Novembre 15, 2024

210 thoughts on “SMETTERE DI FUMARE CON P. G. WODEHOUSE

  1. Come ho scritto sul post l’idea di proporvi questa discussione mi è sorta a seguito della recentissima uscita del volume “L’uomo che smise di fumare” di G. Pelham Wodehouse (Guanda, 2010). Una raccolta di divertentissimi racconti che potrebbe ben figurare nel forum dedicato alla letteratura dell’ironia.

  2. Discuteremo di… fumo; ma sarà anche l’occasione per conoscere un po’ meglio Pelham Grenville Wodehouse, autore di una novantina di romanzi tradotti in tutto il mondo.

  3. Tra i nove racconti umoristici di Wodehouse pubblicati in questa raccolta, c’è anche quello in cui un personaggio (Ignatius) decide di conquistare la donna amata (Hermione) smettendo di fumare: una prova d’amore difficile (e non richiesta… ).
    Si tratta del racconto che dà il titolo alla raccolta.

  4. Con riferimento al suddetto racconto, vi propongo questo brano (estrapolato dal libro):
    “«Se volete sapere che ne penso, signori» riprese il signor Mullner, «dirò che, per un uomo, smettere di fumare non soltanto è sciocco: è imprudente. È un gesto che risveglia il demone sopito in tutti noi. Smettere di fumare è diventare una minaccia per chi ci sta accanto. Non dimenticherò facilmente che cosa accadde nel caso di mio nipote Ignatius. Grazie a Dio la storia ha un lieto fine, ma…»”

  5. Questo brano ci dà la possibilità di discutere sul tema del post: il fumo e l’atto del fumare…

    Vi ripropongo come sempre le domande al fine di favorire la nascita della discussione…

  6. Siete d’accordo con la tesi del signor Mullner?
    Smettere di fumare può essere imprudente? È un gesto che risveglia il demone sopito in tutti noi?
    In altre parole: smettere di fumare può diventare una minaccia per chi ci sta accanto?

  7. A voi le risposte…
    Inoltre avremo modo di approfondire la conoscenza di Wodehouse (e di questa raccolta di racconti).
    Qualcuno di voi conosce questo autore?
    Lo ha mai letto?

  8. Ciao Massimo, manco da molto perchè ho avuto da lavorare fino alla radice dei capelli, ma anche se con difficoltà ho cercato di seguirti. Continuo ad avere pochissimo tempo ma stamattina quando sulla mia posta ho trovato letteratitudine con WODEHOUSE non ho resistito.
    Vi sembrerà strano ma gli devo la vita. Magari non in senso letterale ma quasi.
    Parlo ormai di parecchi anni fa, ma proprio tanti tanti. Mi ero appena laureata, per cui felice e trepidante mi apprestavo a godere di un periodo di meritato riposo prima di intraprendere il resto della mia vita, quella da adulta lavoratrice.
    Purtroppo, in questo clima di gioiosa beatitudine, il destino,con le sue folate di vento, a volte gelide, ha deciso di farmi cambiare rotta e mi ha messo davanti una montagna da scalare, ma alta alta alta.
    Un lutto gravissimo, reso ancora più grave dalla mia giovane età e dalla giovane età della persona scomparsa.
    Mi sono chiusa, letteralmente, dentro una stanza, per settimane. Fortuna volle che in quella stanza oltre a me ci fosse una grande libreria piena di libri.
    Non ero particolarmente in grado di concentrarmi su qualcosa e così svolazzavo da un libro all’altro.
    Un giorno la mia attenzione fu attirata da un’intera fila di libri con il dorso bianco. Non li avevo mai degnati di particolare considerazione. Avevano l’aria troppo “leggera”. Era l’intera collezione dei libri di Wodehouse. Li lessi tutti. Uno per uno. Ogni tanto mi strappavano un sorriso, sempre più spesso riuscivo a fare riposare la mia mente da quei mulinelli che la risucchiavano dentro la tristezza.
    Per farvela breve: uscii dalla stanza. Triste, tristissima, ma non depressa e seppure con la morte nel cuore iniziai la mia vita da adulta.
    Grazie Wodehouse
    P.S. Scusate si sarebbe dovuto parlare di fumo, magari nei prossimi giorni.

  9. L’anonimo di un minuto fa ero io. Pensavo di essere registrata ma evdidentemente mancavo da troppo tempo

  10. Che bello il commento di Mavie Parisi!!! Anche io ho conosciuto Wodehouse per caso. Una volta conosciuto ho letto quasi tutto di lui. Quell’ironia un po’ algida, ma intensa e intelligente mi ha sempre reso migliori le giornate.
    Grazie Wodehouse. Comprerò questa raccolta.

  11. Vengo alle domande sul fumo e il resto.
    **Che rapporti avete con il fumo?
    Avete mai fumato in vita vostra?
    Siete fumatori incalliti?**
    Allora, la prima sigaretta l’ho ingoiata ( il verbo non è scelto a caso ) a 14 anni. Il motivo è quello tipico : trascinata dalle amicizie, la paura di essere tagliata fuori.
    Però no, non sono una fumatrice incallita.

  12. **Se sì… avete mai provato a smettere di fumare? Ci siete riusciti?
    Raccontereste la vostra esperienza?**
    Ho provato a smettere un paio di volte. Poi ho pensato che non essendo appunto una fumatrice incallita la cosa non era tanto grave.
    La mia esperienza? Ho provato a compensare con gomme da masticare ed altro. Tutto inutile, per quanto mi riguarda.

  13. E a proposito di fumo: meglio la sigaretta, il sigaro, la pipa (o altro)?

    Pensate che le campagne contro il fumo siano adeguate? Pensate siano esagerate?

    **E le limitazioni imposte ai fumatori nei luoghi pubblici? Sono giuste o eccessive?**
    Credo siano giuste, per quanto fastidiose per i fumatori.

  14. Mi ero dimaneticata queste domande: E a proposito di fumo: meglio la sigaretta, il sigaro, la pipa (o altro)?

    Pensate che le campagne contro il fumo siano adeguate? Pensate siano esagerate?
    Meglio la sigaretta. Odio sigari e pipe.
    Le campagne contro il fumo non credo servano a molto.

  15. Quale potrebbe essere un motivo, una ragione, per cui smettereste davvero di fumare?
    Avere la consapevolezza che il fumo mi sta per portare alla tomba, e invece desidero vivere.

  16. Potrebbe esserci, viceversa, un motivo per cui comincereste a fumare?Avere la consapevolezza che il fumo mi sta per portare alla tomba, e desiderare morire.

  17. Smettere di fumare può essere imprudente? È un gesto che risveglia il demone sopito in tutti noi? In altre parole: smettere di fumare può diventare una minaccia per chi ci sta accanto?
    Di certo smettere di fumare innesca dei meccanismi mentali perversi. Il fumo è una specie di droga e non c’è dubbio che l’astinenza possa avere effetti devastanti.

  18. @Caro Massi, prometto che tornerò sull’ annoso argomento, intanto fra le mie scartoffie, ho scovato questo motto:-
    *****
    ” La perfezione è una tale seccatura che spesso rimpiango di aver smesso di consumare tabacco.” – EMILE ZOLA.
    *****
    Buona giornata a tutti.
    Tessy

  19. Sono felice che parlate di Wodehouse, che forse in Italia non è così molto noto. Ho visto che manca la pagina wikipedia che c’è solo in lingua inglese e non italiano. Posso provare a tradurre qualche notizia anche se il mio italiano non è buono.

  20. Scusate. Ho visto che esiste pagina wikipedia di Wodehouse in italiano, anche se meno completa di quella inglese.

  21. Sir Pelham Grenville Wodehouse (Guildford, 15 ottobre 1881 – New York, 14 febbraio 1975) è stato uno scrittore inglese. Chiamato “la pulce ammaestrata della letteratura inglese”, P. G. Wodehouse divenne famoso per le sue trame complesse, il sofisticato uso del linguaggio e la prolifica produzione.

    wikipedia IT

  22. Wodehouse fu un maestro riconosciuto della lingua inglese e di stile, con ammiratori che vanno dai contemporanei come Hilaire Belloc, Evelyn Waugh e Rudyard Kipling agli scrittori moderni come Salman Rushdie e Douglas Adams.

    Oggi ricordato soprattutto per i romanzi e i racconti di Jeeves e del Castello di Blandings, Wodehouse fu anche un autore di testi musicali che scrisse con Cole Porter il musical Anything Goes e collaborò spesso con Jerome Kern. Scrisse inoltre il testo della canzone “Bill” in Show Boat, che fu un grande successo.

    wikipedia IT

  23. BIOGRAFIA
    Nato a Guildford, Wodehouse era soprannominato ‘Plum’ (Prugna). Studiò al Dulwich College, ma il suo ingresso all’università fu impedito da problemi finanziari familiari. In seguito lavorò in banca per due anni, benché non avesse alcun reale interesse per la carriera in banca, e dedicandosi part-time alla scrittura, che con il tempo divenne la sua unica e vera professione. Successivamente si trasferì a Hollywood, dove diventò uno sceneggiatore di grande successo. Molti dei suoi romanzi furono anche pubblicati su riviste come The Saturday Evening Post. Si sposò nel 1914.
    Sebbene Wodehouse e la sua opera siano considerati la quintessenza dell’Inghilterra, dal 1924 al 1940 visse soltanto negli Stati Uniti e in Francia, e pare che in questo periodo abbia richiesto la cittadinanza statunitense. Era anche profondamente disinteressato alla politica e agli affari mondiali. Quando nel 1939 scoppiò la seconda guerra mondiale, rimase nella sua residenza estiva di Le Touquet, in Francia, invece di ritornare in Inghilterra, apparentemente senza rendersi conto della serietà del conflitto. Fu così fatto prigioniero dai tedeschi nel 1940 e internato un anno, prima in Belgio, poi a Tost, nell’attuale Polonia. Mentre era a Tost, intrattenne gli altri prigionieri con dialoghi umoristici, che, dopo essere stato rilasciato a pochi mesi dal suo sessantesimo compleanno, usò come base per una serie di trasmissioni radio che i tedeschi lo persuasero a fare da Berlino. Ma l’Inghilterra in guerra non era dell’umore giusto per battute a cuor leggero, e le trasmissioni generarono numerose accuse di collaborazionismo e perfino tradimento. Alcune biblioteche bandirono i suoi libri. In prima fila tra i suoi critici c’era A. A. Milne, l’autore dei libri di Winnie the Pooh; Wodehouse si prese una sorta di vendetta creando un personaggio ridicolo chiamato “Timothy Bobbin”, protagonista di divertenti parodie della poesia per l’infanzia di Milne. Tra i difensori di Wodehouse vi furono Evelyn Waugh e George Orwell (vedere i collegamenti esterni).

    Le critiche convinsero Wodehouse a trasferirsi definitivamente in America. Diventò cittadino statunitense nel 1955, e non ritornò mai più in patria. Fu nominato Cavaliere dell’Impero Britannico (KBE) nel 1975, poco prima della sua morte. Si ritiene generalmente che l’onorificenza non venne concessa prima a causa del perdurare di risentimenti dovuti alle trasmissioni tedesche.

    Molti considerano Wodehouse secondo soltanto a Charles Dickens per la feconda invenzione di personaggi, i quali, tuttavia, non furono sempre apprezzati dall’establishment, in particolare la vanitosa stupidità di Bertie Wooster. Documenti rilasciati dalle autorità inglesi hanno rivelato che quando Wodehouse fu proposto per il titolo di “Companion of Honour” nel 1967, Sir Patrick Dean, ambasciatore britannico a Washington, obiettò che “avrebbe dato credito a un’immagine alla Bertie Wooster della personalità inglese, che stiamo facendo del nostro meglio per sradicare”.

    wikipedia IT

  24. Wodehouse fu un autore molto prolifico, che scrisse novantasei libri in una carriera durata dal 1902 al 1977. Le sue opere comprendono romanzi, raccolte di racconti e una commedia musicale. La maggior parte dei personaggi e degli ambienti compare ripetutamente nelle sue opere di narrativa, inducendo i suoi lettori a classificarle in “serie”.
    Si ricordano in particolare le seguenti serie:
    – “Il castello di Blandings”: La serie di Blandings riguarda gli aristocratici abitanti del fittizio Castello di Blandings, a partire dall’eccentrico Lord Emsworth, ossessionato dalla sua scrofa da competizione, l’Imperatrice di Blandings.
    – “Jeeves”: Il ricco e vanitoso Bertie Wooster è il personaggio narrante, in un gran numero di romanzi e racconti che descrivono le situazioni improbabili e sfortunate in cui si cacciano lui e i suoi amici, e il modo in cui il suo ingegnoso valletto Jeeves, da perfetto Deus ex Machina, riesce sempre a risolverle. Chiamate collettivamente “la serie di Jeeves”, sono le opere più famose di Wodehouse. Sono inoltre un prezioso compendio del gergo inglese precedente alla seconda guerra mondiale, il cui più vicino equivalente nella letteratura americana è forse l’opera di Damon Runyon.

  25. Sia la serie di Blandings sia quella di Jeeves sono state adattate come serie televisive dalla BBC: la serie di Jeeves è stata adattata due volte, una volta negli anni sessanta (dalla BBC) con Ian Carmichael come Bertie Wooster e Dennis Price come Jeeves, e una volta negli anni novanta dalla Granada Television, con Hugh Laurie come Bertie e Stephen Fry come Jeeves. Anche David Niven e Arthur Treacher hanno interpretato rispettivamente Bertie e Jeeves in alcuni film degli anni trenta.

  26. Ho fumacchiato come tutti la prima sigaretta a 14 anni di nascosto. Non mi ha detto niente e così non ho mai fumato. Sui 30 anni in vacanza in Danimarca ho preso una cotta per la pipa. Mi è piaciuto e da allora alla sera mi faccio qualche tirata. Ultimamente ho scoperto i toscanelli e me li concedo volentieri ma con parsimonia (1 scatola da 5 alla settimana).

