Questa nuova puntata della rubica “Autori/Autrici da non dimenticare“, correlata in questa occasione a “Letteratitudine Cinema“, è dedicata alla figura di Chiara Palazzolo (Catania, 31 ottobre 1961 – Roma, 6 agosto 2012): scrittrice cresciuta a Floridia, nel siracusano.
* * *
In occasione dei sessanta anni della scrittrice Chiara Palazzolo e a nove anni dalla sua scomparsa, le associazioni Urban Center e Cineclub Bergman, in collaborazione con Filmstudio Roma, hanno realizzato una serata speciale dedicata alla memoria della scrittrice di origini floridiane che, con la trilogia dei ‘sopramorti’, ha rivisitato sottogeneri quale l’horror, il gotic novel e il fantasy contaminandoli felicemente con la tradizione letteraria ‘alta’.
Oltre ad un convegno dedicato all’opera della scrittrice, grazie al prezioso sostegno di Warner Bros Italia e VivoFilm, sarà proiettato in anteprima il film ‘Non mi uccidere’ (2021), diretto da Andrea De Sica, tratto dal romanzo omonimo della scrittrice che inaugura la trilogia di ‘Mirta-Luna’.
L’omaggio a Chiara Palazzolo si terrà a Floridia domenica 31 ottobre 2021, alle ore 18.00, presso il Teatro Iris.
Il semiologo e critico letterario Salvo Sequenzia, che parteciperà al convegno e che di Chiara Palazzolo è stato amico, ha tracciato un profilo critico dell’opera della scrittrice.
* * *
[Proponiamo l’ascolto di Chiara Palazzolo in questa breve conversazione con Massimo Maugeri (video su YouTube), dal Salone del Libro di Torino del 2011]
* * *
CHIARA PALAZZOLO: La Sicilia, l’altro e il ‘canone strano’
«La Sicilia è un’isola per modo di dire».
Pensando a Chiara Palazzolo e ai suoi romanzi mi sovviene questa frase che dà il titolo a un fortunatissimo libro di Mario Fillioley (M. Fillioley, La Sicilia è un’isola per modo di dire, minimum fax, 2018).
Chiara Palazzolo sapeva molto bene che la Sicilia, dove la scrittrice era nata nel 1961 e aveva trascorso la sua giovinezza, è «un’isola per modo di dire».
La Sicilia è ben altro. Questo ‘altro’ Chiara Palazzolo lo ha portato con se a Roma, la città dove ha vissuto e ha lavorato e dove è venuta a mancare nel 2012 interrompendo una felice vicenda letteraria che ha attraversato quella che Gianluigi Simonetti, passando al vaglio una densa e liquida nebulosa di opere, ha definito «la letteratura circostante»: la letteratura italiana ‘ultracontemporanea’ – quella, cioè, pubblicata nei decenni situati a cavallo tra la fine del Novecento e il Millennio ‘00’ – intesa «come laboratorio di un distacco progressivo e irreversibile dalla tradizione del Novecento» (G. Simonetti, La letteratura circostante, Il Mulino, 2018).
Questo ‘altro’ Chiara Palazzolo lo ha consegnato ai suoi romanzi e ai suoi racconti, alla sua scrittura algida, impietosa, colta e raffinatissima che si è spinta sino a toccare la waste land dell’anima e ad affondare nel «cuore di tenebra» dell’uomo.
Gruppi di lettura sui social, premi a lei dedicati, approfondimenti sulla sua opera e, recentemente, anche un film ispirato a uno dei suoi romanzi più fortunati (Non mi uccidere, diretto da Andrea De Sica, sceneggiato da Gianni Romoli e dal collettivo Grams e prodotto da Warner Bros Entertainment Italia e Vivo film, 2021) testimoniano l’attenzione e l’affetto che i lettori di ogni generazione, ma, soprattutto, i giovani, continuano a nutrire per la «miglior autrice di letteratura non realistica dei nostri anni» (Loredana Lipperini, “Non mi uccidere”: l’Italia gotica di Chiara Palazzolo, la Repubblica, 6 maggio 2021).
La notorietà di Chiara Palazzolo è legata alla “trilogia di Mirta-Luna” (Non mi uccidere, 2005; Strappami il cuore, 2006; Ti porterò nel sangue, 2007), un ciclo di romanzi pubblicati dall’editore Piemme (e, recentemente, ripubblicati dal gruppo editoriale SEM) nelle cui pagine l’autrice racconta le vicende dei «sopramorti», creature uscite fuori dal suo immaginario, una sorta di Frankenstein costruito con pezzi di personaggi appartenenti all’enciclopedia horror di ogni tempo: zombie, vampiri, mutanti e immortali.
I personaggi che popolano i romanzi di Chiara Palazzolo – dai «sopramorti» della ‘trilogia di Mirta-Luna’ alle streghe de Il bosco di Aus (Piemme, 2011), il suo ultimo romanzo ambientato in un bosco abitato da misteriose donne custodi di forze ancestrali, passando per le maschere di una borghesia residuale de La casa della festa (Marsilio, 2000), suo romanzo d’esordio, e i fantasmi della nevrosi de I bambini sono tornati (Piemme, 2003) – li incontriamo, oggi, nel mare magnum dell’immaginario Midcult e nella produzione Masscult contemporanei, disseminati nel cinema, nella letteratura, nel fumetto, nella ‘neofiction’ e nei mondi virtuali del gaming. Chiara Palazzolo, nei suoi romanzi, ha anticipato i processi di gamification della realtà introdotti dalla cultura dei videogiochi e della tecnologia della ‘realtà aumentata’, una sorta di «reicantamento del mondo» (cfr. Jean Baudrillard, La scomparsa della realtà, Lupetti, 2009) che si dà con l’uccisione del reale, con l’illusione disumana di una eternità ‘ristretta’, soffocata nella prigione della ‘daylity’, la ‘quotidianizzazione’ del mondo secondo una ‘estetica dell’istante’ espressione di una condizione socioculturale ‘FYIN’ – “For Your Interest”, nell’interesse della gente ovunque viva nel mondo – che rende tutto sincrono e anacronistico al tempo stesso, appiattendo ogni esperienza del vivere in un ‘presente perennis’ che assume i connotati sinistri di un incantesimo malefico (cfr. Carmelo Strano, La riproposta. Ellenismo 3000 e il tempo della Daytility, in https://www.fyinpaper.com).
Alla luce di una complessa ed originale ‘rimediazione di genere’ i romanzi di Chiara Palazzolo possono essere ascritti a quel «canone strano» (cfr. Carlo Mazza Galanti, Il canone strano, in Not – www.neroeditions.com) che ha attraversato la nostra letteratura dal Boccaccio ‘napoletano’ al Baldus di Folengo e al Pentamerone di Basile, dal Morgante di Pulci alla letteratura ‘nera’ degli Scapigliati, da Capuana e da Pirandello ‘spiritisti’ al visionario poeta Lucio Piccolo; da Buzzati a Landolfi, da D’Arrigo a Bonaviri, da Calvino a Manganelli.
Chiara Palazzolo, con la sua opera, si inserisce a pieno titolo in questo «canone strano» che anticipa le tendenze ‘Weird’ e ‘Eerie’ del New Italian Weird (cfr. M. Fisher, The Weird and the Eerie. Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo, minimum fax, 2018) e del Novo Sconcertante Italico (cfr. M. Malvestio, in ‘Il grido’ di Luciano Funetta e i limiti del New Italian Weird – La Balena Bianca ), emergenti nelle opere di alcuni autori coevi alla Nostra quali Alessandro Raveggi (Nella vasca dei terribili piranha, 2012), Laura Pugno (Sirene, 2007), Alcide Pierantozzi (Uno indiviso, 2007) e Niccolò Amanniti (Branchie, 1994). Una giovane generazione di scrittori ha raccolto l’eredità letteraria di Chiara Palazzolo orientando ed approfondendo la propria scrittura lungo il crinale del ‘Weird and Eerie’. Si tratta di autori giovanissimi quali, fra gli altri, Luca Raimondi (L’isola delle tenebre, a c. di Raimondi, Maresca, 2020), Gregorio Magini (Cometa, 2018), Orazio Labbate (Spirdu, 2021), Veronica Raimo (Miden, 2018 ), Alberto Prunetti (108 metri, 2018) e Antonella Lattanzi (Questo giorno che incombe, 2021), che dimostrano come in Italia l’interesse per tali tematiche sia oggi vivo e fecondo.
A nutrire la pagina di Chiara Palazzolo non c’erano soltanto il gotic novel e il fantasy, David Lynch e Cormac McCarthy. C’erano anche, e soprattutto, i classici.
Amati e coltivati, insieme alla musica classica, come un vizio di famiglia – il padre di Chiara era un filosofo e mistico, la madre e le zie erano musiciste e musicofile di rango – la parola dei classici aleggiava nel salotto ovattato della sua dimora floridiana arroccata nel sud più sud della Sicilia, l’isola che per la scrittrice cessava di essere soltanto un’isola per divenire ‘altro’ nella fraternità del sentire e dello scrivere che marchia a fuoco la vera letteratura.
* * *
© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo