Dedichiamo questa pagina alla scrittrice, saggista e critica letteraria Bianca Garavelli scomparsa il 29 dicembre 2021. I funerali si svolgeranno a Vigevano lunedì 3 gennaio 2022
Di seguito, approfondimenti sui tre tra i più recenti volumi pubblicati da Bianca Garavelli (con il coinvolgimento dell’autrice): intervista radiofonica su “Dante. Così lontano, così vicino” (Giunti, 2021); incontro con l’autrice sul romanzo “Il dono della tigre” (Giuliano Ladolfi Editore, 2020); intervista sul romanzo “Le terzine perute di Dante” (Baldini & Castoldi). Consigliamo la lettura di questo articolo pubblicato su Avvenire (in seguito alla notizia della scomparsa della scrittrice)
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Bianca Garavelli (Vigevano, 23 agosto 1958 – Vigevano, 29 dicembre 2021) è stata una scrittrice e critica letteraria italiana.
Bianca Garavelli, nata a Vigevano, è stata narratrice e dantista. È stata allieva di Maria Corti all’Università di Pavia e dottore di ricerca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nonché membro associato di ricerca del Centro Internazionale di Studi Sirio Giannini di Seravezza (Lucca). Critico letterario del quotidiano “Avvenire”, ha divulgato l’opera di Dante attraverso conferenze e lezioni spettacolo. È stata autrice di romanzi e libri di racconti con atmosfere di tensione, gotiche e noir, tra cui “Il mistero di Gatta” Bianca (Laterza 2000), “Beatrice” (Moretti & Vitali 2002), “L’oscurità degli angeli” (Ladolfi 2013; Premio Città di Fabriano 2013), “Il passo della dea” (Emma Books 2014), “Il dono della tigre” (Ladolfi 2020), “Le terzine perdute di Dante” (Rizzoli BUR 2015, seconda edizione 2021; Premio Prata 2016). Per i Grandi Classici BUR ha curato le introduzioni e i commenti all’Inferno (2015) e al Purgatorio (2021). Dal 2012 è stata direttore artistico del Premio Letterario “La Provincia in giallo” organizzato dal Rotary Club Cairoli, dedicato a romanzi e racconti di genere giallo-noir ambientati nella provincia italiana.
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BIANCA GARAVELLI con “Dante. Così lontano, così vicino” (Giunti), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)
In streaming e in podcast su RADIO POLIS
trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri
regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin
PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA QUI
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Ospite della puntata: la scrittrice Bianca Garavelli.
Con Bianca Garavelli abbiamo discusso del suo libro “Dante. Così lontano, così vicino” (Giunti)
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La scheda del libro: “Dante. Così lontano, così vicino” di Bianca Garavelli (Giunti)
È morto settecento anni fa, ma sembra che non sia mai stato così vicino a noi. Dante era un uomo profondamente immerso nel suo tempo, ma anche incredibilmente evoluto rispetto a esso. Era così avanti che molte delle cose di cui ha scritto ci aiutano, anche nel concreto, a capire meglio il nostro, di tempo. Questo è un viaggio nel viaggio dantesco, in cui Bianca Garavelli, una delle più note commentatrici e conoscitrici dell’opera del Poeta, ci prende per mano per insegnarci – proprio come fossimo suoi allievi – a leggere in Dante tutta la sua attualità. Sapevate, ad esempio, che Dante, uno dei primi tra i suoi contemporanei, si era avvicinato alla letteratura araba e che tra i modelli della Divina Commedia c’è Il libro della Scala, il racconto del viaggio nell’oltremondo compiuto da Maometto? Questa e altre scoperte su come Dante affronta i temi dell’orrore, dell’amicizia, della figura femminile, della struttura del cosmo, del rispetto della natura lo rendono a tal punto uno di noi da lasciarci senza fiato.
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IL DONO DELLA TIGRE di Bianca Garavelli (Giuliano Ladolfi Editore): incontro con l’autrice e uno stralcio del libro
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«Il dono della tigre nasce intorno a un sogno», ha detto Bianca Garavelli a Letteratitudine. «Dalla potenza incredibile di un sogno, che è in grado si cambiare la vita di Alberto: un uomo arrivato alla maturità fra successi e certezze, ma che è colpito da una perdita che lo mina nel profondo.
La fonte della sua sofferenza è l’incapacità di comunicare il suo amore alla figlia Simona, che in famiglia, non sa nemmeno perché, hanno sempre chiamato Simonetta, tanto che prova un forte disagio al pensiero che non sia il suo vero nome. Quando sua moglie Francesca, fidanzata con lui dai tempi dell’università, lo lascia, in Alberto scatta un senso di smarrimento che non si aspettava. E da allora comincia il suo sogno ricorrente, che lo visita sempre più spesso, provocandogli un assurdo terrore.
In sé, questo sogno non ha nulla di terribile: una donna sconosciuta, dallo sguardo di un’intensità che lo soggioga, gli si avvicina. Non una minaccia, dunque, come nemmeno l’azione che compie quando gli è vicina: gli sorride. Eppure, Alberto a quel punto è soffocato dall’angoscia e si sveglia di soprassalto, sudato e ansimante. Come se nel sorriso di quella misteriosa donna si nascondesse qualcosa di essenziale per lui, qualcosa che non riesce né a capire né a ricordare.
Proprio quando è al culmine dell’ansia, gli viene in soccorso Chiara, la giovane assistente alla regia della trasmissione radiofonica che lo ha reso famoso. Chiara gli suggerisce di rivolgersi a una psicologa il cui metodo di lavoro è basato sui sogni, Anna Panebianco.
E a questo punto sulla vicenda famigliare si innesta l’avventura: dentro la mente, e al tempo stesso esotica. Perché Alberto si trova alle prese con un’antica tecnica di sogno lucido, elaborata da un popolo malese che aveva impostato tutta la propria vita sui sogni, interpretandoli come messaggi divini. Porterà così dentro la propria esperienza quella degli antichi Senoi, arrivando quasi a fondersi con un giovane guerriero che nel sogno lotta contro la sua paura, e la sconfigge. Ricevendo in cambio un dono inatteso, che lo accompagnerà per il resto della vita».
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Uno stralcio del libro dal capitolo 6: “Il dono della tigre” di Bianca Garavelli (Ladolfi)
Se fosse un giornalista di cronaca nera, magari adesso sarebbe avvantaggiato nella ricerca degli indizi, pensa mentre inizia a prepararsi per la nuova giornata. Doccia, deodorante coordinato con l’acqua di colonia. Una fragranza che ha scelto Francesca, naturalmente. Non gli è mai dispiaciuta, ma gli vengono in mente le immagini di altri flaconi, che qualche volta ha notato in profumeria, quando ha accompagnato sua moglie a fare rifornimento di prodotti di bellezza, di sabato pomeriggio. Occasioni rare. Intimità distratta, sguardi vaganti su oggetti colorati, il naso riempito da profumi sensuali che non conosceva. Immagini ammiccanti alle pareti: volti di uomini e donne giovani, occhi azzurri e castani che ti fissano, corpi scolpiti, a volte famosi.
«Questo profumo sei tu. È fresco e affascinante, come te. Sempre attuale, non invecchia mai» gli diceva lei. E gli spruzzava sul polso una nuvola ambrata che usciva da un flacone trasparente, cristallo sormontato da una cupoletta dorata. Due parole in francese, un nome e un aggettivo, sulla confezione: Eau Sauvage. La commessa sorridente commentava la bontà della scelta, aggiungeva che era un classico, adatto per tutte le occasioni.
Adesso è arrivato il tempo di provare nuovi profumi, di cercare quello che sente veramente suo. Si dà un’ultima occhiata di controllo nello specchio dell’ascensore: i capelli meriterebbero più attenzione, deve trovare il tempo di fare un giro dal barbiere. Tasta la tasca interna della giacca: ha dimenticato il taccuino su cui ha trascritto il sogno. Sembra incredibile, dal suo quadernetto per gli appunti non si separa mai, da quando ha iniziato a lavorare. Inverte la direzione dell’ascensore, che ormai è arrivato quasi al piano terra, torna di corsa nell’appartamento. Deve portare il taccuino con sé, oggi a maggior ragione: dopo pranzo tornerà dalla dottoressa Panebianco.
Altra sorpresa: dentro l’appartamento trova la signora filippina che due volte la settimana veniva a fare le pulizie quando c’era anche Francesca. Strano, non l’ha vista passare, avrebbero dovuto incrociarsi. Oppure è così distratto, assorto nei suoi pensieri, che persino spicchi di realtà ormai sfuggono alla sua vista. E c’è un altro particolare fuori posto: dopo la separazione non le aveva più confermato il contratto, si era fatto riconsegnare le chiavi.
«Mi scusi dottore, mi ha mandato la signora a prendere delle cose… dimenticate», balbetta lei, con difficoltà. Non ha ancora imparato la lingua alla perfezione, ma comunica bene di solito. Eppure adesso è impacciata, arrossisce, fatica ad articolare le parole. «Mi ha dato lei le chiavi. Mi scusi, mi scusi».
Potrebbe essere entrata dalla porta di servizio che dà sulla cucina, e questo spiegherebbe perché non si sono incrociati prima. Dovrà cambiare le serrature dei due ingressi, dopo questa intrusione. Francesca non abbandona la presa, nonostante le sue dichiarazioni di voler dimenticare questa casa, di pensare solo a una svolta, a un cambiamento totale della sua vita, senza di lui.
«Non si preoccupi, faccia pure. Che cosa si era dimenticata?»
La signora delle pulizie balbetta di nuovo qualcosa. Ha già preso un oggetto, che tra le sue mani minute sembra più grande. È un libro, con la copertina bianca e grigia, consumata, su cui spicca un’immagine, indistinguibile.
Le mani di Alberto si muovono senza la sua volontà: tremano un po’, mentre toccano il libro, lo sfilano dalla presa incerta della donna. Il tremito si propaga a tutto il corpo, quando finalmente può vedere bene la copertina, leggere il titolo. Non indossa gli occhiali ma non ne ha bisogno: ha riconosciuto l’immagine, le cupole e le torri del Taj Mahal nella foschia di un cielo surriscaldato, ormai sa di che cosa si tratta. Non ricordava nemmeno di averlo in casa. Sa che è uno dei preferiti di Francesca, e poi lo è diventato anche di Simonetta: Verso la cuna del mondo, il reportage del viaggio in India di Guido Gozzano, il poeta che anche lui ha sempre amato, letto e riletto con piacere.
Un capogiro violento lo travolge. Barcolla, deve sostenersi con la mano a una sedia, lasciar andare il volumetto, per evitare di cadere. Lo sguardo della donna di fronte a lui è incredulo, sconvolto. È l’ultima cosa che vede, prima di entrare nel buio.
(Riproduzione riservata)
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La scheda del libro: “Il dono della tigre” di Bianca Garavelli (Ladolfi)
Alberto Alemanni, giornalista radiofonico di successo alle soglie della terza età, è tormentato da un sogno ricorrente, in cui una donna sconosciuta si avvicina e gli sorride. Questo semplice gesto, senza un ragionevole motivo, ha il potere di sconvolgerlo. Alberto, da poco separato dalla moglie Francesca e in crisi comunicativa con la figlia adolescente Simonetta, si rivolge a una psicologa esperta nell’esplorazione dei sogni, che la sua giovane collaboratrice Chiara gli raccomanda: Anna Panebianco. L’incontro con la dottoressa apre ad Alberto strade mai percorse, che a poco a poco cambiano il suo modo di vivere sentimenti ed emozioni. Durante una trasmissione radiofonica in cui condivide col pubblico i suoi stessi sogni, conosce il professor Ray Light-Taylor, antropologo esperto dei Senoi, antico popolo malese che aveva fondato l’intera società sul suo legame col sogno, raggiungendo un’armonia duratura nella vita comunitaria e sviluppando un coraggio insuperabile in battaglia. La loro tecnica di sogno lucido era in grado di creare un dialogo con l’inconscio e rafforzare le energie interiori: utilizzando questa tecnica rivisitata, Alberto affronta la sua paura. E finalmente, dopo visioni e scoperte in cui rischia di smarrirsi, capisce da quale impensabile sorgente provenga il suo incubo. Ritrova la sua capacità di amare, abbattendo strati difensivi che nascondono, anche a se stesso, la sua vera anima. “Il dono della tigre” è un thriller psicologico che si addentra nei labirinti della mente; è un’indagine sui sentimenti maschili e sugli affetti familiari, che rischiano di perdersi per incomprensioni e difficoltà comunicative. Ed è anche un romanzo sul potere dei sogni, sull’inatteso rapporto che hanno con la nostra vita.
