Qualche settimana fa ho avuto il piacere di condurre uno dei laboratori di eccellenza di “Officina dei media” proposti dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Catania. Il titolo era: “Scrivere ai tempi del web”. Per me è stata un’occasione preziosissima per approfondire, insieme alle studentesse e agli studenti del laboratorio (provenienti da varie Facoltà… non solo da quella di Lettere e Filosofia), alcuni degli argomenti trattati qui su Letteratitudine nel corso di questi sei anni di attività. Nel farlo mi sono avvalso anche di “contributi” recentissimi e di varia provenienza (articoli di quotidiani e magazine, video, ecc.).
Riporto, in sintesi, alcuni degli argomenti oggetto del laboratorio (linkando i post di Letteratitudine a essi attinenti): la “rivoluzione internet”, Terza Pagina e comunicazione letteraria on line, i blog letterari e gli ipertesti, perché leggere e perché scrivere, lettura e scrittura tra viaggio e condivisione, la scrittura nell’era delle immagini e dei new media, i social network, linguaggio e slang della rete, problematiche legate all’e-book, print on demand e self-publishing, copyright e/o copyleft, la grande rete della scrittura, prospettive e ipotesi sul romanzo ai tempi della rete: il caso David Shields.
Alla fine del laboratorio – impostato come “dibattito aperto” – ho chiesto alle studentesse e agli studenti che hanno partecipato, di esprimere le loro opinioni sui temi trattati. Nel farlo, ho posto loro le seguenti dieci domande. Con alcuni dei partecipanti abbiamo deciso di rendere pubbliche le risposte al fine di favorire l’interazione tra loro e allargare il dibattito ai frequentatori di questo blog (a cui chiedo, dunque, nel caso in cui avessero tempo e voglia, di fornire le loro risposte).
Si tratta – lo ripeto – di argomenti di cui, in un modo o nell’altro, abbiamo avuto modo di discutere nel corso di questi anni. Il mio auspicio è che questo post possa svolgere una funzione di sintesi, magari fornendo nuovi spunti di riflessione derivanti dal confronto, dalla crescita e dallo scambio di esperienze.
Ecco le domande…
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
6. Cosa ne pensate dell’e-book?
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’e-book? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Ringrazio in anticipo tutti coloro che avranno la bontà di raccogliere questo mio invito.
Massimo Maugeri
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Piccola premessa…
Questo post è una specie di esperimento: speriamo che funzioni!
Allora…
come ho già scritto sul post, qualche settimana fa ho avuto il piacere di condurre uno dei laboratori di eccellenza di “Officina dei media” proposti dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Catania. Il titolo era: “Scrivere ai tempi del web”.
(Ne approfitto subito per ringraziare la Presidenza della Facoltà e gli organizzatori dei laboratori che mi hanno voluto lì. Grazie di cuore).
Come dicevo, per me è stata un’occasione preziosissima per approfondire, insieme alle studentesse e agli studenti del laboratorio (provenienti da varie Facoltà… non solo da quella di Lettere e Filosofia), alcuni degli argomenti trattati qui su Letteratitudine nel corso di questi sei anni di attività.
Nel farlo mi sono avvalso anche di “contributi” recentissimi e di varia provenienza (articoli di quotidiani e magazine, video, ecc.).
Riporto, in sintesi, alcuni degli argomenti oggetto del laboratorio (linkando i post di Letteratitudine a essi attinenti): la “rivoluzione internet”, Terza Pagina e comunicazione letteraria on line, i blog letterari e gli ipertesti, perché leggere e perché scrivere, lettura e scrittura tra viaggio e condivisione, la scrittura nell’era delle immagini e dei new media, i social network, linguaggio e slang della rete, problematiche legate all’e-book, print on demand e self-publishing, copyright e/o copyleft, la grande rete della scrittura, prospettive e ipotesi sul romanzo ai tempi della rete: il caso David Shields.
Alla fine del laboratorio – impostato come “dibattito aperto” – ho chiesto alle studentesse e agli studenti che hanno partecipato, di esprimere le loro opinioni sui temi trattati. Nel farlo, ho posto loro le seguenti dieci domande.
Con alcuni dei partecipanti abbiamo deciso di rendere pubbliche le risposte al fine di favorire l’interazione tra loro e allargare il dibattito ai frequentatori di questo blog (a cui chiedo, dunque, nel caso in cui avessero tempo e voglia, di fornire le loro risposte).
Si tratta – come anticipato – di argomenti di cui, in un modo o nell’altro, abbiamo avuto modo di discutere nel corso di questi anni. Il mio auspicio è che questo post possa svolgere una funzione di sintesi, magari fornendo nuovi spunti di riflessione derivanti dal confronto, dalla crescita e dallo scambio di esperienze.
Ripropongo le domande qui…
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1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
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2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
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3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
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4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
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5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
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6. Cosa ne pensate dell’e-book?
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7. Cosa ne pensate del self-publishing?
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8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
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9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
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10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’e-book? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Ne approfitto per ringraziare le studentesse e gli studenti del laboratorio per la disponibilità, la curiosità e lo “spirito di confronto” con cui hanno partecipato.
Un grazie speciale a coloro che hanno dato il consenso a pubblicare le loro risposte qui.
Le riporto di seguito… rispettando l’ordine alfabetico di nome…
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
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Senza dubbio i blog hanno apportato una rivoluzione nell’ambito dei dibattiti. Sono cresciute le aree di scambio di opinioni personali, infatti lo stesso blog nasce per poter lasciare una traccia di sé. I primi blog sono stati diversi e soprattutto vari come Carmilla, Il primo amore, Booksblog, e citiamo ovviamente Letteratitudine. Con i blog si tende a entrare in un mondo diverso, fatto di indirizzi che portano a un dibattito unico e omogeneo. Per questo motivo i frequentatori dei forum letterari diminuiscono ma aumentano coloro che frequentano blog con recensioni e possibilità di pareri personali. Il punto cruciale è questo: all’interno di un blog posso dire la mia, in tempo reale tutti sanno cosa ne penso di un argomento, in tempo reale posso ricevere risposte di dissenso e sentire chi controbatte e perché, così come posso ricevere consensi e ampliare discorsi. Inoltre aumenta l’offerta, al contrario magari di una trasmissione televisiva unica e sola (se esiste). Senza tralasciare però la motivazione di Pasolini: infatti quello del dibattito all’interno di internet rimane un qualcosa che non viene dall’alto verso il basso, come potrebbe venire da media controllati e filtrati ampiamente, ma dagli stessi consumatori di prodotti letterari nel caso dei blog letterari. Ma se vogliamo guardare a blog più orientati verso avvenimenti attuali, questi forniscono la possibilità di ottenere un resoconto che può avvantaggiarsi di quel punto di vista che può avere solo chi vive quella situazione, ovviamente senza filtri e censure, ed è il caso degli iracheni durante la guerra in Iraq.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
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Il primo che mi viene in mente è sicuramente lo spazio. Uno spazio non solo di scrittura ma soprattutto di rete. La grande rete dove tutti, o quasi, navigano in cerca di news e molto altro. La terza pagina rispetto ai “lit-blog” appare un mondo chiuso, quasi fine a se stesso, un angolo di mondo accessibile a pochi. Nei “lit-blog” e siti letterari lo spazio aumenta, e a dispetto del ristretto spazio della terza pagina, sicuramente di molto. Ma uno dei vantaggi maggiori è il rapporto che si instaura tra autore e lettore. Si hanno degli scambi in tempo reale di opinioni, e la terza pagina, a confronto, appare ancora più d’elitè e chiusa. Non si legge e basta, ma si interviene se lo si vuole, e questa è una grande conquista. Inoltre, sempre ruotando attorno all’aggettivo “chiuso”, si può vedere la terza pagina come circondata da alte mura, al di là delle quali è impossibile andare. I “lit- blog” invece aprono porte, corridoi, finestre. Attraverso una pagina mi è permesso catapultarmi (solo con un semplice click) in altre pagine di argomento correlato, e così accrescere ancor di più la notizia.
Invece un contro, che per me è sia pro che contro, è il seguente: sicuramente i siti letterari e co. sono meno selettivi rispetto alle terze pagine. Qui la gente che vi scrive è selezionata ampiamente, il contrario avviene sul web. Ciò ha un suo pro: ovvero permettere non solo all’èlite di accedervi.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
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Ci sarebbe molto da dire. Innanzitutto attraverso la lettura e la scrittura si comunica e si condivide. Si legge per bisogno, a volte. Impellente bisogno di conoscere, o semplicemente un dolce bisogno di farsi cullare da parole e frasi. Attraverso la lettura viaggiamo all’interno dei luoghi comuni degli scrittori, nei loro subconsci, nelle loro esperienze. Veniamo a contatto con mondi totalmente nuovi, inaspettati, sorprendenti, e che impariamo ad amare. Viviamo una vita diversa per ogni libro, siamo con i protagonisti in ogni occasione, il nostro cuore batte all’unisono con il loro, e tutto questo è meraviglioso. Sicuramente leggere un libro è più faticoso che guardare un film, magari basato sullo stesso libro. Ma quello che riesce a trasmetterci il film si può paragonare a quello che invece ci trasmette il libro? Nella maggior parte delle volte, almeno per me, no. Il film sicuramente ci emoziona, ma è sempre troppo veloce rispetto a un libro. Non hai tempo di affezionarti ai personaggi, di instaurare con loro un legame quasi di amicizia e di empatia. Sono d’accordissimo con Camon quando afferma che con la lettura si vivono le vite degli altri. Inoltre è solo attraverso la lettura che ognuno di noi può costruire con fatica una proprio cultura, e soprattutto il proprio senso critico.
Si scrive per condividere un pensiero, un’opinione. A volte si scrive per illuminare gli altri, per trasmettere loro sfaccettature diverse, magari non considerate prima. Si scrive per trasmettere un’idea, una nostra, personale idea, che può come non può essere accettata dal pubblico. Sicuramente, nella maggior parte dei casi, si scrive per essere letti. Proprio da qui nascono una serie di condivisioni, tra lettori e scrittori, in questa grande rete che è il web. Si scrive con “passione fredda”, con mente lucida, e si dona qualcosa di sé, qualcosa del mondo. Si prende, come dice anche Baricco, ciò che c’è di più bello al mondo insieme a qualcosa di strettamente personale, per poi forgiare il tutto attraverso la parola e la carta (o la pagina di un blog). Si scrive per condividere e per raccontare, a volte, anche fatti duri, che solo attraverso la scrittura possono liberamente circolare e permettere ai fruitori di trovare un punto di incontro, un grande punto di condivisione.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
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Non c’è alcun dubbio che la scrittura sia cambiata. Con la crescita dei social network sono entrati a far parte del nostro vocabolario e del nostro parlare comune diversi termini inglesi come link, click, tag, post, blog ecc. Termini che poi sono stati adattati al nostro italiano. Non solo è cambiato il tipo di scrittura, che adesso utilizza nuovi termini, ma è cambiato anche il modo di scrivere. Si tende infatti all’immediatezza, soprattutto nei social network. Di conseguenza sempre più popolari diventano i messaggi brevi, concisi (esempio emblematico è Twitter), il cui unico obbiettivo è informare velocemente. Ma un fattore grave è il tipo di scrittura che si utilizza: continuamente ridotta per velocizzare e quindi minimizzare i tempi, scrittura che storpia l’italiano e che tende a diventare un’ abitudine difficilmente rimovibile.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
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La rivoluzione digitale non può che incidere sulla letteratura, così come ha inciso su molti altri campi. Ciò non vuol dire che deve necessariamente incidere in modo negativo. Sicuramente cambiano i rapporti e i modi di accedervi, ma grazie ai nuovi media potrebbe arricchirsi piuttosto che impoverirsi, e senza dubbio si adeguerà ai passi da gigante, ai slanci verso il domani.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
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Sicuramente è una rivoluzione. Ha i suoi lati positivi, ovvero la trasportabilità, la leggerezza. Possedere tutti i libri che si vuole, i preferiti e i nuovi, all’interno di un unico e non pensante aggeggio è allettante. Soprattutto per chi viaggia, la schiena ringrazierebbe sicuramente. Il lato ecologico è per nulla irrilevante. In un mondo in cui le foreste sono quasi scomparse il risparmio della carta è un punto a favore. E poi c’è l’accedere più facilmente al sapere e l’agilità della ricerca, soprattutto per materiali di studio o di consultazione. Sì, penso che abbia i suoi vantaggi, ma allo stesso tempo rimango legata a un pensiero fisso: il libro è il libro. Condivido (o forse spero) il pensiero di Eco quando dice che così come treno e aereo convivono, perché non potrebbero convivere anche e-book e libro? L’ebook senza dubbio apporterà delle modifiche alle nostre abitudini. Non scomparirà ma crescerà, e a poco a poco diventerà una pratica di tutti. Personalmente, se avessi un ebook, lo userei per materiale da consultazione o da studio, o per la semplice comodità di portare più libri dietro di me. Ma il piacere della carta, di sfogliare un libro, dell’odore di nuovo o di vecchio, in poche parole il contatto fisico con il libro, danno ad esso tonnellate di punti a favore. Credo a coloro che iniziando ad usare un ebook, si ricredono e si trovano bene, non meglio. Ma rimango fermamente convinta che il libro non cederà il posto all’ebook perché ha un suo fascino particolare che non sfuggirà nemmeno ai cosiddetti “nativi digitali”.
Senza ignorare il rischio nella quale si potrebbe incorrere, ovvero l’annullamento del filtro critico e la creazione di un unico piano indifferenziato.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
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Il self-publishing è un’opportunità. Potrebbe costituire un modo non per oltrepassare l’editoria in sé, ma soprattutto per oltrepassare l’editoria a pagamento. Chi sogna di pubblicare un libro può farlo senza dover sottostare ai rigidi giudizi dell’editoria che punta soprattutto al marketing, e sviare le somme degli editori che pubblicano facilmente, ma solo sotto grosse somme. Gli editori si stanno adattando, ed è normale dato i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Attraverso le piattaforme, che verranno allestite a breve, si dà opportunità a tutti, ma soprattutto ai talenti. Ovviamente anche qui si hanno i pro e i contro, bisognerebbe sempre non far pesare troppo la bilancia da una parte sola. Non è da escludere che possano fuoriuscire libri mediocri, ma non si può nemmeno escludere che coloro davvero talentuosi possano emergere tra la massa di scritti. Si ha comunque l’opportunità di inserire il proprio libro all’interno della richiesta di domanda e del gusto variegato del pubblico, opportunità sicuramente più complessa attraverso l’editore.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
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Il romanzo oggi ha vari ruoli poiché diversi sono i tipi di romanzi: d’avventura, didattici, storici. Il romanzo in sé è un genere narrativo fondato su diversi temi e frutto del genio e del sudore di uno scrittore. Cambia il tipo di scrittura di un romanzo come cambia l’epoca in cui esso nasce, ma il romanzo allo stesso tempo può integrarsi in ogni epoca. Shields non la pensa così. Il romanzo per Shields è una mescolanza di genere letterari confusi e infine così collegati tra loro da non essere più divisibili. E’ il nuovo romanzo, quello di cui si ha bisogno. Si oltrepassa il confine tra plagio e citazione, anzi, si abolisce totalmente l’intenzione di citare. Ma questo costituisce davvero il romanzo d’oggi? C’è chi la pensa come Shields. Personalmente penso sia “sbagliato” appropriarsi di idee altrui senza apportare il giusto merito. Un romanzo, il romanzo, è sudore di uno scrittore, come può dare intrattenimento, può anche insegnare, aprire gli occhi. Dopo aver letto un romanzo a volte ringraziamo l’autore per le sue parole. Il genere che meglio possa raccontare la realtà? Quello storico forse? In fondo ogni genere narrativo ha un suo centro di realtà, attorno al quale poi tutto diventa irreale. La realtà è di tutti i giorni. Spesso invece si cerca una lettura che ci faccia distogliere per un po’ gli occhi dalla realtà, dalla cruda realtà.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
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Penso ci sia bisogno di “aurea mediocritas”. Il copyright sotto certi aspetti è giusto. Chi scrive, ad esempio, lo fa come lavoro oltre che per passione, quindi come tutti i lavori bisogna che porti guadagni capaci di far vivere quel determinato scrittore decentemente, e non come un barbone. Il copyleft permette un “mercato” più ampio, non a scopi di lucro ma allo stesso tempo tutela il nome dell’autore. Sicuramente il copyleft ha una sua importanza, soprattutto in ambito scientifico. Permette una più libera circolazione delle idee e dibattiti di idee. Un esempio emblematico potrebbe essere Wikipedia. Senza il copyleft non potremmo usufruire di un servizio del genere. Wu Ming sostiene di non aver avuto diminuzioni di vendite di titoli scaricabili anche gratuitamente, ma di aver ricavato comunque guadagni attraverso altri ricavi, “ricavi collaterali”. Di certo è una possibilità, però è anche vero che non tutti gli scrittori (se vogliamo prendere come esempio questa categoria), potrebbero ricevere guadagni altri, quindi il copyright in quel caso garantirebbe una sorta di tutela a chi scrive. Rimango dell’opinione che bisognerebbe equilibrare le due opzioni.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook?
L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
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L’editoria per poter sopravvivere dovrà trovare nuovi modi per adeguarsi alle nuove tecnologie quali l’ebook. Magari attraverso quelle famose piattaforme potrebbe entrare all’interno di quel mondo e ricavarne guadagni, o comunque farne parte. Se l’editoria sta ferma, o si muove nella direzione opposta, probabilmente non sopravviverà molto.
Per quanto riguarda la pirateria sì, sicuramente subirà delle perdite, così come hanno subito perdite il cinema e la musica, per il semplice motivo che si scarica subito, gratis, e si trovano siti adeguatamente forniti, anche di materiali non reperibili facilmente nelle librerie. Il problema sta nel trovare un modo per adeguarsi alla nuova epoca e allo stesso tempo non morire. Latronico sostiene che con il tempo lo scrittore sarà colui che non verrà più retribuito, finendo così come Dante o Cervantes. E’ una possibilità da non ignorare. Gli scrittori di domani però, al contrario di personaggi come Dante o Cervantes, non avranno mecenati al loro fianco, e pubblicare di tasca propria diventerà sempre più difficile. Forse c’è solo un lato positivo, se vogliamo, a questa probabile opzione: se gli scrittori inizieranno a scrivere non per guadagnare ma solo per il puro piacere di scrivere, di sicuro diminuiranno i libri spazzatura e aumenteranno i capolavori.
1. I blog ci riconducono ad un’idea democratica del sapere. Le opinioni di tutti diventano condivisibili. La rete non fa gerarchie, ma tenta ugualmente di conservare alta la qualità del dibattito culturale, che esce fuori dai salotti e coinvolge i più.
2. Sicuramente la famosa Terza Pagina rappresenta un ottimo spunto di riflessione. Un approfondimento letterario specifico, scritto da persone qualificate. Ovviamente manca qui la possibilità di interagire. Il web ci offre una vasta gamma di opzioni, scelte, click che possono coinvolgerci in un istante, renderci parte integrante di un universo letterario che tende sempre più a restringersi. La carta stampata è elitaria, si chiude in se stessa, si restringe nei circoli del potere, sacrificando spesso la letteratura ad esigenze di natura economica.
3. Leggere e scrivere ai tempi del web diventa un dovere. Dovere è informarsi, selezionare, criticare una realtà che in quanto molteplice stenta ad essere decifrata con i tradizionali mezzi di comunicazione. Leggere e scrivere per non farsi travolgere, per fuggire l’ignoranza, e oserei anche dire per trovare lavoro.
4. Nei social network la realtà si frammenta. Ergo anche la lingua cambia. La velocità di interagire genera la minore salvaguardia di un parlare e di uno scrivere “standard”. Il concetto di arbitrarietà della lingua presupponeva l’insensatezza di un suo cambiamento, eppure ciò sta di nuovo avvenendo.
5. La rivoluzione digitale potrà creare una letteratura nuova, fondata non più sulle sole parole. Immagino video, foto, colori, destinati a invadere il classico sfondo bianco della pagina. L’immediatezza visiva sostituirà la prolissità di lunghe e interminabili descrizioni. Un click ci condurrà ovunque.
6. Il passaggio dal cartaceo al digitale sembra alquanto obbligato, e messo già in atto da molte case editrici. I tempi lo impongono. Un po’ meno i nostri sensi, abituati da sempre a immergersi in un romantico mondo di cellulosa. Mi chiedo dunque se i nostri sensi, poco cibernetici, siano ormai fuori moda.
7. Il self- publishing è a mio parere il tipo di pubblicazione che un autore di oggi dovrebbe scegliere. è un modo comodo, intelligente, che dovrebbe essere studiato maggiormente, sia dalle case editrici, sia dagli autori. In questo particolare periodo di incertezza e transizione per molte case editrici è sempre più difficile svolgere il proprio dovere. Il self- publishing è il fututo dell’editoria.
8. Il romanzo è destinato a non morire. Proprio quando anche in passato se ne annunciava la morte, questi subito rinasceva, sotto altre forme, sotto altri generi. Oggi si vende il thriller, si scrive noir (ed è forse quest’ultimo che tende oggi più degli altri a rappresentare il reale). Beh, credo proprio che questi generi non tramonteranno. Forse però nel futuro ci sarà più spazio per una nuova forma di romanzo ipertestuale, con link da cliccare, con storie che possono avere molteplici risvolti, non preconfezionate.
9. Vedo il copyleft come un modo per dare maggiore importanza alla libertà. Un modo per svincolarsi dalla rigidità del modello tradizionale di copyright e forse anche per migliorare la circolazione e la diffusione dell’opera stessa.
10. Immaginare il futuro dell’ebook è, direi, un’impresa. Credo comunque che la pirateria non sia un male da sottovalutare, anzi credo proprio che i suoi tentacoli avvinghieranno senza alcuna pietà questo nuovo prodotto tecnologico.
1. I blog, e penso di dirlo con un minimo di cognizione, partecipando da circa due anni all’esperienza di Sul Romanzo, blog letterario nato individuale e divenuto splendidamente collettivo, hanno contribuito in maniera decisiva allo sviluppo e ad una maggiore articolazione del dibattito cultural-letterario nel nostro Paese. Per la loro natura “pluralista” (anche se solo teoricamente, come sa chiunque abbia dimestichezza col mezzo), i blog permettono l’emergere delle opinioni più disparate, attraverso i commenti e stante la possibilità che chiunque ha di aprire un proprio spazio di espressione e discussione. Tutto ciò, ovviamente, fatte salve le logiche di visibilità in Rete, le quali attengono a ragioni non solo “culturali” ed “espressive” ma anche (forse soprattutto?) a motivazioni “ingegneristiche”.
2. I “pro”, in relazione ai blog, risiedono, dal mio punto di vista, principalmente in due fattori: nella possibilità di confronto (quando da un punto di vista “tecnologico”, naturalmente, è concesso) attraverso le funzionalità di commento, e nella multimedialità. Il blogger e il suo pubblico hanno concretamente l’opportunità di un confronto vivo, articolato, acceso talvolta. Il blogger, nello scrivere i suoi post, può usufruire di tecnologie di embedding, che gli consentono di incorporare audio e video nel proprio scritto, rendendolo così realmente “multimediale”. Il “contro” maggiore credo risieda invece nell’autorità di chi scrive: in una rete completamente democratica, che in effetti non si dà, ma nella quale comunque anche individui non propriamente “competenti” possono dire la loro, diventa fondamentale, e preliminare, un maggior senso critico da parte dei fruitori. Per quanto riguarda la Terzapagina, se da un lato, e comunque sempre in teoria, si badi bene, l’autorità e la competenza di chi scrive non dovrebbero poter essere messe in discussione, dall’altro ci si trova di fronte a un mezzo che, nella fluidità della nostra società, anche nell’ambito della fruizione di contenuti culturali, non permette istanze di multimedialità, né “comportamenti ipertestuali”, li definirei così, da parte dell’utente.
3. Personalmente, da “quasi nativo digitale”, le ragioni del leggere e dello scrivere sono, ai tempi del web, quelle che comunque si sarebbero date pur in assenza della Rete. Leggere è un fondamentale sbocco della curiosità umana, della continua tensione a colmare un’incolmabile incompletezza, del desiderio di evadere, vivendo vicende “altre” da noi. Leggere tende, dal mio punto di vista, a creare maggiore consapevolezza, maggiore informazione, maggiore coscienza di sé e, ma come potrebbe essere diversamente, anche degli altri. Scrivere, mi pare che sia la logica conseguenza della lettura: tengo fede a quanto mi è occorso di dire durante il laboratorio: si legge per scrivere e si scrive per continuare a leggere, e così via, in un circolo virtuoso di grande produttività.
4. Se parliamo, come credo, di scrittura narrativa, ritengo sia cambiata nella misura in cui ogni espressione artistica, non solo la letteratura, finisce per essere uno specchio della realtà, sia che la assecondi completamente, sia che ne produca forti distorsioni. Non sono d’accordo con chi lancia allarmi: una buona scrittura (cosa non comune) rimane buona anche “ai tempi del web”; probabilmente mette in atto strategie di rappresentazione che possano maggiormente attagliarsi ai cambiamenti, quantunque non credo che la letteratura propriamente detta riesca a registrare, così velocemente e consapevolmente, il progredire dei fatti socio-tecnologici in atto.
5. Sinceramente spero che influisca dal punto di vista delle forme espressive; auspico, mi pare di capire in controtendenza rispetto a chi sta nelle “stanze dei bottoni”, chiamiamole così, una sorta di Post-Avant-Pop che possa espressivamente utilizzare il Web capendone le potenzialità estetiche e la sua forza di significazione trans-nazionale e trans-codice.
6. Sono (felice) possessore di un e-book reader. Credo che l’e-book, in sé, sia la logica applicazione della tecnologia digitale al mondo dei libri e della lettura più in generale. Più difficile è dire quanto si diffonderà, considerando comunque la lenta erosione che sta operando ai danni del cartaceo. Portare con sé, in un device leggero e facilmente trasportabile, tutta la propria “biblioteca”, è chiaramente il cavallo di battaglia da un punto di vista social-promozionale; tuttavia credo che la portata del cambiamento si manifesterà più concretamente e più congruamente, nella misura dell’espressione della cosiddetta “cultura convergente” discussa da Jenkins.
7. Il self-publishing può essere un’importante modalità di comunicazione delle proprie opere, le quali talvolta faticano a trovare un canale appropriato di diffusione. Apparentemente senza “contro”, dal mio punto di vista invece nasconde (anche se credo sia più che scoperta, per gli addetti ai lavori) l’insidia che sta nell’assenza di figure deputate a “migliorare” il testo, a depurarlo da refusi, sciatterie, incongruenze formali e contenutistiche. E, posso assicurare, ho esperito sulla mia pelle la sofferenza nel leggere “prodotti”, possiamo dirli così, che pagano l’essere espressioni di questo “culto del dilettante”. Non meno importante è la questione legata alla promozione sostanzialmente nulla nell’ambito del self-publishing. Anche in questo caso, la mancanza di strutture che si occupino della promozione dell’opera, a vari livelli, costringe spesso (fanno eccezione alcuni rarissimi casi) l’autore a una penosa e ardua auto-promozione.
8. Domanda da un milione di dollari. Credo che ci stiamo chiedendo qual è, o quale sarebbe, il ruolo del romanzo, da quando il romanzo “moderno” è nato. In tutta onestà, non credo nella narrativa pseudo-sociale di questi nostri tempi, la quale più spesso è una caricatura della caricatura. La mia forte propensione alla letteratura di genere dovrebbe far sì che io faccia le mie rimostranze per un mercato editoriale italiano che sembra (e qualche piccolo indizio l’ho avuto personalmente) scorrere sui tranquilli binari della placida, ancorché innocua, “denuncia”. Probabilmente, dunque, non è corretto parlare di “genere” maggiormente in grado di raccontare la “realtà”, ma di “autore” capace di farlo.
9. Mi pare che il copyleft possa essere una scommessa interessante, insieme alle licenze CC (Creative Commons). A differenza di quanto si è pensato a lungo, rendere disponibili dei contenuti, come romanzi (ma non solo) in parte o per intero, può essere per nulla controproducente. Del resto, viviamo nell’epoca delle “thumbnails”, la chiamo così; sulla Rete, di tutto ci viene offerta un’anteprima, un assaggio, uno screenshot.
10. Immagino un mondo in cui il mio lettore di e-book possa contenere una quantità molto maggiore di libri, dove “andare in libreria” significhi accedere a delle basi di dati planetarie e scaricare, magari con micropagamenti, i libri desiderati, in qualunque lingua, istantaneamente. Potrà forse l’editoria subire qualche contraccolpo, tuttavia credo che si adeguerà, prima o poi, e continuerà a vivere nonostante i cambiamenti; e poi, se la posta in gioco fosse un sensibile miglioramento del numero di lettori a livello internazionale, chi esiterebbe a condannare l’editoria “vecchio stile”?
1. Pensando ai Blog, mi vengono in mente i Caffè Letterari d’antan; i partecipanti vi scambiano reciprocamente pensieri, punti di vista, conoscenze, ripetendo le gesta di illustri predecessori. Uno spazio importante di CONDIVISIONE senza la necessità della compresenza fisica. Come in gran parte delle cose, però, possono esserci delle controindicazioni: ebbene, auspichiamo che non si perda mai il piacere di interagire guardandosi negl’occhi!
2. Pro dei cosiddetti siti letterari rispetto alla terza pagina dei quotidiani è aggiornarsi leggendo senza “sporcarsi le mani” ed avendo la certezza della pluralità delle voci mediante l’interazione in tempo reale dei leggenti. (appena appena paratattico)
3. Le ragioni di entrambi le azioni si possono ricercare nel desiderio, da parte di chi scrive, di veicolare propri messaggi utilizzando il Web al fine di annullare distanze altrimenti incolmabili; ciò presuppone ovviamente un pubblico di fruitori esponenzialmente variegato e parte di una grande Rete.
4.Bè, cOmE dIrE, nOn è Ke SiA mUtAtO iL fInE iNsItO nElLa SkRiTtUrA, oVvErO fArSi PoRtAvOcE dI qUeL cArIcO dI pEnSiErI, sEnSaZiOnI, sFoGhI kE lO sCrItToRe. tRaDuCe In PaRoLe°°° ! CiO’ kE pArE Xo’ rIsUltArE pArEkKiO cOmPrOmEsSo E’ “l’ AsPeTtO eStErIoRe” DeLlA sCrItTuRa, Il GuScIo DeLle PaRoLe@@@ NoN tRoVa…?!?
5. Dal punto di vista della diffusione, propendo decisamente per il Si ! Presto, chiunque avrà un Computer, potrà vantare una libreria elettronica! Conservarne catalogarne i vari “testi” con semplici click. Al 31 Dicembre 2011, la popolazione di Internet risulta essere di 2.267.233.742.
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Dato riscontrato su http://www.internetworldstats.com/stats.htm
6. Utilissimi, futuristici, leggeri e poco ingombranti. Esiste qualcosa di meglio ?!? Un toccasana per gli allergici ai parassiti della carta o per chi non necessita di quel carico di sensazioni tattilolfattive, da altri ritenuto invece fondamentale ai fini della lettura.
7. Ricorda molto il concetto di “self-made man”, forse l’anglicismo che in assoluto prediligo, traslato in ambito letterario; sembra non fare una grinza!
8. Preferisco non azzardare commenti circa il ruolo del romanzo, oggi; devo ancora comprenderne il ruolo che ha ricoperto, ieri.
Veri e propri fotografi della realtà furono gli autore greci e latini, Esòpo Fedro Plauto Terenzio, per citarne alcuni, ma comprendo che il mio è un giudizio di parte!
9. Mi proclamo “fan” del collettivo Wu Ming, come di Gaffi, come di Mozzi.
10. Da che mondo è mondo, da sempre vengono applicate misure protezioniste a salvaguardia di una data realtà e, sempre, c’è chi quelle misure tenta di eludere.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
R. Nell’arco della prima lezione si è tanto discusso sulla funzione democratizzante del blog (o litblog nel nostro caso), e ho dunque cercato di sintetizzare il frutto del dibattito in un’unica parola: “accessibilità”. Mi permetto di citare E. Renon: “Il più semplice scolaro sa oggi (un oggi che per noi è già ieri) verità per le quali Archimede avrebbe dato la vita”. Adesso siamo tenuti a chiederci il perché! La risposta è semplice ed è sempre quella: “accessibilità”.
Pareti su cui incidere con forza, tavolette d’argilla, papiri e poi biblioteche in fiamme e poi quelle segrete, analfabetismo tiranno, l’Index librorum prohibitorum, i lumi dei pochi e l’analfabetismo dei molti, le rivoluzioni dietro le barricate e poi le stesse (o quasi) sullo schermo dei fratelli Lumière, la TV, la denuncia di Pasolini, Internet e? Siamo arrivati ad oggi (tralasciando cumuli e tumuli di cose e persone dall’elenco) ed io posso comunicarle centinaia d’informazioni non censurate, seduto sulla mia sedia, a casa mia, mentre bevo il mio caffè e carico un video su Youtube; EUREKA!
Quindi, che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
Sicuramente compongono una prima linea o meglio un’avanguardia di cavalleria leggera, in quanto questo è solo un momento di transizione ed è talmente veloce da poter paragonarlo ad un cavaliere mongolo: egli non ci lascia tempo di supporre nulla, forse solo d’intuire qualcosa.
Immagino il blog come un “Caffè” del passato con la differenza che ci sono milioni di tavoli e su di essi milioni di caffè compreso il mio.
Mi sento in dovere d’aggiungere non proprio un “particolare” ma quasi la “pennellata principale” dell’opera: parlo dell’essere umano, ma di quell’essere umano particolare, curioso ed energico, fiducioso nella cultura e nei sogni di libertà di parola; suo è il merito, qualsiasi suo strumento un mezzo accettabile.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
R. Accessibilità, interazione, libertà di parola, anti-elitarismo, varietà di scelta, nessun costo d’accesso. Sono questi, in grandi linee, i pro del “lit-blog”, ovvero qualità immense a mio parere.
Possiamo anche definirli i punti fondamentali della nuova informazione, dunque ciò che non s’accosta a questi è destinato a precludersi al “nuovo” pubblico. Rimane, sull’altro piatto della bilancia, quello che sorregge i grammi cartacei della pagina scritta, l’effige dell’autorevolezza, della professionalità e dell’attendibilità che generalmente viene attribuita a chi scrive o filtra l’informazione o la cultura.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
R. Da qualche tempo mi sento in dovere di leggere, mi sento costretto, costretto come Dante è costretto a scrivere d’Amore, lei detta, lui scrive.
L’ignoranza mai del tutto colmabile, i mondi dentro ogni singolo libro, le testimonianze, i saperi, gli orrori, le bellezze, le stranezze, fino ad arrivare ai quei brevi racconti che hanno il vizio d’uccidere il sogno americano; questi ad altri milioni sono le incognite da scoprire e da rivivere per poi rileggerle e dire: “Sai, qualche settimana fa ho letto un libro che parlava di…”, in modo da farlo vivere per sempre.
Molti fanno costruire sulle proprie tombe delle statue, alcuni vi fanno incidere delle parole, altri si fanno gettare come polvere al vento in modo di vivere con la terra stessa, e poi c’è chi scrive un libro. Leggere (per me) è un dovere, è reggere la tua parte di corda attaccata ad un peso nel vuoto, se molli il peso cade nell’oblio, se reggi il peso, beh, quello devo ancora scoprirlo.
Leggere di per se è un atto semplice e banale, apri un libro e leggi, non devi fare altro, ma il bello arriva dopo, quando lo chiudi, ed è proprio li che ti rendi conto d’aver attraversato i turbamenti di Koji insieme a Mishima o d’aver comunicato con lo spirito di Ugo Foscolo insieme a Capuana.
Leggere, a volte, assume la forma di un rito, di un particolare corteggiamento amoroso: quando, infatti, acquisto un libro inizio a portarlo con me senza leggerlo, a volte lo prendo per osservarlo, per soppesarlo tra le mani, lo sfoglio raramente, poi, un bel giorno, lo apro ed inizio la lettura che può procedere a brevi sorsi o tutta in un fiato. Allora mi chiedo se sia possibile ricevere queste emozioni e questo determinato “gusto” del sapere dalla cultura sul web, mi chiedo se esiste un altro modo di leggere o di scrivere, mi chiedo se vi siano delle ragioni universalmente accettabili che determinino entrambi i processi; ed infine mi chiedo se possa esistere scrittura senza lettura o viceversa. Per quanto riguarda l’ultimo interrogativo la risposta è semplice: “No!”.
Allora, quali sono le ragioni dello scrivere ai tempi del web?
Non esistono ragioni generiche del leggere e dello scrivere, ma esiste la “Ragione” del leggere e dello scrivere, ovvero la propria; citando Calvino: “La lettura (e per me anche la scrittura) è solitudine, si legge da soli anche quando si è in due”. Quindi vien da riflettere sul processo di mutamento di questi due processi di fruizione-creazione in quanto sul web non si è più soli, ma in una vera e propria “rete“, quindi oggi la “Ragione” s’è frammentata in un milione di piccoli pezzi o s’è sempre soli, schermo o pagina che sia?
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
R. La scrittura, come l’uomo, è figlia del suo tempo e di conseguenza s’adatta ai canali che quest’ultimo crea per “facilitare” la sua sempre più “complessa” comunicazione. Si pensi al codice Morse, e poi all’SMS fino alla mail o al commento di un post. Oggi la scrittura è profondamente cambiata, mi riferisco alla scrittura quotidiana, quella di tutti; ma è cambiata anche quella dei pochi, anzi è “nata” quella dei pochi (mi riferisco ai conlanger). Con l’avvento del web milioni di individui hanno iniziato ad aggregarsi in migliaia di gruppi, con centinaia di passioni-ossessioni in comune, e questi non possono certo non sviluppare termini o addirittura una nuova lingua (che a volte vanno ad arricchire in nostro linguaggio ) che li distingua del resto della “rete”. Parliamo di vera e propria alfabetizzazione multimediale a volte non sovrapponibile a quella classica, in quanto nuova.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
R. La rivoluzione digitale ha già inciso sulla letteratura, ma non in modo negativo in quanto processo che “relega tra le reliquie del passato quelle pratiche comunicative come la letteratura”, ma come raccordo legante tra: “letteratura e videoart, cinema digitale e videogame”. Ma cos’è la letteratura? Alcuni dicono che la sua definizione sta nell’impossibilità di definirla, altri affermano che sia semplicemente l’insieme delle opere pervenute a noi, ed evitando d’impelagarci nel culto del definizionismo possiamo affermare con certezza che essa, semplicemente, muta. Oggi il volto della letteratura è mutato come sono mutati i suoi contenitori e i suoi contenuti, com’è mutato il letterato e l’aspirante letterato, com’è mutato l’inchiostro ed il suo significato.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
R. Da Gutenberg, al progetto Gutemberg del 1971 all’EbookVanilla del 2011, ne è passato di tempo, eppure sembra ancora un sogno; parlo della possibilità di trasportare milioni di testi all’interno di un supporto simile, per dimensioni, al libro stesso. Se intendiamo la storia della comunicazione come un percorso che va in tre direzioni: leggerezza, trasportabilità e trasmissione allora il supporto di nuova generazione chiamato “eReader” è sicuramente “rivoluzionario”, l’associazione, per importanza, a Gutemberg, non è per nulla esagerata. Eppure quella che definiamo la “magia della lettura” può sopravvivere alla “rivoluzione”?
Certo che si! Mi diverte immaginare una tale invenzione ai tempi della censura del XVII e del XVIII secolo, immagino un mercato clandestino di eBook inarrestabile, immagino miliardi di testi che riescono ad arrivare ai giorni d’oggi, immagino un Casti con i suoi animali parlanti letto e riletto da tutti, o addirittura un eBook sotto i regimi del XX secolo: immagini da romanzo.
Come sfrutteremo tutto questo che fino a ieri sembrava una visione? Percorreremo la via di un personaggio post-rinascimentale che vuole spargere i semi della cultura contro la censura? O ci ritroveremo con la libertà di parola vilipesa dal dio denaro?
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
R. Self-publishing come trampolino, come possibilità prima preclusa o forse impensabile; certo la pubblicazione fai-da-te non basta a renderci scrittori o forse ci trasforma addirittura in scrittori, recensori e lettori, fatto sta che il mondo dei libri e i suoi “seguaci” stanno vivendo un periodo di profondo cambiamento, forse una metamorfosi. Si pensi alle dichiarazioni, che son state motivo di genuino dibattito, di nomi autorevoli come Brugnatelli e Cavallero, tutte volte verso il pro del self publishing. Io stesso, appena scoperto il meccanismo, ho avuto il desiderio di lanciarmi nell’impresa.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
R. Romanzo picaresco, gotico, rosa, nero, giallo, graphic novel e chi vuole inventarne ancora … prego, si accomodi; fatto sta che non esiste un genere particolare in cui il pubblico tutto si rispecchi completamente. Il romanzo oggi, come il lettore del romanzo stesso, tende a ritrovarsi in una foresta sterminata di sapere che viene costantemente aggiornata ed ampliata, contemporaneamente, da tutto il mondo. Certo non c’è nulla di male ad aggirarsi in librerie stracolme, a navigare in oceani di file o a scartabellare i fogli contenuti nei cassetti di noi tutti, anzi, personalmente lo trovo divertente.
Non dobbiamo dimenticare che oggi il termine “romanzo” non coincide da tempo con il termine “roman”, come per il termine “libro” che non coincide più con “insieme di fogli stampati”, conseguenza imprescindibile è lo sfaldamento dei generi stessi e la crescente “contaminazione-commistione” dei loro contenuti. Se uniamo il concetto di “contaminazione-commistione” con il sentimento di “abbondanza-smarrimento” del lettore il ritratto che s’abbozza è quello di una frammentazione d’identità (riscontrabile nel quotidiano materiale come in rete) e di una pluralità di realtà non riconducibili a schemi o definizioni ataviche.
Quindi romanzo come trasfigurazione costante (lieve o marcata che sia) dell’uomo e della sua storia, e genere come appannata segnaletica nel percorso del discorso umano.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
R. Vorrei limitarmi a concordare con l’opinione di Ernesto Ferrero, personaggio di un certo spessore, ex direttore editoriale per l’Einaudi, saggista, romanziere e molto altro; citato durante i nostri incontri proprio su questo argomento.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
R. Il futuro editoriale si trova appeso ad un filo, bisognoso e desideroso d’invenzioni e d’evoluzioni, spaventato forse dalle “rivoluzioni” in atto. Certo è che i grandi editori si stanno già muovendo, ma i piccoli editori già in difficoltà cosa faranno? Come si comporteranno?
Spettro tormentatore dei mari del web, la pirateria, s’aggira fiera e quasi immortale continuando a sedurci con offerte immediate e gratuite a cui è difficile dire di no; essa infliggerà la stessa pena subita dall’industria musicale all’editoria elettronica o dato la media degli utenti fruitori di musica in relazione alla media di utenti lettori il fenomeno si svilupperà diversamente?
Sono domande a cui è difficile dare risposte, comunque vada un processo (per vie legali o illegali) si è avviato, intento a liberare parte della cultura prima rinchiusa, poi conservata ed ora frammentata, pronta come sempre ad investirci in modo nuovo e sorprendente.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
I blog hanno avuto un ruolo significativo per quanto concerne lo sviluppo del dibattito letterario italiano. Essi, grazie agli elementi di condivisione, multimedialità, interazione arricchiscono sempre più il campo di azione della letteratura. I blog letterari, a mio avviso, non rappresentano una sostituzione dei metodi classici di analisi letteraria, tanti cari alla nostra cultura, piuttosto un completamento delle tecniche di produzione della letteratura. Il web favorisce una forma di democrazia, per cui lo scambio di pareri tra scrittori famosi e non crea un clima proficuo al fine di arricchire sempre più il dibattito. Punto centrale è , a mio avviso, il rapporto che si viene a creare tra autore e lettore: il testo non è più una entità fissa ma è soggetto ad una continua evoluzione e reinterpretazione.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terza pagina”… quali sono i pro e i contro?
I “lit-blog” conferiscono una spinta innovativa alla produzione letteraria. Tra i pro sicuramente lo spirito di comunità tra autori, scrittori e lettori, i quali si trovano generalmente su un piano di uguaglianza. Un altro punto importante è l’assenza di censura e di vincoli di spazio. La rete è un potenziale contenitore di argomenti che spesso non trovano spazio sulla carta stampata. Da non trascurare la risposta immediata da parte del lettore (di cui ho già parlato nella domanda precedente), data dall’interazione. La critica è attiva, frequente, veloce. Si forma una comunicazione a tutto tondo, il testo scritto è spesso affiancato da immagini, video. Tra i contro , probabilmente l’assenza di un vero e proprio filtro, occorre dunque accostarsi con cautela al nuovo mezzo, non tralasciando comunque l’autorevolezza della carta stampata.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
A mio avviso, ai tempi del web si scrive per poter condividere emozioni e ricevere pareri sul testo. La scrittura ai tempi del web assume una connotazione diversa. Si scrive per poter rivelare le proprie sensazioni, per farsi conoscere.. Si scrive per poter comunicare e ricevere una risposta immediata da parte del lettore, per creare un atto di condivisione a tutto tondo, cosa che non può sussistere leggendo un testo in forma cartacea.
La lettura è strettamente connessa alla scrittura. Si legge per poter conoscere. Nell’ambito del web si legge anche per poter approfondire qualcosa che non si trova nei soliti giornali. Sarebbe utile fare un confronto tra quello che si legge nei giornali e quello che si legge nei blog in modo da documentarsi il più possibile e formare una vera e propria opinione personale. Se non leggiamo, non abbiamo conoscenze e non possiamo avere un punto di vista personale su varie tematiche.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
La scrittura, con l’esplosione dei social network, è inevitabilmente cambiata. L’elemento più lampante è l’introduzione di nuove parole nel lessico quotidiano, come “link”, “status”, “chat”, “tag”. Un altro elemento che ho potuto constatare è data dalle abbreviazioni come “tnt” (tanto) ecc… Ciò rappresenta senza ombra di dubbio un elemento negativo perché moltissimi adolescenti non riescono più a scrivere in maniera corretta , l’inserimento di simili abbreviazioni rappresenta ormai una sorta di abitudine.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
La rivoluzione digitale ha inciso senza ombra di dubbio sulla letteratura ma in misura moderata. L’Italia ha una tradizione letteraria molto classica e, a mio avviso, il nostro classico libro di carta stampata non verrà mai sostituito da un libro in formato digitale. L’evoluzione digitale ha migliorato indubbiamente la comunicazione scritta, concentrandosi maggiormente sulla trasmissione (leggerezza, trasportabilità, riproducibilità) e rappresenta un ulteriore metodo di analisi e ricerca letteraria. Letteratura classica e virtuale conviveranno, al fine di avere una visione completa sulle tematiche e i mezzi di comunicazione letteraria.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
L’ebook rappresenta un notevole passo in avanti nel campo della letteratura. È un supporto al passo con i tempi, facile da trasportare, è possibile scaricare e leggere interi libri senza aver dietro un fardello di libri. La mia personale opinione in merito è un po’ negativa: il rapporto con il libro in formato cartaceo è più intimo e personale, posso sottolineare e annotare qualcosa di importante, cosa che non mi è possibile con un ebook. Inoltre, non tutto ciò che è in formato digitale è destinato a sopravvivere nel tempo, anzi, molti files vanno anche persi e ciò non mi dà sicurezza. L’ebook è comunque uno strumento ben visto dagli ecologisti (non vi è spreco di carta). Mi ritrovo in disaccordo su una opinione in merito al dibattito in questione ovvero la possibilità di stampare in formato cartaceo solo i libri ritenuti rilevanti nell’ambito della cultura letteraria italiana. La scelta, a mio avviso, è molto soggettiva ed è impossibile determinare con esattezza quale libro sia effettivamente rilevante per la cultura italiana.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Il self-publishing o auto pubblicazione è un fenomeno in espansione, il quale sta dando in qualche modo filo da torcere all’editoria tradizionale. I giovani scrittori ben si adattano alla struttura innovativa proposta dal web. Il punto centrale è che tutti possiamo diventare editori di noi stessi grazie ad una piattaforma online. Per quanto riguarda la scrittura on line, i giovani sono attirati dal maggior spazio disponibile e dall’assenza di veri e propri filtri editoriali. Il web è un efficace strumento di promozione nei confronti della produzione letteraria, permette maggiore visibilità e riesce anche ad afferrare un maggior numero di persone, grazie alle innumerevoli tattiche di aggancio al pubblico. Gli scrittori emergenti sono quindi attratti da questa facile “visibilità”.
Il mercato editoriale tradizionale deve adeguarsi all’evoluzione digitale, in modo da non restare indietro.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
A mio avviso, il romanzo continua ad avere un ruolo importante nella nostra cultura. Nonostante si sia parlato di numerose innovazioni nell’ambito del medesimo, come la voluta estromissione dell’autore e della fonte (“Fame di realtà”, David Schields), la quale stravolge le classiche convenzioni dettate dal romanzo tradizionale o “perfetto”, il romanzo in sé non può esser sottovalutato o messo da parte, soprattutto in una cultura fortemente tradizionale come quella italiana. Il genere narrativo che, a mio avviso, racconta meglio la realtà è quello inerente la fantascienza. I libri che appartengono a questo determinato genere, raccontano in maniera originale le nuove innovazioni, con un linguaggio solitamente simile a quello artificiale ( e quindi informatico). Già nella seconda metà del Novecento alcuni scrittori erano in qualche modo riusciti ad anticipare, con i loro racconti, le innovazioni dei nostri tempi.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
La rete intacca il concetto di proprietà. I testi scritti sono solitamente accessibili a tutti e in questo modo non possiamo un diretto controllo sulla proprietà dei medesimi. Non bisogna trascurare il copyright dei testi : è doveroso indicare chi è l’autore dello sforzo intellettuale. Nel web è difficile indicare con esattezza chi effettivamente merita l’assegnazione del copyright. In questo caso il copyleft rappresenta in qualche modo una tattica utile per evitare il monopolio che si viene a creare nell’ambito dell’editoria, in quanto consente l’accesso regolamentato solamente a determinati testi, senza scopo di lucro. Questa tecnica dà quindi maggiore visibilità e, a mio avviso, rappresenta indubbiamente un passo in avanti .. é comunque doveroso accostarsi con cautela a tale pratica, onde evitare di sfociare nella pirateria. Il fenomeno è comunque tenuto sotto controllo e incrementa le vendite dei medesimi titoli nelle librerie, come nel caso dei Wu Ming. Fenomeno da non sottovalutare, dunque.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
L’ebook migliorerà il mercato editoriale e verrà incontro alle diverse esigenze dei lettori. Come ho già asserito, mercato tradizionale e digitale (secondo il mio parere) conviveranno insieme al modo di poter dare una visione più completa delle tecniche e modalità di produzione e fruizione della letteratura. L’editoria elettronica deve in qualche modo tenere a freno la pirateria, magari accentuando un filtro editoriale nel caso dei testi considerati maggiormente rilevanti, frutto di autori noti della nostra cultura. Non credo che si arriverà al deterioramento che sta caratterizzando l’industria musicale. Un libro ha delle caratteristiche visive, olfattive, personali che non verranno mai sottovalutate.
1)Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario?
“È certo che l’innovazione tecnologica abbia portato dei grandi cambiamenti all’interno della nostra società e del nostro modo di vivere e di approcciarsi con il mondo della cultura e, soprattutto, sono cambiati i modi di comunicare tra le persone. I blog, secondo me, hanno permesso di dare la possibilità a tutti di poter esprimere le loro opinioni e le loro idee su qualsiasi tipo di argomento trattato. Ed è giusto che il mondo culturale, la letteratura in particolare debba creare dibattito ed espressione comunicativa anche attraverso i nuovi mezzi. Ormai i giornali cartacei e la cosiddetta terza pagina sono uno spazio riservato agli addetti ai lavori, vengono letti, in particolar modo, dai tecnici del mondo della cultura. I blog ed in particolare i social network hanno creato un nuovo modo di pensare e di vivere le notizie. È vero, che i blog rispetto al boom dei primi tempi stanno vivendo un momento di arretratezza, perché ormai sopraffatti dal mondo di twitter e di facebook. È ovvio, che un gruppo creato su fb per sostenere ad esempio la conoscenza del pensiero e della produzione letteraria del giornalista e scrittore Sebastiano Addamo non sarà mai paragonabile alla qualità tecnica e scientifica che può avere un blog di letteratura rispetto a quello creato su uno dei social network. Io, personalmente, sono una sostenitrice di queste innovazioni comunicative, perché permettono a tutti di poter avere delle nuove conoscenze e, a volte, da una banale curiosità può nascere un vero interesse che può stimolare anche ad uno studio più serio ed interessato e magari un po’ più tecnico”.
2) Confrontando i “Lit- blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina” … quali sono i pro e i contro?
“I Lit- blog sono dei blog che si concentrano sul tema della letteratura a 360°. Sono di vario genere e mi piace il modo in cui alcuni di essi trattano e approfondiscono i vari argomenti. Mi interessano molto quando all’interno di essi si creano i gruppi di lettura virtuale e si possono creare delle accese e vive discussioni sul tema trattato. Tutto ciò è impensabile se pensassimo che si può parlare di cultura solo attraverso la Terzapagina o solo attraverso essa si possano conoscere le varie recensioni e i vari pareri di tutti gli amanti del mondo letterario. Non vedo un lato negativo nella nascita dei Lit – blog e penso che possano coesistere tranquillamente Lit – blog e Terzapagina”.
3)Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le vostre motivazioni …
Io penso che si debba comunque leggere e scrivere a prescindere del momento storico in cui viviamo. Leggere e quindi conoscere è fondamentale se si vuole vivere in una società civile e stare al passo con essa. Leggere e scrivere sono la ginnastica per il nostro cervello. È doveroso leggere ed è doveroso scrivere, ogni uomo dovrebbe sentire questo tipo d’esigenza. Oggi, fortunatamente, grazie ad internet tutti possono leggere e conoscere; tutti possono informarsi e sapere come sta andando il mondo. Il web ha aperto le frontiere un po’ a tutti anche ai lettori passivi, ai lettori pigri ed ai lettori curiosi. Il web ha migliorato in alcune fasce sociali l’interesse alla lettura e allo stesso tempo ha rovinato il modo di scrivere. I ceti meno colti grazie ad internet leggono di più ma scrivono peggio, poiché il web ha cercato di restringere lo spazio di scrittura e l’espressione scritta relegata a degli usi e delle convenzioni sociali che distruggono la lingua italiana. Si legge per conoscere, per migliorare il proprio linguaggio, la propria cultura e allo stesso tempo la nostra società. Si scrive perchè il mondo ha una gran voglia di comunicare e, a volte, si scrivono cose opinabili, ma anche questa è comunicazione. giusta o sbagliata che sia la comunicazione essa è l’espressione della nostra società e rispecchia il nostro quotidiano”.
4) Com’è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’espressione dei social network?
“Premetto che sono una sostenitrice dei social network, ma la scrittura è cambiata e non è cambiata in positivo. È assurdo vedere la lingua italiana storpiata da abbreviazioni assurde o essere costretti ad esprimersi in 140 caratteri. Preferisco facebook a twitter, almeno su facebook si è più liberi come spazi e si ha la possibilità di creare una comunità anche se virtuale di amici. Per me, forse, su facebook si è per assurdo meno soli rispetto a twitter”.
5) La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
“ Il digitale, le innovazioni tecnologiche, i social network, i blog, il copyleft, l’ ebook, il self – publishing hanno modificato senza dubbio il mondo della letteratura. Chi scrive sa bene che deve adeguarsi a certi nuovi stereotipi e certi nuovi modelli, ma è chiaro che nessuna rivoluzione digitale potrà mai sostituire bene più prezioso creato dalla letteratura cioè il libro”.
6) Cosa ne pensate dell’Ebook?
“Non mi piace. Non mi va di pensare che i miei nipoti un domani leggeranno solo ebook. Non posso dire che non sia una innovazione importante, perché se consideriamo il fattore spazio o il fattore praticità l’ebook è una grande invenzione. In viaggio, al mare, in momenti di relax totale in cui sentiamo l’esigenza di leggere un libro dei nostri ricordi più lontani grazie all’ebook possiamo avere tutto la nostra biblioteca a portata di mano senza grandi sforzi. Ma quest’aggeggio ancora troppo nuovo non sostituirà mai il libro. Io il libro lo devo vivere, distruggere, amare e assaporare anche scarabocchiare se serve … è un oggetto vivo e non un freddo elemento tecnologico”.
7) Cosa ne pensate del Self – publishing?
“Una bella idea, un colpo basso a tutte quelle case editrici machiavelliche che vogliono spillare soldi a tutti gli autori che desiderano realizzare un sogno o che vogliono iniziare una carriera come scrittori. Sicuramente un successo a cui tante Major editoriali si stanno adeguando”.
8 ) Qual è il ruolo del romanzo oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
“Il Romanzo occuperà sempre un ruolo importante nell’individualità culturale di ogni uomo e all’interno della nostra società esso stimolerà sempre curiosità e attrazione. Probabilmente il genere narrativo che racconta meglio la nostra società è quello a sfondo sociale, quello di denuncia, quello che rispecchia la nostra realtà. Alla fine prevarrà sempre il gusto personale nella scelta di un libro da leggere”.
9) Copyright e Copyleft: cosa ne pensate?
“il copyleft è l’altra faccia del copyright e, secondo me, possono entrambi coesistere. Il copyleft consente l’accesso a determinati testi senza scopo di lucro. Il copyleft in modo scherzoso e forse irriverente vuole prendere in giro il più noto e conosciuto copyright. Penso che l’innovazione del copyleft sia un bel modo di usare la rete”.
10) Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravviverà all’editoria o è destinata gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
“il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook lo vedo simile a quello dell’industria discografica. Oggi tutti scaricano musica e molti, forse più di quanto possiamo immaginare, comprano cd originali la stessa cosa accadrà nel campo editoriale. Questo tipo di fenomeno vivrà e avrà una sua fonte di guadagno da dividere con la pirateria così come è accaduto nel mondo musicale lo stesso accadrà nell’editoria”.
1.Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
I blog letterari hanno consentito, valicando i confini spazio-temporali, un dibattito libero e “democratico tra individui diversi mettendoli in contatto, alle volte, con scrittori affermati, critici o giornalisti. La vera rivoluzione culturale è il web, con i suoi pro e contro, come mezzo di divulgazione libera e indifferenziata.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
I siti letterari sfociano in dibattiti e consentono un proficuo scambio intellettuale in cui a prevalere è l’immediatezza e ad aver voce non è più una cerchia ristretta ma un’opinione pubblica vivace. La terza pagina,invece, se pur carica di dettagli, enfasi e sacralità, rimane statica e identica a se stessa.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
Credo che leggere, come disse Ferdinando Camon, sia un dovere oltre che un diritto. Un diritto perché ognuno deve poter disporre, indiscriminatamente, della facoltà di potersi informare. Un dovere in quanto l’informazione, in netta antitesi con qualsiasi forma di alienazione, equivale a realizzare una libera partecipazione in un mondo plurale. Leggere per conoscere, documentarsi, nutrire spirito critico al fine di evitare di ridursi allo status di fantocci in mano ai burattinai. Scrivere per esprimersi, preservare una lingua in continua evoluzione, donare un pezzo di sé agli altri continuando ad informarli. Scrivere, così come leggere, per me non ha ragioni intrinseche. Come disse P. Paolo Pasolini, «scrivere non ha alcun senso, l’unico senso che possiede è esistenzialistico…».
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
La scrittura è stata investita, con l’esplosione dei social network, dall’introduzione di termini nuovi rapidamente adattati nel linguaggio corrente: sintetico, ricco di prestiti linguistici e fortemente espressivo in quanto coadiuvato da immagini che spesso finiscono col sostituirsi alle parole. Il linguaggio si presenta sempre più minacciato da un impoverimento lessicale e da una destrutturazione sintattica derivanti da una evoluzione tecnologica inarrestabile. La sua scarnificazione scivola pericolosamente nella possibilità del fraintendimento e nella caoticità dei significati (vd. Twitter).
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
La rivoluzione digitale ha inciso inevitabilmente sulla letteratura nella misura in cui ha generato la proliferazione di canali d’accesso all’informazione, rendendola alla portata di tutti. Grazie ad essa la creazione di una comunità prescinde da uno spazio fisico, offrendo la possibilità ad ognuno di diventare cittadino del mondo
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
Credo che la creazione di un libro in formato elettronico fosse, in relazione al mutare degli eventi e all’inarrestabile progresso tecnologico, inevitabile oltre che prevedibile. Al di là di ciò ritengo che sia indubbiamente vantaggioso poter disporre di una “biblioteca portatile” da poter consultare nei momenti di bisogno: unisce l’utile al dilettevole. Credo anche che un libro sia il contenuto non il contenitore, la sostanza e non la forma. Nonostante ciò, forse per abitudine o semplicemente per tradizione, continuerei imperterrita a preferire, ad un file consultabile su computer, pagine da sfogliare nelle quali affondare il mio segnalibro.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Credo che il self-publisching sia un’ottima alternativa all’editoria per tutti quegli aspiranti scrittori che, non avendo avuto l’occasione di mettersi in luce, godono dell’irripetibile chance di poter pubblicare autonomamente e gratuitamente le proprie opere. Oltre gli ovvi vantaggi non vanno però tralasciati gli aspetti negativi, primo tra i quali la distruzione di un criterio di selezione che stava alla base di una cernita tra i vari manoscritti, adesso soppiantata da una raccolta indifferenziata e cospicua.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Oggi il romanzo, essendo il risultato della mescolanza di diversi generi letterari, attraverso il comune copia-incolla, è ormai privo della sua originaria essenza: tende a una rappresentazione meno articolata diversamente dal passato, che vedeva l’autore dilungarsi nelle descrizioni per colmare le lacune conoscitive dei lettori. Forse i generi narrativi che più di altri sono in grado di raccontare la realtà sono, a mio avviso, il Saggio scientifico e la cronaca.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Credo che il Copyright, fondamentale al fine di tutelare il lavoro dello scrittore da qualsiasi tipo di pirateria o violazione dei diritti, non si differenzi in modo sostanziale dal copyleft che, gestendo i diritti d’autore su un sistema di licenza attraverso le quali l’autore indica ai fruitori dell’opera come essa possa essere utilizzata secondo norme fondamentali, consente la promozione della propria opera.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Credo che il futuro editoriale, in concorrenza con la diffusione degli e-book, che ai vantaggi pratici coniugano quelli tempistici di consultazione, rischi il collasso. Non credo però che l’editoria elettronica sia in grado di poter scampare alla pirateria che ha già interessato l’industria musicale: chiunque è tentato dall’invitante offerta, da parte di siti appositi, di scaricare gratuitamente una ingente quantità di testi rimanendo seduto in poltrona.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
I blog hanno avuto una grande importanza nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano perché essi essendo dei “diari in rete” permettono ai loro utenti lo scambio d’informazioni e opinioni in maniera del tutto libera. Questi luoghi virtuali consentono agli individui di scrivere in tempo reale e confrontarsi su diverse questioni (esistono, infatti, diversi tipi di blog) con persone sconosciute, spesso lontane fisicamente, le quali possono o no condividere il punto di vista espresso. Il blog è dunque uno degli strumenti che maggiormente rispecchia l’anima democratica della sfera pubblica in rete, la quale si è appunto sviluppata nell’ultimo decennio.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
Riferendoci alla rete come ad un luogo virtuale e democratico, disponibile a tutti attraverso un computer e un semplice collegamento alla linea telefonica, ci rendiamo conto che uno degli elementi a favore dei blog è proprio la facilità di accesso degli individui in questi spazi e la possibilità d’interazione con uno scambio continuo di opinioni (ad esempio tra lo scrittore di un libro e il suo pubblico). Nella cosiddetta Terzapagina, invece, ritroviamo gli articoli e le opinioni di una ristretta cerchia di giornalisti, i quali si servono di una comunicazione unidirezionale in cui il lettore non ha la possibilità di intervenire. Ovviamente il giornale agendo come un filtro conferisce agli articoli pubblicati autorevolezza e credibilità; ciò che invece è pubblicato in rete non sempre è attendibile, e chi scrive, non ha sempre buone intenzioni. In rete, dunque, la qualità dell’informazione deve spesso essere considerata con cautela; per quanto riguarda invece la quantità, non si ha uno spazio limitato, con un numero massimo di battute da rispettare come sui giornali, ed è inoltre possibile inserire video o collegamenti ad altri argomenti grazie ai link.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
Leggere e scrivere sono secondo me due attività fondamentali per lo sviluppo della coscienza di ogni individuo. La lettura apre nuovi mondi, fa conoscere nuove storie e mette in contatto con nuove idee; quelle stesse idee e storie che ogni scrittore nel momento in cui le trasferisce nero su bianco vuole condividere con gli altri. Concordo pienamente con l’idea che la scrittura e la lettura siano un’esperienza di viaggio che oltrepassa i limiti dello spazio e del tempo; penso inoltre che nella società in cui viviamo, nella quale i videogiochi, la televisione e il cinema offrono scenari dati e spesso scontati, la lettura sia una delle poche possibilità rimaste per evadere ma soprattutto esercitare l’immaginazione e la creatività mentale, ormai soffocate da un mondo d’immagini che scorre ad alta velocità. Mi è capitato di chiedere a dei bambini, dall’età compresa tra gli otto e i dodici anni, se gli piacesse leggere, mi hanno risposto di no, dicendomi che leggere è faticoso. Credo che questa sia una conseguenza della facilità con cui arrivano le immagini. Esse sono assorbite, soprattutto dai bambini, in maniera passiva e incontrollata, senza alcuno sforzo di elaborazione. Leggere libri o giornali è dunque importante per sviluppare un proprio modo di pensare sulla base della conoscenza di altre possibilità e per acquisire, inoltre, un “senso critico” con il quale selezionare l’informazione utile da quella inutile, ed essere quindi preparati alle possibili insidie presenti soprattutto nella rete.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Con l’esplosione dei social network la scrittura è sicuramente cambiata. Molti termini di origine inglese hanno formato il linguaggio della rete. Uno slang che si è diffuso anche in Italia e che si è naturalizzato, attraverso diversi processi di formazione delle parole, entrando così nel linguaggio comune. Da termini come post, tag, chat, per esempio, sono stati creati dei verbi quali postare, taggare, chattare. Il linguaggio utilizzato all’interno dei social network ha inoltre un carattere meno formale, deve essere breve (McLuhan: “Il mezzo è il messaggio”), e nonostante si tratti di una forma scritta, ha uno stile e una pianificazione poco controllata che lo avvicina alla lingua parlata.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
L’avvento del digitale ha cambiato molte delle nostre abitudini e sicuramente ha influito anche sul mondo della letteratura. Molti paragonano questa rivoluzione a quella che attuò Gutenberg con l’invenzione della stampa e per certi versi, infatti, la scrittura è stata ancora una volta agevolata: scrivere oggi un testo al computer è molto più semplice e veloce che utilizzare, ad esempio, una macchina da scrivere. La digitalizzazione ha portato, inoltre, all’utilizzo di nuovi canali, come ad esempio i blog o i siti letterari, attraverso i quali la letteratura e la scrittura sono diventate argomenti di un dibattito virtuale capace di coinvolgere molti individui, contrariamente a ciò che avviene con la lettura della Terzapagina di un giornale, in cui non vi è interazione tra mittente e destinatario. Infine, non possiamo non fare riferimento al cosiddetto e-book, un vero e proprio libro digitale, espressione massima, almeno per il momento, di questa rivoluzione in ambito letterario.
6. Cosa ne pensate dell’e-book?
Devo essere sincera e dire che per me l’e-book è un oggetto ancora sconosciuto. So che si tratta di un libro elettronico consultabile sul computer o su dispositivi come l’e-book reader, ma fin ora non ne ho mai letto uno. Non posso quindi esprimermi sulla base della mia esperienza, posso, però, dire che nonostante i pro di questo nuovo strumento, come la leggerezza, la trasportabilità, l’immediatezza di acquisto da casa, la possibilità di avere un’intera libreria sempre a portata di mano, senza tralasciare l’aspetto ecologico ed economico, credo che non sostituirà il libro cartaceo con molta facilità, anche se non escludo che questo possa un giorno avvenire. Per quanto mi riguarda, io ho con i libri un rapporto fisico: mi piace toccarli, adoro la consistenza e l’odore di alcuni tipi di carta, sottolineo le frasi che mi colpiscono di più e scrivo spesso delle note a margine, li porto con me quasi ovunque e mi dispiace rovinarli. Una volta completata la lettura, ogni libro ha un suo spazio nella mia libreria che con il tempo si amplia sempre di più.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Il self-publishing secondo me è una possibilità molto importante per gli scrittori di poter pubblicare la loro opera senza correre il rischio di essere rifiutati da qualche editore. Quest’ultimo, infatti, ragionando in termini economici si domanderà: quante copie venderà questo libro? A quale pubblico di lettori potrà interessare? È dunque il settore marketing a gestire il flusso delle pubblicazioni. Affidare la propria opera ad un editore è però, nella maggior parte dei casi, sinonimo di qualità. Il testo, infatti, prima di andare in stampa è rivisto da figure professionali esperte che ne controllano la fluidità del contenuto, eventuali errori grammaticali e ortografici. Nel caso del libro fai da te questo filtro non esiste. Quindi se da un lato l’auto pubblicazione garantisce maggiore libertà nel comunicare agli altri il proprio pensiero, ed è quindi indice di una maggiore democrazia, dall’altro i lettori potrebbero incorrere in prodotti molto scadenti. Questa pratica del self-publishing potrebbe comunque avere molto successo in rete e nell’ambito dell’e-book, spetterà poi al lettore e al suo senso critico scegliere ciò che vale la pena di leggere e ciò che invece non merita attenzione.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Il romanzo è un genere narrativo scritto in prosa. La sua funzione narrativa emerge nel racconto di storie che hanno come protagonisti uomini, animali o esseri non animati. Credo che il romanzo sia oggi il genere letterario più diffuso. Esso vanta una grande quantità di sottogeneri capaci di soddisfare i diversi gusti del pubblico. Pensiamo al romanzo di avventura, al romanzo psicologico, a quello a sfondo sociale, quello storico, giallo, di formazione, comico-umoristico, sentimentale, fantastico, gotico e ancora di fantascienza e molti altri. Ovviamente molti di questi sottogeneri sono il frutto esclusivo dell’invenzione dell’autore, anche se possono esprimere alcune caratteristiche verosimili; altri sottogeneri possono invece avere come oggetto la realtà, in particolare il romanzo psicologico, nel quale si mette in primo piano l’individuo con i suoi conflitti interiori, e quello a sfondo sociale. Il romanzo comunque mantiene sempre un carattere emotivo, in cui la funzione del narrare prevale su quella dell’informare e dell’esprimere. La funzione informativa e quindi anche una certa vicinanza con la realtà, la possiamo ritrovare in testi quali l’articolo di cronaca, il resoconto di viaggio, i testi di divulgazione scientifica e la saggistica.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Con l’espansione della rete si assiste oggi ad un passaggio dall’economia dell’informazione industriale ad un’economia dell’informazione in rete. Quest’ultima porta con sé grandi promesse tra le quali: l’ampliamento della libertà individuale, una piattaforma per una democrazia più partecipata e la crescita di una cultura più critica e autoriflessiva. In questo sistema si assiste inoltre all’accrescimento della produzione non commerciale e non proprietaria di cui il copyleft rappresenta l’espressione maggiore. Ovviamente la possibilità di distribuire informazione e cultura senza vincoli e restrizioni costituisce una minaccia per i settori come l’editoria o anche la discografia, i quali lottano invece per il rafforzamento del copyright. Io penso che l’eliminazione del copyright sia possibile soltanto in una situazione utopica di assoluta e perfetta condivisione dell’informazione, in cui gli individui lavorano in organizzazioni formali al di fuori del mercato. Siccome accanto a questo tipo di produzione definita “orizzontale” che si sta diffondendo in rete, ne esiste un’altra, quella verticale, gerarchizzata e industriale basata sul flusso dell’economia, il copyleft, inteso come unica possibilità di produzione, non è altro che una chimera.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’e-book? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Secondo me anche l’editoria elettronica subirà i contraccolpi della pirateria. Sotto questa minaccia, infatti, il mercato degli e-book potrebbe arrestarsi ancora prima di essersi affermato completamente.
Mentre per i film o la musica esistono altre fonti di guadagno che mandano comunque avanti il settore, pensiamo alla qualità della visione al cinema piuttosto che sullo schermo di un computer oppure ai concerti dal vivo; per quanto riguarda un e-book, comprarlo originale o scaricarlo non credo comporti differenze qualitative ma soltanto di costi, per cui chi ci riesce preferisce scaricare. Lo stesso non si può dire per il libro cartaceo. Qui la pirateria consiste nel fotocopiare i libri per intero ma a meno che non si tratti di tristi manuali universitari, credo che chi voglia leggere un libro vada a comprarlo in libreria o se proprio non vuole spendere, lo prenderà in prestito in biblioteca. Fino a quando, dunque, non si troverà una soluzione per garantire quel minimo di diritti almeno all’autore, non credo che questo nuovo mercato sarà funzionale.
1) Il vantaggio dei blog è proprio quello di rendere un discorso letterario, una sorta di dibattito. Inizialmente ha destato diffidenza , ma in seguito se n’è capita l’utilità. È chiaro che è stato soggetto a critiche, ma come tutto quello che alla fine è il “nuovo” in sostituzione del vecchio, ed è sempre difficile affidarsi a qualcosa di cui non si conosce ancora l’utilizzo.
Personalmente credo che la scrittura sul blog, quindi sul web, è molto utile per chiarire dubbi o dire la propria!!!
2) I blog rispetto alla Terzapagina danno la possibilità di commentare, hanno dunque un aspetto democratizzante, riescono ad aprirsi ad un pubblico più vasto, possibilità che la Terzapagina non dà, visto che ogni argomento è una critica personale dello scrivente, che non può dare la possibilità di dire se si è concordi o discordi.
3) Perché leggere?? A questa domanda rispondo citando Ferdinando Camon, che ho avuto modo di conoscere con questa esperienza. Personalmente credo che Camon abbia detto delle cose giuste, reali. Leggere , informarsi , sapere… è essere presenti ed attivi alla “vita”, quella di tutti i giorni; è vero che se non si conosce , non si vive, perché non sapere non ci mette a confronto con gli altri, perché non avremmo di che parlare. Anche guardando un film comico (dove molte battute sono politiche) se non si ha conoscenza di quell’oggetto di derisione, non si capirà mai una battuta. In aula ho riferito la mia esperienza, ovvero il sentirmi estranea al mondo perché sentivo di non sapere, di non avere argomentazioni che non fossero le cose futili che ci circondano, mi sentivo svuotata, o mai riempita, dovevo colmare questo vuoto, magari avrei potuto farlo senza iscrivermi all’università, ma alla fine ho deciso di ritornare sui banchi …. Ad oggi non dico di essere diventata la cultura fatta persona c’è ancora molta strada da fare, ma sento finalmente che sto facendo qualcosa di utile… per me stessa!!!
Lo scrivere ha un ruolo importante… ma per colui che ha da dire, che è ricco di esperienze e di formazione personale da voler condividere con il “mondo”, e soprattutto si deve esser pronti ad accettarne le critiche.
Secondo me il Web non ha un ruolo decisivo, importante sì, ma non decisivo, in quanto ci mette a disposizione tanti collegamenti per lo stesso argomento, ci consente quindi di spaziare fra le diverse opinioni, senza credere ad una sola “verità”; ma la spinta a leggere è dentro di sé, se non si ha voglia di informazione, il web ha un ruolo marginale, lo stesso di un qualsiasi libro o giornale.
Per quanto riguarda lo scrivere ai tempi del Web potrei dire che fondamentalmente ciò che oggi si scrive sul Web è freddo e conciso, soprattutto sui social-network.
4) La scrittura è senz’altro cambiata con l’avvento dei social-network , perché spesso si scrive in maniera concisa ad esempio su twitter, che ci impone un “tot” di lettere da poter digitare, rischiando spesso di non rendere l’idea di ciò che si vuol dire. Questa imposizione spesso implica parole abbreviate tipo: nn, xkè , cmq…. E così via. Oppure spesso utilizziamo termini come chat, twittare ecc… che prima del sopravvento dei social-network non utilizzavamo.
5) La rivoluzione digitale sicuramente è in un periodo di trapasso tra il vecchio ed il nuovo, si sta cambiando quindi. Questo cambiamento non significa necessariamente qualcosa di negativo, solo perché il Web mette tutto a portata di tutti. L’essere a portata di tutti deve solo essere considerato come un bene comune, non certo come una svalutazione dell‘opera.
Il digitale ha inciso sul modo strutturale di scrivere un testo, e più di linguaggio comune, e magari spesso non ragionato, ma non è sempre vero. Con i nuovi mezzi che ci propone il web e la nuova tecnologia , va sempre più aumentando il distacco con il vecchio libro. Viene dunque da pensare… il libro cartaceo scomparirà? Io non credo, ma sicuramente le nuove generazioni saranno sempre più legati ad e-book reader o qualche altra “diavoleria” tecnologica. Ad esempio già da ora i bambini alle elementari non vanno a cercare le parole sul dizionario o fare una ricerca con l’enciclopedia, ma guardano su google, qualsiasi informazione la cercano alla nuova maniera. Questi saranno proprio quelli che sapranno cos’è un libro , ma preferiscono l’è-book, lo troveranno più di facile scorrimento, più leggero e più comodo, mentre un 60enne non potrà mai rinunciare ad un buon libro e al suo profumo di carta, magari, ingiallita.
6) Non sono assolutamente contraria all’ e-book, lo considero solo un modo nuovo per comunicare la propria opera, ovviamente rispetto pure il fatto che abbiano un costo, purché sia minimo. Credo che presto acquisterò un e-book reader perché spesso sento l’esigenza di leggere qualcosa nei momenti in cui non ho alcun libro dietro, lunghe attese dal dentista per esempio, o attendere un autobus che sembra non arrivare mai, magari arriverebbe più in fretta se si inganna il tempo leggendo.
Certo, è anche vero che gli e-book possono formare una libreria virtuale, ma non potranno mai sostituire il mio piacere nel vedere la libreria della mia camera traboccare di libri.
7) Il self-publishing , a mio parere è una buona opportunità per tutti gli scrittori emergenti, che magari non hanno voglia di farsi prendere in giro da case editrici poco serie, o magari non hanno la possibilità economica per fare un investimento, che potrebbe anche non fruttare. È chiaro che però questo ci mette spesso sotto il naso dei testi “spazzatura”, perché nessuno è li per andare a correggere o commentare il testo prima di pubblicarlo. Senz’altro vedremo errori ortografici, ma chi lo sa se fra tanta spazzatura non si scopra un nuovo talento, un “pinco pallino” rimasto in silenzio per anni per paura di essere inadeguato o incapace. Insomma la vedo come un opportunità, pronta per essere sfruttata, chi lo sa magari anche da me.
8 ) Oggi si pensa che il romanzo sia morto, perché verrà scritto ciò che qualcun altro avrà già scritto da tempo. Spesso infatti si parla di copia-incolla, pur di poter pubblicare un libro, come il caso di Shields , con il suo libro “Fame di realtà”, ovviamente lui l’ha fatto di proposito per suscitare dei quesiti. Il romanzo, quello di 50 anni fa, aveva in se l’immaginazione, cosa che oggi non riscontriamo, perché si è travolti dalla realtà. I romanzi d’oggi dunque non hanno più la novità e l’immaginazione che un lettore desidererebbe trovare. Un genere che secondo me riesce a raccontare meglio la realtà è quello che ci pone dei quesiti, ci impone a pensare, secondo me non è in quello che leggiamo che troviamo la realtà, ma nelle risposte che ci diamo noi… come vediamo noi quella “situazione”.
9) Del Copyright, penso che sia importante, ai fini della gratificazione e il diritto personale dello scrittore, in questo caso. L’artista deve essere rispettato, e questo potrebbe essere un modo. Anche se oggi vediamo sempre più casi di pirateria, di mancanza di rispetto per le opere altrui, e quindi false riproduzioni, di pensieri ed opere. Il Copyleft, in pratica è un astuto stratagemma per utilizzare la licenza, quindi avere il diritto di usufruire dell’opera, senza trasgredire la legge, pur sempre rispettando determinati criteri d’uso. Personalmente credo che sia simile alla pirateria, perché se io posso utilizzare e modificare il pensiero di un autore, non sto comunque facendo conoscere il mio pensiero ma quello altrui senza mai citarlo, è appropriarsi ingiustamente del lavoro intellettuale, in questo caso, di una persona che si è impegnata per arrivare al suo scopo. Se poi invece vogliamo vederla come volontà dello scrittore di far conoscere a tutti il proprio lavoro allora è inutile parlare di diritti d’autore, in fondo si scrive per gli altri non solo per se stessi, si ha dunque la volontà di mettere a disposizione il frutto del proprio pensiero.
10) Per l’editoria del futuro la vedo dura…. sempre più il web ci mette a disposizioni mezzi per riprodurre le opere, comprarli a prezzi stracciati, come vediamo appunto gli e-book , spesso hanno prezzi inferiori, sono più comodi da comprare, con un solo click avremo il testo che ci interessa, senza spostarci da casa. Oltretutto verranno tralasciati parecchi passaggi, e questo è uno dei motivi dell’abbassamento dei costi. Inoltre con il self-publishing, guadagneranno solo i siti sul Web e non più l’ editoria. Infatti , l’editoria si sta muovendo in questo senso, cercando di intraprendere le vie di …Internet! ma anche l’editoria elettronica , a mio parere subirà le ingiustizie della pirateria, come è già successo per la musica. Si troverà il modo di contraffare gli e-book immettendoli sul Web , a costo zero.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
I blog rappresentano un “recente” canale di comunicazione, confronto ed interazione tra più utenti sul web. Esso permette la condivisione di idee, la possibilità di commentare, più o meno liberamente, il post del proprietario del blog.
L’articolo nel blog, il post, pubblicato on-line, è subito leggibile a coloro che seguono quel blog e comunque a tutti coloro che attraverso ricerche sul web vengono indirizzati a quella pagina.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
L’uso di tecnologie dell’informazione, si parla di rivoluzione tecnologica, ha portato cambiamenti nelle tecnologie, nell’organizzazione, nell’economia, nelle pratiche sociali tutte finalizzate alla creazione e scambio di informazione, cultura e conoscenza. Si parla di informazione in rete: l’informazionalismo. Questo comporta, l’abbattimento del limite spazio-temporale, la possibilità di esprimere liberamente i propri pensieri e di essere protagonisti, di scambiarsi opinioni (scambio collettivo), confrontarsi, esprimere giudizi e critiche, interagire, socializzare, etc con la possibilità di conoscere e informarsi in maniera poliedrica … ma chi regola l’attendibilità dei contenuti in rete? Se l’editore è un “garante” dei contenuti nell’editoria tradizionale, la pubblicazione on-line è quasi totalmente affidata al libero pensiero di colui che pubblica e commenta. Un’altra argomentazione è legata alla possibilità che le informazioni in rete manchino di qualità e che ci sia un sovraccarico di informazioni.
Ma, … proviamo anche ad analizzare i due “sistemi d’informazione-comunicazione” da più prospettive. Se di pro e contro si parla, e i pro e i contro esistono sia nel caso dei “lit-blog” che della “Terzapagina” proviamo a focalizzare l’attenzione sul risultato, l’obiettivo finale: l’informazione, la cultura e la conoscenza.
Che il messaggio sia polemico, irriverente, ironico, diretto o indiretto, che raggiunga il lettore più o meno velocemente, che venga letto su un foglio di carta stampata o su uno schermo video, si ottiene comunque un obiettivo: parlare, confrontarsi, discutere di qualcosa o di qualcuno.
Immagina di poter partire per un viaggio utilizzando le risorse a tua disposizione. Immagina di percorrere una strada, alla velocità che preferisci, puoi scegliere tra più strade, tu devi solo seguire la segnaletica stradale, il tuo senso d’orientamento o il tuo navigatore GPS personale. Puoi scegliere di raggiungere la tua meta utilizzando il mezzo che preferisci o che hai a disposizione in quel momento: una bici, una macchina, un aereo, la forza delle tue gambe; hai anche la possibilità di conoscere anticipatamente ciò che quella meta ti offre, attraverso le opinioni e i giudizi di altri. Il risultato? Potrai sempre tornare indietro e percorrere nuove strade o continuare a seguire quella strada; ciò che otterrai sarà comunque una risposta, un’informazione, la conoscenza, un nuovo punto di partenza che potrai sviluppare secondo le tue necessità, obiettivi ed interessi.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
A quanto già detto, posso aggiungere che tra le motivazioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web ci sono motivazioni dettate dal piacere e soddisfazione personale, bisogno di liberarsi dai vincoli, dalle pressioni o dal diniego di accettare un rifiuto dai canali tradizionali, bisogno di autostima, di sentirsi parte di una società nuova, quella del web, con cui interagire e partecipare.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
La scrittura è viva, cambia e si “evolve” nel corso della sua vita, parla diverse lingue e cambia lo strumento di lettura anche oggi, ai tempi del web. Oggi possiamo esprimere personalmente e senza “filtri” le nostre idee, parlare di un evento che ci ha visto protagonisti, che ci interessa o che ci ha colpito. Tutti siamo “scrittori e lettori” di se stessi e degli altri. Ma come è cambiata la scrittura con i SN? Alcuni esempi: … per Twitter sono sufficienti 140 caratteri per dare un messaggio, breve e coinciso, sovente accompagnato da link o da foto, che possiamo “ritwittare” o a cui possiamo rispondere; i Blog acconsento la redazione di veri a propri articoli utilizzando un numero illimitato di caratteri, aggiungendo foto e didascalie e possibili commenti da chi vuole partecipare ed intervenire; Facebook invece permette di scrivere post di una certa lunghezza che raccontano di te, di coloro che ti stanno vicini, permette di creare documenti, album fotografici, di “taggare”, o essere taggati, di geolocalizzarsi; poi ci sono i Forum…. Gli esempi da poter proporre sono tantissimi, ma l’obiettivo principale resta sempre e comunque l’informazione, la conoscenza, la cultura. Non importa che sia scritto utilizzando tecniche stilistiche di scrittura dettate dalle regole o abbreviazioni, acronimi, coniazioni di nuovi termini e vocaboli, etc etc. … l’importante è scrivere, è parlare, è condividere … è esserci, sentirsi coinvolti!
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
La rivoluzione digitale ha sicuramente inciso sulla letteratura. Il ruolo e la posizione della casa editrice è cambiata. Oggi, infatti, la possibilità di pubblicare un proprio manoscritto passa anche e soprattutto dalla rete. A questo fenomeno, si stanno adeguando le case editrici tradizionali, gli scrittori più o meno conosciuti e gli scrittori in erba. Il web ha creato un nuovo tipo di pubblicazione: il self-publishing, l’auto pubblicazione, ma anche e soprattutto, in generale, la possibilità di acquistare anche on-line e non solo nella libreria di fiducia “sotto casa” i libri di proprio interesse. Un vantaggio soprattutto economico.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
L’e-book ha sicuramente cambiato, per chi lo possiede, il modo di leggere. E’ leggero e facile da portare con sé, non pesa, come un libro cartaceo attualmente permette di essere letto utilizzando un sistema di illuminazione naturale o artificiale; rispetto al cartaceo, il digitale è economico ed ecologico perché non c’è consumo di carta e l’abbattimento di alberi, ma ci nega l’utilizzo di due sensi che il libro cartaceo invece ci consente, insieme alla vista: il tatto e l’olfatto. Scegliere tra un libro digitale e un libro cartaceo dipende dalle tue possibilità, bisogni ed esigenze, dalla tua volontà. Ma, che sia digitale o cartaceo, un libro è sempre un libro che ti permette di viaggiare, scoprire, conoscere…
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Il self-publishing per un lato sta sicuramente destabilizzando il mercato dell’editoria classica.
In rete la quantità di libri in “self-publishing” sta aumentando notevolmente e questo comporterà, prima o poi, la presenza di un quantitativo di titoli così elevato, e non selezionato da esperti, che potrà mettere in difficoltà colui che vuole leggere qualcosa che lo colpisca, interessi e non sia banale, inutile, superficiale, scritto male, …!
È anche vero che esistono le eccezioni di una regola che in realtà non è una regola ma solo uno “status” attuale. Che sia editoria classica o self-publishing, è sempre un tipo di editoria; un’editoria che cambia, si trasforma, va a passo con i tempi e le nuove tecnologie … bisogna solo studiare il metodo che permetterà di distinguere il “Libro” dal “libro-massa”. Come riconoscerlo? Chi si occuperà delle recensioni dei libri? Esisteranno ancora in futuro i libri cartacei e le case editrici? Chi ci aiuterà a scegliere? … forse i commenti dei lettori stessi o forse …, lo scopriremo presto!
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Facendo una ricerca sul web, digitando “Romanzi generi” su Wikipedia, per esempio, è possibile individuarne numerose (http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Romanzi_per_genere). Il ruolo del romanzo oggi? Lo stesso di quello del passato. Che sia di fantasia, scientifico, umoristico, storico, che utilizzi fonti e avvenimenti reali o un linguaggio più o meno erudito, penso che il romanzo ha, tra i suoi obiettivi, quello di farci meditare, riflettere, rilassarci, farci crescere e coinvolgere anche emotivamente. Quale genere narrativo racconti meglio la realtà? Tutti! Quello che in maniera diretta, o attraverso metafore o tecniche stilistiche più o meno consone e familiari riesce a trasmetterci un messaggio e/o un’informazione su ciò che ci circonda, che ci interessa, che ci scuota.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Divieti, brevetti, censure, esclusiva Vs Libertà, “furto” d’identità e di pensiero. Tutela dell’autore Vs pirateria e libero arbitrio. Originalità Vs incapacità di pensare, scrivere ed esprimere pensieri con la propria mente. Ma anche la possibilità di usare l’open-source e le risorse in rete per la ricerca, per il bene comune (es. SETI@home, Folding@home, Fightaids@home, …), o di contribuire con le proprie ricerche pubblicate on line a migliorare o sviluppare nuove teorie e sistemi.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Probabilmente, come per l’industria musicale e cinematografica, anche l’editoria elettronica, che oggi affianca l’editoria classica, sarà colpita dal “virus” della pirateria…
Gli effetti? Gli stessi vantaggi e svantaggi, come per la discografia e cinematografia, per i portatori di interessi e per coloro che ne sono coinvolti direttamente o non direttamente. Molti sistemi/siti saranno bloccati, altri saranno a pagamento, altri continueranno a diffondersi “silenziosamente” o “rumorosamente” attraverso la rete dando un “beneficio” a coloro che ne possono trarre vantaggi.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
Dalla fondazione CriticaLetteraria una frase introduttiva campeggia sotto il nostro header: «Uno spazio in più, impegnato, frequentato da chi crede nel potere delle parole». A distanza di sette anni questa dichiarazione ha ancora lo stesso valore, e riassume un po’ la storia di tutti i blog di cultura letteraria e non solo: creare un’oasi libera di discussione ed espressione (uno «spazio» virtuale), che sa di operare e cooperare tra tanti suoi simili, in un ecosistema ricco e differenziato, ma ha comunque una limpida consapevolezza del proprio impegno nella diffusione della cultura. I blog che hanno successo e hanno trovato un posto nel dibattito culturale sono quelli che hanno saputo definire il loro terreno d’impegno e di conseguenza la loro identità, e hanno sempre tenuto presente di non essere «monadi» del web 2.0; in questo modo, hanno fidelizzato un pubblico e sono diventati polo di promozione, sviluppo, nascita delle idee.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
Contro: impossibilità di raggiungere una fetta di pubblico, la più riottosa alla blogosfera o quella che non possiede adeguati supporti di lettura (pc) o accesso alle informazioni (connessione internet). Pro: libertà di esprimere idee, ma soprattutto libertà di associarsi per esprimere idee, superando distanze geografiche e lungaggini burocratiche; possibilità di esprimere contenuti nuovi, con strumenti nuovi e originali combinazioni di forma e contenuto (nel caso di CriticaLetteraria, realizzando un incontro tra argomentazioni specialistiche e linguaggio divulgativo).
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
Le ragioni della lettura e della scrittura – sempre tra loro interconnesse – sono individuali e irripetibili. Condivido pienamente quelle che ha esposto a lezione, per quanto riguarda la lettura: vivere altre vite, esperire il mondo e se stessi, compiere un viaggio dentro e fuori. Per quanto concerne la scrittura, mi piace sempre citare un passo dallo splendido Le ragioni dello scrivere di Bufalino:
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E si scrive per battezzare le cose, chi le nomina le possiede. Esiste solo chi ha un nome, l’innominato è nessuno. Nelle teogonie primitive il dio è soltanto se ha un nome. Si scrive per surrogare la vita, per viverne un’altra. L’arte, in quel caso, diventa, se il bisticcio è lecito, un arto, un arto artificiale, la pròtesi d’una vita non vissuta. Forse è così che l’arte è cominciata, quando un cavernicolo in un angolo buio, dove sarebbe occorsa una torcia per scoprire le sue pitture, dipinse uccisa la bestia che bramava di uccidere, esercitando quindi una pratica magica, ma soddisfacendo altresì una tensione, come avviene a chi sogna e chi s’innamora. Sì, perché si scrive anche per persuadere e amorosamente sedurre. Chi scrive intreccia con chi legge una guerra d’amore, una complicità invidiosa, una clandestina intesa di peccatori; a volte associandosi con lui per delinquere, a volte odiandolo come un rivale. Si scrive per profetizzare: non accade spesso, ma accade, che su una lavagna cieca, mentre re Baldassarre è alla frutta, una mano intrecci misteriose parole. Si scrive per rendere verosimile la realtà. Non so degli altri, ma io sono stato sempre colpito dalla inverosimiglianza della vita, m’è parso sempre che da un momento all’altro qualcuno dovesse dirmi: “Basta così, non è vero niente.” Allora io penso che si debba scrivere per cercare di crederci, a questo impossibile e riuscito colpo di dadi; che si debba, se l’universo è una metastasi folle, un po’ fingere di mimarla, un po’ cercarvi un ordine che ci inganni e ci salvi. Questo mi pare il compito civico e umanitario dello scrittore. Farsi copista e insieme legislatore del caos, guardiano della legge e insieme turbatore della quiete, un ladro del fuoco che porti fra gli uomini il segreto della cenere, un confessore degli infelici, una spia sacra, un dio disceso a morire per tutti. Ciò non vuol dire che scrivere è uguale a pregare?
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Il web non ha cambiato queste ragioni intrinseche. Forse ne ha aggiunte alcune (proporsi in una “caverna” globale per continuare la prima argomentazione bufaliniana) o ne ha intensificate altre (la scrittura come traccia di sé nel mondo). Direi che le ragioni del leggere o dello scrivere non sono cambiate con l’avvento del web; è cambiata l’esperienza del leggere, l’esperienza dello scrivere.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Si è creato una nuova serie di supporti di scrittura – il tweet, il post e il commento Facebook – e ovviamente a ogni supporto corrisponde una realtà linguistica diversa, che ha determinato l’ingresso massiccio di nuovi termini nel nostro vocabolario, l’implementazione di altri (si pensi ai nuovi significati del verbo “condividere”, tanto per fare un solo esempio). Ci sono fenomeni linguisticamente notevoli che andrebbero studiati: ad esempio, grazie a Facebook si è diffuso nell’uso comune – e in nuove prove artistiche, penso per esempio al fenomeno letterario-musicale di Vasco Brondi, che peraltro ha cominciato scrivendo su un blog – un tipo di scrittura che annulla totalmente la distinzione tra maiuscole e minuscole. Si tratta soltanto di un caso, ma ce ne sono altri e meriterebbero uno studio accurato e scientifico (spogli statistici) per andare al di là della semplice impressione personale.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
A lezione abbiamo parlato di Pasolini, tanto diffidente nei confronti dei media. Vorrei tirare in ballo un altro grande del Novecento, Calvino, rubando e modificando una sua frase: con la rivoluzione digitale, probabilmente avremo «l’avanguardia che tutti avevamo sognato». Istanze letterarie e artistiche che fino all’avvento del web e dell’e-book erano rimaste velleità ed esperimenti puntiformi – la simultaneità della scrittura, l’ibridismo dei media e delle forme artistiche – diventeranno parte integrante dell’operazione letteraria. Lo stanno già diventando, in misura minore o maggiore nei diversi casi.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
La mia esperienza con gli e-book ha un bilancio nettamente positivo. Lavoro spesso su testi digitali, ne leggo durante il tempo libero e possiedo un e-reader a inchiostro elettronico e un tablet. Mi trovo meglio col primo che col secondo per ragioni puramente fisiche. Penso sia una realtà importante, che può coesistere proficuamente col cartaceo integrando e implementando le potenzialità dell’esperienza di lettura, senza svilire quelle tradizionali. Ho partecipato alla stesura di un capitolo per un libro sulla rivoluzione digitale, La lettura digitale e il web (Ledizioni, 2011), e con tutti gli autori di questo testo riconosciamo il principio fondamentale del futuro del libro in una stupenda parola: «meticciato». Coesistenza libera, integrativa e sintetica, per ottenere il meglio da entrambi i supporti secondo esigenze e desideri personali. Carta e digitale non sono antagonisti.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Si tratta di una nuova frontiera, che può cambiare le dinamiche dell’editoria ricalibrandone gli equilibri. Per prima cosa, infatti, il self-publishing offre un canale di sfogo agli aspiranti scrittori; l’incremento di proposte editoriali ha reso più difficoltosa la selezione delle proposte editoriali da parte delle case editrici, che quindi possono sfruttare agevolmente le potenzialità del self-publishing e delle prime promozioni virali per intercettare potenziali successi e incamerare autori nelle loro scuderie. Si tratta però di previsioni, quanto meni per il mercato italiano. In quello statunitense ci sono già casi di successo – si veda il case study di Amanda Hocking, che guarda caso in Italia è stata accolta da Fazi – ma occorre vedere se l’editoria italiana saprà volgere a proprio favore questa realtà senza svilirne i vantaggi potenziali. Occorre quindi tenere d’occhio come osservatori esperienze come il torneo IoScrittore, lanciato quest’anno dal Gruppo Mauri Spagnol, studiarne la partecipazione, la diffusione e il feedback del pubblico sui social network.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Domanda insidiosa. Da sempre il ruolo del romanzo è quello di costruire una forma architettonica che racconti un mondo (che è specchio fedele, stravolto o ritorto del reale). Questa architettura cambia sempre la propria struttura. Può essere una «cattedrale di carta» (così il titolo di una bellissima raccolta di saggi sulla Morante), può essere un cumulo di macerie, o una solida geometria rinascimentale. Il ruolo del romanzo oggi è il ruolo che aveva uno, due secoli fa. Racconta un mondo; e lo racconta anche quando si rifiuta di farlo (sfiorando le forme dell’antiromanzo).
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
In un regime democratico si deve concedere la possibilità di sfruttare la paternità delle proprie opere, e quello di concederne liberamente il godimento. Tecnicamente l’opera d’arte è un bene da cui il fruitore trae un beneficio (di natura estetica, ma non solo), quindi è possibile disporne come meglio si crede.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Subirà contraccolpi ma saprà certamente reagire mutando forma, come è avvenuto d’altronde per l’industria musicale che, a ben vedere, si è aperta al digitale con forme nuove: si pensi alla possibilità di acquistare una singola canzone da un album con iTunes, o di ascoltarne anteprime prima di procedere all’acquisto; sta avvenendo lo stesso con le case editrici. Per continuare il paragone con l’industria musicale, il cambiamento avrà segno positivo (certo non sarà mai indolore) se e soltanto se il mondo editoriale imparerà a percepire il prodotto digitale come una proposta diversa da quella del cartaceo, non una conversione semplicemente “digitalizzata” di quest’ultimo, e offrirà dunque prodotti qualitativamente competitivi per qualità rispetto a un file piratato. Il punto è proprio questo: prodotto, non semplice file. In molti casi non è ancora così.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
■ Sicuramente hanno aumentato le possibilità di interazione e il moltiplicarsi degli scambi di opinione, un fattore fondamentale ed incentivante sia per gli scrittori che per i lettori.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
■ Come precedentemente detto credo che una peculiarità offerta dal web sia l’ occasione di un confronto ampio ed immediato; la “Terzapagina” comunque, a mio parere, è tuttora uno strumento utile, seppur in via di estinzione, per le persone “tradizionaliste” o che magari per una questione di età (over 65 all’incirca) si trovano più a loro agio con la carta stampata, anche se ovviamente un quotidiano o una rivista non permettono al lettore di confrontarsi direttamente con l’autore dell’articolo.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
■ Il perché leggere sarà sempre una fattore assolutamente individuale, ognuno trova le proprie motivazioni che possono essere le più disparate e cambiare secondo gli stati d’animo o le necessità.
Scrivere, in qualsiasi formato, presume una predisposizione personale a comunicare, a raccontare e a voler “lasciare un segno” di sé, credo che le ragioni non siano diverse da quelle del passato.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
■ Probabilmente con l’avvento dei social network sono cambiati i contenuti di ciò che si scrive, si pubblicano emozioni immediate, stati d’animo che una volta erano conservati gelosamente ed intimamente, e che solo poche persone esponevano pubblicamente.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
■ Si può dire che ci troviamo agli albori della rivoluzione digitale letteraria, i cambiamenti avvenuti per il momento non sono ben percepiti come cambiamenti radicali assoluti e che porteranno a mutamenti definitivi , gli effetti prodotti positivi o negativi che siano potranno essere valutati solo nei prossimi anni.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
■ Ovviamente l’oggetto di per sé è una innovazione interessante; non sono però d’accordo sull’idea che sia considerato il futuro mezzo di lettura, la carta stampata offre opportunità che l’ebook non possiede (possibilità di sottolineare o evidenziare, di appuntare annotazioni e commenti), e anche la presunta praticità dell’ebook è relativa, se è vero che in alcuni casi risulta più maneggevole di un grande volume, è anche vero che un libro lo posso portare con me ovunque, mettere al volo dentro la borsa, farlo viaggiare con me dentro la valigia, senza dover pensare troppo alla cura e all’attenzione che invece richiede l’ebook, e poi vogliamo mettere il fascino dell’aspetto vissuto di un libro che abbiamo sfogliato, letto e riletto?
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
■ Sicuramente una grande occasione a vantaggio di nuovi scrittori che avranno la possibilità di pubblicare le loro opere ed eventualmente anche di averle recensite.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
■ Penso sia il genere letterario ancora più letto, alla portata di tutti e con una vasta gamma di contenuti, forse la tipologia di racconto che meglio esprime la realtà è quello che approfondisce l’introspezione legata al mondo circostante e che descrive le relazioni umane che scaturiscono da queste analisi.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
■ L’evoluzione della scrittura digitale sta ponendo problematiche nuove che forse erano addirittura sembrate impossibili e impensabili; copyright e copyleft stanno assumendo aspetti e limiti incerti, il dibattito è appena iniziato e non è facile trovare una linea di pensiero che sia sempre adeguata e certa, si potrebbe parlare a lungo, citando episodi diversi nei quali, credo, le riflessioni e le opinioni non potranno essere univoche.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
■ E’ di giovedì scorso la notizia che, dopo 244 anni, anche l’Enciclopedia Britannica, sarà disponibile solo in formato digitale, un altro evento simbolo che evidenzia il nostro percorso di dipendenza verso la digitalizzazione.
A parte gli evidenti danni sul mondo del lavoro, va da sé che non ci sarà più bisogno di tante figure professionali legate all’editoria tradizionale, probabilmente anche l’industria editoriale subirà effetti negativi viste le possibili difficoltà iniziali a difendersi dalla pirateria, sicuramente in futuro si cercherà di trovare gli strumenti per ristabilire gli equilibri anche a livello economico.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
Tra i pionieri dei litblog (1998) c’è senz’altro lo scrittore Giuseppe Genna, creatore della rubrica “Società delle Menti”… e via via il dilagare del fenomeno si propaga ai nostri giorni. Il ruolo che questi hanno avuto ed hanno tutt’ora nel dibattito culturale e letterario italiano continua ad essere significativo ed è, per questo, meritevole d’attenzione.
Il Web, uno strumento utilizzabile da ormai una moltitudine inqualificabile di persone, permette di metterle in contatto avvicinando dunque lettori e scrittori dalla più o meno alta provenienza culturale, ciò ha sconvolto i canoni classici del panorama letterario di tutti i tempi in senso positivo, almeno dal mio personale punto di vista. Bisogna intendere i blog come strumento positivo di crescita personale e di confronto con punti di vista non necessariamente simili al nostro, una crescita culturale e anti-ideologica, in questo senso il ruolo del blog è stato fondamentale ovvero, se prima era un élite ad occuparsi di dibattiti di questo genere grazie al web, e dunque ai blog, la cerchia sicuramente si è allargata ed ha permesso a tutti di esprimersi. Dunque un ruolo di grande importanza nella cultura e letteratura degli ultimi anni, un mondo di crescita e di immenso sapere… è probabile che molte delle cose che ci pervengono grazie ai blog oggi non le sapremmo, non avremmo potuto saperle in altro modo.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
La rivoluzione mediatica di Internet ha sicuramente sconvolto la cosiddetta Terza Pagina, televisioni e testate giornalistiche non potevano fare finta di nulla; di entrambe le forme ci sono pro e ci sono contro. Ad esempio sulla Rete si è arrivati a un giudizio aperto, cade la mediazione critica, lì il pubblico fa un passo avanti, diventa esso stesso autore. Possibilmente tramite la Terza Pagina il lettore è, invece, in balia degli editori, o degli stessi autori; con questi il lettore non può confrontarsi, in sostanza non può dire la sua… cosa che invece avviene nei lit-blog. La critica mossa da Pasolini nel 1971 verso la televisione quale medium di massa è sicuramente accettabile soprattutto quando parla di rapporto antidemocratico ma credo che Pasolini di Internet avrebbe, oggi, un opinione diversa da quella espressa nei confronti della televisione; probabilmente penserebbe al blog come opportunità positiva per il soggetto di elevazione culturale personale. Vero è anche che la Terza Pagina ha un ruolo altrettanto importante nella formazione culturale che purtroppo è andato perdendosi.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni?
Dal mio personale punto di vista le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web sono esattamente le stesse ragioni anche in tempi in cui il web non esisteva, mi spiego meglio. Ciò che “naturalmente” (ma non per tutti è naturale ormai) dovrebbe spingere chiunque a leggere è la voglia di conoscere, la voglia di guardare oltre le proprie virgolette, riconoscere i propri limiti tramite la critica e l’opinione altrui… in poche parole conoscere se stesso e il mondo che lo circonda; l’arte di scrivere deriva non solo dalle ragioni già sopra citate ma scatta una sorta di “meccanismo” di comunicazione, o meglio, scatta la voglia di fare conoscere al mondo la propria di idea, un’idea di bene, un’idea di conoscenza superiore alle già acquisite, una voglia di interagire con il mondo. Ai tempi del web forse tutto questo è più “facile”, molto più facilmente infatti si può leggere e, soprattutto, si può scegliere cosa leggere e su cosa informarsi ma ciò che ci spinge all’informazione, all’adesione ai “lit-blog” fondamentalmente è la stessa che ci spinge ad acquistare un libro, un giornale… la voglia di conoscere; purtroppo c’è ancora chi queste doti naturali le mette in secondo piano.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Direi di sì, la scrittura con l’esplosione dei social network è cambiata, forse è anche un processo naturale.
Non c’è dubbio che il nostro linguaggio si è arricchito di termini nuovi derivanti soprattutto dall’inglese: web, blog, link, post, tag, ecc ecc; etichettando come reliquie del passato quelle pratiche comunicative come la letteratura; rendiamoci anche conto che scrivere ai tempi del web è accessibile a chiunque e ritorniamo dunque al discorso che sì, è positivo il fatto che tutti democraticamente possano dire la loro, confrontarsi ecc., ma non è detto che chiunque lo faccia scriva bene ovvero, siamo lontani dalla vera e propria Letteratura. I social network hanno portato a quella scrittura facile, veloce e soprattutto molto poco costruttiva per almeno la maggior parte delle persone.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
Come qualsiasi fenomeno nuovo ha inciso sulla storia della letteratura, che è anche storia della società; così è per la rivoluzione digitale e, a seguire, per fenomeni nuovi che arriveranno dopo questo. Credo sia impensabile l’idea contraria, d’altronde la letteratura come potrebbe essere fenomeno isolato? Isolato dalla società? Dalla civiltà? Ovviamente tutto è in trasformazione così come la letteratura che, tramite la rivoluzione digitale, si è modificata.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
Ecco la domanda che mi sembra essere diretta conseguenza della precedente… la rivoluzione digitale ha inciso sulla letteratura? Oggi abbiamo l’ebook, sostanzialmente secondo il mio parere un libro è il suo contenuto non il supporto cartaceo in quanto tale; voglio dire che leggere lo stesso libro su ebook e su carta non è forse la stessa cosa? Quindi se guardiamo il piano contenutistico la cosa di molto non si differenzia, ma se ci soffermiamo su quello che potremmo definire il piano “morale”… quanto vale avere una bella libreria piena di libri? Quanto vale sfogliarli e conservarli in eterno? Come potremmo, tramite ebook, finire di leggere un libro e sentire quella sensazione, a volte nostalgica, che ci lascia chiudendo l’ultima pagina? Ci sono cose che vanno “al di là”, per questo il libro non finirà… certo si adeguerà alla cultura di oggi, ma il nostro mondo è veloce ai cambiamenti quindi, come dice Eco, meglio conservare la nostra memoria su carta. Decisamente.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Il self-publishing rappresenta un’ottima occasione per l’individuo di essere, allo stesso tempo, scrittore, lettore e recensore. L’editoria normale include scrittori giudicati idonei dagli editori, mentre l’auto pubblicazione rifiuta il giudizio degli editori e la conseguente competizione. Personalmente vedo il self-publishing come fase di rinnovamento, lo testimoniano i dati, ma forse rappresenta la “strada facile”, chiamiamola così; il giudizio degli editori dovrebbe essere una fonte indispensabile di auto analisi per uno scrittore.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Il ruolo del romanzo oggi è molto diverso da quello che era poco più di 30 anni fa; sembra che oggi si scriva per intrattenere poche persone, quelle poche rimaste a leggere i libri e a tenerli negli scaffali; il ruolo anche di chi scrive romanzi è cambiato, prima autorevole ora non so… sembra oggi che l’autorevolezza sia affidata a qualcun altro,c ome i personaggi pubblici televisivi.
Secondo me tutti i generi narrativi sanno raccontare al meglio la realtà, che poi è una realtà soggettiva, la realtà di chi si racconta, di chi scrive, attraverso la quale possiamo trovare angolazioni, opinioni differenti dalla nostra realtà.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Considero il copyleft una scelta dell’autore di far circolare liberamente il proprio prodotto, una sorta di promozione che, a quanto pare, non danneggia più di quanto invece si immagini, le vendite in libreria dei prodotti stessi. Certo si presuppone che l’autore che scelga il copyleft sia abbastanza conosciuto perché è difficile per un esordiente farsi notare da solo nel mondo della Rete.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Se la pirateria non verrà controllata, il mercato digitale non potrà “controllarsi”. L’editoria elettronica non sopravvivrà alla pirateria così come non è sopravvissuta l’industria musicale perché il problema di fondo è morale. Forse non c’è la cultura del rispetto altrui; ironicamente si potrebbe pensare: “Non pago le tasse, dovrei forse pagare un cd, un libro?” Purtroppo.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
1. I blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano hanno avuto un ruolo fondamentale. Un buon esercizio culturale per gli appassionati, amanti o curiosi nel voler comunicare liberamente le proprie idee pur stando in casa, o ancora una bussola per orientare i lettori nella scelta dei libri, un modo per acquisire ancor più senso critico, in fondo essere critici aiuta nella formazione culturale di ogni individuo.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
2. Confrontando i lit-blog e i siti letterari, con la cosiddetta “terza pagina” risulta palese un concreto confronto tra scrittori e lettori, a differenza della “terza pagina” dove rimane un messaggio veicolato sulla carta senza aver nessun riscontro “opinionabile”, considerando anche che molti lettori non arrivano mai a sfogliare la parte finale del giornale. Dall’altra parte sui lit-blog e siti letterari si può andare incontro a opinioni estreme, ovvero volgari e ancora si può inciampare in false verità a differenza della “terza pagina” dove le fonti sono più sicure e certe.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
3. C’è chi ama leggere, c’è chi ama scrivere, o viceversa, o entrambi. Sono sempre forme di comunicazione. C’è chi ama parlare e chi ascoltare, l’uomo non può sottrarsi alla parola, è fatto di parola e quindi di ragione, è un bisogno quello d’interagire. Perché leggere e scrivere è come un feedback se da un lato il lettore ha il diritto di immedesimarsi o viaggiare in altri luoghi, con altri personaggi, e conoscere diversi modi di pensare con il semplice ma complesso mezzo: la mente; dall’altro è in dovere di sapere come i suoi simili vogliono trasmettere nuove esperienze, e ciò che chiamiamo scrittore. Leggere è uno svago, un divertimento, scrivere diventa una forma di rilassamento, di liberazione.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
4. Oggi la scrittura non è più un fatto isolato. La scrittura sul web genera scrittura. E cosa più importante farlo con gli altri. Dunque, si è un po’ perso la leggenda dello scrittore che stava per mesi barricato in una stanza con la sua macchina da scrivere. Molto spesso si ci chiede se la scrittura rischia di impoverirsi con l’esplosione dei social network. Io dico di no. Postare ogni giorno contenuti intriganti su Facebook (o commentarli), aggiornare le proprie attività su Twitter, è forse il modo migliore per aumentare la propria velocità di scrittura e imparare a essere sintetici. Questo non vuol dire scrivere in modo errato, ma adattarsi alle logiche del nuovo medium. Anzi, ancor più com’è possibile notare il nostro linguaggio si è impreziosito di nuovi termini (tag, web, blog, link, ecc..)
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
5. Letteratura è sinonimo di scrivere, indica capacità, cultura, istruzione. La rivoluzione digitale ha cambiato la letteratura. Se negli anni addietro si ci consultava con mattoni di dizionari, enciclopedie o si ci recava spessissimo nelle biblioteche, con l’entrata della tecnologia abbiamo sostituito il dizionario e l’enciclopedia con un dischetto: leggero e pratico. Oggi abbiamo depositato i dischetti in un cassetto e ci istruiamo dal web forse anche questo è capacità e cultura.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
6. Gli E-books non li conosco abbastanza. Sembrano perseguire per bene la strada della leggerezza, della trasportabilità e dell’emissione. Oggigiorno il presente e ancor più il futuro è della tecnologia, e i libri cartacei sembrano destinati a sparire. Spero nella possibilità di scelta, (libro cartaceo o e- book), ma dubito di questo. È l’era della massa e per la massa c’è una possibilità di scelta limitata, ovvero una scelta tra lo stesso prodotto, ad esempio: un e-book reader di 135 euro o uno di 260 euro? Design Sony o Mac? Formato PDF o AZW?
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
7. I self-pubblishing. Per intendere questa pretesa basta gettare uno sguardo all’attuale situazione storica dell’attività letteraria. Per secoli nell’ambito dello scrivere, la situazione era la seguente: un numero limitato di persone si dedicava allo scrivere di fronte a numerose migliaia di lettori. Verso la fine dello scorso secolo, questa situazione si trasformò. Il fenomeno cominciò quando la stampa quotidiana aprì la propria rubrica delle “lettere al direttore”, da ciò il lettore è sempre pronto a diventare autore. Oggigiorno molti lettori sono scrittori. Con il fenomeno dei self- pubblishing forse un po’ tutti possono pubblicare il proprio libro nel cassetto. Fino a qualche decina di anni fa, per pubblicare un libro, non c’era altro modo che convincere un editore a farlo. Dopo migliaia di telefonate, appuntamenti rifiutati, manoscritti inviati, lo scrittore medio, spesso si rassegnava per ritirarsi a meditare sul da farsi, e in certi casi l’abbandono della scrittura veniva di conseguenza. Oggi la situazione è cambiata. Stampare un libro in proprio è diventata non solo una pratica veloce e facile, ma spesso diventa la vera e propria “cura di tutti i mali”. Salvo poi rendersi conto, che non basta possederne l’aspetto e un codice ISBN per essere un’opera letteraria. Ciò non toglie che la “via democratica dell’auto-pubblicazione”, ha reso possibile una concorrenza più ”sana”, a patto di saper filtrare qualitativamente i frutti di un’opera letteraria. Questo è progresso digitale, anche in campo della pubblicazione c’era d’aspettarsi una rivoluzione.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
8. Il romanzo rimane il genere narrativo che ha raccontato al meglio la realtà. Ad oggi si ci chiede sempre più se il romanzo sia ancora capace di trasmettere idee, riflessioni e conoscenze del mondo. I romanzi della forma ottocentesca sono morti da qualche tempo, oggi i romanzi sono brevi, intimistici forse perché si è conoscenza dell’altra parte del mondo e delle altre culture attraverso il viaggio vissuto o attraverso il web, ma sta proprio qua la bravura dello scrittore nel far del suo racconto una storia appassionante utilizzando un linguaggio accattivante. Quello che sta morendo ancor più oggi è il lettore di romanzo. Forse perché ormai la scrittura è più una questione di marketing. In cima alle classifiche il lettore sembra gradire più un libro di cucina che altro, sarà perché ormai il lettore avendo a disposizione poco tempo, quel tempo desidera impiegarlo per cucinare e quindi mangiare, infondo si è sempre saputo che gli italiani sono sempre dei buon mangioni.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
9. Il copyleft se da un lato è stato fonte di strategie di marketing, dall’altro è sinonimo di pirateria. È pur vero che quando si copia-pirata ad esempio un romanzo, molto spesso quello romanzo è il più venduto, forse perché piace e allora si pensa di regalarlo a qualcuno e di conseguenza è impresentabile in fogli A 4, con l’ e-book altra storia… Però diventa triste scaricare il libro solo perché è gratis, si perde la ragione del perché leggere, diventa meno entusiasmate. Altrimenti potrei rubare una macchina, tanto ormai il proprietà l’ha finita di pagare, o ancora posso raccogliere i frutti del mio vicino, tanto ne ha in abbondanza ecc.. Cosa migliore è il copyright: pagare il piccolo tributo del diritto d’autore, bisogna pur tutelare l’autore.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
10. Visto i dati le statistiche sembra ormai evidente di come il futuro editoriale appartiene alla diffusione dell’e-book. La pirateria è stata sempre un problema sia per il cinema, e ancor più per la musica. Lo è anche per l’editoria elettronica se pur in modo inferiore, in quanto il prezzo tutto sommato abbordabile a fronte invece di una notevole perdita di tempo nel cercare l’edizione desiderata in qualche altro “ambiente”, col rischio di virus informatici, fake ecc… Quella perdita inferiore dell’editoria elettronica rispetto all’industria musicale e cinematografica incide in modo sostanziale sul mercato digitale, in quanto non riesce a svilupparsi. Dovrebbero mettere un blocco-copia per ogni e-book acquistato, solo così si potrebbe sconfiggere la pirateria.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
La creazione dei blog, a mio avviso, è da vedersi come una sorta di “salotto culturale” in cui esperti del settore e non possono scambiarsi liberamente idee e conoscenze nel campo letterario. Questo evita sì il dialogo faccia a faccia ma è importante per la velocità con cui si possono riprendere i propri discorsi magari riproponendoli in maniera diversa o con un diverso tono ma credo, altresì, che il miglior modo per dibattere su questi temi resti il caro e vecchio convegno o la semplice riunione. Ci si adatta ai tempi, insomma.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
I pro sono il fatto di non essere obbligati ad acquistare in giornale cartaceo per poter avere notizie riguardanti il mondo letterario, ma di avere tutto e sempre a portata di “clic”. Per i contro, resto sempre del parere che usare la penna ed essere in vista su un giornale (magari una grossa testata) faccia gola a chiunque, invece di esporre la propria critica favorevole o sfavorevole su un blog. Insomma la penna a mio avviso è più potente dell’inchiostro virtuale, sia che scriva un giornalista sia che uno studente sia chiamato a dire la sua nel classico compito in classe.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
In questo senso sono quasi d’accordo con il pensiero di Camon per quanto riguarda il fatto che una cultura moderna non può permettersi gente che non legge. Magari un po’ meno estremista, nel senso che in Italia specialmente manca una “cultura della lettura” che forse in altri paesi europei è più diffusa. La scuola aiuta ben poco in proposito, molte volte facendo odiare la lettura dei classici.
Per la scrittura è un po’ la medesima cosa, con la differenza che non tutti “sanno” effettivamente scrivere. E qui di nuovo la scuola aiuta forse ancora di meno che per la lettura. Soprattutto l’università, in cui si scrive poco e male a volte. Certamente, chi legge di più, saprà scrivere meglio e viceversa. Ma non è una regola ferrea.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Per me personalmente non è cambiato nulla dal momento che scrivo pochissimo sui social network. Direi che il fenomeno andrebbe rintracciato con l’esplosione degli Sms, più che Facebook o Twitter. La mania di essere incisivi, rapidi e concisi sta permettendo l’utilizzo di quelli che qualsiasi insegnante di lettere chiamerebbe “orrori” ortografici. E su questo sono d’accordo con loro, visto che mi sforzo di usare una grammatica corretta anche nei messaggini.
Se la scrittura è cambiata grazie ai social network è stato solo, o quasi solo, per l’evolvere del vocabolario, uno strumento utilissimo che è sottoposto a un cambiamento storico-linguistico velocissimo. Sta al passo coi tempi, insomma. Basti pensare ai tanti verbi e sostantivi che derivano dalle moderne tecnologie e pratiche informatiche, nonché ai nuovi termini dell’anglo-americano.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
Sì, ha inciso e inciderà parecchio. Non solo per il fatto che numerosi scrittori decidono di pubblicare direttamente on-line i propri libri o che molta gente non frequenta più le librerie potendo acquistare volumi sui vari siti di vendita, ma per il fatto stesso dell’atto del produrre letteratura. La carta e la penna sono sostituiti dallo schermo e dalla tastiera. Uno scrittore, di cui non ricordo il nome, ha affermato che per lui lo scrivere rappresenta un meccanismo il quale coinvolge la mente, che produce la storia, il braccio e la mano che la traducono su carta. E io sono d’accordo con lui su questo. Scrivere è meglio che “digitare”.
Molto è cambiato invece per quanto riguarda la presentazione delle opere tramite video o e-book e la loro distribuzione. Da questo punto di vista, la velocità del conoscere e del possedere è una buona cosa.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
Sono sia favorevole che contrario. Sono favorevole per il fatto che è possibile trasportare con se una quantità considerevole di libri senza sentirne il peso in valigia. Sono contrario per il fatto che, dicono alcuni, l’e-book dovrebbe sostituire il libro comune. Per me il contatto con la carta (e mi dispiace per gli alberi), il profumo delle pagine e dell’inchiostro, la possibilità di lasciare segni sul testo, o spiegazzare le pagine a mio piacimento, sono elementi che l’e-book mi ruberebbe inevitabilmente. Quindi, comodo ma pericoloso allo stesso tempo. E poi, diciamolo: aprire la porta del proprio studio e contemplare una libreria piena fa un certo effetto…
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
E’ molto difficile essere autori ed editori di se stessi. L’editore (visto come una persona che aiuta la pubblicazione di un testo, consiglia, aggiunge o toglie ecc) è una figura importante del mondo letterario. Se l’opera è buona, l’editore svolgerà un ottimo lavoro nella distribuzione. Ma importante dovrà essere anche l’umiltà dello scrittore nell’accettare le eventuali critiche, costruttive ovvio, e magari un rifiuto. A volte è difficile accorgersi da soli dei propri sbagli e delle proprie debolezze.
Se invece l’editore ragiona solo da un punto di vista strettamente economico, allora secondo me è una figura che dovrebbe, anzi deve scomparire. Molti libri inutili vengono pubblicati ogni giorno e hanno la fortuna di avere una campagna pubblicitaria vastissima, accompagnata da apparizioni in Tv, riviste, notorietà del personaggio-scrittore e altro.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Il romanzo è e resterà sempre la migliore forma per raccontare una storia a qualcuno. Sarà sempre il modo migliore per scoprire mondi e universi magari sconosciuti, veicolo per il quale la fantasia può viaggiare sempre e comunque senza avere la preoccupazione di seguire fili logici o rispettare tabù imposti se non quello della chiarezza e dell’appropriatezza della scrittura. Insomma, se una storia appassiona, vale la pena di leggerla; se è vera tanto meglio, se è inventata sarà un bel viaggio.
Il genere narrativo che meglio racconta, anzi ha raccontato, la realtà è la novella di stampo verghiano. Purtroppo non riesco ad individuare genere migliore di questo (nemmeno il romanzo) per esprimere meglio il mondo in cui si vive, per inquadrarlo in una cornice efficace e di effetto immediato. I libri di protesta o di stampo politico (vedi Saviano, Vespa, Giordano ecc) sono a volte efficaci, sì, ma di scarso impatto emotivo sul lettore.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Fare lo scrittore è un mestiere, e come tale deve essere tutelato. Quindi la libertà di poter trovare i libri un po’ sparsi dovunque, magari cattivissime edizioni di testi magnifici, deve essere in qualche modo limitata. Sono a favore del copyright letterario, come sono a sfavore di quello musicale non d’autore. Mentre lo scrittore fatica, e sottolineo fatica, per la stesura di un testo che poi magari venderà milioni di copie, il musicista oggi è circondato da tanta gente che lo aiuta, lo pubblicizza e magari gli scrive testi e musica. Non mi rivolgo infatti ai cantautori che possono chiamarsi tali e che meritano i miliardi che hanno fatto (lo scomparso Dalla, Gino Paoli, Battiato, il mito Freddie Mercury ecc), ma alla musica strettamente commerciale, musica-spazzatura la chiamo (faccio alcuni nomi, anche se susciteranno critiche: David Guetta, 50 cent, Lady Gaga, Justin Bieber e potrei continuare all’infinito).
La letteratura d’autore, e non (basta che non sia Benedetta Parodi!), va salvaguardata a tutti i costi perché è frutto di lavoro sudato, studio e cultura. La musica d’autore anche. La musica “inventata” per l’occasione può avere un attimo di successo, ma se poi la si scarica liberamente da Internet non dovrebbe costituire un grosso problema per chi la fa, visto che i fatturati sono stellari solo grazie ai concerti live, spettacoli tra le altre cose orrendi.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Per le stesse ragioni che ho già affermato sopra, il contraccolpo sarà tremendo se tutte le opere future dei grandi e piccoli scrittori appariranno su Internet, scaricabili sia pagando sia gratis. Basta acquistarlo una volta sola un file per poi rimetterlo in circolo.
L’e-book, ripeto, sarà utilizzato solo per questioni di comodità. Non per altro. Secondo me gli editori e gli stessi scrittori si batteranno perché ciò avvenga. Anche a scapito del consumo di carta elevato.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
Hanno garantito la possibilità di esprimersi e partecipare al dibattito anche a chi non è un critico proveniente dal mondo accademico o della terza pagina. I blog hanno dato la possibilità di esprimere e di far conoscere le proprie idee e i propri pensieri non soltanto ai lit-blogger, ma soprattutto ai semplici lettori, agli utenti che hanno la possibilità di partecipare ai dibattiti attraverso i commenti ai post – quando questi sono consentiti da chi gestisce il blog, naturalmente.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
Tra i pro rientra soprattutto la possibilità per i lettori di dire cosa ne pensano ed esprimere il loro punto di vista, commentando i post – mentre è impossibile per il lettore di un articolo di Terza pagina rendere pubblica la propria opinione al proposito. I lit-blog sono dei veri e propri luoghi di incontro virtuale, in cui riesce a crearsi uno scambio impossibile sulla Terzapagina.
Per quanto riguarda invece i contro, non ne vedo di significativi. Forse il fatto che tutti abbiano la possibilità di commentare può rappresentare un problema nel caso in cui intervengano anche troll o altri disturbatori – ma si tratta di un problema che può essere risolto dall’intervento di un moderatore o dallo stesso amministratore del blog. Un altro contro potrebbe essere rappresentato dal fatto che il lit-blog sia gestito da persone poco competenti e tutt’altro che esperte nel campo della letteratura; in fondo, però, gli utenti hanno sempre la libertà di scegliere quali blog leggere e quali no, valutando la competenza del lit-blogger.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
Secondo me, ai tempi del web bisogna continuare a leggere e scrivere un po’ per le stesse ragioni per cui l’uomo lo ha fatto anche nel passato. Bisognerebbe continuare a leggere per conoscere meglio il mondo e la realtà che ci circonda e per informarci – e in un’epoca in cui poter leggere e poter avere accesso alle informazioni è così semplice e veloce, leggere è un dovere più di prima. Anche scrivere facendo sentire la propria voce e facendosi leggere da un numero potenzialmente enorme di persone è diventato più facile grazie a internet; a maggior ragione, quindi, chi sente il bisogno di fare conoscere il proprio punto di vista, chi crede di poter dire qualcosa di nuovo e che possa migliorare la società in cui vive deve scrivere.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
La scrittura con l’esplosione dei social network è sicuramente cambiata; basta pensare all’introduzione di tutti i termini appartenenti allo slang dei social network, sia neologismi che prestiti linguistici, entrati nell’uso comune della nostra lingua. La scrittura, dunque, è stata inevitabilmente influenzata da questi cambiamenti.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
Ha già inciso sulla letteratura, e continuerà a incidervi sempre di più, magari perché gli scrittori sfrutteranno sempre più le possibilità offerte da Internet e dall’inserimento di ipertesti, immagini o video nelle loro opere.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
L’ebook non occupa spazio ed è ecologico e presto, magari, avrà anche prezzi più competitivi rispetto a quelli dei libri cartacei; questi sono indubbiamente dei vantaggi.
Non possiedo ancora un eReader, ma credo che il contatto fisico con l’oggetto libro mi mancherebbe relativamente. Mi riferisco in particolare al fatto che di solito evito di piegare le pagine, sottolineare o scrivere note al margine perché non voglio rovinare il libro. Con un eReader che mi permetta di inserire note e segnalibri e di evidenziare parte del testo non mi priverei più di queste possibilità.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Credo che il self-publishing sia molto utile a chiunque voglia pubblicare il proprio romanzo senza passare attraverso la mediazione delle case editrici. Ovviamente riuscire a farsi leggere e conoscere per lo scrittore potrebbe non essere altrettanto semplice attraverso questo mezzo.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Anche oggi, come già in passato, il ruolo del romanzo dovrebbe essere innanzitutto proprio quello di raccontare la realtà; di raccontare le vite, le scelte, i dilemmi, i sentimenti dell’uomo e della società di oggi. Il bisogno di leggere un romanzo, però, è spesso legato a un bisogno di evasione dalla propria realtà; un romanzo dovrebbe garantire anche questo. Si potrebbe spiegare così il recente successo di generi come il fantasy e la fantascienza.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Gli scrittori sono liberi di poter disporre come preferiscono della loro creazione, e quindi anche di poter scegliere tra copyright e copyleft. Naturalmente il diritto di vedere rispettato il copyright dovrebbe essere garantito, anche se nel momento di transizione e cambiamento attraversato dall’editoria non è ancora ben chiaro quanto e come questo potrà essere assicurato.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Penso che all’inizio l’editoria elettronica sarà inevitabilmente destinata a subire gli stessi contraccolpi; poi, in qualche modo, saranno superate le difficoltà iniziali; sopravvivrà alla pirateria, ma dovrà adattarsi e molte cose dovranno cambiare perché questo sia possibile. Forse è ancora troppo presto per avere un’idea precisa su cosa dovrà cambiare e come, visto che gli ebook sono ancora poco diffusi.
1. Credo fermamente che la dimensione virtuale del blog abbia influenzato ed alimentato attivamente il dibattito culturale italiano proprio grazie alla sua amplia accessibilità, configurandosi in questo modo come una sorta di “piazza multimediale”, di “luogo d’incontro” dove gente dalla formazione culturale più disparata possa far convergere le proprie opinioni e apprendere quelle altrui. Una realtà nella quale, nella maggior parte dei casi, crolla il muro della diffidenza e della timidezza, agevolando l’espressione individuale. Non è un caso infatti se, nell’era digitale, qualunque settore attinente la comunicazione, il marketing o l’ambito sociologico, guardi all’universo dei blog o dei social network proprio con l’intento di fotografare il fermento culturale e intellettuale, nonché i fenomeni di costume, in tutte le sfumature in cui si manifestano.
2. I pregi delle argomentazioni letterarie multimediali rispetto a quelle tradizionali della terza pagina sono evidenti: la possibilità di far fluire liberamente il proprio pensiero senza doverlo condensare in un numero limitato di battute, la facoltà di rafforzare il potere della parola con quello dell’immagine video, e inoltre l’assecondare l’ipertestualità nell’esplorazione di più aree del web. Di questi vantaggi possono goderne tutti coloro che amano la letteratura e che sentono di affidare le proprie suggestioni a blog o siti letterari, tanto che si può parlare di una funzione democratizzante di questo tipo di comunicazione, a differenza di quanto avviene nella cosiddetta terza pagina dove il dibattito assume un profilo più specializzato se non, per riprendere un’efficace espressione di Mauro Novelli, elitario.
3. Tanto nell’era industriale quanto in quella digitale, l’essere umano ha sentito incombere su di sé il mostro dell’alienazione. Se è vero quanto affermava Aristotele, che l’uomo è animale sociale, è pur vero che i cosiddetti social network non sempre, se non di rado, stimolano una comunicazione intelligente e profonda implicando, magari, la possibilità che questa sfondi il monitor e atterri sul mondo reale, tra persone reali. La lettura e la scrittura, l’una complementare all’altra, come mezzo per sondare il proprio essere, per accostare l’esperienza dell’altro alla nostra, per aprire gli occhi su una realtà ormai globalizzata, devono formare e informare, non consentire un appiattimento culturale, un’omologazione, ma affermare la vera forma di comunicazione, ovvero la condivisione. Lettura, ovvero scrittura come patrimonio collettivo.
4. E’ evidente come il gergo del web o dei social network sia ormai entrato a far parte del nostro bagaglio lessicale e questo è quanto, ormai da tempo, hanno decretato i linguisti circa un’ulteriore inglesizzazione del linguaggio, apportando come esempi termini inglesi riadattati secondo la morfologia della lingua italiana come “taggare”, “postare”, “twittare” ecc…
5. La rivoluzione digitale ha già influenzato la letterarietà. A tal proposito vorrei condividere l’immagine che mi si era stagliata davanti, durante i dibattiti in aula sull’argomento, ovvero quella dei comizi agricoli descritti in Madame Bovary (nella seconda parte, capitolo VIII). Scrive Flaubert a un amico: «Bisogna che l’insieme urli, che si sentano a un tempo muggiti di tori, sospiri d’amore e frasi di amministratori, e, su tutto, il sole e le grandi folate di vento sollevanti le cuffie delle contadine.». Ma eravamo nel 1857. Molto probabilmente adesso l’ingegno dello scrittore si è impigrito a ricreare verbalmente un mondo “catturabile” mimeticamente con dispositivi digitali, optando per una scrittura più scarna e forse più evocativa.
6. Premesso che da sempre sono una grande estimatrice della carta e delle sue suggestioni percettive (vista, tatto, udito, olfatto), ed amante dell’ inchiostro, non posso tuttavia negare gli evidenti vantaggi degli ebook reader, per certi versi addirittura rivoluzionari, oltre che per ragioni ecologiche, anche per l’incredibile possibilità di disporre di una vera e propria biblioteca digitale! Nonostante l’andamento del mercato preveda una sempre maggiore incidenza del libro elettronico, mi unisco a coloro che credono che il libro tradizionale non scomparirà. Credo piuttosto nella, forse non troppo pacifica (visti gli allarmismi nell’ambito editoriale), convivenza delle due tipologie libresche, peraltro entrambe soggette a un eccessivo vincolo ai dettami del marketing, che possiede ben’ altre logiche rispetto a quelle strettamente culturali.
7. L’autopubblicazione è un fenomeno piuttosto recente e in espansione. Costituisce una grande possibilità di rivalsa per tutti quegli esordienti che non hanno trovato presso l’editoria tradizionale il canale dal quale far sentire la propria voce. Per la sottoscritta, che sconosceva la realtà e le dinamiche che caratterizzano una casa editrice, è stato illuminante l’intervento di Sandro Ferri, direttore della e/o edizioni, il quale sottolinea come che i costi siano sintomo di qualità, ovvero della concertazione del lavoro di diverse figure professionali. Secondo il mio punto di vista, quanto sta già accadendo nel mondo e in Italia (vedi il progetto di self-publishing in seno alla Mondadori), si consoliderà in futuro, proprio perché rispetta una linea di “responsabilità culturale” che altrimenti rischierebbe di precipitare vertiginosamente nell’ “anarchia” del web, a vantaggio della quantità piuttosto che della qualità.
8. Credo che ormai la struttura tradizionale del romanzo abbia lasciato spazio a ibridismi di genere e a nuove forme di esternazione della scrittura inevitabilmente influenzata dal bombardamento d’immagini dei media e del cinema. E’ davvero molto complesso, quindi, definire un genere narrativo “standard” che racconti meglio il reale, vista la potentissima “competizione” con i dispositivi digitali capaci d’immortalare la realtà. Credo che allora, vista l’enorme varietà di mezzi tecnologici e soluzioni a disposizione, sia proprio il narratore e il suo talento, o anche semplicemente il suo estro o il suo coinvolgimento del momento a far la differenza nel cogliere il reale… Anche in un tweet di 140 battute.
9. Facendo parte della generazione degli anni Ottanta ed essendo quindi quasi coetanea dello scrittore Vincenzo Latronico, non posso che assentire con le argomentazioni del giovane scrittore specie nel sottolineare, pur nel paradosso della propria professione, il naturalissimo approccio che la nostra generazione ha con i download gratuiti. Certo è che il suo caso personale fa riflettere! E che una maggiore sensibilizzazione sulla “questione morale” a cui egli fa riferimento, sarebbe indice di un più alto grado di civiltà.
Ma non posso non citare un fenomeno che ha catturato la mia attenzione, ovvero il progetto portato avanti dal collettivo Wu Ming, caso di copyleft che tuttavia, secondo quanto affermano gli stessi membri del collettivo, non incide negativamente sull’editoria tradizionale, fungendo addirittura da promozione per l’acquisto dei testi nelle tradizionali librerie, rendendo quindi possibile, anche se non tutti sono concordi, una plausibile comunione tra tradizione e innovazione.
10. Il mondo del web è un universo talmente vasto e complesso che è pressoché impossibile tracciare il perimetro dei suoi confini. Quindi sono piuttosto scettica sull’eventualità di arginare fenomeni di pirateria nell’editoria su rete proprio come è dimostrato già da diversi anni nel settore dell’industria musicale.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
A parer mio hanno avuto il merito di liberalizzare, e nel Paese delle corporazioni, tale dibattito.
Hanno favorito la nascita di un circuito democratico capace di coinvolgere forze nuove, riuscendo così ad abbattere la barriera che separava “addetti ai lavori” e “consumatori” (anche se questo vale solo per i blog aperti al commento degli utenti).
Un altro aspetto non trascurabile riguarda la creazione di canali estranei al sistema culturale ufficiale, cosa che ha consentito l’istaurazione di dibattiti su autori e opere e tendenze che non avrebbero avuto luogo altrove.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
Tra i vantaggi dei primi, la possibilità del confronto: lo stesso contenuto può essere oggetto di analisi diversificate su uno stesso “lit-blog”, ma allo stesso tempo posso confrontare in rete, ed in maniera immediata, “lit-blog” e siti letterari di diversa impostazione e militanza tra loro. In questo modo sono Io a fare da “filtro”, non il critico scelto dall’editore del giornale. Il vantaggio della “Terza Pagina” potrebbe consistere nella maggiore autorevolezza derivatagli dal retaggio.
Tra gli svantaggi dunque l’attuale subalternità dei primi in termini di risonanza e altisonanza: credo che ad uno scrittore possa ancora arrecare maggiore soddisfazione la recensione su “Terza Pagina” di una “penna” autorevole piuttosto che il commento su “lit-blog” di un “tastiera” sconosciuta.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
Lettura e scrittura mantengono le loro funzioni essenziali: per quanto riguarda la prima, quella di apprendimento/approfondimento e per quanto riguarda la seconda, quella di riflessione/condivisione, ma non credo più possano costituire quelle fonti di diletto che furono in passato, soprattutto la prima. La lettura, seppur considerata ancora fondamentale per la bildung dell’individuo, è sempre più relegata all’ambito scolastico e dunque associata ad un’attività di studio faticosa e noiosa, e ciò non la rende certo un’opzione piacevole per il tempo libero.
Trovo invece che la scrittura possa accentuare la sua funzione introspettiva. In un mondo sempre più alienante ed egocentrico, scrivere per sé stessi, di sé stessi e a sé stessi può costituire un’ occasione di confronto con ciò che ci apparirà, in un mondo che è anche sempre più virtuale, ancora autentico: noi stessi.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Guardiamo al passato, per esempio all’avvento dei caratteri mobili di Gutenberg e della tv. Ci accorgiamo che esse hanno sicuramente modificato la scrittura nel suo complesso poiché, come sosteneva McLuhan, la tecnologia è in grado di mutare la struttura mentale di una civiltà.
La tv ha certamente reso obsolete quelle propaggini descrittive tipiche dei romanzi ottocenteschi, così come la tecnica del montaggio ha favorito il ricorso ad una scrittura reticolare. Probabilmente l’impatto dei social network sulla scrittura comporterà una maggiore semplificazione linguistica, atta a privilegiare non la ricerca del “bello scrivere”, ma l’immediatezza delle comunicazione. A mio avviso però, a questa semplificazione non corrisponde affatto un impoverimento: i social network sono un bacino immenso di neologismi che contribuiscono ad arricchire il nostro vocabolario, rivitalizzandolo. Penso poi che il fenomeno (che io trovo interessantissimo) delle emotional icons finirà per attecchire altrove, rivoluzionando il vecchio sistema delle interiezioni e della punteggiatura.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
La rivoluzione digitale ha mutato il modo di farla e condividerla.
Forti dello sviluppo di devices interattivi, abbiamo assistito alla diffusione di nuovi canali d’accesso all’informazione e all’intrattenimento che hanno cambiato le modalità con le quali comunichiamo. Il passaggio a formato digitale di materiale tradizionalmente legato ad un medium diverso consente l’ibridazione di codici e linguaggi differenti. Le nuove tecnologie consentono inoltre di bypassare i vecchi sistemi di cooptazione da parte delle case editrici, favorendo pratiche come il self-publishing e allo stesso tempo consentono una più libera condivisione nonché una più libera circolazione, potenzialmente globale, dell’opera letteraria.
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
E’ il futuro. Attualmente, come tutte le tecnologie di nuova generazione, risulta poco accessibile economicamente (gli ebook readers e gli stessi ebooks hanno ancora un costo elevato), ma col tempo diverrà un prodotto alla portata di tutti. Nell’ottica in cui la popolazione mondiale continui a crescere in maniera inversamente proporzionale agli spazi verdi, rendendo magari la carta un supporto pregiato, l’ebook sarebbe un’opzione, oltre che economicamente vantaggiosa, ecocompatibile. Il libro non scomparirà, ma tornerà ad essere un oggetto di culto, magari un’opera d’arte riccamente curata da esporre in “bibliomusei”. Personalmente non nutro alcun sentimento nostalgico nei confronti del libro.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
E’ un’opportunità in più per gli scrittori esordienti e per quelle voci che per un motivo o per un altro non riescono a richiamare l’attenzione delle grandi case editrici. Penso che il ruolo dell’editore muterà: non toccherà a lui fare una selezione delle proposte, non fungerà più da filtro, ma solo da distributore. La selezione la farà il mercato.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Dipende dal genere, ma credo che il romanzo sia destinato ad una fase di declino. Credo che la cornice narrativa, in un mondo in cui si legge soprattutto per apprendimento/approfondimento divenga un sovrappiù, come per una sorta di weberiano disincanto del mondo. Secondo me, il futuro è della saggistica e dell’autobiografia. Al massimo potrebbero sopravvivere quelle forme romanzesche che per loro natura non si caratterizzano per lo spessore dei personaggi e dell’intreccio come il romanzo distopico o filosofico. A mio avviso, in un mondo che pensa con sempre maggiore perplessità al proprio futuro, la fantascienza, l’utopia e la distopia riescono a soddisfare quel bisogno di proiezione nel futuro e di riflessione su di esso che allo stesso comporta l’immaginazione di realtà o mondi ancora incantati, nel senso di incommensurabili e dunque in grado di stimolare ancora la nostra fantasia e di “sublimare” le nostre riflessioni piuttosto che le nostre passioni.
Bravo mio buon Maugeri.
E’ tardi ma io ho le insonnie della mia età e chissà perchè mi piacerebbe vederla spuntare dietro l’angolo a salutarmi. Ma lo so che è già a dormire, ragazzo mio!
Domani interverrò con più pace. Ma adesso abbia i miei complimenti insieme ai bravissimi studenti che hanno avuto la fortuna di averla come docente all’università di Catania.
Una felice notte dal suo
Professor Emilio
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Deve essere una libera decisione dell’autore scegliere quale pratica seguire. Spetta a lui scegliere di fare l’Alexander Fleming o il Robert Furchgott della situazione. Io credo che, tuttavia, nonostante il copyleft l’autore possa trovare nuove fonti di guadagno che esulino dal diritto d’autore come convegni, apparizioni televisive e quant’altro, anche se mi rendo conto che per lo scrittore puro può essere una forzatura doversi trasformare in intrattenitore.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’ebook? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Come ho già risposto precedentemente, penso che all’editoria spetterà occuparsi solo della distribuzione, ma questo riguarda per lo più il cartaceo. Nel caso dell’ ebook magari self-published e copylefted non vedo quale ruolo possa avere in futuro.
Per quanto riguarda la pirateria, mi piacerebbe poter quantificare l’abbassamento dei prezzi derivabile da una sua eventuale eliminazione. Certo, pur mettendomi nei panni dello scrittore medio che non naviga certo nell’oro, faccio fatica a digerire il concetto di “proprietà intellettuale”.
Ringrazio e saluto il prof. Emilio per il suo intervento qui sopra.
Grazie come sempre per seguirmi…
Finisco di copincollare le altre risposte!
(In effetti questa operazione si sta rivelando un po’ più faticosa del previsto)
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
La nascita dei blog, a seguito dell’avvento di internet, ha avuto un ruolo di fondamentale importanza per la nascita di incontri/scontri su temi della letteratura italiana. Sicuramente è internet a far da ponte diatopico e anche diacronico, grazie alla possibilità di collegare luoghi lontanissimi in tempi brevi o senza grandi vincoli di tempo. L’idea di dar vita a un blog ha inoltre fatto sì che i pensieri di qualsiasi persona interessata ai dibattiti, potessero essere coinvolti anche accanto a quelli di figure letterarie note.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
Indubbiamente il vantaggio che offre un lit-blog è la condivisione o la confutazione dell’argomento proposto. Infatti il lit-blog nasce proprio con l’intenzione di dare la possibilità di intervenire su un argomento di portata nazionale. Un altro vantaggio del blog letterario è la focalizzazione su un preciso tema, così da creare un ambito ben definito e approfondito per coloro i quali ne sono già appassionati.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
Io penso che le ragioni per le quali oggi è giusto (e non solo piacevole) scrivere e leggere, sono legate più che altro all’importanza del “far parte del mondo”, del tenersi aggiornati da mezzi più attendibili rispetto ad altri (come la tv, in cui le informazioni sono fin troppo filtrate), e soprattutto è giusto leggere perché è la curiosità a renderci migliori.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Altroché se è cambiata. La lingua è in continua evoluzione, non è statica come non lo sono le persone che la parlano. Il mezzo mediatico che fa da canale comunicativo ha sicuramente portato un vento di novità lessicali (come neologismi), ma contemporaneamente ha favorito il continuo uso di parole abbreviate e storpiate, di certo non molto amate dalla grammatica. Il modo di scrivere cambia perché cambia il mezzo con cui si scrive, ma io – 21 enne – che vivo e cresco accanto al cambiamento, probabilmente non riesco non solo a percepirlo bene, ma nemmeno a descriverlo come meriterebbe, poiché mi risulta prematuro.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
La comunicazione tra le persona è cambiata grazie al sistema binario. Le influenze nella scrittura ci sono, ed è inevitabile che inizino a vedersi anche nei libri. Tutto dipende da chi fa letteratura oggi e da chi farà letteratura, da coloro che conserveranno e preserveranno l’uso di carta e penna. Ma magari un giorno si farà letteratura digitalizzata, chissà…
6. Cosa ne pensate dell’ebook?
Premetto che non ho mai avuto la possibilità di provare questo nuovo strumento e che quando lo vedo, provo una sensazione mista a meraviglia e incertezza. A primo acchito ho pensato che fosse uno strumento fin troppo tecnologico! Nel senso che mi è sembrato davvero esagerato, così, nel suo essere super capiente e super comodo, probabilmente perché la maggior parte di coloro che lo comprano, non ne fa un uso adeguato. Col senno di poi ho capito la sua utilità nel rendere la vita più facile, dato che è così facile complicarsela, la vita.
Io però credo che ho deciso di lasciarmi complicare dai libri cartacei, sarà perché sono un po’ conservatrice e un poco sfortunata con la nuova tecnologia, però un libro è un libro, lascio agli altri l’utilità e la comodità, io non saprei sfruttarle.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Penso che se non è volutamente circoscritto a poche persone, se ne possa abusare, poiché è senza controllo; e quindi la proposta di nuove idee sarebbe enorme, incontrollabile. La figura dell’ Editore è troppo importante, è selezione tra ciò che è buono e ciò che non lo è (parlo più che altro a livello letterario) , è il mediatore che con la sua casa editrice porta in libreria qualcosa di leggibile anche solo ortograficamente. Credo che sia un concetto che va oltre lo scopo economico di un editore; è chiaro che un editore che non guadagna è un fesso, ma è anche chiaro che un libro che arriva in libreria è un prodotto di miglioramento proprio perché attraversa processi ben definiti che il self-publishing non ha.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Il ruolo del romanzo oggi non saprei identificarlo. Non credo sia cambiato molto rispetto a prima. Per quanto riguarda il genere narrativo che sa meglio raccontare la realtà vedo solo il romanzo, magari quello incentrato sulla formazione giovanile. Purtroppo non ho seguito l’ultimo appuntamento nel quale si dibatteva il ruolo del romanzo e ammetto di non avere le idee già chiare sull’argomento.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Istintivamente, il gioco di parole che si viene a creare è già totalmente opposto. “Right” in inglese vuol dire “giusto, diritto”; “left” ha un’accezione che si avvicina al “lasciato, permettere”. Il copyleft o permesso d’autore non modifica i diritti d’autore, ma prende in prestito l’opera per adattarla secondo i propri scopi. Detto ciò non sembrerebbe niente di male. Però non ritengo sia assolutamente giusto. Insomma mi sovviene un esempio che può essere fatto per un qualsiasi bene, come una penna, la famosa Bic, imitatissima. Ma si parla di un bene. Un libro non è un bene materiale e basta. E’ anche patrimonio culturale e pertanto deve essere protetto. Forse la cosa migliore sarebbe un uso limitato del copy-left. Anche qui mi ritrovo a non avere un’idea ben definita sull’argomento.
Finito!
Credo di essermi beccato un’infiammazione da mouse (epicondilite o infiammazione del carpale o come diavolo si chiama).
Dico sul serio, non è una battuta…
Be’, speriamo ne sia valsa la pena.
Invito le studentesse e gli studenti del laboratorio che hanno firmato queste risposte a leggersi reciprocamente (e a interagire… nel caso in cui avessero il tempo per farlo).
In ogni caso, l’invito a intervenire è rivolto a tutti.
Provate a rispondere alle domande (se potete). Magari, se non a tutte, potreste rispondere a quelle che vi interessano di più.
Insomma… attendo i vostri interventi (se potete e avete voglia…).
A tutti/e: una serena notte.
Dimenticavo!!!
Tra gli studenti partecipanti al laboratorio c’erano anche due “addetti ai lavori”: Alessandro Puglisi (della redazione del blog “Sul Romanzo”) e Laura Ingallinella (della redazione di “critica letteraria”, nonché amministratrice del relativo sito).
Sui loro nomi, trovate i link ai rispettivi siti.
Li saluto e li ringrazio in maniera speciale: ciao, Alessandro… ciao, Laura!
Ma, ribadisco… un saluto e un ringraziamento a tutte le studentesse e a tutti gli studenti che hanno partecipato a questo laboratorio.
È stata davvero una occasione di condivisione e di crescita reciproca.
Stavolta chiudo davvero.
Una serena notte a tutti.
Ciao, Massimo. In effetti è stato “un lavoraccio” per te. Ma lo sarà anche per noi che vorremo leggere. 🙂
Però complimenti. Una bella iniziativa. E le risposte che ho già letto le ho trovato convincenti. Continuerò a leggerle domani.
Ciao.
Ciao, seguo questo blog da qualche settimana e lo trovo molto interessante. Finora non ho mai avuto il tempo di partecipare, ma stamane avevo un po’ di tempo libero. Ho letto le risposte ( non tutte, ma quasi ) dei partecipanti del corso e mi trovo d’accordo con molti di loro. Cerco di rispondere alle domande, anche se su alcuni argomenti non ne so granché, anzi qui ho avuto la possibilità di scoprirli e , spero , di approfondirli.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
Secondo me i blog in generale hanno avuto un ruolo importante per il coinvolgimento della gente che, in altri tempi, rivestiva il ruolo di semplici fruitori. In questi anni sono fioriti blog sulla politica, sullo spettacolo, sullo sport, ed anche sui libri e sulla letteratura. Sono stati utili per dare la possibilità a coloro che amano un determinato settore, di poter esprimere la loro opinione in maniera più attiva. In altri termini, un risveglio del dibattito prima appannaggio solo di pochi.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
La Terza pagina, quella cioè che tradizionalmente si occupava di cultura sui quotidiani, aveva una sua autorevolezza ma anche un ruolo più importante all’interno dei giornali stessi. Poi via via nel tempo è andata “sempre più a fondo”, in molti casi diventando la ventesima, trentesima o quarantesima pagina. Dunque nel tempo aveva già perso valore all’interno degli stessi giornali. Tra quelli che comprano quotidiani, chi è che legge gli articoli di cultura. Pochi. Forse i blog sono riusciti a richiamare più gente, per il tipo di taglio diverso e per la possibilità di assicurare un maggiore coinvolgimento. L’autorevolezza, invece, in questo caso va conquistata sul campo, e non e’ detto che si acquisisca.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
Leggere e scrivere formano il pensiero, forgiano lo spirito critico, sono il pane quotidiano della conoscenza di se stessi e del mondo. E’ sempre stato così. Lo è ancora oggi, ai tempi del web. Anzi, forse oggi ancora più di prima. Oggi che il nostro tempo è frazionato, spezzettato. Oggi che siamo assoggettati a distrazioni di vario tipo. Proprio oggi l’atto del leggere ( inteso nel senso di estraniarsi dal mondo per riviverlo dentro se stessi ) e dello scrivere rivestono importanza assoluta.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Credo che la scrittura dei social network ( io sono solo su facebook , non ho nessuna intenzione di andare su twitter ) spinga alla velocità ed alla sintesi. Di per sé la cosa può essere un pregio od un difetto, a seconda della prospettiva da cui si guarda e a seconda degli ambiti.
Un bravo romanziere continuerà a scrivere bei romanzi anche se manda messaggini su twitter, ma una persona comune che si limita solo a twittare???
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
Secondo me è inevitabile che incida, come qualunque altro fatto umano del resto ha inciso e inciderà. dunque dico di sì.
6. Cosa ne pensate dell’e-book?
Penso che può essere utile, ma che io continuerò a leggere libri di carta finché morte non ci separi.
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Non ho ben chiari tutti gli aspetti della questione. In linea di principio non ci trovo nulla di male. Faccio un esempio: Dante Alighieri si è pubblicato da solo o è stato selezionato da un editore? La Divina Commedia è un’opera letteraria che rimarrà per sempre per il semplice fatto che è un capolavoro, non per altro. Auguro a tutti i capolavori inespressi e non riconosciuti di emergere con il self-publishing. Delle ciofeghe non mi preoccuperei. Tanto il tempo le cancella da solo.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi?
Quello di sempre. Raccontare il mondo da una prospettiva speciale che può essere donata agli altri.
E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Io sono un’appassionata dei romanzi storici. Attraverso i riferimenti storici, secondo me, si possono scoprire meglio anche alcuni aspetti della contemporaneità.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Penso che possano coesistere, a seconda dei casi.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’e-book? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Secondo me no. La riproducibilità audio di una canzone è identica in cd o mp3 pirata. Leggere su carta, invece, non sarà mai uguale a leggere su un lettore di libri elettronici.
@M. Maugeri
Che fatica risponderti. Poni domande difficilissime. Altro che leggerezza!!! ( Prendilo come complimento , non come critica ). Comunque mi sorprende il seguito che riesci ad avere. Buon segno però.
Anni fa inviai una mia poesia ad un concorso in Sicilia. Poi la pubblicai insieme ad altre in un sito letterario. Ora lì non c’è più. E nemmeno rispondono alla mia ricerca. però di questa e altre poesie, ne salvai il copyright. Ora ritrovo dei punti salienti nel romanzo di Andrea Camilleri: LA MONETA DI AKRAGAS. Un vero pugno nello stomaco per me, anche perché contavo, dopo esperienze letterarie “in loco”, di trarne un racconto. È una delle mie poesie che sento di più. Dunque, mi spiego meglio: nei primi due capitoli del romanzo di Camilleri, si parla di un soldato greco in fuga dalla guerra (ca 400 a.C.) con le sue monete d’oro. Giunto in un posto in mezzo alla natura, viene morso da una vipera e muore. Prima di morire scaglia lontano quelle monete, di cui una sola sarà trovata all’inizio del 1900. Il romanzo si snoda su quella scoperta. Ecco le parti più significative, in merito, della mia commovente poesia:
Eden
…
Vorrei scavare
nella sabbia
e trovare tesori
del passato.
E tu mi dici
scoprirai
bianche statue
e pietre
e conchiglie
e le monete d’oro
del soldato greco
in fuga
dalla guerra.
Dove si nascose?
Seguiamo il sentiero
fra i boschi di eucalipto
e cespugli
di mirto, ginepro e cisto.
Fermiamoci
dove lui riposò
e una serpe lo morse
al collo.
La sua agonia fu atroce.
Morì accanto
agli oleandri bianchi
e ad un favo di miele,
udendo canti
di tordi, verdoni,
picchi e ghiandaie.
…
A me non sembra un caso e mi sento plagiata perché questa poesia è un’ottima introduzione a un romanzo che poi non si dimostra all’altezza dell’incipit. E mi dico: se un giorno scriverò il mio racconto, potranno dire che ho copiato Camilleri! Mi sento defraudata. Secondo voi, si tratta di plagio o solo di una sua ispirazione alla mia poesia? Avrebbe potuto contattarmi, farmi una piccola dedica, ma niente! Che ne dite? Grazie, saluti.
Lisa, secondo me è pura coincidenza. Con tutto il rispetto della tua poesia.
E comunque, in linea generale, se io fossi ispirato da una poesia di qualcuno e ne scrivessi una storia, un romanzo ad essa ispirata, non credo proprio che si tratterebbe di plagio.
Ho letto le risposte degli studenti del laboratorio. Mi sembra che abbiano le idee piuttosto chiare anche se le opinioni non sempre convergono, come è giusto che sia. Molto interessante questo post.
sto iniziando a leggere le risposte alle domande. conto di finire entro natale 🙂
Ciao. Solo per dire che anche a me avrebbe fatto piacere far parte del laboratorio. 😉
Caro Massimo, un saluto a te ed a tutti i partecipanti. Leggerò le domande e poi spero di avere la possibilità di dire la mia, anche se mi si prospetta un fine settimana complicato.
Cara Lisa…L’Italia è un paese per furbi e non per persone intelligenti…Camilleri? Perchè no furbamente si sarà ispirato alla tua poesia, tutto può essere…Sembra che ultimamente la logica sia vendiamo più merce possibile! Da quì si ritorna alla questione perchè leggere? Perchè scrivere?…
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
Importante, ma non fondamentale. E poi, dipende. In giro ho letto anche roba pietosa.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
I lit blog consentono interazione, spazio illimitato (anche per foto e video)… a volte però si ciancia un po’ troppo.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web? Fornite le “vostre” motivazioni…
leggere e scrivere per essere liberi, per essere “pensanti”… non soprammobili davanti alla Tv
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Twitter mi ha insegnato a essere sintetico. Chi meno scrive, meno sbaglia. Ovviamente è una provocazione.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
Non in particolare. La letteratura ha sempre narrato la vita, con cambiamenti in corso annessi.
6. Cosa ne pensate dell’e-book?
Chi ama leggere, legge su ogni formato. Con l’ebook si risparmia carta, inchiostro e quant’altro
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
La mia posizione è neutra, ma diffido di chi presenta il self-publishing come la panacea ai mali dell’editoria (che ci sono)
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Il ruolo di sempre: aiutare l’uomo contemporaneo a capirsi meglio. Di solito preferisco i romanzi che vanno sul sociale.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Lascerei la scelta ai singoli. Il copyleft va bene per chi rinuncia al copyright. La scelta dev’essere libera, non imposta.
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’e-book? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Subirà dei colpi duri e si dovrà ridimensionare. Ma in un modo o nell’altro sopravviverà.
Ciao a tutti. E’ stato un piacere.
http://cesim-marineo.blogspot.it/2012/04/scrivere-ai-tempi-del-web.html
Non ne so moltissimo degli argomenti legati alle domande di Massimo Maugeri. Leggere le risposte sara’ un modo per saperne di piu’.
Non si se e’ in tema, ma secondo me andrebbe evidenziato l’analfabetismo funzionale che interessa una fetta di italiani. Gente che non e’ in grado di capire ciò che legge.
Trovo questo post molto stimolante. Altrettanto penso delle risposte alle domande in grassetto. Partecipo anch’io, pur non considerandomi un esperto delle materie trattate. Comunque.
1. Che ruolo hanno avuto i blog nello sviluppo del dibattito culturale e letterario italiano?
Intanto hanno aumentato l’offerta e la tipologia di offerta per quel che riguarda la comunicazione e la critica letteraria. Dunque hanno segnato un “di più”, non certo un “di meno”. Certo, magari la confusione è aumentata ed è un po’ meno facile districarsi in mezzo a un’offerta decisamente più ampia. Però io penso: meglio più voci, che una sola. Una regola a cui credo molto fermamente.
2. Confrontando “lit-blog” e siti letterari con la cosiddetta “Terzapagina”… quali sono i pro e i contro?
In parte ho risposto nella n. 1. Aggiungo che nella misura in cui anche le pagine culturali dei giornali vanno online consentendo il confronto e alcuni critici da “terza pagina” hanno aperto un loro blog, le differenze si sono molto assottigliate.
3. Quali sono le ragioni del leggere e dello scrivere ai tempi del web?
Leggere e scrivere per non sopravvivere all’invasione ininterrotta delle televisioni, che invece di diminuire si sono moltiplicate.
4. Come è cambiata (se è cambiata) la scrittura con l’esplosione dei social network?
Credo si possa dire che esiste la scrittura da social network, spesso sostituita da un “mi piace” o da un “ritwitte”.
Ma l’Arte dello scrivere (A maiuscola) non credo, alla fine, ne abbia risentito più di tanto.
5. La rivoluzione digitale ha inciso (o inciderà) sulla letteratura?
Confermo quanto espresso sopra
6. Cosa ne pensate dell’e-book?
Un supporto in più a favore dei libri e della cultura. Benvengano!
7. Cosa ne pensate del self-publishing?
Anche Moravia, per esempio, praticò il self-publishing. E’ notorio. Penso che com’era difficile allora, riuscire a emergere, rimane difficile oggi, anche se la tecnologia agevola la “circolazione” e abbassa i “costi all’ingresso”.
8. Qual è il ruolo del romanzo, oggi? E quale genere narrativo sa raccontare meglio la realtà?
Il ruolo del romanzo è raccontare storie, possibilmente inventate. Oggi circolano molti saggi mascherati da romanzi. Forse sanno raccontare meglio la realtà. Ma non sono romanzi.
9. Copyright e copyleft: cosa ne pensate?
Penso che, in qualche modo, debbano essere “riviste” le regole… soppesando i pro, i contro e ciò che è inevitabile con l’esplosione della tecnologia digitale associata al web
10. Come immaginate il futuro editoriale con la diffusione dell’e-book? L’editoria elettronica sopravvivrà alla pirateria o è destinata a subire gli stessi contraccolpi che hanno interessato l’industria musicale?
Aumenterà il numero degli scrittori autoprodotti. Anzi, forse è già così. L’albero dell’editoria dovrà potare i rami secchi. Non credo che sia un male.
Buongiorno. Intervengo solo per dire che secondo me andrebbe incentivata la lettura in ogni sua forma: libri di carta, ebook, testi on line, ecc.
Va salvaguardato l’atto stesso del leggere, presupposto fondamentale di ulteriori approfondimenti in termini di lettura.
Troppa gente, oggi, e’ disabituata a leggere testi di lunghezza superiore a quella tipica da social network.
Col mio post di prima, pero’, non volevo parlar male dei social network, che anzi possono svolgere anch’essi un ruolo importante per la promozione della lettura. Solo che poi per leggere sul serio bisogna trovare il tempo per cimentarsi con la lettura del libro, o dell’ebook, o del giornale o del pdf che sia.
Sull’importanza del leggere in tanti si sono espressi. Non so se qualcuno l’ha fatto notare, ma la lettura DEVE essere propedeuitica alla scrittura. Non e’ possibile scrivere senza leggere. Lo so che sembra una banalità, ma ho l’impressione che tanti abbiano la presunzione di cimentarsi con la scrittura (creativa) senza dare adeguata importanza alla lettura!
Antonella, credo che la tua impressione sia tutt’altro che peregrina.
Grazie per il riscontro.
La mia sarà un’incursione rapida e sintetica, per cui vi chiedo scusa sin da subito. Riguarda il rapporto tra web e scrittura ( riferimento anche al titolo di questo post : scrivere ai tempi del web). Se da un lato il web favorisce la divulgazione, la comunicazione e la promozione dei libri e della lettura, e se – pure- agevola la possibilità di proporre la propria scrittura – dall’altro lato il web, nel momento in cui ci tiene incollati ai monitor dei pc, o ai minischermi di tablet e smartphone, diventa nemico della lettura e della scrittura.
Un po’ come la famigerata televisione, salvo per il fatto che il web consente maggiore interattività.
Aggiungo : io stesso nello scrivere il post di cui sopra ho rubato tempo alla lettura di un libro ed alla possibile scrittura dell’incipit del mio primo romanzo.
Non so se ritenete questo mio pensiero condivisibile.
Precisazione : il fatto che non abbia iniziato il mio primo romanzo potrebbe avere risvolti positivi. Un fruitore in meno del self-publishing.
Matteo, secondo me il segreto consiste nel fare le cose con equilibrio. Dal web possono giungere stimoli e nuove idee. L’importante e’ farne il giusto uso.
Giusto. Considerazione saggia e condivisibile. Ciao Antonella.
una riflessione anche sul copyright ai tempi del web!
http://www.ilreporter.com/parole-nomadi/o-come-originalita
buona lettura, anna
Scrivere ai tempi del web! Un tema bellissimo. Scrivere e leggere ai tempi del web. Vivere ai tempi del web. Amare ai tempi del web.
A volte sembra di essere al centro del mondo, altre volte si ha la sensazione di essere relegati in un limbo. Ognuno dietro la sua maschera, ognuno a recitare una parte che spesso sta stretta. Sentirsi sulla luna, per poi percepirsi come il fantasma di un’ombra.
caro maurizio, qualunque cosa ti sia capitata, anche ai tempi del web si può sempre voltare pagina.
Cari amici, perdonate l’assenza di questi giorni.
Grazie di cuore per i nuovi commenti che avete rilasciato.
In settimana vi proporrò un nuovo, ambizioso, dibattito.
Intanto, questo, rimane a disposizione di chi vorrà ancora intervenire.
A tutti, buon inizio settimana!
Buona settimana a te, Massimo. Ti ho visto con piacere su TV2000. Bravo!
C’è la possibilità di vedere la puntata dell’intervista a Massimo registrata??
Grazie, cara Amelia… e grazie, cara Francesca Giulia.
La trasmissione andrà in replica mercoledì 25 aprile alle 16:00.
Ecco i riferimenti: “La compagnia del libro”, condotta da Saverio Simonelli su TV2000 (visibile sul digitale terrestre canale 28 e SKY canale 801). Abbiamo parlato del mio “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa) e di altri temi riguardanti i libri e la letteratura.
Questo è il sito del programma (grazie in anticipo a chi riuscirà a dare un’occhiata) http://www.lacompagniadellibro.tv2000.it/
Benissimo! Grazie a te Massi!!! 🙂
Cara Fran,
parte della trasmissione a cui facevamo riferimento nei commenti sopra è stata messa on line. La trovi qui: http://www.lacompagniadellibro.tv2000.it/la_compagnia_del_libro/sezioni/00004656_I__viaggi__tra_i_libri_di_Massimo_Maugeri.html
È in tema con questo post, dato che abbiamo discusso anche di ebook 😉
complimenti. ho visto la puntata online. ciao.
Ho visto la puntata!Complimenti Massimo!!!Mi fa veramente piacere che tu abbia avuto uno spazio a disposizione per raccontare del tuo bel libro di racconti e per parlare di e-book da vero addetto ai lavori.Suppongo che questo sia uno stralcio della puntata poiché spero che tu abbia avuto occasione di parlare al pubblico anche della tua creatura meravigliosa, il tuo blog, centro di gravità degli amanti della letteratura e dello scambio d’opinioni in merito.
Ora ti vedrei da Augias in poltrona e perché no, anche da Fazio! 😉
un caro saluto
…boooktrotter in camicia celeste!!!
Grazie mille, cara Fran! Sei un tesoro! 🙂
La puntata completa sarà visibile oggi, in Tv, intorno alle 16 (bisogna sintonizzarsi su TV2000: visibile sul digitale terrestre canale 28 e SKY canale 801).
Parte della puntata è stata dedicata ai Premi letterari e al Premio Strega in particolare…