La nuova puntata della rubrica “Letteratura è diritto, letteratura è vita” a cura di Simona Lo Iacono: un progetto “da sogno” nel carcere minorile di Bicocca
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Sembrava l’ultimo giorno di prove. Avevo radunato gli abiti di scena, avevo recitato per l’ultima volta la mia parte accanto a loro. Salutandoli, mi sentivo triste.
I sei detenuti del carcere minorile di Bicocca erano stati bravi.
Avevano indossato il pigiama a righe del detenuto, la toga dell’avvocato, la divisa della guardia. Tra sobbalzi di ilarità e qualche confidenza, avevano inscenato con me “I civitoti in pretura” di Nino Martoglio.
La recita faceva parte del mio progetto “A partire dalle parole”. E’ dalle parole infatti, che costruiamo noi stessi, le nostre scelte, il nostro destino. E “I civitoti in pretura” era proprio una commedia sull’importanza del linguaggio.
Sembrava calare il sipario, dunque. Il momento dei saluti pareva arrivato.
Rientrando a casa, i loro volti sbucavano dal tergicristalli che lavava ritmicamente la pioggia del cruscotto. Ognuno di loro aveva speranze, progetti, potenzialità nascoste e talenti da mettere a frutto. Ognuno di loro viveva la reclusione con la sofferenza di chi è separato dal mondo in una fase della vita – la giovinezza – in cui tutto ti invoca, in cui tutto implora il tuo nome.
Fu così che mi venne l’idea.
Scrivere i propri sogni. Metterli sulla carta, leggerli e scrutarli come se iniziassero a sbocciare dalla penna. Dirli e, per questo, farli esistere, immetterli nella realtà con il fiato, con il dolore, con la voglia di essere liberi.
E proposi alla casa di reclusione un altro piccolo progetto… “Scrivi il tuo sogno”. I sei detenuti erano invitati a sognare, e a scrivere il proprio sogno. Ed era quasi Pasqua.
Ritornai a Bicocca cantando. Avevo sei quaderni e sei penne per loro. Su ognuno avevo scritto un mio pensiero sull’importanza del sogno. “Se sogni, scopri la tua identità”. O anche: “I tuoi sogni ti renderanno libero”. E, infine: “I sogni ci salvano la vita”.
Li incontrai per ascoltarli. Per sentirmi dire quale fosse la loro idea di futuro.
Mi lasciarono senza parole.
Maturità, sofferenza. Rimpianto per il tempo perduto.
Ma, anche, speranza.
Dissi loro che gli elaborati sarebbero stati pubblicati sul blog Letteratitudine, dove tenevo una rubrica di diritto e letteratura. Mi pareva che la pubblicazione restituisse loro uno sguardo, prefigurasse la realizzazione dei loro desideri.
Avevo scritto a Massimo Maugeri sapendo che avrebbe accolto con gioia la proposta. Da sempre, è un fautore della rinascita attraverso la scrittura. E il suo ultimo romanzo, “Cetti Curfino”, era proprio un inno alla salvezza attraverso le parole.
Dopo qualche giorno è arrivato il primo elaborato. A scriverlo è Nicolas Sanzaro. Posso fare il suo nome perché autorizzata sia da lui che dal magistrato di sorveglianza, oltre che dalla casa di reclusione di Bicocca.
Nicolas parla di progetti. Parla di avere capito in carcere cosa voglia dire rischiare di perdere l’amore della famiglia.
Scrive: “Io ho le idee chiare, ho pagato e sto pagando, ma per fortuna le persone che amo hanno fiducia in me… ho trovato la forza di recuperare e mi sto impegnando per alzarmi perché nella vita non è mai troppo tardi… Ad oggi, dopo avere avuto la possibilità di fare un corso di cucina, voglio metterci tutto me stesso, per crearmi un futuro, un lavoro degno, che mi permette di camminare a testa alta”.
Nicolas dice anche di avere scoperto questa vocazione in carcere, e che se non fosse stato recluso non avrebbe capito: “Questa opportunità di lavoro come cuoco se non mi trovavo in questa brutta esperienza non l’avrei mai avuta, e quindi lo vedo come un segno che riguarda il mio futuro, come un regalo che devo saper apprezzare, ed io ho sempre apprezzato i regali”.
Il suo sogno è lavorare come cuoco, andare a Londra, amare. “Questa è la vera ricchezza. Avere una famiglia e tanto amore che ti circonda”.
Ha capito che l’illegalità non ripaga, che non sottrae solo tempo, ma anche progettualità. Dice: “quando non si rispetta la legge ci si trova chiuso e senza nulla, e da lì inizi a capire che il piacere non sono i soldi…non c’è prezzo per pagare la nostra libertà”.
Caro Nicolas, ecco il tuo sogno pubblicato. Ricordati che adesso è scritto, e che tutto ciò che si scrive si adempie con la forza di una profezia.
Io, qui fuori, ti aspetto per riabbracciarti.
E per frequentare il tuo ristorante.
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