Per “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del volume “Scrivere per ragazzi” di Alessandra Berello (Editrice Bibliografica).
Ce ne parla Nicoletta Bortolotti.
* * *
Olim di Fedro, Il était une fois di Perrault, C’era una volta di Giambattista Basile… Attraverso la filigrana dei secoli la formula che dà incipit al mondo, narrandolo, riverbera il paradigma di un incantamento in ogni lingua del globo terracqueo, dall’ebraico al coreano, dal marathi al malese. C’era una volta la letteratura per ragazzi; ritenuta oggi, a torto, paesaggio narrativo ancillare rispetto a quella per adulti. Nonostante fra i capolavori nostrani, in classifica nella contabilità dell’immaginario, non siano I promessi sposi o La coscienza di Zeno, ma Pinocchio.
Alessandra Berello, che da una corposa esperienza di editor, autrice e traduttrice di romanzi per bambini e per ragazzi, è approdata alla gestione del compartimento editoriale di Atlantyca e, infine, alla direzione editoriale del nuovo marchio Marietti Junior, ha scritto un libro importante. Una ricognizione meticolosa e appassionante delle caratteristiche, delle leggi, dei confini e degli smottamenti delle scritture per ragazzi.
La data di uscita del volume, a ridosso della pubblicazione dei finalisti del premio Andersen, maggiore riconoscimento nazionale della letteratura per l’infanzia insieme al premio Strega Giovani, ha rinfocolato anche il dibattito su alcune scelte culturali di campo che privilegiano, in una percentuale abbastanza consistente per passare inosservata, autori stranieri rispetto ad autori italiani. Senza entrare nel merito della discussione, mi limito a riportare qui un modesto contributo che mi è stato chiesto di inserire nel libro, in una sorta di breve antologia delle domande sul perché scrivere per ragazzi, a cui hanno tentato una risposta, fra gli altri, anche gli scrittori Carolina Capria, Mariella Martucci, Daniela Palumbo e Mario Pasqualotto.
Scrittura per adulti e scrittura per ragazzi si sono affiancate nel mio percorso creativo come affluenti di un medesimo bacino idrico, di una medesima acqua primordiale da cui nascono le storie. L’una trae nutrimento dall’altra. La sfida più ardua dello scrivere per ragazzi, prima ancora che sul versante della costruzione narrativa, della tessitura di una trama e di un intreccio, si gioca sull’accordo della voce narrante. Accordo perché l’operazione non differisce molto dall’accordare uno strumento musicale. Nei laboratori di scrittura suggerisco agli studenti e agli insegnanti di non avventurarsi nell’elaborazione di complesse schede di personaggi, per creare protagonisti, eroi o antieroi credibili. Ma di camminare a lungo insieme a loro, di lasciarli sedimentare nel tempo e nello spazio, per renderceli intimi. Solo se saranno tornati da una distanza per approdare a un’intimità con noi, potremo tentare di dar loro voce. Scrivere è un atto molto più fisico, pratico, di quel che si pensi, coinvolge il corpo, e camminare con i passi sulla strada e la mente nella storia è già un modo di narrare.
Il tono che caratterizza ciascuno di noi viene da lontano, dall’infanzia e dall’adolescenza, quando i nostri genitori, zii, nonni ci raccontavano una favola. O dagli scrittori che abbiamo amato. Viene da quell’antico “C’era una volta” ed è innanzitutto un fatto di orecchio, cuore e connessione umana. In un’ontologica solitudine condivisa.
Per trovare la propria voce è importante non essere pigri, non consegnarsi arresi e sfiatati alla prima idea o verbo o aggettivo o similitudine che la risacca dell’immaginario trascina fino a noi, fa affiorare subito; meglio invece percorrere come un atleta quei cento metri in più che portano al traguardo. A tra-guardare. Guardare oltre. Per calarsi nella miniera buia e spaventosa dove anche le stelle non stanno più a guardare, frugando nella spazzatura del banale. E, poiché lo stile è essenzialmente uno sguardo sul mondo, attingere a una voce narrante bambina significa inabissare in quella tenebra per estrarre lo sguardo marginale dell’infanzia.