    Di Woodehouse ho anche scritto in un altro sito cui collabora da tempo. Qui riporto un mio lapidario giudizio sui di lui che mi sembra wsemopre valido

    “Fregatevene bellamente del dibattito se la sua è grande o piccola letteratura. Leggetelo e divertitevi. Se non vi divertite cominciate a preoccuparvi.”

    Saluti
    kalz

  27. ho smesso di fumare (60 gitanes al giorno, ma mai in camera da letto) nel lontano 1981.
    Esclusivamente perchè dovevo affrontare un piccolo intervento di raddrizzamento del setto nasale (avevo pensato bene di farmi centrare da una porta sbattuta da un colpo di vento, ragazzi che male!).
    Dopo una settimana obbligata dal chirurgo, mi sono detta: in fondo non sono morta per l’astinenza.
    Ho continuato. I primi ostacoli durissimi sono stati la tosse, incoercibile per tre mesi, e quella diabolica la perdita di memoria (non è mai tornata ed era formidabile). Pazienza! Sono diventata il genio dei bigliettini e ho continuato con il pacchetto di sigarette appoggiato ben in vista. SE hai preso una decisione devi essere conscia di averla presa.
    Tenete presente che in quel periodo oltre le mille cose che ho fatto nella mia vita avevo anche una collaborazione con la Bourrus svizzera (allora proprietaria delle Muratti’s al cento del cento) e un collaboratore doveva testare le nuove uscite del prodotto.
    L’ho fatto senza grandi problemi. Era lavoro, Le provavo e le spengevo.
    Beh, sono passati 29 anni. Non ossessiono i miei vicini se accendono una sigaretta è affar loro. Suggerisco di non affumìcare i neonati, fumo con piacere un piccolo avana quando me lo offrono due o tre volte all’anno.
    Un della mie più care e vecchie amiche, anni 86, fuma golosamente come un caminetto.
    Altri, altrettanto cari, guardano come la peste una nuvoletta di fumo.
    Sono certa che non sia una medicina, ma ritengo che ci debba essere un minimo di tollerenza per i poveri fumatori.

  28. ah dimenticavo… Un sentito e doveroso omaggio a Woodehouse che da ragazzina ha intelligentemente rallegrato i piovosi settembri delle mie vacanze estive

  29. parlare con leggerezza del fumo è correre su una lama di rasoio. fa milioni di morti eppure è forse l’unico modo per liberarsi della tossico dipendenza.
    ho fumato per oltre 20 anni, ho smesso per 3 anni, ho ripreso e ora, grazie ad un libro, ho smesso nuovamente e, ne sono sicuro, definitivamente, questa volta. Cosa mi fa essere così sicuro? La facilità con cui ho smesso. Il libro è, ovviamente, quello arcinoto di Allen Carr, “smettere di fumare è facile se sai come farlo”.
    Noto tra gli amici come incallito fumatore, alla notizia che non accendo più una sigaretta da oltre 3 mesi e senza nessuna difficoltà, tutti sgranano gli occhi, senza esitazioni palesano il loro scetticismo eppure, curiosi, chiedono come ha fatto, un libro, a liberarmi dalla tossicodipendeza.
    Ci ho riflettuto a lungo e mi sono convinto che i pochi concetti ripetuti come un mantra da Allen Carr, riescono a squarciare il velo mettendo a nudo la banalità di una azione, quella di smettere di fumare, che solo la mente plagiata di un dipendente dalla nicotina non può vedere, proprio li sotto il suo naso. La tesi su cui si fonda il libro è vera.
    Il fumatore, quello incallito, è un parente stretto di Truman Burbank, il protagonista di The Truman Show, nasce e sopravvive all’interno di una gigantesca finzione creata dalla dipendenza della nicotina.
    E’ convinto che fumare rilassi, aumenti la concentrazione, migliori la qualità della vita, migliori la sua immagine e le sue relazioni sociali mentre è esattamente il contrario. Il tabacco non è camomilla, non rilassa affatto anzi. Un fumatore, è, ogni 30 minuti circa, distratto dalla smania di fumare a causa della sua astinenza; non termina un pranzo intero, una conversazione, un viaggio, un bisogno corporale senza aver interrotto qull’azione almeno una volta per accendere ed aspirare il fumo di quella sigaretta che lo sta portando lentamente alla morte. A tavola potrebbe sedere il Mahatma Gandhi, Naomi Campbell o W.A. Mozart che, lui, lo lascerebbe li da solo, tra il primo ed il secondo,per andarsi a fumare una sigaretta. Al suo ritorno, affliggerebbe il convitato con la sua puzza di fumo attaccata ai vestiti, alle mani, al fiato, ignorando il disgusto ed il lo sguardo di compassionevole commiserazione dell’illustre commensale.
    Lui, il fumatore, niente, imperterrito vive felice per potersi presto riaccendere la sigaretta fino a che morti non li separi.
    Solo qualdo si squrcia il velo e si vede da uno spiraglio il mondo vero, si capisce che esiste un’altra realtà, alla portata di chiunque perchè naturale. L’uomo non nasce con il bisogno di fumare, è banale ma no scontato ricordarlo per lui. Come per Truman, una volta scoperto che esiste un mondo reale ed oggettivo, non filtrato dalla cortina di fumo, non si può tornare indietro. Si ricorda che esistono odori, colori e parole ed emozioni a prescindere dalla sigaretta e che si perdono progressivamente, fino alla fine, tempo e facoltà per viverle a pieno, esattamente come nel caso di tutte le altre droghe: alcool, eroina, cocaina. solo più lentamente e inconscientemente. Si prova pietà per se stessi come per un drogato. Però ci si rallegra scoprendo che la dipendenza da nicotina, sfuma dopo circa una settimana e che quella psicologica, costruita su una architettura di riti ripetuti meccanicamente per anni e anni, si smonta semplicemente dando al sacrificio e alla rinuncia il giusto “peso” come si fa in mille altre occasioni:“un cioccolatino? no grazie sono a dieta”, “un bicchiere di vino? no devo guidare”, no che non mettono in discussione la propria serenità ed il proprio stile di vita.
    Il fumo insomma non si identifica più con lo strumento principe per il nostro benessere nel breve periodo al costo della morte nel medio lungo. Si può vivere cento giorni da leone senza aspirare nicotina, insomma. Il libro di Allen Carr fa semplicemnte questo, rimette a posto quello che la nicotina ha nascosto. vivere senza sigaretta è facile e non implica alcun sacrificio. E’ una droga leggera la nicotina, leggerissima. liberarsene è semplice. Basta spegnere la sigaretta e apsttare che la nebbia si diradi.

  30. La verità vera è che non è facile resistermi.
    Dirò di più: so bene di essere la massima “aspirazione” di molti di voi.

  31. Di Wodehouse ho letto molti libri, da ragazzino, e mi sganasciavo dalle risate. Questo racconto però non l’ho mai letto, e potrebbe essere un’occasione per tornare ad un antico amore.
    Quanto ai miei rapporti con il fumo.. beh, sono un vizioso incallito. Però distinguerei la pipa e il sigaro (fumo sporadicamente entrambi) che considero piaceri del palato, dalle sigarette, vero e proprio vizio schiavizzante. Se dovessi smettere (e credo dovrei), lo farei solo con queste ultime, ma continuerei ad amare le pipe (ne ho più di un centinaio) e a fumarvi di tanto in tanto le mia amate misture inglesi ( a base di Latakia, un nero tabacco affumicato di origine siriana o cipriota, vera leccornia) che, aimè, vanno scomparendo.
    Il mio amore per la pipa ha ascendenze letterarie, del resto: fu Maigret ad invogliarmi, ed ancora oggi non riesco a leggere un Simenon senza affumicarne almeno qualche pagina.
    E poi nella mia libreria conservo gelosamente un testo raro e prezioso: “Il libro delle pipe” , di Dino Buzzati e Eppe Ramazzotti (illustrato da Buzzati stesso), un testo tra e il serio e il faceto (ma molto più faceto che serio) scritto in liguaggio aulico e dottorale, con molta ironia ed una vena di poesia che tradisce un grande amore per questi strumenti di piacere per il palato, talvolta capolavori di artigianato.
    Quanto ai divieti: sì, sono d’accordo a tutelare i non fumatori negli spazi chiusi. Trovo demenziali le crociate all’americana, i divieti di fumo negli spazi aperti, come nei parchi, o a casa propria (in USA succede anche questo).
    Del resto tutte le crociate sono demenziali, e quando gli americani ci si mettono non sono secondi a nessuno.
    E mi spaventano gli europei quando vogliono imitarli.

  32. Mi chiedo cosa faceva la gente dopo l’amore, prima che inventassero la sigaretta.

    Vassilis Alexakis, “Andata e ritorno”, 1983

  33. Tabacco, divino, raro, sovraeccellente tabacco, tanto superiore a tutte le loro panacee, oro potabile, pietra filosofale, sovrano rimedio di tutte le malattie.

    Robert Burton, “Anatomia della malinconia”, 1621

  34. Nessun gatto infuriato d’amore miagolerebbe a una femmina che avesse tirato qualche boccata di fumo o ne avesse impregnato il pelo; ma il degenerato uomo permette alle sue amanti di fumare.

    Guido Ceronetti, “Il silenzio del corpo”, 1979

  35. Nelle prove cruciali, la sigaretta è un aiuto più efficace dei vangeli.

    Emil Cioran, “Sillogismi dell’amarezza”, 1952

  36. Lascia il vizio del fumo, se al suo posto puoi mettere il vizio dell’arrosto.

    Luciano Folgore

  37. Le domande sono tante che sicuramente dimementicherò di rispondere a qualcuna. Sono stata fumatrice. Ho smesso un paio di volte ma poi ho ricominciato. Ho smesso definitivamente quando, a fine settembre del 2008 è stato diagnosticato un tumore al polmone a mio marito. Non ho smesso di fumare per paura ma per rispetto a lui. Come ho fatto? Ho messo il pacchetto di sigarette bene in vista sul tavolo del PC e, come una pazza, ho cominciato a parlare con le sigarette. “E’ inutile che mi tentate. Sono più forte di voi”. Non so quante volte l’ ho ripetutto ma da allora non ho fumato più. Ho visto la sofferenza di mio marito. Terribile! Si sono alternate speranze e delusioni. Il primo marzo del 2009 Giovanni è morto, sconvolgendo la mia vita. Le campagne contro il fumo sono ipocrite in quanto è lo Stato che produce le sigarette. Faccio un appello ai fumatori: Smettete di fumare. E’ irrazionale e immorale gettare la propria vita e quella degli altri ( uccide anche il fumo passivo ) per un piacere tanto stupido ed effimero.

  38. È ben vero che il fumare e il bere sono una peste dell’umanità; pure in certi momenti sono uno svago che reca l’oblio del male.

    Giovanni Gaggino, “Tesoro”, 1900/17

  39. Per amor tuo, Tabacco, sono pronto a fare qualsiasi cosa, fuorché morire.

    Charles Lamb, “Addio al tabacco”, 1805

  40. La sigaretta è la preghiera del nostro tempo.

    Annie Leclerc, “Au Feu du jour”, 1979

  41. In questa terra di lacrime, ci restano due piaceri: amare una bella donna e fumare un sigaro toscano.

    Carlo Levi

  42. Non c’è niente come il tabacco; è la delizia della gente per bene, e chi vive senza tabacco non è degno di vivere.

    Molière, “Don Giovanni”, 1665

  43. La vita senza fumo è come il fumo senza l’arrosto.

    Cesare Pavese, “Il mestiere di vivere”, 1935/50 (postumo 1952)

  44. Fa più o meno male della nicotina, la donna?

    Luigi Pirandello, “Ma non è una cosa seria”, 1918

  45. Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su sé stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute.

    Italo Svevo, “La coscienza di Zeno”, 1923

  46. Una pipa dà al saggio il tempo per riflettere, all’idiota qualcosa da mettere in bocca.

    Petra Trischmann

  47. Smettere di fumare è facilissimo, lo so perché l’ho fatto un migliaio di volte.

    Mark Twain

  48. La sigaretta è il tipo perfetto di un piacere perfetto. È squisita e lascia insoddisfatti. Che cosa si può volere di più?

    Oscar Wilde

  49. mi unisco all’appello di Franca Maria Bagnoli.
    “Smettete di fumare. E’ irrazionale e immorale gettare la propria vita e quella degli altri ( uccide anche il fumo passivo ) per un piacere tanto stupido ed effimero”.

  50. @ Tina Nico
    la maggior parte di quelle citazioni sono datate. e la maggior parte degli autori non erano, e non potevano essere, a conoscenza dei danni LETALI del fumo.

  51. Wodehouse è un grande maestro dell’ironia. Tra le frasi celebri a lui attribuite cito questa : ‘C’è solo una cura per i capelli grigi. È stata inventata da un francese. È chiamata ghigliottina.’

  52. Che bell’occasione di pippone!
    Premessa doverosa: l’imperativo etico del nostro tempo è assolutamente leggere Woodhouse, tutto, de sopra de sotto e di lato, sapere vita morte e miracoli del mitico Jeevs, e prendere appunti. Perchè è incredibile il numero di occasioni in cui un pensierino di W. può tornare utile.

    Io sono ex fumatora. Anche fumatora piuttosto forte – leggi sopra le 20 sigarette pro die. Ho smesso diverse volte, ma quando sono rimasta incinta ho smesso risolutamente e per ora non accenno a riprendere. Giacchè la scienza non è un è un’opinione, e la genetica anche – il fatto che il fumo possa far venire il cancro è ampiamente assodato e non mi sembra passibile di opinioni personali. Mi fecero fare un esame basico all’università, di genetica appunto, dove mi spiegarono come la nicotina agisca sui geni, inibendo l’attività dei “tumorisoppressori”, giacchè la proliferazione cellulare sarebbe una tendenza innata che poi il dna tiene sotto controllo. studiai anche altre vie, per cui la nicotina agisce biologicamente. Io non sono biologa, perciò direi delle cose scolastiche e raffazzonate. Però boh, non so come si faccia a non essere d’accordo.
    Tuttavia, detesto i talebanismi e gli estremismi e mi basta un po’ di civile educazione. Da fumatrice sono stata grata alle limitazioni imposte dallo stato – perchè hanno aiutato la mia salute, e il mio superio de carta, ma ricordo con immenso fastidio i talebani dell’antifumo, i predicatori incazzosi. Anche oggi, li guardo con fastidfio. Avverto nel predicozzo salutista qualcosa di irrispettoso e pretestuale, un amore per la salute che ha qualcosa di falso e di tossico. Se capita l’occasione mi metto a discutere e a dire la mia, o quello che si sa sulla relazione tra fumo e tumore, o fumo e malattie della pelle. Se una persona fuma accanto a mio figlio, gli chiedo con gentilezza di andare a fumare più in la. Se fuma dove è proibito lo faccio notare con più fermezza. Ma le crociate me danno l’orticaria.

  53. Woody Allen: “Ho smesso di fumare, vivrò una settimana di più e quella settimana pioverà a dirotto”.
    Potrebbe sembrare una battuta divertente ma in realtà è molto idiota. Trovo invece seri gli interventi di Zauberei e
    Fabio Masetti. Il fumatore è un malato grave che ha bisogno di cure, come l’alcolista e il dipendente dal gioco. Non basta una pacca sulla spalla e un invito bonario per fargli smettere di fumare. Io fumo un pacchetto e oltre di sigarette al giorno, tutte le mattine decido che devo smettere ma poi la mia auto si dirige immancabilnente verso il tabaccaio. E’ un dramma. Ci sono mozziconi dappertutto nella mia stanza. Probabilmente qualcosa si è guastato nel mio cervellino, ed occorre rimetterlo in carreggiata. Non credo si possa risolvere leggendo libri in materia o con le sigarette elettriche e caramelle varie. Bisogna svegliarsi una mattina e decidere di dare una sterzata alla propria esistenza. Quando? Bho!!! Prima che sia troppo tardi. Una volta ho visto i polmoni di un fumatore morto, il catrame si poteva prendere con il coltello e spalmarlo sul pane come nutella. Paragone raccapricciante ma molto efficace.
    Un abbraccio a Mavie Parisi.

  54. C’è la citazione di un anonimo che dice: Una sola via conduce ai polmoni e questa va asfaltata.
    (a proposito di catrame)

  55. Tra i grandi fumatori viene in mente Sandro Pertini. Un giorno disse: “Dai fumatori si può imparare la tolleranza. Mai un fumatore si è lamentato di un non fumatore”.
    🙂

  56. Sono figlia di due “grandi fumatori” : fumo 10 sigarette al dì, dopo la decima non mi va più. Faccio quel che posso.
    Un’antica battuta: sul manifesto ” Il fumo uccide lentamente”, l’anonimo aggiunge: “Va bene così, non ho fretta”.

  57. Dunque è il momento delle confessioni.Ho iniziato presto, verso i quattordici anni ed ho fumato come due turche siamesi per circa venti anni, roba tosta Camel e Marlboro. Ho rigorosamente smesso nei mesi delle gravidanze, ripreso timidamente e poi, con i figli piccoli, un giorno ho fumato l’ultima sigaretta. E’ stato bellissimo, passeggiavo in montagna, in Trentino, tutti davanti a me. Sempre più su gli altri, compreso mio figlio, a quei tempi aveva tre anni e gambette lunghe quanto i miei piedi. Io ero sempre dietro col fiatone e me ne fregavo se accanto a me sfilavano i pini mughi, gli uccelli e le marmotte. Sono arrivata in cima stremata, avevo un pacchetto di Philip Morris nel marsupio, ho acceso la sigaretta, aspirato piano mentre tutti mi guardavano sconcertati. Poi ho fatto timbrare il pacchetto con il timbro della cima visitata e l’altitudine.Quel pacchetto, ancora con alcune sigarette dentro, è nel mio comodino, accanto al letto. Sono passati dieci anni circa e non ho mai più fumato in vita mai. Perchè ho smesso?Tante ragioni, la salute, i figli, il fiatone in montagna, la puzza di fumo fra i capelli, la pelle che invecchia prima, i soldi spesi, il poter insegnare ai miei figli che il fumo fa male. Ma forse perchè ho scoperto che non mi piace passeggiare da sola in montagna e non guardare quello che mi sfila accanto, non so, però sono certa che non fumerò più. Non mi piacciono le crociate come hanno detto altri amici, ma detesto quando si fuma in auto, vicino ai bambini piccoli e nei luoghi dove è vietato. Lì divento una bestia e lo dico a costo di prendermi una randellata in testa dai fumatori incalliti.Mi arrabbio perchè se io ho smesso del tutto almeno a moderarsi dovrebbero provarci, poi a casa e all’aperto che ognuno faccia della sua salute ciò che vuole.Bisogna dire però assolutamente ai giovani che il fumo è seriamente dannoso e crea dipendenza, ho una certa simpatia per la pipa e il tabacco profumato che sa di terre lontane, ma credo che stia bene in bocca a poche persone e che quando stia bene aumenti il fascino indiscutibilmente. L’autore non l’ho mai letto, ahimè sì confesso, ma letteratitudine serve anche a questo, perciò grazie Massimo e grazie agli altri che lo consigliano.

  58. io ho smesso di fumare il giorno prima che entrasse in vigore la legge sirchia, fumavo un pacchetto di marlboro rosse al giorno, ma un giorno vedendo la pubblicità dei cerotti fui tentata a provarli, era diventato troppo caro fumare e poi con tutti i vari divieti e svegliarsi la mattina con un sapore strano in bocca mi hanno fatto fare il passo …….adesso sono più di 5 anni che ho smesso e sono fiera di me stessa ……….

  59. Io una volta ero riuscito a smettere di fumare a causa di un doloroso mal di schiena: non riuscivo a piegarmi per raccogliere le cicche da terra.

  60. @Salvo va bene anche il colpo della strega, l’importante non è il mezzo ma il fine, no? Saluti

  61. @ FG. Cosa sarebbe il colpo della strega? Un colpo dato da te?

    Quasi quasi sarei tentato di postare un racconto che ha a che fare con lo smog e il fumo, ma non vorrei dare l’impressione di uno che cerca di farsi pubblicità.

  62. @Salvo, non puoi parlarmi cosi, non mi conosci…io sono più di una strega!!!
    Sono la strega delle streghe e dai posta il raccontino, Massi sarà felice, e quale pubblicità poi..chi ti compra con sto caldo??
    🙂

  63. Per me smettere di fumare è stato difficilissimo e ci avevo provato un’infinità di volte. Pero sono strafelice di averlo fatto. Non sono più schiava di quella droga dannata che mi rovinava i polmoni. Ragazzi è in gioco la nostra salute futura. ricordo che quasi tutti i reparti ospedalieri sono pieni di fumatori ed ex fumatori in particolare quelli oncologici e pneumologici

  64. Va bè lo posto, chi se ne frega. Tanto Massimo non c’è, è andato a farsi uno spinello di là.

    LA NEVE NERA.

    All’inizio la caduta della neve nera nella piccola stazione sciistica di monte Candido aveva gettato nella costernazione gli addetti ai lavori. Gli albergatori già vedevano andare in fumo la stagione turistica, i dipendenti temevano licenziamenti, i gestori della funivia, allarmati, avevano convocato d’urgenza una riunione. Si era scatenato il panico. Che cos’era quella massa gelatinosa, viscida e lucida come la vernice delle scarpe? Sant’iddio, il vomito di un vulcano in eruzione? L’annuncio dell’Apocalisse?
    Poi, come succede spesso in questi casi, tutto si era appianato e, superato lo sconforto iniziale, si era cercato di correre ai ripari, di trovare una soluzione che limitasse i danni. Esperti del settore avevano rilevato una concentrazione di smog più intensa del solito, un misto di polvere e pioggia acida, le quali per un inspiegabile gioco di correnti e improvvisi sbalzi di temperatura si erano addensati sul monte, causando l’insolita precipitazione. Niente di eccessivamente preoccupante in fondo. Si era in pieno terzo millennio e l’inquinamento atmosferico, così come quello marittimo, non costituiva certo una novità.
    Le prime avvisaglie, anche se in forme più lievi, erano state segnalate in altri punti della terra. Qualcuno aveva anche trovato la maniera di scherzarci sopra: “Abbiamo rilevato un tale livello di acidità, che una buona sorsata di questa poltiglia può servire a far abbassare il tasso di glicemia nel sangue”. Sì, ma intanto gli operatori del luogo rimanevano preoccupati per i loro affari. Infine, una settimana dopo lo strano fenomeno, grazie ai giornali che avevano dato risalto alla faccenda e si cominciava a temere il peggio, la cosa più sorprendente: la gente si era precipitata in massa a vedere da vicino la neve nera, desiderosa di toccarla con mano, di portarsene a casa una boccettina come souvenir. Vuoi mettere l’ebbrezza di una salutare sciata sul morbido manto nero? La solita vecchia neve bianca e slavata non suscitava più alcuna emozione.
    Gli alberghi della stazione di monte Candido quell’anno registrarono il tutto esaurito. Una grazia del cielo! Un’autentica manna!
    Arrivarono prenotazioni da ogni parte, anche dall’estero. I prezzi furono raddoppiati, triplicati in alcuni casi; il posto divenne uno dei più esclusivi ritrovi per Vip. Gente senza problemi di denaro era disposta a pagare qualunque cifra per accedervi, alcuni si raccomandavano ai politici per scavalcare altri che si erano prenotati in anticipo. Riuscire a trascorrere una settimana a monte Candido diveniva motivo di grande prestigio nell’Alta Società.
    La presenza del cavalier Berluschetti fu registrata più di una volta, e la famiglia Pecorelli, in tutti i suoi componenti, venne sorpresa dai soliti giornalisti in cerca dello scoop, a rotolarsi nel lucido manto e a tirarsi palle di neve. Che gran goduria, che gran sollazzo sguazzare con la faccia impiastricciata! Le signore non la smettevano più di ridere. Naturalmente i gestori dell’impianto si erano premurati di installare docce e sistemi di pulizia speciali con disinfettanti e deodoranti, onde prevenire spiacevoli conseguenze. I solerti impiegati con le spazzole grattavano dalla pelle i residui di neve più resistenti.
    L’abbronzatura veniva una meraviglia. Al ritorno dalle vacanze era la cosa che più dava all’occhio. “Che magnifica abbronzatura! Sei stata in montagna?”.
    “Sì. A monte Candido, sulla neve nera”.
    “E quelle deliziose macchioline sul collo, le hai prese là?”.
    “Certo, sono autentiche!”.

    L’organismo umano fa presto ad adattarsi alle esigenze della moda. Anni addietro i giornali avevano riportato la notizia di un pastore sardo, abituato a respirare l’aria delle sue montagne, il quale dovutosi recare a Milano in visita alla sorella, era stato colto da malore non appena messo piede alla Stazione Centrale. La causa era stata attribuita all’improvviso impatto con lo smog. Da allora i medici raccomandavano ai contadini che desideravano recarsi in città, di fumare un pacchetto di sigarette durante il viaggio, per predisporre l’organismo gradatamente ed evitare il brusco impatto.
    A monte Candido i più, non trovando posto, dovettero accontentasi di ammirare dal fondovalle la scia nera che risaltava tra le montagne come una cancellatura data col pennello. Le proteste erano veementi. Lo Stato per evitare disordini si premurò di finanziare i viaggi a quanti si fossero accontentati di andare in vacanza in qualche isola tropicale. Ma niente da fare, volevano andare tutti a monte Candido. Poi una notte, gli imprenditori dei centri limitrofi, rosi dall’invidia, trovarono l’idea geniale. Per rimediare all’ingiustizia della natura pensarono bene di arrangiarsi a modo loro. Con bombolette spray a presa rapida dipinsero le loro piste. Il giorno dopo spuntarono come funghi creste gialle, rosse, viola, arancione. Fu l’apoteosi dei colori.
    Salvo Zappulla

  65. @Salvo. Ricambio l’abbraccio e cisto che Massimo è andato a farsi uno spinello ne approfitto pure io per postare un mio racconto e farmi pubblicità 🙂

    La fumatrice

    Adesso capisco che tutto era cominciato molto tempo prima.
    Da quindici anni non toccavo una sigaretta. Dalla sera che chiusa nel bagno contemplavo una specie di strano termometro in cui erano apparse due strisce blu parallele.
    Ero incinta. Passai i successivi dieci minuti seduta sul bordo della vasca aspettando che cuore e cervello si dessero una calmata.
    Sentii il bisogno di aprire il rubinetto e fare scorrere l’acqua. Il rumore dello scroscio mi rasserenava.
    Con la mano a coppa presi un po’ d’acqua e mi bagnai la nuca e la fronte.
    Uscii dal bagno già ricomposta con il mio aggeggio stretto nel pugno, dentro la tasca. Lo strinsi più forte ed entrai in salotto.
    Passai davanti al papà di mio figlio ma non gli dissi nulla né indugiai con lo sguardo, temevo che avrebbe capito e io non avevo voglia di condividere, per il momento.
    Su un altro divano Marcello e Beatrice, i padroni di casa.
    Da anni, ora direi da sempre, passavamo insieme le sere di sabato, spesso da loro.
    Non ebbi il tempo di sedermi accanto a Lorenzo, Marcello bloccò il mio gesto e mi chiese di uscire in terrazza, la loro bella terrazza sul mare, per la solita sigaretta.
    Pretesto per lunghe chiacchierate alle quali i nostri rispettivi compagni erano ormai abituati.
    Lo seguii volentieri ma rifiutai di fumare accampando mille scuse nel timore che si sarebbe insospettito, ma lui non sembrò farci caso.
    Non ero così sciocca da pensare che un’ unica sigaretta avrebbe potuto far male al bambino, ma temetti mi potesse dare fastidio rivelando così il mio stato.
    Non avevo desiderato ciò che mi stava accadendo e il fumo mi sembrò la prova tangibile di una delle mille cose alle quali avrei dovuto rinunciare.
    Da quella sera, e per molto tempo, io e Marcello, per un motivo o per un altro non riuscimmo più a concederci quella mezz’ora in terrazza.
    Continuammo a frequentarci, poco dopo anche Beatrice rimase incinta e le nostre tranquille cenette a quattro si trasformarono presto in una baraonda di pappe e pannolini. I nostri discorsi cambiarono rotta aderendo come una guaina elastica alle varie età dei nostri figli, nel frattempo la comitiva si era fatta più numerosa.
    Le temute rinunce presero corpo ma mi pesarono meno di quanto credessi o, più semplicemente, evitai di pensarci.
    Marcello continuò a fumare sul terrazzo dopo cena, ma si attardava giusto il tempo di una sigaretta.
    Questa sera sono seduta sullo stesso divano, i nostri figli più grandi si rifiutano di passare i sabato sera con noi, i più piccoli stanno di là a guardare la tv suppongo, guardo Beatrice e Marcello e mi sembrano quelli di sempre, il divano adesso è blu, di alcantàra, l’hanno fatto tappezzare da non molto, qualche mese forse.
    E da qualche mese io e Marcello abbiamo ripreso a fumare insieme, dopo cena, nel terrazzo sul mare.
    La prima volta è stata un sabato di marzo inoltrato. Probabilmente il caldo, eccessivo per la stagione, mi aveva messo voglia di prendere un po’ d’aria. Non appena vidi Marcello che si alzava dal divano lo seguii.
    “Mi offri una sigaretta?” dissi mentre cercavo di non inciampare nel minuscolo gradino che conduceva in terrazza.
    “E da quando hai ripreso a fumare?”
    Mi porse la mano perché non ero riuscita a non inciampare e mi fissò con i suoi occhi chiari che contrastavano piacevolmente con la perenne abbronzatura da surfista.
    “Da questo momento”
    Ricambiai lo sguardo con occhi altrettanto chiari e accuratamente truccati.
    Nel frattempo Marcello aveva già aperto il pacchetto e aveva parzialmente estratto una sigaretta perché mi venisse più facile prenderla.
    Io la accostai alle labbra e lui avvicinò l’accendino al mio viso, ma una brezza leggera spegneva la fiamma.
    Cercai di aiutarlo facendo da paravento con le mie mani poggiate alle sue. Ebbi però l’impressione di rendere tutto più difficile perché Marcello riusciva a ottenere soltanto una fiammella inconsistente e fatua.
    Per contrasto le nostre mani bruciavano nel contatto prolungato.
    La settimana che seguì duro più di sette giorni o almeno io ebbi questa impressione. E finalmente arrivò il sabato successivo e parecchi altri sabati.
    Sentivo che anche Marcello durante la cena era assente e frettoloso come se aspettasse solo il momento di alzarsi da tavola.
    Finire il gelato e uscire in terrazzo erano diventati un tutt’uno.
    I primi tempi non cambiò nulla rispetto al passato, tranne forse la maggiore vicinanza.
    Spostavamo le sedie in modo che fossero strettamente accostate, poi questo non ci bastò più.
    Ci mettevamo quindi in piedi, appoggiati all’inferriata e i nostri corpi erano così vicini e le nostre menti così turbate che pensammo bene di non stare proprio di fronte al balcone dove eravamo troppo visibili, ma ci mettemmo di lato. Senza un motivo, senza averlo deciso. Una cosa alquanto singolare visto che da quella posizione il mare non si vedeva granché.
    Finita la sigaretta, trovavamo sempre un pretesto per prolungare la conversazione.
    Non so se successe all’incirca un mese dopo. Nel pacchetto di Marcello c’era una sola sigaretta, di offrirmela galantemente non gli passò nemmeno per la testa.
    L’accese invece per sé, facendo un bel tiro per assicurarsi che non si spegnesse, poi me la passò. La poggiò lui stesso delicatamente sulle mie labbra aspettando che io fumassi a mia volta.
    Continuammo così fino al filtro. Senza guardarmi spense la cicca nel posacenere in maniera quasi maniacale assicurandosi che neanche il più piccolo frammento di brace fosse acceso.
    Sempre senza guardarci tornammo in salotto, subito.
    Le volte successive non ci fu bisogno di pretesto, nonostante il pacchetto fosse pieno Marcello accendeva sempre un’unica sigaretta che fumavamo insieme.
    Una di fronte all’altro adesso non distoglievamo lo sguardo e quando lui avvicinava la mano alla mia bocca io facevo in modo da sfiorargli le dita con le labbra.
    Poi aspiravo chiudendo gli occhi e quando li riaprivo lo trovavo a guardarmi, la testa lievemente inclinata come ad aspettare quel bacio che non gli arrivava.
    Non mi era possibile parlare, ogni volta che avevo provato mi ritrovavo di nuovo la sigaretta tra le labbra.
    C’era una tale rabbia e una tale dolcezza in quel gesto. Non voleva sentire la mia voce, non voleva ritornare in se, voleva giocare come un bambino ad un gioco che non era da bambini.
    Io, per mio conto, non riuscivo a sottrarmi e aspettavo quei momenti senza muovermi, non un passo verso di lui non uno lontano da lui.
    Beatrice stasera è più affaccendata del solito si alza continuamente per andare in cucina, è il compleanno di Marcello e lei ha superato se stessa. Io faccio finta di aiutarla ma lei me lo impedisce. E’ molto generosa in questo. La seguo in cucina. Goccioline di sudore le rendono lucidi i lato del naso. Il trucco è ben fatto ma un poco sbavato. Non vede l’ora di portare in tavola e di arrivare alla torta. Me la mostra nel frigo. E’ magnifica.
    Io guardo al di là della torta, sono già sul terrazzo per fare i miei auguri personali a Marcello.
    Stasera dobbiamo aspettare un po’ di più. La cena è più lunga. L’operazione torta porta via un bel po’ di tempo. Le candele, le foto, l’apertura del nostro regalo.
    L’avevo trovato ad una mostra di artisti sconosciuti, quelle che si organizzano nelle stradine durante le feste patronali. Olio su carta: “La fumatrice” , una donna discinta con una sigaretta in mano avvolta in un fumo azzurrino, molto bello nonostante l’artista non si fosse mai sentito nominare. Mi sembrò perfetto, lo presi d’istinto, oltretutto sarebbe stato bene nel salotto di Bea e Marcello. Adesso, mentre lui toglie la carta, mi sento una sciocca.
    Infine usciamo sul terrazzo, la luce è spenta, a stento si percepisce l’oleosa distesa che stanotte è il mare, nessun chiarore di luna, fortunatamente.
    Andiamo al nostro solito posto o forse un poco più in là, da casa è difficile scorgerci, dovrebbero scavalcare il piccolo gradino che porta in terrazza, ma in quel caso saremmo noi a vederli.
    Nessuno dei due ha portato le sigarette, speriamo che non si accorgano di questo particolare.
    Le nostre bocche si sfiorano, poi si toccano, nessun oggetto media l’azione. Un bacio lungo, intenso, profondo. Un bacio che richiama l’anima e poi la ricaccia all’interno.
    Consapevole, disperato, irreversibile.
    Torniamo in salotto, sediamo nei soliti posti. Io accanto a Lorenzo nel divano grande, Marcello e Beatrice di fronte.

  66. @Mavie. Molto romantico il tuo racconto. Complimenti di cuore.
    Vi racconto un aneddoto che mi è capitato con le sigarette. Quando si dice che il fumo fa male. Vi assicuro che è una storia vera: la sera, d’estate, ho l’abitudine di mettermi a leggere sdraiato nel letto a dorso nudo. Con una mano sfoglio il libro, nell’altra l’immancabile sigaretta. Avevo poggiato il portacenere sopra il petto. Ero così concentrato e avvinto dalla lettura (stavo leggendo il romanzo di Mavie) che mentre provo a spegnere la sigaretta nel portacenere, non mi accorgo che il fatale oggetto si era spostato e spengo la sigaretta nel petto villoso. Si è sentito uno sfrigolio, io sono saltato come un grillo.

  67. @Salvo…forse dovevo leggerti prima di cena, ora così sulla digestione…. Complimenti!Davvero carino, ehm… Berluschetti…?
    @Mavie i miei complimenti anche a te per il tuo racconto….per fortuna mio marito non fuma e non abbiamo terrazzo….
    saluti cari

  68. @Fg. Per fortuna…almeno la tentazione che quel sant’uomo ti scaraventi dal terrazzo è scongiurata.

  69. Be’, come sempre ho il piacere di ringraziare e salutare tutti per i numerosi commenti pervenuti.
    Grazie a: Mavie, Vale, Tessy, Annie Colman, mario villarosa (grazie per i contributi), Kalz…

  70. Fran… ho polverizzato i racconti di Salvo e Mavie, li ho disciolti nell’acqua e nebulizzati a dovere.
    Ora mi sento la mente nebulizzata. È grave?

    Con Wodehouse l’ironia è di casa… dunque direi che siamo in tema.
    😉

  71. Grazie e saluti a: patrizia debicke, Fabio Masetti, Tina Nico (Tina Nico???), Carlo S., Franca Maria Bagnoli (grazie per l’importante e forte aneddoto, cara Franca)…

  72. Guardando l’icona che ha messo Massimo- la sigaretta che brucia- mi viene da dire ma che senso ha fumare una cosa che altrimenti si fuma anche da se consumandosi lo stesso senza il nostro intervento?

  73. Fabio Masetti fa riferimento al noto libro di Allen Carr, “smettere di fumare è facile se sai come farlo”.
    Grazie, Fabio.
    Non so se può interessarvi, ma l’amico Antonio Prudenziano di “Affari Italiani” mi ha segnalato questo articolo che è proprio in tema.
    Vi riporto il sunto…

    Francesca Cesati, responsabile della Allen Carr’s Easyway Italia e della EWI Editrice che pubblica il libro di Allen Carr “È facile smettere di fumare se sai come farlo”, scrive una lettera ad Affaritaliani.it in cui attacca Giacomo Papi, autore di “È facile ricominciare a fumare se sai come farlo” (Einaudi), che Papi ha scritto dopo aver letto il libro di Carr ed aver smesso di fumare per sei mesi…
    Questo è il link: http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/facile_smettere_di_fumare_se_sai_come_farlo260710.html

  74. @Massi basterebbe pensare a questo per smettere ed impegnare le nostre forze in qualcosa dove si possa imprimere davvero la nostra volontà, e credo che sarebbe quello un vero piacere.
    Sono comunque molto curiosa di leggere questo libro, se avete altri suggerimenti su questo autore li aspetto.
    un caro saluto

  75. ciao massimo
    io ho smesso da poco dopo 30 anni
    sono felice volevo dirlo,tutto qua
    un caro saluto
    c.

  76. “Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima. Anche le altre hanno un loro gusto speciale, ma meno intenso. L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su se stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute. Le altre hanno la loro importanza perché accendendole si protesta la propria libertà e il futuro di forza e di salute permane, ma va un po’ più lontano.”
    (Italo Svevo – La coscienza di Zeno – Ed. Giunti)

  77. Ho pessimi rapporti col fumo, di qualsiasi tipo esso sia, nonho mai fumato niente in vita mia, neppure soltanto per curiosità. Trovo l’odore della sigaretta nauseabondo.
    A proposito di fumo, meglio niente, le pose cinematografiche e letterarie di attori e personaggi che esaltano il fumo, sono patetiche.
    Le campagne contro il fumo sono blande, dovrebbero comunicare messaggi più forti, con teschi e segni mortiferi, infatti il fumo fa male, fa venire il cancro, invecchia la pelle, danneggia l’apparato vascolare, rende l’alito cattivo, etc. etc.
    Detesto chi fuma nei luoghi pubblici e ti avvelena con noncuranza, senza rispetto per chi fumatore non è.
    Non c’è motivo per iniziare a fumare, ce ne sono un’infinità per non cominciare mai, a meno che non vogliate suicidarvi.
    Smettere di fumare non genera nessun demone, semmai migliora la salute e la qualità della vita.
    Personalmente trovo l’umorismo inglese di Wodehouse trito. Non è un autore che amo molto. Dopo le prime dieci pagine ho smesso di leggerlo.

  78. grazie per la segnalazione dell’articolo sul corriere. Intanto un raccontino “fumoso” scritto qualche anno fa ormai.

    cenere alla cenere

    Ho le ore contate. Oggi è il giorno buono, a bassa voce ma l’ho sentito, ha detto: “Questa volta èl’ultima” soffiando via con le labbra messe a culo di gallina.

    Eh! Voglio proprio vedere se c’ hai le palle, stavolta. Mi sento ardere come non mai. Hai la spina dorsale come il flessibile della doccia, come tutti gli uomini che ho conosciuto. Andati via da qui, non passerà un ora che mi rimetterai le mani addosso, come al solito.

    Certo, sta volta è diverso. C’è la storia di R e la cosa mi preoccupa. Il coglione potrebbe farcela. Non è stato bello vederlo gli ultimi tempi R, consumarsi, spegnersi tra cure atroci. Se lo ascolta, lo stronzo, poco tempo e mi butta via, fine. Altri tre anni andati in fumo. Cazzo. Stavolta doveva essere l’ultima ma non sarà facile, bello mio. Te la farò sudare, stavolta.

    Tutta colpa di R. E’ lui che l’ha convinto. L’ho sentito l’altro giorno ma non credevo stessero parlando di me, bastardi.
    “E Non puoi continuare cos쨅”, ha attaccato, “…sei un padre di famiglia, fallo per loro…”, “…si tratta di essere decisi e assumersi le proprie responsabilità…”, “..si,si, certo, non sarà facile dopo tutti questi anni ma devi farlo”. “Guarda; però devi farlo di colpo, senza voltarti indietro…se non vuoi fare la mia fine.”. Stronzo. Lui, Appena riattaccato il telefono mi ha messo le mani addosso e mi ha succhiato via anche l’anima, bastardo.

    Non credevo stessero parlando di me. E invece, oggi, L. non c’è, ho scoperto che l’ha mollata da un pò, la mignotta. Buona pure quella, non mi sopportava, e il coglione mi lasciava a casa, quando usciva con lei. E invece l’ha mollata.

    Quindi R. ce l’aveva con me, lui e i suoi rimpianti del cazzo. Troppo tardi. Lo sai da quanto è che sò che dovevi crepare, io. Da 8 mesi, prima di te, coglione. Ma dico, fattene una ragione e non rompere i coglioni a me, no? Fanno tutti i buoni samaritani in punta di morte.

    Prima però, saggezza nisba, eh? Con il rigor mortis è facile fare quelli tutti d’un pezzo, dico io.

    Bere, fumare, donne, e andiamo. Almeno crepate in pace e lasciate perdere il mondo che vi piaceva tanto, prima, pieno di tanta bella gente con le vostre stesse, sane, abitudini che marcia felice verso la fine. Almeno lasciateli finire in pace, no? No. Prima amici, adesso, professori, saggi, dispensatori di pentimento, salutisti del cazzo, mentre dimagrite, perdete i capelli, soffrite, quello da cui dicevate di fuggire e che invece aspiravate.

    E i coglioni vi danno retta, solo quando voi ormai siete andati.

    Intanto alla fine ci si ritrova tutti qui, no R., al campo santo, chi prima, chi dopo.

    Ma ho paura che stavolta sia finita anche per me, al campo santo, vicino a te R, pensa che sfiga.

    Due tiri, ancora e mi butta via, su sto prato umido in mezzo a tutti voi zombie del cazzo.

    Che fine stronza, schiacciata in un cimitero, una volta per tutte. Ci mancava ancora un po e poi sarebbe venuto pure lui con noi R., idiota che non sei altro. Eppure siamo stati 30 anni insieme prima che mi buttassi via e insieme ne abbiamo fatte delle belle. Ora ci tocca stare qui da soli, io e te al campo santo, per sempre.

    Sapevo che saremmo tornati insieme prima o poi ma pensavo più a una festa, a un capodanno no ad un funerale e speravo di portare con me anche il tuo amico.

    Invece, il nostro caro F., ha soffiato via l’ultima boccata. E’ passato a vita migliore. Senza fumo. Pensa.

    “Amen” ha appena finito di dire il prevosto, che mi ha tenuto d’occhio tutta la cerimonia, avidamente, F. gira i tacchi e se ne va, convinto che sarà l’ultima volta.

    Uomini. In fondo sono tutti dei coglioni e il tuo amico non è da meno, l’ho sempre detto, l’unica cosa che sanno fare veramente è mandare tutto in fumo. Per quanto si ostinano a buttarci via come una cosa qualunque, noi, un coglione che ci faccia bruciare ancora lo troviamo, anche quando siamo per terra, anche quando qualcuno ci ha già usato. Stai tranquillo.

    Se tu mi schiacci, F, io rido, ah ah ah ah. A me qualcuno mi raccoglie, a voi da sotto terra non vi tira su più nessuno e se non sono io a portartici ci penserà qualcun altro.

    Addio R, ciao F, magari ci rivediamo fra un pò, non si sa mai, le circostanze della vita….Anche se duro lo spazio di qualche minuto, io, so aspettare. siamo Cenere. Cenere alla cenere, polvere alla polvere…..

  79. Caro Massi,
    il post è come sempre interessantissimo anche se io non ho mai fumato una sigaretta in vita mia e credo di far parte della loggia dell’aerosol….
    Però mi ha sempre affascinata il rapporto che alcuni scrittori hanno con la sigaretta. Il modo in cui se la fanno pencolare dalla labbra. O in cui ne succhiano con avidità l’essenza.
    Credo che non sia solo un piacere, ma un arcano legame con le nostre origini, quando – da neonati – ogni conoscenza passava per la bocca. Ed è per questo che ho sempre contemplato con molta curiosità certe boccate piene di Camilleri in alcune sue interviste, o il modo, tutto interiore, che aveva Alda Merini di tenere tra indice e medio la sigaretta.
    Questi scrittori affermano senza mezze misure che parte della loro ispirazione affiora da queste boccheggianti pause, in cui la mente si ferma e la suzione pare quasi annodarli all’affioro di un’idea o dell’ispirazione…Come se in quell’atto si concentrasse una spinta creativa.
    Ti riporto una poesia che Alda Merini ha dedicato proprio alla sigaretta. Con orgoglio diceva di fumarne 60 al giorno e gioiosamente la esibiva, come se tenesse la penna in mano.
    —–

    Apro la sigaretta
    come fosse una foglia di tabacco
    e aspiro avidamente
    l’assenza della tua vita.
    E’ così bello sentirti fuori,
    desideroso di vedermi
    e non mai ascoltato.
    Sono crudele, lo so,
    ma il gergo dei poeti è questo:
    un lungo silenzio acceso
    dopo un lunghissimo bacio.
    (“Apro la sigaretta” Alda Merini)

  80. fumo da quasi quarant’anni.
    fumo parecchio.
    ho fumato due sigarette al giorno in gravidanza, non fumo in casa d’altri se non esplicitamente invitata, non fumo dov’è proibito e nemmeno dove magari non lo è ma mi sembra stupido.
    non fumo accanto a bambini, anziani o malati.
    non getto a terra i mozziconi.
    non disturbo, non prendo spazio, non sporco.
    e non accetto che mi venga fatta la morale. 🙂

    (per me wodehouse è imprescindibile, e il buon mr mulliner un maestro di vita)

  81. secondo me ribadire che il fumo e la sigaretta fanno male è sempre doveroso, soprattutto in occasioni come quelle offerte da questo dibattito.
    nemmeno a me piacciono le crociate, però alcune cosa vanno dette.
    dunque…………

  82. il fumo di sigaretta è considerato causa di danni alla salute e fattore favorente l’insorgere di patologie a carico dell’apparato respiratorio, dell’apparato cardio-vascolare, nonché lo sviluppo di tumori. studi hanno dimostrato come l’assunzione di fumo attraverso la sigaretta sia più pericolosa per l’organismo rispetto alla pipa o al sigaro in quanto nell’atto del consumo la quantità inalata sia superiore. la consumazione del fumo provocato dalle sigarette in maniera attiva o passiva provoca secondo alcune stime più di 440.000 morti ogni anno negli stati uniti.

  83. la nicotina è uno dei principali componenti del tabacco, cui conferisce aroma e sapore; viene per la maggior parte eliminata nell’aria, mentre una piccola quantità arriva ai polmoni, dai quali viene parzialmente assorbita, generalmente in ragione da un quindicesimo ad un ventesimo della quantità di nicotina presente nel fumo inspirato, per un totale compreso tra 1 e 2 milligrammi per ogni sigaretta fumata.
    è un veleno fra i più potenti: iniettando in un uomo per via endovenosa la quantità di nicotina contenuta in due o tre sigarette, se ne provoca la morte. essendo la sostanza il 5% del peso secco del tabacco, ed essendo la dose letale umana, da bibliografia tossicologica LD50 0,5 – 1 mg/kg, per un uomo di 70 kg necessitano minimo 35 mg che divisi per 0,05 corrispondono a 0,7 grammi di tabacco. da bibliografia la dose sicuramente letale è di 60 mg quindi circa 1,4 grammi di tabacco. provoca l’aumento della pressione del sangue, l’aumento delle contrazioni del cuore e produce contrazioni dei vasi sanguigni periferici; è inoltre l’agente che più di ogni altro porta al fumatore dipendenza ed assuefazione.

  84. vi basta?
    non conoscevo wodehouse, ma questo libro potrebbe essere il mio libro dell’estate.
    grazie per la segnalazione.

  85. Il bacio, per un fumatore, è un fastidioso intermezzo tra una sigaretta e l’altra. Massimo, questa massima è mia, che te ne pare?

    @Simona. Non fumi, non bevi, non hai vizi, sei una persona da evitare.

  86. Certo che essere fidanzate con uno che ti dice che quando ti bacia gli sembra di leccare un portacenere, non aiuta.
    Ho iniziato a fumare sigarette a diciassette anni, per noia. Tre mesi di campeggio in Toscana con i miei che si turnavano, ogni tanto qualche fugace ospite, e la pioggia. Ho chiesto i soldi per comprare le sigarette a mio padre. Il quale ha fatto due tiri dalla mia prima sigaretta, come io da piccola provavo a fare dalla sua le rare volte in cui fumava.
    Anche lavorare con colleghe fumatrici non aiuta. Silvia ed io abbiamo incrementato l’inquinamento di Milano. A volte sembrava che la nebbia di Londra si fosse insidiata nel nostro piccolo ufficio. Fumi ed affumichi tutto e tutti. Senza ritegno.Nelle auto altrui, in bagno appena sveglia, dopo ogni caffè. Quando poi ti innamori sul serio ed il paragone con il suddetto portacenere incrina il tuo convincimento di essere la donna più charmant del megauniverso….bhè….anche allora avere intorno gente che fuma non aiuta. Tu cerchi di smettere, riduci il numero di sigarette, cambi marca passando a quelle supermegaulltra leggere, sempre più sottili, ma accanto a te qualcuno fuma, lo vedi, ne senti l’aroma, ne segui la scia….. e poi chiedi se te ne offre una, oppure ti riduci come un pezzente a raccogliere i tuoi mozziconi e li riaccendi avida.Menti spudoratamente, ti lavi i denti cinque volte al giorno, ingoi mentine e caramelle alla violetta. Giuri e diventi spergiura, prometti e non mantieni. Fumi, quella che pensi sarà la tua ultima sigaretta, la sera prima delle tue nozze. Quasi come un condannato a morte. Ad offritela c’è Silvia, emozionata quanto te. Poi una sera arrivi a casa dal lavoro e tuo marito ti apre la porta con in mano un pesciolino fritto. Ti ha fatto una sorpresa, ha cucinato per te. E tu,come ringraziamento, presa dalla nausea corri in bagno. Da quella sera ho smesso di fumare. La mia nausea si chiama Alessandro e quest’anno compirà i diciannove anni. Maggie.

  87. …pare che parecchie di noi debbano dire grazie ai figli per aver smesso di fumare e di puzzare come un portacenere!
    🙂

  88. oh come ci piaceva (9 anni) rubare le sigarette ai nostri genitori e fumarcele di nascosto in campagna, fra i giardini di limoni, erano estati fatte di nascondigli, bagni al mare, cinema all’aperto e corse in bici:eravamo piccoli, il fumo ci rintronava, nauseava, ma questo non aveva alcuna importanza di fronte all’importanza del gesto da imitare. Tutto inizia comunque da H. Bogart.
    A 14 anni iniziammo a comprare il pacchetto da 20 ed era anche un pò “chic” accavallare le gambe e fumare con le amiche, chiuse in camera, erano sempre con noi nelle nostre mitiche gite al mare a Genova ed in collina.
    Al liceo vietato restare senza, scandivano le pause delle nostre giornate e della nostra adolescenza.
    Furono accanto nei dolori e nei piaceri, per esempio era impensabile non fumare dopo aver fatto l’amore. Un rito. L’ultimo gesto di comunione da fare in orizzontale con la sigaretta in verticale.
    Poi ad un certo punto della mia vita ho lasciato perdere, ma fu in seguito ad una voglia di cambiamento radicale dentro di me.
    Ha ragione Wodehouse, per qualcuno è meglio continuare a fumare, tranquillamente, e soprattutto cerchiamo di essere un pò più tolleranti con i fumatori, in quest’epoca dove si vieta la sigaretta persino per strada mentre è in aumento il consumo di alcool e cocaina: in una società fatta di uomini, se si vieta qualcosa (ossessivamente) il fenomeno sbotta da altre parti.
    Infine, ognuno nel profondo lo sa, se infilare una sigaretta fra le labbra è come accendere un candelotto al tritolo nei polmoni, oppure una consuetudine che si fa chiamare relax, oppure il desiderio di una bella tetta bionda, o quant’altro.
    Baci
    Rossella

  89. Anche la Coscienza di Zeno di Italo Svevo è un libro meraviglioso che tratta il tema con arte.

  90. Galeotta fu la sigaretta … nel racconto di Mavie. Brava come sempre Mavie. Il tuo racconto è molto intenso. Hai saputo creare l’atmosfera perfetta dell’amore. Quella in cui tutto il resto si affievolisce, scompare … e resta solo l’amore, fatto di sguardi, di gesti, che sfuggono agli occhi distratti degli altri. Brava.
    Cosa dire di Wodehouse? E’ un autore di cui in gioventù ho fatto una vera scorpacciata. Otre agli intrecci, meravigliosa e impalpabile la sua sottile ironia.
    Per quanto riguarda il fumo, ho iniziato a fumare giovanissima. Non mi interessava particolarmente, ma con due mie amiche- vicine di casa era un ottimo passatempo, per sentirci grandi (avevamo sedici anni). Passavamo un’ora a parlare di dischi, vestiti e ragazzi condendo tutto con qualche anello di fumo. Le sigarette erano le immancabili Diana dei nostri padri.
    Questa cattiva abitudine, non vizio, perché non aspiravo, mi è rimasta fino al 1989. Poi ho deciso che non avrei più fumato e così ho fatto.

    Maria Rita Pennisi

  91. Caro Salvo,
    il racconto è bellissimo. La tua ironia rimbalza tra la perdita dei valori dei nostri tempi e il voler essere alla moda a tutti i costi. Ciò che importa è fare tendenza. Se poi tutto questo porta sull’orlo del baratro, a quanti importa? Spesso ci vengono proposte brutture e di idiozie, ma fortunatamente ci sono ancora molte persone che hanno senso critico e sanno riconoscere le cose buone e fra queste c’è senz’altro questo tuo racconto.
    Maria Rita Pennisi

  92. Per smettere di fumare non è mai troppo tardi.
    E’ quello che mi dico tra una sigaretta e l’altra.

  93. Ci tengo a dire che Wodehouse ha allietato vari momenti della mia vita. Noto che siamo in tanti ad averlo letto. Darò un’occhiata anche a questo libro, anche se in genere preferisco i romanzi ad i racconti.

  94. Cara Maria Rita, grazie per i tuoi complimenti. Mi piacerebbe tu leggessi la mia primissima nota, in qualche modo riguarda anche te. Bacio

  95. Desideravo ringraziare i nuovi intervenuti: Carmine, U.S., Maria Antonietta Pinna, Fabio Masetti (grazie per il raccontino fumoso), Simona (splendidi i versi della Merini)…

  96. @ Salvo Zappulla
    Mi scrivi: “Il bacio, per un fumatore, è un fastidioso intermezzo tra una sigaretta e l’altra. Massimo, questa massima è mia, che te ne pare?”

    Potrei risponderti così: “Il fumo, per un baciatore, è un fastidioso intermezzo tra un bacio e l’altro.”
    p.s. lungi da me l’intenzione di baciarti
    🙂

  97. @Massimo. Bellissima risposta. Apprezzo la tua buona intenzione. Ma allora evita, quando ci troviamo a cena, di farmi il piedino. 🙂
    Tornando seri. Ho fatto caso solo ora, che tra gli intervenuti, c’è anche la dottoressa Pinna. Non so se già la conosci, caro Massimo. La Dottoressa Maria Antonietta Pinna è un’esperta criminologa, ha appena dato alle stampe con l’editore Armanda Siciliano “Dalle galee al bagno al carcere”, un saggio interessantissimo, un breve escursus sui sistemi di detenzione e pena dal 500 fino al carcere di guerra. Considerato i tempi in cui viviamo, penso che una maggiore conoscenza dei sistemi carcerari farebbe bene a tutti.

  98. @ Salvo
    Piedino? Era solo il tentativo di allontanarti pressandoti con la suola della scarpa… 🙂

    Scherzi a parte, i dettagli sul libro di Maria Antonietta sono disponibili qui

  99. Attendo altri commenti su Wodehouse (se qualcun altro di voi l’ha letto).
    E poi continua il dibattito sul… fumo.
    (ripropongo le domande nei commenti a seguire)

  100. Che rapporti avete con il fumo?
    Avete mai fumato in vita vostra?
    Siete fumatori incalliti?
    Se sì… avete mai provato a smettere di fumare? Ci siete riusciti?
    Raccontereste la vostra esperienza?

    E a proposito di fumo: meglio la sigaretta, il sigaro, la pipa (o altro)?

    Pensate che le campagne contro il fumo siano adeguate? Pensate siano esagerate?

    E le limitazioni imposte ai fumatori nei luoghi pubblici? Sono giuste o eccessive?

    Quale potrebbe essere un motivo, una ragione, per cui smettereste davvero di fumare?

    Potrebbe esserci, viceversa, un motivo per cui comincereste a fumare?

  101. Da “L’uomo che smise di fumare” di G. Pelham Wodehouse (Guanda, 2010):
    “«Se volete sapere che ne penso, signori» riprese il signor Mullner, «dirò che, per un uomo, smettere di fumare non soltanto è sciocco: è imprudente. È un gesto che risveglia il demone sopito in tutti noi. Smettere di fumare è diventare una minaccia per chi ci sta accanto. Non dimenticherò facilmente che cosa accadde nel caso di mio nipote Ignatius. Grazie a Dio la storia ha un lieto fine, ma…»”

    Siete d’accordo con la tesi del signor Mullner?
    Smettere di fumare può essere imprudente? È un gesto che risveglia il demone sopito in tutti noi? In altre parole: smettere di fumare può diventare una minaccia per chi ci sta accanto?

  102. A tutti coloro che si godono le meritate ferie…

    A voi tutti, ovunque siate,
    in montagna oppure al mare:
    per godersi questa estate
    non è d’obbligo fumare.
    Forse è meglio aprire un libro,
    e sentire il suo profumo,
    che puzzare di tabacco
    e vacanze andate… in fumo
    .

    😉

  103. TITOLO: Alla buon’ora, Jeeves!
    **
    – Jeeves, – dissi – posso parlare con franchezza?
    – Certamente, signore.
    – Ciò che devo dirti può offenderti…
    – Non importa, signore.
    – Bene, allora…
    No, aspettate… la comunicazione è interrotta.
    Non so se capiti a voi come a me! Quando io voglio raccontare una storia urto, infallibilmente, contro l’ostacolo del non saper come cominciare. Un passo falso basta a rovinar tutto. Mi spiego: se al principio indugiate troppo cercando di creare la cosiddetta atmosfera e vi soffermate su eccessive sottigliezze, correte il pericolo di mancar l’effetto, stancando l’attenzione di chi vi ascolta.
    Se, d’altra parte, sorpassate il segno di slancio con un salto degno di un gatto scottato, ecco che il vostro uditorio resta disorientato.
    **
    [P. G. Wodehouse, Alla buon’ora, Jeeves!, traduzione di Cina Sacchi Perego Bietti]

  104. TITOLO: Avanti, Jeeves!
    **
    Ora, che c’è da dire sul conto del buon Jeeves… il mio domestico, se non lo sapete? Molti dicono che io dipendo troppo da lui. Mia zia Agata, infatti, l’ha persino chiamato il mio custode. Bene, quel che dico io è questo: e se pure? Jeeves è un genio, dal colletto in su è unico. Dopo una settimana ch’egli era entrato in mio servizio, io avevo rinunciato ad occuparmi delle mie faccende. La cosa rimonta da una mezza dozzina di anni fa, immediatamente dopo quello strano caso di Fiorenza Craye, del libro di mio zio Willoughby e di Eddino, il giovane esploratore.
    Il fatto cominciò veramente quando io ritornai ad Easeby, la residenza di mio zio, nello Shroipshire. Passavo lì una settimana e poco più come generalmente facevo in estate, e avevo dovuto interrompere la mia visita, e correre a Londra a trovarmi un nuovo domestico.
    **
    [P. G. Wodehouse, Avanti, Jeeves!, traduzione di Silvio Spaventa Filippi, Bietti]

  105. TITOLO: La conquista di Londra
    **
    Con una sbuffata brusca, improvvisa, che per quanto violenta esprimeva a stendo il disgusto e l’indignazione che gli ribollivano dentro, Sir George Pike posò l’ultimo numero di «Society Spice» e prese il telefono.
    «L’ufficio dello ‘Spice’» disse laconico.
    Seguì un breve intervallo.
    «Roderick?»
    «Non è ancora tornato dal pranzo, Sir George» disse una voce ossequiosa.
    «Ah, è lei, Pilbeam?» Il tono di Sir George si ammorbidì. Pilbeam era uno dei suoi prediletti. Un ragazzo con un futuro. Un uomo su cui teneva gli occhi. «Dica per favore al signor Roderick, quando torna, che voglio vederlo.»
    «Va bene, Sir George.»
    Il fondatore e proprietario della Mammoth Publishing Company, la vasta impresa che rifornisce metà dell’Inghilterra – la metà più zuccona – di roba da leggere, mise giù la cornetta e, dopo aver aggrottato un istante le sopracciglia, prese una matita e si mise a scrivere.
    **
    [P. G. Wodehouse, La conquista di Londra, traduzione di Luigi Brioschi, Guanda, 2006]

  106. TITOLO: Luna piena
    **
    La luna che con consumata esperienza presta servizio al Castello di Blandings e dintorni era quasi piena, e già da alcune ore l’avito maniero di Clarence, nono Conte di Emsworth, era inondato dai suoi raggi d’argento. Essi sbirciavano rispettosamente la sorella di Lord Emsworth, Lady Hermione Wedge, che si spalmava il viso di crema nella Camera Azzurra; e attraverso una finestra aperta si intrufolavano nella Camera Rossa, dove c’era qualcosa che valeva davvero la pena di guardare: Veronica Wedge, la splendida figlia di Lady Hermione, che fissava il soffitto sdraiata sul letto e sognava di avere qualche bel gioiello da sfoggiare per l’imminente ballo della Contea. Naturalmente una bella ragazza non ha bisogno di altri gioielli oltre alla giovinezza, alla salute e al suo fascino naturale, ma chiunque avesse voluto farlo capire a Veronica avrebbe dovuto sudare sette camicie.
    **
    [P. G. Wodehouse, Luna piena, traduzione di Stefania Bertola, Guanda]

  107. TITOLO: Non George Washington
    **
    Mi chiamo Margaret Goodwin. Tra una settimana sarò la signora Orlebar Cloyster.
    Ho incontrato il mio fidanzato James tre anni fa. Ci siamo conosciuti alle sette e mezzo di mattina del 28 luglio, nel bel mezzo di Fermain Bay, a circa cinquanta metri dalla spiaggia.
    Fermain Bay è un’insenatura dell’isola di Guernsey, dove io abitavo (per la precisione a St. Martin’s) da parecchi anni insieme a mia madre. La nostra vita si era svolta tranquilla e monotona fino a quando il fato condusse a me un giovane di cui mi innamorai nel momento stesso in cui il mio sguardo si posò su lui.
    **
    [P. G. Wodehouse, Non George Washington, traduzione di M. Buckwell Gislon, Mursia]

  108. TITOLO: Piccadilly Jim
    **
    La residenza di Peter Pett, il noto finanziere, su Riverside Drive è un pugno in un occhio tra i più cospicui in quell’arioso ed elegante viale newyorkese. Quando ci passate davanti in limousine o vi godete i vostri dieci centesimi d’aria fresca sull’imperiale di un omnibus verde, salta su e vi morde. L’architetto che si trovi a passar di lì sussulta e allarga le braccia per schermirsi e finanche l’osservatore incompetente è colto da un senso di sgomento. L’edificio assomiglia contemporaneamente a una cattedrale, a una villa di campagna, a un hotel e a una pagoda cinese. Molte finestre hanno vetri istoriati e sopra il porticato troneggiano due leoni in terracotta, considerevolmente più brutti dei compiaciuti felini che montano la guardia alla Public Library di New York. È impossibile che simile dimora passi inosservata ed è forse per questo motivo che la signora Pett ha tanto insistito perché il consorte l’acquistasse. La signora Pett adora essere notata.
    **
    [P. G. Wodehouse, Piccadilly Jim, traduzione di Paola Mazzarelli, Guanda]

  109. TITOLO: Tanto di cappello a Jeeves
    **
    Mentre, seduto nella vasca da bagno, m’insaponavo un piede meditabondo e cantavo, se ben ricordo, “Pallide mani che amavo sulle rive dello Shalimar”, ingannerei i miei lettori se dicessi che mi sentivo pimpante. La serata che dovevo affrontare prometteva di essere una di quelle serate spiacevoli che non giovano né allo spirito né al corpo. Mia zia Dahlia, scrivendomi dalla sua residenza estiva, cioè a dire Brinkley Court giù nel Worchestershire, mi aveva chiesto il favore personale di portare a pranzo certe sue conoscenze, una coppia di nome Trotter.
    Mi avvertiva che erano scocciatori della più bell’acqua e mi avrebbero fatto morire di noia, ma che si presentava indispensabile ungerli, perché lei stava trattando una difficile questione d’affari con la metà maschile del duo, e in certi momenti tutto fa brodo.
    **
    [P. G. Wodehouse, Tanto di cappello a Jeeves, traduzione di Adriana Motti, Mondadori]

  110. TITOLO: Amore tra i polli
    **
    Un signore venne a visitarvi ieri sera, mentre eravate fuori, – mi disse la signora Medley, la mia padrona di casa, mentre sbarazzava la tavola dei resti della colazione.
    Ebbene? – le domandai affabilmente come al solito.
    – Un signore dalla forte voce, – disse pensosa la signora Medley.
    – Era forse Caruso?
    – Signore?
    – Dicevo se ha lasciato il suo nome.
    – Sì. Era il signor Ukridge.
    – Misericordia!
    – Signore!
    – Nulla. nulla
    – Grazie, signore, – disse la signora Medley, sottraendosi alla mia presenza.
    Ukridge! Che il diavolo se lo porti. Non l’avevo veduto da vari anni e, per quanto io posso esser lieto di ricevere delle visite dagli amici di gioventù coi quali scambio volentieri quattro chiacchiere, non mi sentivo in quel momento disposto a vedere Ukridge.
    **
    [P. G. Wodehouse, Amore tra i polli, traduzione di F. Palumbo, Casa Editrice Bietti, Milano, 1932]

  111. Ciao Massimo,
    velocemente ti dirò che ero un incallito fumatore da 30 sigarette al giorno. di quelli che si svegliavano la notte e, se avevano finito le sigarette, si vestivano ed andavano in stazione a comprarle. Avevo smesso di fumare una prima volta nel 1970 ed avevo resistito per ben dieci anni. Poi stupidamente mi feci tentare da una sigaretta ad un matrimonio e ripresi. Ma nel 1981 stanco di tosse, di laringiti e di bronchiti asmatiche decisi di smettere.
    Nessuna terapia medica, ne ricorso a stregoni vari o ad agopunture, cerotti o simili.
    SMISI CON LA MIA FORZA DI VOLONTA’ DICENDO A SIGARETTE, SIGARI, PIPE: “VOGLIO VEDERE CHI E’ PIU’ FORTE TRA ME E VOI”! ERA IL 1981 E DI ANNI NE SONO PASSATI TANTI.
    Oggi sto benissimo e non mi ammalo neppure per un raffreddore, respiro egregiamente e cammino spedito senza affanno e senza tossire, e sono un ex fumatore intollerante perchè il fumo mi da finanche fastidio all’aria aperta.
    Insomma, ho vinto la mia sfida solo con la mia forza di volonta.
    Massimo, non ci sono altre strade. dobbiamo convincerci da noi che il fumo è un vizio da imbecilli: ci fa spendere un sacco di soldi, ci fa ammalare ed in più, se siamo di sinistra e contestiamo le multinazionali, finanziamo proprio queste compagnie della morte ed anche i vari ricercatori che da anni ricercano, ricercano, hanno preso miliardi su miliardi, ed ancora la ricerca zoppetta.
    E sai perché? Perchè il giorno che il cancro sarà davvero debellato (e già dovrebbe esserlo) tutti questi centri antitumori dovrebbero chiudere e tanti ricercatori andarsene a casa o dedicarsi all’ippica! Un abbraccio
    Armando

  112. Ciao, Massimo.
    Anche se non è mai bello autocitarsi, farò un’eccezione.
    Segnalo una puntata di qualche settimana fa di Manuale di conversazione che tratta proprio l’argomento in questione.

    A presto.

    Andrea

  113. “Non fu poi la mancanza di denaro che mi rendesse difficile di soddisfare il mio vizio, ma le proibizioni valsero ad eccitarlo.
    Ricordo di aver fumato molto, celato in tutti i luoghi possibili. Perché seguito da un forte disgusto fisico, ricordo un soggiorno prolungato per una mezz’ora in una cantina oscura insieme a due altri fanciulli di cui non ritrovo nella memoria altro che la puerilità del vestito: Due paia di calzoncini che stanno in piedi perché dentro c’è stato un corpo che il tempo eliminò. Avevamo molte sigarette e volevamo vedere chi ne sapesse bruciare di più nel breve tempo. Io vinsi, ed eroicamente celai il malessere che mi derivò dallo strano esercizio. Poi uscimmo al sole e all’aria. Dovetti chiudere gli occhi per non cadere stordito.
    Mi rimisi e mi vantai della vittoria.”
    (Italo Svevo – La coscienza di Zeno – Ed. Giunti)

  114. Ho smesso di fumare cinque anni fa, quando mi capitava ogni volta che accendevo una sigaretta che mi abbassasse la pressione e avessi una sensazione di svenimento. Mi sembrava impossibile che la mia amata sigaretta( nonostante fumassi poco) mi stesse facendo degli scherzi. Dopo aver fatto degli accertamenti clinici scoprii che il mio emocromo era da brivido:quasi totale assenza di ferro. La cura fu di assumere ferro in dosi massicce che mi procuravano una nausea pazzesca. Dissi arrivederci alle mie sigarette e da cinque anni non fumo più. Però dissi arrivederci e non addio. Questo è fondamentale perchè a volte sento quasi una forma di nostalgia…e mi dico che se capita… magari un tiro…perchè no? Ma non è mai più successo che sentissi davvero il desiderio di riprendere a fumare. Forse perchè ancora assumo ferro e a volte ho nausea…ma forse non c’entra niente ed è solo che non voglio riprendere a fumare.So che se dovesse accadere diventerebbero per me ancora una volta una buona ma “velenosa”compagnia…

  115. il fumo uccide!!! le campagne pubblicitarie antifumo non sono mai abbastanza convincenti da far desistere i più incalliti. ho uno zio, fumatore cronico, che ha scoperto da poco la sua condanna: un tumore fulminante gli ha aggredito il polmone.esperienza terribile, calvaro indicibile che non auguro a nessuno.

  116. ho smesso di fumare ad ogni figlio
    ho ripreso ogni volta.
    poi ho deciso: sigarette sulla scrivania, sul comodino, sul tavolo basso del salotto: una sfida, un duello.
    ho vinto io, ma non perché sono brava, perché loro non erano in grado di spostare me.

  117. Carissimo dottor Maugeri,
    bellissimo post che evoca in ogni buon anziano come me il fascino del fumo e della conquista femminile. Io ho sempre fumato le Nazionali (catrame, come diceva il mio buon amico Aldo), ed è solo per prudenza e amore che ho smesso.Ma ad esse sono legati tutti i ricordi di gioventù. Gli appuntamenti, le arie “misteriuse” per attirare le donne, persino gli abiti, che coprivamo con acqua di colonia rientrando in casa.
    Devo poi dirle che a questo mito del fumo e dei corpi, a questa mescolanza di sensi e volute di nebbia, non è stato estraneo nemmeno il grande Sciascia.
    Eccolo nel ricordo di Onofrio Pirrotta: “Fumava come un turco, una sigaretta via l’altra, Benson & Hedges (se gli si chiedeva quanti pacchetti al giorno, rispondeva: “non lo so”; ed era vero. Non riusciva a tenere il conto). Cominciò a fumare a 16 anni, per farsi notare da una ragazzina (bionda esile, con le treccine) per la quale aveva preso una cotta. Poi continuò perché era un gran timido, e come si sa le sigarette aiutano. E non smise più…”
    Un abbraccio fumoso e affettuoso dal suo
    professor Emilio

  118. Whaoo!! come si fa a non rispondere ad una simile tentazione!
    si, sono una incallita fumatrice convinta … insoddisfatta…furiosa con me stessa e con lo stato… ODIO FUMARE.!!
    purtroppo come tante teenagers ho iniziato ad accendere le sigarette a 12 anni circa, il mio primo “amore” aveva 16 anni e fumava…il mio ragazzo, il mio uomo!
    potevo essere da meno? poi ho iniziato ad accenderle ai miei genitori a 14/15 anni..loro speravano che così non fossi tentata da altri…
    poi un giorno ne chiesi una a mia mamma. me la diede pensando che sarei stata male e così fumai con lei la mia prima vera “malboro rossa” americana…
    credevo di essere stata furba, la fumai lentamente , senza aspirarla a fondo..non stetti male, non mi girò la testa, non mi affogai..purtroppo!
    fu così che incominciò la mia condanna, il mio ragazzo poi, divenuto dopo 8 anni mio marito fumava…mal comune mezzo gaudio!
    nessun rompimento da nessuna parte, ero serena e non avevo ancora i polmoni saturi di fumo, il fiatone sempre corto, la tosse, l’asma..ma nonostante tutto, nonostante tutte le silenziose promesse a me stessa di smettere, di non accendere la prima al risveglio al mattino, ancora senza il mio tea di prima mattina, non posso fare a meno di prendere le chiavi della macchina e di correre anche alle due/ tre di notte, in estate o in inverno al paese più vicino per comprarne un paio di pacchetti se solo vedo di averne le ultime due /tre:(
    mi dico che non è giusto, che dovrei mostrare a me stessa, prima che agli altri di avere più carattere…ma la sigaretta al risveglio, per dare la carica, mentre guido in autostrada ascoltando la musica nella chiavetta, quando sono stanca, nervosa, preoccupata nel fare i conti delle spese, bollette.. ( penso anche di conservarmi i soldi che spenderei ogni giorno e poi farmi un bel regalo, una cosa, un viaggio che non potrei sennò fare).. quando sono felice, quando guardo un bel film emozionante in tv (perché ho perso il gusto di andare al cinema da quando non si fuma più), niente..
    per noi fumatori ogni momento vissuto vale una “fag” (all’inglese cockney)
    ho mai smesso di fumare? si, una volta quando finìì in ospedale per sette mesi a 33 anni, operata due volte, divenuta in sicilia, a padova e a londra un caso “aperto”..poi non so come mi salvai…senza sapere cosa avessi avuto nè perché ..sono qui.. dopo un anno ricominciai accendendo le bionde di mio marito che non voleva perché mi assicurava che avrei ripreso
    ” non è vero” rispondevo io!!
    dopo pochi anni mio marito morì, dopo una bella serata in giardino trascorsa a giocare a risiko con i nostri due ragazzi di 15e18 anni e la piccola di 5 nella mia braccia..eravamo finalmente in vacanza, sereni dopo tante pene..in mezz’ ora non l’ abbiamo avuto più..
    c’ è più stata una vera ragione per smettere? lui usava il bocchino per fumare mezza sigaretta alla volta circa 10 al giorno, non beveva..sembrava stesse bene…
    sono diventata fatalista..non si muore per il fumo, si vivono male gli anni che ci vengono dati, questo sì, ma se si deve morire…….. o di cancro, o della classica tartaruga che ti cade sulla testa….muori, è finita.
    ultimo appunto per me molto molto importante!!
    perché lo “stato” non ci permette più di fumare quando però continua a farle vendere guadagnandoci sopra?
    è chiaro che ci vuole anche del buon senso: non fumo con chi soffre al fumo, con i bimbi, nei locali ristretti al chiuso, vado fuori.
    ma un cinema con aspiratori per i fumatori?con tante multisale! un ristorante, una trattoria con delle stanze a parte? cosa c’entrano i parchi, le strade pubbliche, le nostre macchine…mi sento tanto ghettizzata ..(siamo così di cattivo esempio?)
    so anche che non è intelligente, ma più mi sento criticata, più mi incarognisco..un pò come i bimbi che sembrano farlo apposta per non dartela vinta!

    se facessero tanto per i liquori e la droga staremmo tutti meglio!
    grazie, ciao. loren

  119. Il fumo sconvolge gli odori ed i sapori e deforma i contatti…………..
    E’ una pallina di vetro incastrata nella testa. Ma siccome una pallina di vetro nella testa sta in ogni testa, meglio una sigaretta che qualche altro tipo di pallina.
    Non c’è dettato istituzionale che può togliere una pallina dalla testa. Puoi farlo tu e soltanto tu, ma non provarci perchè se non riesci perdi la stima di te stesso.
    Io ci ho provato ed ho rotto la pallina. Ogni tanto i suoi pezzetti si ricompongono e mi fanno arrabbiare. A me va bene, ma quelli che mi stanno accanto ne subiscono le conseguenze.
    Buona pallina a tutti con l’augurio che piano piano diminuisca di peso, perchè il problema non è romperla ma diminuirne il peso, scioglierla nell’acido dell’avversione se è di plastica, ma se è di vetro….Attenzione!

  120. MI collego a quanto detto da mela mondì.
    L’olfatto è uno dei miei sensi maggiormente sviluppati, dovremmo allenarci tutti di più ad utilizzarlo, i miei ricordi più belli sono legati all’odore dei luoghi dell’infanzia e delle persone che amavo e che ora non ci sono più. Il fumo copre e cancella il vero odore della persone, come se stendesse un velo fumoso anche sulla possibilità di ricordare e tenere legati a noi gli odori più intensi della nostra memoria. Io non voglio essere ricordata perchè puzzavo di fumo di sigaretta, ma per un odore che sia stato solo mio e racconti qualcosa di me a chi ci sarà dopo di me. Oggi associo odori alle persone che non posso più abbracciare e quando qualche volta nella vita incontro un odore simile penso che un pò di quella persona è tornata sotto altra forma a trovarmi.Discorso a parte è la pipa che come già detto, mi riporta immagini suggestive e caratterizzanti di qualcuno. A parte la salute, un motivo per non iniziare a fumare potrebbe essere che non ci consente di assaporare il profumo della pelle di chi incontriamo, chi amiamo e perchè no, chi il nostro istinto ci suggerisce di non amare!
    un saluto speciale a Massimo, alla cara Simona un bacione e a tutti buone vacanze!

  121. non ho mai fumato in vita mia, mai nemmeno provato… eppure c’è un sogno ricorrente in cui mi vedo mentre ‘gusto’ una sigaretta, mi vedo mentre mi sento appagata, soddisfatta da questo piacere: chissà cos’è? Un desiderio represso? Curiosità soffocata?

  122. Caro Massimo, carissimi amici,
    manco da talmente tanto che mi vergogno pure di affacciarmi.
    Ma P. G. WODEHOUSE signori è stato la quintessenza del sorriso, l’eleganza dell’umorismo, ma poi era un umorista?
    Assolutamente no. Come non è stato un comico Chaplin, ne B. Keaton, Troisi, e sicuramente Totò (il più alto momento di antifascismo degli anni ’50 fu la sua frase, stranamente non censurata sulla carta bianca: “…e ci si pulisca il culo!”).
    Wodehouse fu un analista dell’ipocrisia degli umani, un gigione anticonformista nel momento in cui il conformismo veniva ideologizzato.
    Le sue meravigliose guide di viaggio, perlopiù serissime indagini, sono diventate un cult.
    Mio figlio è stato preso per pazzo questa primavera in metrò, perchè rideva leggendo “Tre uomini in barca”.

    Un meraviglioso saluto a tutti.
    Didò
    sotto vi lascio la magnifica Ava Gardner che interpreta il suo brano

    http://www.youtube.com/watch?v=1CK0g4qRTmI

  123. Ciao Giulia Marone. mi associo alla tua analisi sugli odori.
    Percepire gli odori, essere sani in olfatto è come possedere uno strumento in più per capire il mondo. L’olfatto rafforza anche il gusto. Una cosa è gustare una bella pesca succosa con il tartaro della sigaretta un’altra è avere il gusto pulito. Spesso ci esaltiamo davanti ai colori della natura ma chi non ha una vista al cento per cento non ne riesce a cogliere le sfumature ed ha perso qualcosa della vita. Colori, sapori, odori hanno una risonanza emotiva, giusto come tu dici, e la sigaretta priva di questo, rende difficile scendere nella bellezza del creato. Il fumatore ha perso tanto ma tanto, ha perso il senso profondo della meraviglia.
    Quando leggiamo sul pacchetto “il fumo uccide” mi piacerebbe leggere anche che cosa uccide. Io penso che uccide un uomo morto, una persona che fumando ha perso già tutto.
    Vedi come sono brava ad analizzare la situazione, ma se tu sapessi da quale pulpito parte la predica!……..

  124. A me mi ha rovinato il grande Sciascia. Si faceva fotografare sempre con la sigaretta tra le labbra, e il desiderio di emularlo mi ha fregato. Come si fa a diventare un grande scrittore? mi chiedevo. Se questo fuma in continuazione e sforna grandi romanzi ci sarà un nesso tra le due cose, magari il fumo inebria le idee -mi dicevo- la testa dispersa tra le nuvolette fumogene vaga in una dimensione tutta sua, la fantasia spazia in un mondo ovattato. Ho cominciato da lì a seguire il suo esempio. Ora sono un uomo morto che vaga nei parchi alla ricerca di un mozzicone di sigaretta, una cicca spenta anzitempo, una foglia di noce secca da arrotolare. La notte mi sveglio in crisi di astinenza, se non trovo nulla di meglio accendo una candela di cera e ne aspiro il fumo, se non trovo neanche quella vado in garage e mi collego al tubo di scarico dell’automobile. Vita dura per noi fumatori.
    Un caro saluto a Ciccio di Domenico e a tutti.

  125. Complimenti agli autori dei racconti… e un caro saluto a tutti.
    Certo il fascino di Bogart, la pipa di Maigret e di Holmes, Greta Garbo, Sciascia e tutti gli scrittori “fumosi”…
    Io non ho mai fumato e il fumo degli altri mi dà fastidio ma non amo le crociate troppo puritane. Basterebbe un po’ di rispetto reciproco. Ma visto che parliamo di esseri umani, ben vengano le leggi.
    Wodehouse? Leggiucchiato spesso, letto seriamente mai. Ora di farlo – seriamente? 🙂

  126. Grazie mille a Salvatore Armando Santoro che ci scrive: ” ho vinto la mia sfida solo con la mia forza di volonta. (…) non ci sono altre strade. dobbiamo convincerci da noi che il fumo è un vizio da imbecilli: ci fa spendere un sacco di soldi, ci fa ammalare…”

  127. Maria Lucia chiede: “Wodehouse? Leggiucchiato spesso, letto seriamente mai. Ora di farlo – seriamente?”
    Be’, Mari… potrebbe anche essere il caso. ;-))
    Grazie per il tuo intervento.

  128. le campagne anti-fumo non saranno mai abbastanza. non è questione di crociate, è questione di vita o di morte.
    a chi fuma vicino a me in un luogo non ammesso mollo un calcio sugli stinchi.

  129. Io sono educatissimo. Se mi trovo in un parco pubblico, alla persona seduta accanto a me nella panchina, chiedo sempre: “Le dà fastidio se le spengo la sigaretta nell’orecchio?”

  130. Saluti a tutti. E da un po’ che manco da queste parti. Per compensare mi tocca rispondere alle domande di Massimo

  131. Che rapporti avete con il fumo?
    Avete mai fumato in vita vostra?
    Siete fumatori incalliti?
    Se sì… avete mai provato a smettere di fumare? Ci siete riusciti?
    Raccontereste la vostra esperienza?
    – A parte qualche tiro in età adolscenziale non ho mai fumato. Avevo una vecchia e insopportabile zia che fumava come una ciminiera. Un tipo davvero insopportabile. Forse è per questo che non ho mai fumato, per la paura di assomigliare a lei.
    Forse un buon rimedio contro il fumo e un aiuto per chi vuole smettere di fumare è quello di dotarsi di una vecchia e insopportabile zia che fuma come una ciminiera.

  132. E a proposito di fumo: meglio la sigaretta, il sigaro, la pipa (o altro)?
    – Meglio una boccata di puro ossigeno in montagna. Scusate la banalità.

  133. Pensate che le campagne contro il fumo siano adeguate? Pensate siano esagerate?
    Le campagne contro il fumo, soprattutto quelle realizzate dal Governo, mi sembrano davvero ipocrite. Che senso ha dire che il fumo fa male (che uccide) e poi guadagnare sulle vendite?
    In ogni caso meglio farle che non farle.

  134. E le limitazioni imposte ai fumatori nei luoghi pubblici? Sono giuste o eccessive?
    – Giustissime. Ricordo i locali pubblici di qualche anno fa. Sembrava di entrare in luoghi puzzolenti e nebbiosi.

  135. Quale potrebbe essere un motivo, una ragione, per cui smettereste davvero di fumare?

    – L’ho detto. Per non assomigliare a una vecchia e insopportabile zia che fuma come una ciminiera.

  136. Potrebbe esserci, viceversa, un motivo per cui comincereste a fumare?
    – Che la vecchia e insopportabile zia che fuma come una ciminiera decida di smettere.

  137. Non conosco Wodehouse, ma ho intenzione di rimediare a questa lacuna. Leggendo i vostri commenti dovrebbe valerne la pena.

  138. Ho iniziato a fumare perché gli amici fumavano e se non si aveva una Camel fra le labbra non si poteva esser uomini. Stupidaggini. Ma a quindici anni ci credi con tutto il cuore. Con tutti i polmoni. Con tutta la tua stupida e irripetibile giovinezza.
    Ho fumato per parecchi anni, non troppo, non un fumatore incallito. Dieci sigarette al giorno me le facevo tutte. Il gioco di sentirsi grandi diventando adulto si era trasformato in vizio. Fumavo per piacere, amavo soprattutto le sigarette particolari, il buon tabacco, come le Davidoff magnum. Costavano già allora un occhio della testa. Oggi non so, ma immagino che costino sempre due occhi della testa! 🙂
    Ho smesso.
    Quando scrivevo nella mia destra la penna, nell’altra la sigaretta. Se usavo la tastiera, il portacenere sempre accanto. Impossibile scrivere senza la sigaretta.
    Si dice, non so quanto sia vero, che da quando Francesco Guccini ha smesso di fumare non riesce più a scrivere canzoni. Riesce benissimo nella narrativa, ma canzoni niente più.
    C’è del vero?
    Perlomeno per me sì, perché è accaduto anche a me che sono un fiume in piena. Mi mancava la compagna schiavista accanto, la sigaretta. Poco importava che la fumassi o che rimanesse nel portacenere a consumarsi. Senza di essa io abituato a scrivere fiumi di parole, a malapena buttavo giù un fiumiciattolo.
    Devo dire che è durata per un paio di mesi la sensazione di esser stato abbandonato. Di vivere un lutto, perché senza la compagna sigaretta era per me un lutto da metabolizzare.
    Per fortuna non amo portare i lutti a vita. E tutto è tornato uguale, di nuovo capace di soffocare gli altri in una pletora di pensieri parole versi racconti.
    Perché ho smesso?
    Non c’è una ragione vera e propria. O forse sì!
    Ho smesso perché ero stanco di dover uscire di casa alle due di notte alla ricerca di un distributore di sigarette funzionante. Se poi buttava male, ero costretto a farmi mezza città di notte per arrivare a un tabacchi aperto 24 ore su 24. Arrivavo al mattino con le sigarette, gli occhi gonfi di sonno e chiamato al dovere di andare a lavorare.
    Per questo ho smesso. Ero un condannato, prigioniero, limitato, handicappato. Ero un uomo con una palla di ferro legata al piede.
    Resomi conto che non ero più libero, che avevo perso la libertà, ho detto addio alle sigarette.
    Sono 5 anni che non tocco una sigaretta.

    Quando avevo il vizio di non essere libero, schiavo del fumo, sì, potevo dar di matto. 🙂 Uno che esce alle due di notte alla ricerca di un tabacchi aperto per una sigaretta non è tanto sano. Si dice: “Caro/a, scendo a prendere le sigarette e torno subito”. Mica vero che uno torna subito. C’è gente che si è persa nelle strade della notte per il demone del fumo.

    Ciao Massimo.
    Vedo che sei sempre in forma. ^_*
    E tu, dimmi, fumi?

    abbracci

  139. @ Giuseppe Iannozzi
    Grazie per il tuo intervento, Giuseppe.
    Il mio rapporto con il fumo, come ho scritto in un commento precedente, si limita all’aerosol.
    Mai fumato (mai tirata una sola boccata) in vita mia.
    Il che non significa che sia esente da vizi. Tutt’altro.
    Per esempio, sono un caffeinomane e “tengo” (come dicono a Napoli) un blog letterario.
    🙂

  140. L’aerosol per il raffreddore?
    Nooo… a me mi fa star peggio. 😀

    In quanto a caffè, e vuoi che un mezzo amalfitano non abbia il vizio, ne berrei a taniche. A me piace forte, molto forte. E anch’io tengo un blog di imprecisata natura.

    E’ bello ritrovarsi.

  141. A proposito di fumo e letteratura il pensiero va alla scomparsa di Elvira Sellerio, che se non sbaglio era una grande fumatrice.

  142. cari amici,
    sono stata perplessa se raccontarvi di una mia situazione personale, familiare, alla fine lo faccio, ma malvolentieri.
    Mia madre è cardiopatica ed ha 77 anni. Da 60 fumatrice di marlboro, quelle dure, pacchetto rosso e bianco con la scritta nera. (Penso che i divieti e gli avvertimenti scritti sul pacchetto li abbia sempre ignorati, mai letti, ritenendoli delle scemenze che non la sfiorano). Attualmente la sua aorta ha una dilatazione di 8 cm ed il deperimento organico è l‘aspetto più evidente di questa penosa situazione. Ovviamente vietatissimo fumare!, così le hanno raccomandato i medici, basterebbe anche un briciolo di buon senso per capire il male, ma avreste dovuto vederla quando nello studio del primarione disse con aria convincente e determinata: “senta dottore la sigaretta me la devo fumare. E basta.”
    Mia madre è sempre stata una donna molto simpatica, di allegra conversazione e di popolosi salotti, le sue battute argute piene di spirito hanno fatto sbelicare dal ridere intere generazioni, giovani e vecchie generazioni, un carattere generoso, gioviale, ma la sigaretta, per carità, è una cosa seria. Quando non può fumare, non è più lei, la fissità dello sguardo segna il baratro, stra-parla (soprattutto contro di me che sono sua figlia ), come un imperativo categorico necessita evitare il pericolo della colluttazione verbale che può degenerare in qualcosa di più pesante. Se cerco di farla ragionare diventa ancora più irragionevole, morde, talvolta alza le mani , ed esprime il vivo desiderio di buttarmi giù dal balcone insistendo sulla sua necessità di voler restare sola, in piena libertà. Ovviamente di spipazzare. Non posso neppure difendermi dalle sue aggressioni poiché la sua magrezza e la sua fragilità me lo impediscono. Un demonio incattivito non si placa fino a quando non esaudisce il suo vizio.
    Io sto imparando a tenermi tutto dentro e ad agire con cautela, soprattutto per quanto riguarda “la fuga”: da anni è vano dirle che qualcuno potrebbe aiutarla, inizia a sbattere le porte di casa, urla, corre da una stanza all’altra ed io in quei frangenti spero solo che le sia rimasto ancora qualche pacchetto di marlboro dure imboscato nell‘armadio o nei cassetti o nella borsetta, in modo tale da accendere tutte le sigarette e fumarsele con foga, una dietro l’altra, per calmarsi e riprendersi.
    Accetto consigli e supporti. ne ho bisogno.

  143. forza e coraggio Rossella. Vivo una situazione simile con mio padre. temo che non ci sia granché da fare se non armarsi di pazienza e tener conto del fatto che non possiamo imporre la volontà agli altri, seppur a fin di bene. è uno strazio lo so. 🙁

  144. A proposito del pericolo di smettere di fumare:
    “Idee ed atti di aggressione e violenza nei confronti di terzi riportati in assocazione con la vareniclina” (la vareniclina è una delle ultime pillole in commercio per smettere di fumare)
    http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20647416?dopt=Abstract

    Vengono descritti 10 eventi di aggressione, 9 di ideazione omicida, e 7 di ideazione di aggressione o violenza. Nella maggioranza dei casi erano eventi inesplicabili, non dipendenti da una provocazione, le vittime erano persone circostanti, e gli aggressori non avevano mai prima messo in atto simili comportamenti. Inoltre la terapia per smettere di fumare aveva fatto insorgere altri disturbi psichiatrici.

    Pare che fumare faccia male a se stessi ed agli altri… e smettere di fumare, invece, pure 🙂

    P.S. non ho mai fumato una sigaretta in vita mia.

  145. @ Ernesto de Bernardis
    Caro Ernesto,
    grazie per essere intervenuto e… benvenuto a Letteratitudine. 🙂
    P.s. come ho avuto modo di scrivere sopra, nemmeno io ho mai fumato una sigaretta in vita mia.

  146. ”La coscienza di Zeno” inizia con l’ultima sigaretta di mister Cosini. Io potrei solo iniziare un racconto parlando della prima. Del giorno. Alla quale ne seguono diverse altre. Ma c’e’ peggiore condanna, in questa nostra grama e fumosa vita: per esempio sarei potuto nascere nei panni di Salvo Zappulla e cosi’ esser condannato ad inseguire i cannoli anche nei sogni. Eh eh eh… Ciao Salvuzzo… Ciao a tutti, amici!

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