spirito santo è un’immagine da relegare alla dogmatica cristiana,in realta’ e’ una ricerca quotidiana che nasce dal confronto-scontro con altre anime,altre esperienze e diverso sentire.La letteratura diventa un fatto piu’ democratico,o corale?ci dispiace per gli snobbisti della ‘lettera 35’,prima o poi si rassegneranno.

  94. L’importante e’ che la gente scriva bene: dicendo cose non superficiali, rispettando le regole grammatical-sintattiche, evitando di polemizzare troppo e mettendo le dovute spaziature. Questa, secondo me, e’ buona Letteratura. Ovvio che qualcuno, dunque, storca il naso, vedendo che per leggere certi interventi servirebbe solo di stare nella testa dello scrivente.
    Insomma: viva la rete, purche’ si qualifichi; questo e’ il sunto.

  95. Maria Gemma, grazie per il sostegno. Devo dire che di professori ne abbiamo fin troppi. Sono gli studenti che mancano, ma non perchè non siano nelle classi. A cercarli bene, molti di loro sono in Rete. Studiano molto.

  96. Ciao e grazie a tutti per avere partecipato a questo blog

    parto domani e sabato 10 maggio sarò alla Fiera del libro di Torino, dalle 16 alle 18, presso lo stand di Cairo Editore.
    Chi si trovasse a passare da quelle parti sarà il benvenuto.

    un abbraccio a tutti

    Ciao Salvo ci vediamo a Torino

    roberto

  97. Ciao a tutti. E grazie Massimo. Sei un padrone di casa davvero speciale. Io sarò al Salone di Torino tutto il tempo della Fiera, nello stand dell’ Editoria siciliana. Per chi volesse venire a trovarmi.

  98. Sono MOLTO curioso ora…

    Giulio

    Ps. Spero che un giorno possiate recensire il mio “Il Sid e la sua Tribù” edito Fermenti…

  99. Mistretta è un talento, e il Canto dell’Upupa è un libro magnifico.
    Non c’è altro da aggiungere. Non conosco Zappulla, mi scuso, ma non saprei cosa dire: leggerò presto.

    Ciao a tutti. Ciao Roberto: forza.
    Antonio Messina

  100. Sono appena tornata dal viaggio di nozze e ho riscontrato con molto piacere l’esistenza di questo interessante dibattito che vede il mio caro amico Salvo come protagonista.
    Vanno a lui i miei migliori auguri e gli ricordo che aspetto ancora una copia di “In viaggio con Dante all’inferno” autografata …
    Un caro saluto a tutti gli amici di letteratitudine e a Massimo.

  101. Caro Bonanno,
    Ti ho conosciuto a grandi caratteri, nelle curve della “Spirale di Archimede” (edizioni Angolo Manzoni collana CORPO 16), “il maresciallo Saverio Bonanno, comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Villabosco, sputo di paese nel cuore di Sicilia…”
    Eri più sereno in quel periodo (perciò consiglio chi voglia conoscerti in tutte le sfaccettature di cercare questo piccolo, delizioso libro, anche in biblioteca), avevi posato per un attimo il peso del dolore del mondo che ti porti sempre appresso. O forse no, anche la morte di un gatto incrina l’universo.
    “Il canto dell’upupa” è un libro bello e fortissimo, spalanca sotto i nostri occhi un inferno che purtroppo può essere – è, per molti piccoli – realtà.
    Roberto Mistretta non cessa di denunciare il male, nella speranza che qualcuno – forse proprio tu, Saverio – lo arresti.
    Salutami Roberto, quando lo vedi. Peccato non essere passati dallo stand di Cairo Editore, a Torino…
    Ciao, Massimo

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