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LE TERZINE PERDUTE DI DANTE: intervista a Bianca Garavelli
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Bianca Garavelli, scrittrice e critica letteraria (scrive sulle pagine del quotidiano Avvenire), è un’appassionata studiosa dell’opera di Dante: ha curato diverse edizioni della Commedia, saggi e manuali di interpretazione. Di recente ha pubblicato un romanzo che si rifà, per l’appunto, alla figura di Dante. Il titolo è molto evocativo: “Le terzine perdute di Dante” (Dalai editore)
– Bianca, partiamo dall’inizio, cioè dalla genesi del libro. Come nasce “Le terzine perdute di Dante”? Da quale idea, o esigenza o fonte di ispirazione?
La prima fonte di ispirazione è il canto XXVIII del Paradiso: qui Dante ci racconta la sua prima visione di Dio, che con un’incredibile intuizione sembra anticipare alcune teorie sull’universo della cosmologia contemporanea. È un canto poco letto a scuola, poco conosciuto in generale, eppure merita una rilettura perché è di grande suggestione visiva e cosmica. Qui il pellegrino, dopo aver attraversato tutti i cieli visibili dalla Terra insieme a Beatrice, arrivato nel Primo Mobile e quindi sull’orlo dell’Empireo, si affaccia sul vero Paradiso, invisibile dal mondo terreno, e vede per la prima volta Dio. Che appare in forma di luminosissimo, minuscolo punto, da cui dipende tutto il creato, e che ne è il vero centro, ma al tempo stesso lo contiene. È un un’immagine davvero affascinante: questo “punto” che dà origine all’universo mi ha fatto pensare al Big Bang e ad altre teorie sulla formazione del cosmo. Come se Dante avesse intuito qualcosa che la scienza contemporanea sta ancora studiando … E poi, qui c’è un particolare degno di un grande romanziere: la prima visione del punto divino passa attraverso gli occhi di Beatrice, che gli fanno da specchio e lo introducono così in un “altro universo” che sembra contenere tutto il sistema planetario conosciuto. Ancora una volta, fino all’assoluto, è la sua donna che gli sta accanto, e lo introduce alla più sconvolgente e positiva esperienza della sua vita. Ce n’è abbastanza per stuzzicare l’immaginazione di una narratrice …
– Da grande studiosa di Dante e dell’opera dantesca… che tipo di esperienza è stata, per te, far “rivivere” Dante come un personaggio di un tuo romanzo?
Innanzitutto, una grandissima emozione. Ho amato questo personaggio forse più di qualunque altro, e ho temuto fino alla fine di mancargli di rispetto. Forse è soprattutto per questo motivo che ho impiegato sei anni a finire il romanzo. Ho cercato di dare vita ai suoi sentimenti, alle sue emozioni di esule, sempre attraverso la sua scrittura, in primo luogo, e poi le biografie, alcune delle quali recentissime. Mentre scrivevo, ho finto di dimenticare tutto quello che conoscevo su Dante poeta e il suo mondo letterario, anche se, naturalmente, è proprio grazie a questa conoscenza che ho potuto scrivere il romanzo.
– Hai svolto ricerche ulteriori propedeutiche alla scrittura di questo romanzo… ?
Devo dire che mi sono impegnata in letture scientifiche, non dantesche… Anche perché nell’ultima parte del romanzo si parla di un tema di strettissima attualità: la scoperta del Bosone di Higgs, forse meglio noto come “la particella di Dio”, di cui nella prima stesura si parlava ancora come di una parte di una teoria scientifica, ma non verificata con prove di laboratorio. Così dopo la scoperta ho dovuto riscrivere i capitoli in cui ne parlavo, quasi in tempo reale… Poi per quanto riguarda le teorie sugli inquietanti pericoli per il pianeta insiti in alcuni esperimenti scientifici, mi ha aiutata l’astrofisico Marco Bersanelli, con cui ho anche tenuto una doppia conferenza sulla cosmologia di Dante, al Planetario di Milano e all’Auditorium San Dionigi di Vigevano.
– Cosa ci faceva Dante nella Parigi del 1309?
Probabilmente si dedicava ad appagare la sua sete di sapere. Dico “probabilmente” perché non c’è alcuna prova che Dante abbia realmente trascorso un periodo della sua vita a Parigi, anche se il cronista Giovanni Villani e lo stesso Giovanni Boccaccio, da biografo di Dante, parlano di un suo soggiorno nella capitale francese.
Ma ho sempre fatto riferimento soprattutto a un indizio: è nel canto X del Paradiso, dove si trova, fra i sapienti del cielo del Sole, un filosofo condannato come eretico dalla Chiesa, Sigieri di Brabante. Da questi versi mi sembra di poter percepire una familiarità, una possibile conoscenza diretta dei luoghi in cui svolgevano gli studi di quella che era l’antenata dell’attuale Università della Sorbona, e dove regnava un tale fermento di idee che poteva distogliere il poeta esule dal dolore per il distacco forzato dall’amata Firenze. Persino uno degli autori che Dante aveva letto con maggiore attenzione, Tommaso d’Aquino, aveva risentito di quel clima culturale a dir poco vivace, tanto che aveva rischiato di subire a sua volta una condanna per eresia.
– Un altro importante personaggio del libro è Marguerite Porete, mistica accusata di eresia. Ci parleresti un po’ di lei? Chi è Marguerite?
Marguerite la Porete è in un certo senso il corrispettivo femminile di Dante: è una perseguitata per le sue idee, nel suo caso religiose e non politiche, si interessa dei misteri divini, scrive in lingua volgare, nel suo caso in antico francese: il trattato Lo specchio delle anime semplici che dimorano in volontà e desiderio. Dante potrebbe averla conosciuta se avesse soggiornato a Parigi nel 1309, così come potrebbe aver letto il suo trattato. Era una donna integra e coraggiosa, che per difendere le sue idee teologiche, in materia di comunicazione dell’anima umana con Dio, che secondo lei poteva avvenire direttamente, non cede di fronte a chi vuole condannarla a morte. Anche nel suo caso, ho cercato di renderla un personaggio credibile, con sfumature umane: Dante avrebbe potuto trovare un’amica sincera, un sostegno affettivo oltre che intellettuale in una donna simile.
– Dante si ritrova coinvolto tra i meandri di una sorta di conflitto tra due ordini segreti. Cosa puoi raccontarci, in merito, senza svelare troppo del libro? Ed è solo fiction, o ci sono riferimenti a fatti effettivamente accaduti e a documenti reali?
Una delle “sette” religiose che animano il libro, la Fratellanza del Libero Spirito, è realmente esistita, e faceva capo appunto a Marguerite Porete. Le altre sono una mia invenzione, ma basata su possibilità storiche e, nel presente, ispirate al modello di Beatrice e dei personaggi femminili che la attorniano, nella Vita Nuova. Le quali rappresentano un corteo protettivo e sottilmente invadente, a cui Dante stesso fa appello perché lo sostengano nel difficile compito di esaltare la bellezza interiore della donna amata. Saranno loro a difendere e aiutare Riccardo nel suo tentativo di riportare alla luce il messaggio per la salvezza dell’umanità nascosto nelle terzine ritrovate.
– La storia, poi, procede con un salto ai giorni nostri. E qui incontriamo l’altro protagonista del libro che è Riccardo Donati (cultore di filologia romanza, in procinto di tradurre il Roman de la Rose). Vorresti parlarci un po’ di lui, cara Bianca?
In Riccardo Donati, insegnante “cultore della materia” che aspira a un posto all’università e che sogna di fare una nuova, poetica traduzione del Roman de la Rose, ci sono le contraddizioni di un uomo di talento che però non si sente riconosciuto dalla società, e che non è ancora consapevole di avere delle qualità importanti, ancora nascoste all’inizio della storia. Nell’avventura che seguirà quella che forse è la prima trasgressione della sua vita, il furto del manoscritto della Biblioteca Ambrosiana di Milano dove ha scoperto quella che sembra proprio essere la firma di Dante, scoprirà anche di avere un misterioso e profondo legame proprio con il Sommo Poeta. Sarà la sua amica Agostina ad aiutarlo e a fargli capire chi è veramente. Il suo coraggio e la sua nuova consapevolezza di sé e del suo ruolo emergeranno nell’ultima parte del romanzo.
– Riccardo è supportato da Agostina (la sua migliore amica, esperta di arti marziali). Presentaci Agostina. Che tipo di donna è?
Agostina è una donna che è sempre stata accanto a Riccardo, tanto che lui stesso fatica a ricordare come si sono conosciuti: gli sembra parte integrante della sua vita, non si rende conto fino in fondo di quanto gli sia stata d’aiuto sempre. Anche lei, a suo modo, ha qualcosa che rimane nascosto, all’inizio: è bella e affascinante ma non lo fa apparire, è molto interessata agli studi di Riccardo e alla sua scoperta ma non lo dà a vedere. Il suo ruolo decisivo si chiarisce sempre più nel corso della vicenda, in cui ha un compito simile a quello di Beatrice per Dante: aiutare il suo uomo, il suo protetto, per così dire, a capire chi veramente è. Certo, è perfettamente ambientata ai giorni nostri e ha scelto una vita dinamica, sportiva, forse anche per meglio nascondere le sue grandi doti intuitive e le sue insospettabili conoscenze, che attingono a una sapienza segreta e molto antica. Una sapienza che condivide con altre donne simili a lei, una rete protettiva di amiche dislocate in varie città d’Italia e non solo.
– Che tipo di riscontro hai avuto dalle varie presentazioni del libro? Hai qualche aneddoto da raccontarci?
Mi sono divertita e mi sto divertendo alle presentazioni, perché i lettori sono molto partecipi, molto incuriositi e intervengono con domande e commenti. Ricordo con piacere l’aperitivo “dantesco”, che una storica di enogastronomia, Grazia Rossanigo, mi ha aiutato a preparare alla prima presentazione, a Vigevano, la mia città: a base di ippocrasso, vino rosso speziato in uso non proprio nel Medioevo quanto nel Rinascimento, comunque di grande successo. E gli studenti di Mazara del Vallo, in stage al Liceo Copernico di Pavia, che ho incontrato in ottobre e che mi hanno subissata di domande, facendo commenti su Dante e sul suo amore per Beatrice. Sono passata per ambienti diversissimi: dal Polo Psicodinamiche di Prato, centro postuniversitario in cui mi sono adeguata a un linguaggio psicanalitico, al centro culturale di Scaldasole, un paesino della Lomellina sempre attento alla cultura, alla prima edizione di Book City, la manifestazione che vuole Milano capitale italiana del libro, e, sempre a Milano, alla Kermesse “Olio Officina Food Festival” dove si è parlato dell’olio come cultura e quindi di libri.
Una delle domande ricorrenti è: «Ma che c’entra Dante con il Bosone di Higgs?». Oppure: «Quanto c’è di autobiografico in questo libro?». E in questo caso, sono davvero in difficoltà a rispondere…
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