Sabato 10 maggio si è svolta al Salone del libro di Torino la 70a Assemblea Nazionale dell’Ali. L’incontro è stato molto interessante e ha visto un dibattito serrato a cui hanno preso parte Matthieu de Montchalin, Presidente del Syndicat de Librairie Française, Teresa Cremisi, Presidente del Groupe Flammarion di Parigi – autrice dell’omonimo rapporto sulle librerie indipendenti inviato al governo francese nel 2012 – librai, AIE, editori e molti protagonisti del mondo dell’editoria.
Di seguito, nell’ambito di questo spazio di Letteratitudine chiamato “Voce di libraio“, pubblichiamo il testo della relazione introduttiva del Presidente dell’ALI, Alberto Galla (nella foto sotto), dal titolo: Servono ancora le librerie indipendenti?
Relazione introduttiva del Presidente Alberto Galla alla 70^ assemblea annuale dell’ALI -Associazione Librai Italiani-Confcommercio Imprese per l’Italia.
Torino, 10 maggio 2014 – Salone Internazionale del Libro
Gentili Ospiti e cari colleghi, con vivo piacere vi do il benvenuto all’annuale Assemblea della nostra Associazione. Quest’anno abbiamo deciso con i colleghi del direttivo di far coincidere la parte pubblica della nostra assise con un convegno dal titolo sicuramente provocatorio, ma molto indicativo della situazione in cui si trovano oggi le librerie che l’ALI rappresenta. Per far questo abbiamo radunato attorno a questo tavolo la dottoressa Teresa Cremisi, neo direttore editoriale e sviluppo strategico della holding tra Flammarion e Gallimard, a cui va il nostro saluto e le nostre congratulazioni per il nuovo prestigioso incarico, che segue quello di Presidente e general manager di Flammarion. La dottoressa Cremisi, conosce molto bene il mondo delle librerie indipendenti francesi anche perché è l’autrice di un rapporto, da noi librai italiani molto amato e invidiato, che le fu commissionato nel 2012 dall’allora ministro della cultura Frédéric Mitterrand dall’emblematico titolo: «Sostenere la libreria per consolidare l’insieme della catena del libro». Tale rapporto fu redatto in collaborazione tra gli altri dello scrittore Alexandre Jardine e del presidente del Sindacato dei librai, Matthieu de Montchalin, che abbiamo pure il piacere e l’onore di ospitare oggi e che salutiamo con viva cordialità. Ad entrambi i nostri ospiti va il nostro più caloroso ringraziamento per aver accettato il nostro invito: a loro spetterà il compito di spiegarci cosa succede alle librerie indipendenti francesi oggi e come lo Stato e tutto il sistema editoriale vedono il loro ruolo. Vedo in sala molti editori e dirigenti di case editrici, che saluto e che potranno liberamente partecipare al dibattito che seguirà i nostri interventi. Tra i presenti saluto e ringrazio anche i dirigenti di Messaggerie libri, tradizionali “sponsor” della nostra Assemblea. Noto con grande soddisfazione anche la presenza di una nutrita presenza del Sil, il sindacato italiano dei librai che fa riferimento a Confesercenti, con la neo Presidente Cristina Giussani, e di alcuni rappresentanti del consiglio di Confcommercio, come gli amici Freri e Abbascià. Avevamo invitato anche il Ministro della cultura Franceschini, che come sapete per ragioni di salute è costretto a misurare le sue uscite, ma in sala sono presenti alcuni deputati che appartengono alla VII commissione Cultura della Camera dei deputati, con i quali abbiamo avviato un importante dialogo su un progetto di legge sul libro e la lettura. Un caloroso saluto anche a Romano Montroni, qui nella sua veste di neo Presidente del Centro per il libro e la lettura. Sarà interessante sentire anche da lui, che prima di tutto è libraio, cosa ne pensa del tema del convegno e le sue idee di promozione del libro e della lettura che ha sviluppato all’indomani della nomina. Dopo le presentazioni e prima di entrare nel vivo del tema, consentitemi ancora un momento più squisitamente associativo, ringraziando tutti i colleghi qui in prima fila che fanno parte della squadra di lavoro dell’ALI : penso che li conosciate tutti, dal mio vice vicario Paolo Ambrosini, vero mio alter ego, alla straordinaria Tiziana Marranci, attenta e precisa tesoriera: ma qui ufficialmente voglio ringraziare tutti indistintamente per la disponibilità e per la generosità di “librai a servizio dei librai”. Un ringraziamento va anche a Riccardo Campino, per aver contributo alla realizzazione di questo convegno. E un ringraziamento infine va anche alla nostra segreteria organizzativa qui rappresentata da Francesco Fiorani, con a fianco Emanuela Perilli. E poiché stiamo celebrando la nostra settantesima assemblea non posso non sottolineare con un pizzico di orgoglio la longevità della nostra Associazione, che è socia fondatrice di Confcommercio, e ricordare i vari presidenti che si sono susseguiti nel tempo, da F. Franchi a Umberto Mauri, da Giorgio Di Stefano a Umberto Cappelli, da Vittorio Bonacci a Giuseppe Battaglini, da Dante Veschi ad Aldo Fossataro, da Salvatore Fausto Flaccovio a Enrico Ligi fino ai più recenti Tonino Bozzi, Remo Croce, Francesco Flaccovio, Rodrigo Dias e il mio predecessore Paolo Pisanti.I loro nomi appartengono di diritto alla storia delle librerie e del mondo editoriale e distributivo italiano e ad essi va il mio pensiero di riconoscenza per essersi occupati dell’associazione con abnegazione e passione. E ora veniamo al tema del convegno. Cercherò di sintetizzare qualche riflessione per lasciar spazio ai nostri ospiti e ai vostri interventi. Come diceva Borges ogni domanda contiene in sé la risposta e così ovviamente è per il tema del convegno. Le librerie indipendenti di territorio non solo “servono” ancora, ma ad esse è sempre più ricondotta una funzione sociale insostituibile, spesso di esclusivo presidio culturale e di promozione alla lettura. Non è retorica questa, ma è innegabile che una libreria radicata nel proprio territorio, con librai animati dalla passione per il libro e per il proprio lavoro, che è ancora condizione essenziale per questo mestiere, riesce a sviluppare tutta una serie di azioni che realizzano una vera promozione della lettura. Questo ruolo tuttavia nel nostro paese non è sufficientemente riconosciuto, perché a parole per le istituzioni siamo gli alfieri della cultura, ma nei fatti restiamo dei commercianti, orientati solo al profitto (ma quale?).Per questo salutiamo con grande favore il rinnovato spirito di collaborazione delle istituzioni attraverso le azioni della Commissione cultura e del Centro per il libro e la lettura, ma nello stesso tempo ribadiamo con forza che i temi della promozione del libro e della lettura in Italia devono essere affrontati anche, e direi soprattutto, sul versante delle questioni economiche e giuridiche. Non possiamo stare in un mercato che è totalmente bloccato e squilibrato a favore di pochi, con una filiera quasi interamente occupata dai produttori, con una legge sul prezzo fisso, già frutto di compromessi, dove la trasgressione e la interpretazione “creativa” sono purtroppo la regola. Non possiamo parlare di promozione della lettura se contestualmente non mettiamo un punto fermo sulla questione degli sconti selvaggi, delle prevaricazioni commerciali anche sotto forma di elusione fiscale, in particolare da parte degli operatori stranieri. Non possiamo iniziare a parlare di promozione della lettura se il governo non adotta provvedimenti certi e credibili sulla questione delle detrazioni fiscali in favore di chi acquisita libri. Abbiamo cercato, in supporto ad un importante gruppo di nostri associati, di bloccare le politiche commerciali fuori legge in special modo della Grande Distribuzione nell’ambito della scolastica, ma i responsi dei giudici non sono stati a noi favorevoli. Ora tuttavia, a seguito di una presa di posizione della Polizia Annonaria del Comune di Milano abbiamo motivo di sperare che l’argomento non sia definitivamente chiuso e siamo intenzionati, laddove si verificheranno nuovi illeciti, a mobilitarci con tutte le Polizie Annonarie, affinché sia garantito il pieno rispetto della legge. Continuando sul tema della funzione essenziale della libreria, non possiamo escludere la questione del rapporto con le biblioteche e a questo proposito dobbiamo affermare con chiarezza che esso in questi ultimi mesi è stato decisamente condizionato dal provvedimento inserito nel Decreto Cultura dello scorso ottobre, che ha cancellato il tetto di sconto sulle forniture a biblioteche ed enti pubblici. Pur comprendendo le istanze dell’Associazione Bibliotecari che ha sollecitato quel provvedimento, dobbiamo registrare con rammarico che non si è fatto alcun passo avanti rispetto al tentativo di individuare dei meccanismi normativi che premino il rapporto fiduciario e professionale tra la biblioteca e la libreria del territorio. Ci sono stati addirittura episodi che registrano tentativi da parte di interi sistemi bibliotecari di utilizzare i propri siti e le proprie biblioteche per la vendita diretta al pubblico, di fatto diventando in tutto e per tutto strutture concorrenziali alle libreriefisiche e on-line. Dispiace che le frequenti interlocuzioni tra AIB, ALI e Istituzioni non abbiano portato ad una presa di coscienza definitiva del fatto che se si impoverisce il tessuto delle librerie del territorio, a perdere è tutto ilsistema editoriale e della lettura. L’ALI ribadisce l’importanza essenziale della pubblica lettura e il ruolo fondamentale delle biblioteche per la promozione del libro in Italia, ed è al fianco dei bibliotecari nel chiedere alle istituzioni maggiori risorse e investimenti concreti che consentano una programmazione e un’attività sempre più efficace dei bibliotecari anche all’interno della scuola, ma viene difficile appoggiare le istanze dei bibliotecari rivolte contro i bandi al ribasso per la gestione delle biblioteche, se poi gli stessi rifiutano di adottare lo stesso principio nei confronti degli appalti per la fornitura dei libri. E non si può accettare neanche la posizione dell’AIB che, sui princìpi sostiene le nostre tesi, ma che non prende mai posizione esplicita nei confronti dei troppi casi in cui viene letteralmente calpestata la nostra professionalità. Ancora una volta si rischia di scaricare sulle imprese, in questo caso le librerie, le difficoltà di uno Stato che diminuisce costantemente le risorse in favore della cultura e della lettura. Se la libreria rivendica un ruolo da protagonista nel sistema editoriale e culturale del XXI secolo non può tralasciare un aspetto fondamentale come quello della formazione, un altro tema al centro dell’azione della nostra Associazione. La libreria, dopo le grandi trasformazioni degli anni ’80 e ’90 del secolo scorso (con l’introduzione della gestione informatizzata e con l’ammodernamento di molte strutture), si trova oggi a vivere un radicale cambiamento dei paradigmi gestionali fin qui adoperati, sul fronte dell’evoluzione digitale, su quello della distribuzione, e soprattutto sul fronte dell’identità stessa della libreria, tema molto più complesso perché non sono ancora stati sviluppati, o non sono consolidati nuovi modelli di riferimento. Per far fronte a tutto ciò è sempre più essenziale che i librai trovino dei momenti di confronto e di acquisizione di formazione/ informazione. In Italia esistono di fatto due realtà a ciò deputate, la Scuola Mauri, attiva da più di trent’anni (articolata nell’annuale Seminario veneziano e nei corsi monografici milanesi) e la più giovane Scuola Librai Italiani, promossa e gestita dalla nostra Associazione, quest’anno al suo ottavo anno, che si articola in un corso residenziale a Roma di alta formazionein gestione della libreria della durata di sette mesi. Ma non va certamente tralasciata l’Accademia Drosselmeier di Bologna, specializzata nella formazione di librai per ragazzi. Io credo che sia utile e opportuno che, per affrontare al meglio le sfide dell’innovazione, l’offerta di formazione libraria italiana trovi un punto di sintesi tra le varie realtà, così da meglio articolarsi sia dal punto di vista territoriale, sia da quello del “prodotto”: valorizzazione del momento seminariale, come punto di arrivo di un percorso, approfondimento delle tematiche di studio proposte, nuove modalità di e-learning, istituzionalizzazione degli stage e degli interscambi tra librerie, confezionamento di corsi “su misura” per piccole realtà di provincia. E inoltre è importante recuperare e sviluppare le collaborazioni già avviate in passato con le analoghe scuole francese e tedesca: in un mercato globalizzato, soprattutto nell’ambito della distribuzione, sarà utile studiare e condividere le varie esperienze per trovare soluzioni comuni. Infine se “servano ancora le librerie indipendenti” ce lo devono non più solo dire, ma anche concretamente dimostrare gli editori. Troppe volte in questi anni abbiamo chiesto almeno dei segnali che dimostrassero la disponibilità a trovare nuove intese e nuove modalità di collaborazione, ma le risposte sono state parziali se non nulle. Oggi torniamo a chiederlo con forza: che lo si voglia o no la libreria, e in particolare quella che fa dell’assortimento e del servizio personalizzato la propria ragion d’essere, è ancora il luogo privilegiato per evidenziare l’articolata produzione editoriale. Ma perché questo possa continuare, e prima che sia veramente troppo tardi, devono essere riscritte le principali regole commerciali. A noi sembra invece che gli editori, anche se con le dovute eccezioni, in passato si siano sbilanciati eccessivamente a favore delle grandi catene editoriali e ora siano concentrati sul digitale o sulla ricerca di prodotti alternativi al libro, spesso con scelte contraddittorie, come se la libreria indipendente fosse una realtà “a perdere”. Ora noi non vogliamo entrare nel merito delle singole scelte aziendali, ma chiediamo uno sforzo per rimettere in moto il meccanismo virtuoso della collaborazione e individuare azioni concrete sui temi di sempre della promozione e della distribuzione, della gestione delle novità, del catalogo delle rese e delle campagne promozionali. Lo vogliamo chiamare “un nuovo patto tra editori e librai” e sarà il filo conduttore del convegno inaugurale dell’8^ corso della Scuola Librai Italiani, il prossimo 13 giugno a Roma. Lo riteniamo il luogo migliore per parlare di questo perché gli editori hanno sempre sostenuto con coraggio la nostra scuola, comprendendo l’utilità di formare al meglio le nuove generazioni di librai, e quindi ci auguriamo che da lì si possa ripartire con rinnovato slancio.Ora lascio la parola ai nostri ospiti. Vi ringrazio dell’attenzione.
Alberto Galla
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