Da una tenda appena socchiusa bambini spiano adulti passare sul mondo e sul palcoscenico della Storia, cogliendo con quella loro caratteristica distrazione che è la più profonda forma di concentrazione, con il pensiero laterale, dettagli e verità celate ai protagonisti. Sul limitare di un bagnasciuga osservano navigare vecchi marinai senza viaggio, mentre loro, creature anfibie e piccoli demiurghi “giocano” a impastare mare e terra. Lo sguardo dell’infanzia non solo trasfigura il mondo ma, ogni volta che lo sfiora, lo ricrea. E ne percepisce la trama nascosta. La letteratura per ragazzi è un sismografo sensibile a misurare i moti tellurici che inquietano la crosta sociale, che la plasmano e la sovvertono.
Non parla direttamente di politica, ma intuisce le rivoluzioni prima della politica, così come la fantascienza anticipa le intuizioni della scienza. Quali personaggi furono tra i più rivoluzionari se non Pippi Calzelunghe o Gian Burrasca, antesignano forse, non me ne vogliano i classicisti, del best-seller Il diario di una schiappa anche per la commistione di testo narrativo e bozzetto fumettistico?
La letteratura per ragazzi nella repubblica della letteratura per adulti sarà sempre un movimento d’opposizione. Una spina nel fianco. E narrare favole potrebbe essere il modo più realistico di narrare.
I giovani, per quanto oggi assediati dal digitale, che più che un assedio è il bussare di un nuovo umanesimo generatore di antiche storie, si rivelano sempre lettori profondi e severi. Non perdonano il banale, il luogo comune, che è la degradazione del luogo comunitario. Non perdonano chi devia dal cuore della storia.
Che cosa amano? La trasparenza del lessico tesa alla leggerezza calviniana; il suggerimento di Hemingway: “Tutto quello che devi fare è scrivere una frase vera. Scrivi la frase più vera che sai”. E per loro, nipoti Post-millenials e iGeneration, di Calderón de la Barca, la vita continua a essere sogno. E sogni. Che con sceneggiature drammatiche, capovolgimenti, sostituzioni, inseguiti e inseguitori, nonché con le inalterabili simbologie del Mostro, del Mago, della Matrigna, della Principessa, della Paura, del Vuoto, dell’Acqua, della Morte e della Vita, sono da sempre i migliori maestri di scrittura.
© Nicoletta Bortolotti
La scheda del libro: “Scrivere per ragazzi” di Alessandra Berello (Editrice Bibliografica)
Lo sfaccettato mondo dei libri per ragazzi cattura sempre di più l’interesse del settore culturale italiano e internazionale, con i suoi grandi fenomeni commerciali, i progetti in serie e un universo di proposte all’insegna della qualità e dell’innovazione. Ma quali sono le sue caratteristiche, le sue leggi, i suoi confini? E quali strumenti risultano indispensabili per cimentarsi con la scrittura di un testo destinato ai giovanissimi? Tutte le risposte in questa guida pratica in grado di esplorare un genere letterario affascinante, indagato a fondo nella sua dimensione storica e in quella attuale. Capitolo dopo capitolo, il testo scende nel dettaglio delle caratteristiche peculiari del libro per ragazzi, scoprendo regole, segreti e trucchi pratici per affacciarsi da scrittore consapevole a una realtà plasmata dai gusti di un pubblico che non perdona nulla, ma che è capace di lasciarsi coinvolgere come nessun altro dalle belle storie.
Alessandra Berello, con una formazione universitaria nel campo della letteratura infantile, lavora nel comparto editoriale per ragazzi da dodici anni, con incursioni nella traduzione letteraria e nella scrittura di romanzi per bambini. Oggi è la responsabile del dipartimento editoriale di Atlantyca e la direttrice editoriale del nuovo marchio di libri per bambini Marietti Junior.
* * *
© Letteratitudine – www.letteratitudine.it
LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo