UNA PROPOSTA sul Salone del Libro (tra Torino e Milano)
di Massimo Maugeri
Da giorni si discute della problematica relativa alla organizzazione di due “Saloni” del libro da svolgersi tra Torino e Milano più o meno nello stesso periodo (leggi qui, qui e qui).
Allo stato attuale, il tradizionale Salone del libro di Torino dovrebbe svolgersi – come sempre – a maggio, mentre la nuova fiera del libro di Milano vedrebbe la luce ad aprile.
Ieri il ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini ha proposto l’organizzazione di «un unico evento che metta insieme Milano e Torino nelle stesse date, che lavori sulla differenziazione e che punti a un’unica governance».
È già stato ampiamente evidenziato che non sarà facile trovare un accordo.
In ogni caso, al di là degli apprezzamenti per la buona volontà e per la proposta del Ministro Franceschini, sorgono alcune perplessità che provo a condividere brevemente qui di seguito.
Il Salone del Libro di Torino è sempre stato il Grande Evento nazionale (e il più conosciuto all’estero, tra quelli organizzati nel nostro Paese) dedicato ai libri e alla letteratura. I visitatori del Salone non sono soltanto i torinesi, ma lettori e addetti ai lavori provenienti da tutta Italia e dall’estero (così come una manifestazione simile realizzata a Milano non sarebbe solo per i milanesi). Immaginare un Salone unico, dislocato contestualmente tra Torino e Milano, non significherebbe dimezzare le possibilità di partecipazione tra le due sedi? Non avendo il dono dell’ubiquità i visitatori non potranno essere contestualmente presenti, nelle stesse date, a Torino e a Milano. Dovranno effettuare delle scelte. Scegliere di essere presenti un po’ qui e un po’ lì, peraltro, comporterebbe comunque evidenti disagi organizzativi e costi ulteriori per tutti. D’altra parte è difficile immaginare che gli editori imbastiscano stand in entrambi i luoghi. Certo, si potrebbe immaginare una sede dedicata alla parte più commerciale (con gli stand) e una dedicata ai grandi eventi. Ma chi farebbe cosa? Come ci si metterebbe d’accordo? E a chi servirebbe davvero uno sdoppiamento del genere?
E allora mi viene da pensare: non sarebbe più saggio e più utile per tutti immaginare un solo Salone, dislocato in una sola sede, da organizzare (insieme) ad anni alterni tra Torino e Milano?
A mio avviso potrebbe essere una buona soluzione.
Per il resto, se si volesse davvero organizzare qualcosa di nuovo e di “ulteriore” si potrebbe pensare a un altro Salone del libro per il Sud del Paese (dove si legge di meno e dove sarebbe davvero utile una presenza letteraria, editoriale e “libresca” forte)… magari itinerante (come è stato detto) e da organizzarsi in un diverso periodo dell’anno. Possibilmente insieme, ovvero per dirla con il Ministro Franceschini «puntando a un’unica governance».
Utopia?
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(Questo articolo inaugura un nuovo spazio di Letteratitudine intitolato “A mio avviso”, a cura di Massimo Maugeri)
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Caro Massimo, la tua proposta mi sembra molto più sensata, anche se risponde sempre alla logica dell'”accontentiamo tutti”.
Io penso che il Salone del libro di Torino non debba essere toccato. E’ come se si spostasse la sede del Festival del cinema di Venezia.
Se è vero che Milano è la più europea delle città italiane è altrettanto vero che l’Italia non è solo Milano.
Sono d’accordissimo quando dici che se si volesse organizzare un altro grosso evento sul pianeta libro, allora dovrebbe essere il meridione la sede elettiva, proprio per i motivi che hai addotto.
In date diverse, fra l’altro, in modo da poter partecipare, volendo, a entrambi gli eventi. Spero che da questo blog si possa levare un coro unanime che abbia il suo peso nella decisione
Caro Massi, la tua è una proposta saggia ed equilibrata. Resta il fatto, però, che esistono “luoghi del cuore”, a cui si torna per uno speciale stato di affezione e di sentimento, e che hanno la vocazione ad incarnare un sogno, un ideale. Torino è uno di questi. La fiera del libro non è solo un evento, ma un appuntamento atteso, meditato, vagheggiato per un anno intero come corollario proprio di quella città e di nessun’altra. Un’abitudine cara e famigliare, che segna anche un’identità, proprio per il fatto che costituisce il nostro passato e la nostra memoria.
Ti auguro una felice serata e ti seguo con infinito interesse! Questa tua nuova rubrica (“A mio avviso”) si prospetta ricchissima e sono certa che sarà un successo! Simo
Concordo sul fatto che l’idea di due saloni del libro è folle.
Tra Milano e Torino anch’io preferisco che rimanga a Torino. In alternativa la tua ide mi pare sensata.
Comunque a quel che ho capito difficilmente si metteranno d’accordo.
E dunque avremo due saloni: uno a Torino uno a Milano.
Cara Mavie,
sono d’accordo con te. Anch’io preferirei che il Salone rimanesse dove è sempre stato. E l’alternativa di un ulteriore Salone itinerante al Sud (in aggiunta a Torino) sarebbe davvero l’ipotesi migliore (soprattutto per noi del Sud). 🙂
Però per come si sono messe le cose credo che la manifestazione a Milano si farà comunque. E mi riesce davvero difficile immaginare un evento “unico” che si svolga contestualmente tra Torino e Milano.
Vedremo…
Cara Simo,
anche tu sei sulla stessa linea di Mavie. E le motivazioni che adduci sono condivisibilissime.
Ma l’idea di organizzare un unico evento che leghi contestualmente Torino e Milano come la vedi?
(Grazie di cuore per il commento sulla rubrica).
E sì, Giovanna. Probabilmente finirà come immagini tu.
Vedremo.
(Grazie per i commenti).
Sul Corriere della Sera c’è uno speciale molto completo sull’argomento (per chi volesse saperne di più)
http://www.corriere.it/cultura/16_settembre_12/salone-torino-milano-libri-franceschini-giannini-sala-appendino-5f9e511c-791f-11e6-a466-5328024eb1f5.shtml
Segnalo anche questo link di “Il Libraio”
http://www.illibraio.it/mito-libro-gianluigi-ricuperati-386349/
ma a Milano perché non si concentrano su Bookcity che potrebbe diventare, e forse lo è già, una delle manifestazioni culturali più importanti d’Europa?
Purtroppo quello che piace a noi conta poco. Comandano i grandi gruppi editoriali. Quella dell’alternanza mi sembra comunque un’idea sensata.
Forse manifestare il nostro dissenso sulla ipotesi dei due saloni libro è inutile, ma va fatto. In fondo il “mondo del libro” dipende da noi lettori, o no?
Chi ha la possibilità di decidere purtroppo a volte lo dimentica.
Come si farebbe a gestire un salone unico che si svolge tra Milano e Torino? Anche a me pare difficile. Sono curiosa di leggere le proposte che verranno avanzate.
L’idea di un Salone al Sud sarebbe veramente intelligente… Per il resto: il Salone dovrebbe rimanere a Torino, perché sdoppiarlo tra due città come Milano e il capoluogo piemontese non farebbe altro che creare divisione e dispersione. Milano ha già diversi eventi, seppur più piccoli, dedicati all’editoria. Lasciamo a Torino ciò che storicamente gli appartiene… 🙂
Se al di là delle nostalgie puntassimo solo all’interesse di noi lettori dovremmo auspicare un’organizzazione efficiente e “pulita”.
La migliore possibile.
Non importa se a Torino o a Milano.
La proposta mi pare tutt’altro che malvagia, ma sono pronto a scommettere che non troveranno un accordo e alla fine ognuno si farà il suo bel saloncino.
Antonio Vinciguerra
L’idea, che condivido in pieno, di un Salone del Libro al Sud, potrebbe avere due risvolti positivi. Per i lettori potrebbe costituire un punto di riferimento valido e certamente più comodo, anche dal punto di vista economico, di una sede fissa, ma lontana. Per coloro che leggono poco potrebbe contribuire a solleticare la curiosità e, chi lo sa, ad avvicinare anche i più restii a coltivare il piacere di un buon libro.
Grazie a Rudi, Gianluca, Elena, Sveva, Marco, Antonio, Salvina per i loro commenti.
Ho ricevuto una lettera aperta da parte dell’associazione AMICI DEL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO (con preghiera di divulgazione).
La pubblico qui di seguito ringraziando tutti per l’attenzione….
LETTERA APERTA DELL’ASSOCIAZIONE AMICI DEL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO
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Abbiamo apprezzato l’intervento del Ministro Franceschini per cercare di conciliare le posizioni del Salone Internazionale del Libro di Torino e di Fabbrica del Libro spa, società privata di cui è azionista l’AIE, che intende creare una manifestazione fieristica a Rho in date contemporanee o molto vicine a quelle fissate da tempo da Torino.
Tuttavia, le interviste di Federico Motta, presidente dell’AIE, su illibraio.it e l’intervista di Corrado Peraboni, amministratore delegato della Fabbrica del Libro, su La Stampa, indicano che secondo AIE e Fabbrica del Libro l’unico accordo possibile consiste nel rendere marginale l’evento di Torino. Tra l’altro viene messo l’accento sulla valenza prettamente commerciale della fiera di Rho e quindi è lecito supporre che lo smantellamento del Salone di Torino comporterebbe la perdita di un patrimonio culturale accumulato in quasi trent’anni di storia. Un patrimonio nazionale che appartiene innanzitutto ai lettori, dunque agli italiani. Ricordiamo che 600 personalità della cultura di tutto il mondo hanno firmato un appello in difesa di questa eccellenza.
In attesa di conoscere gli esiti dell’incontro di martedì 20 settembre al ministero per trarre le debite conclusioni, i settanta editori (numero in crescita) che fanno parte dell’associazione firmataria chiedono che si parta al più presto con un progetto forte di Salone a Torino, raccogliendo l’eredità delle precedenti 29 edizioni, che lo hanno portato a essere la terza manifestazione europea in ordine di importanza dopo Francoforte e Londra.
Crediamo che ci siano le condizioni per correggere e sanare gli errori del passato che hanno contribuito a generare l’odierna situazione, e quindi per creare un Salone pubblico di interesse pubblico con una gestione efficiente e trasparente e un’organizzazione condivisa con editori, librai, bibliotecari e tutti coloro che hanno a cuore la promozione della lettura. Siamo pronti a partecipare a questo progetto nell’ambito della Fondazione per il Libro.
Auspichiamo anche che, se ha a cuore i libri e i lettori, l’AIE faccia un passo indietro e sposti di qualche mese le date della fiera di Rho in modo che Milano abbia la sua manifestazione e allo stesso tempo si possa realizzare la regia unica proposta dal Ministro Franceschini. Due manifestazioni distanti nel tempo non si cannibalizzano, possono operare in sinergia e fare sistema.
Caro Massimo,
non penso sia opportuno spostare il Salone del Libro da Torino: la tradizione, la memoria, l’identità non si cancellano.
Certo, Milano è effettivamente una città di grande rilevanza culturale, economica e politica. Non sarebbe da scartare, quindi, la collocazione, nel capoluogo lombardo, di un evento di grande respiro culturale, diverso comunque dal Salone di Torino, da tenere in un periodo che non coincida con la manifestazione di Torino.
Ottima l’idea di un Salone pressappoco analogo al Salone di Torino da promuovere in una città del Sud, periodicamente ben distanziato. Anche se bisognerà fare i conti con gli aspetti organizzativi, i costi, le presenze sia degli editori che dei visitatori. Ma un Salone o qualcosa del genere non guasterebbe affatto, al Sud.
Cordialmente.
Grazie mille per il tuo commento, caro Ausilio. 🙂
Ministro Cultura, l’Italia perde una grande occasione
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(ANSA) – ROMA, 20 SET – ”Purtroppo questa soluzione non è stata accettata. Ci siamo trovati di fronte a molte rigidità delle due città”. Lo ha detto il Ministro Franceschini sceso con il Ministro Giannini al termine della riunione di un’ora e mezza al Mibact con le due rappresentanze, parlando dell’accordo saltato sul futuro del Salone del libro tra Milano e Torino.
”Lo diciamo con molta amarezza nella consapevolezza di avercela messa tutta. L’Italia perde una grande occasione”, ha aggiunto Franceschini.
Niente accordo, dunque (come abbiamo appreso ieri):
https://letteratitudinenews.wordpress.com/2016/09/20/salone-libro-fiera-milano-niente-accordo/