(Qui, l’introduzione di Massimo Maugeri)
Il quinto appuntamento dello spazio di Letteratitudine incentrato sulle Serie Tv è dedicato al prequel di “The Walking Dead”: “Fear The Walking Dead”
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Astinenza da zombie? Fear The Walking Dead e l’inizio dell’apocalisse
a cura di Carlotta Susca
Era molto difficile che il prequel di The Walking Dead potesse aggiungere qualcosa a quanto già ampiamente sviscerato nella serie basata sui fumetti di Robert Kirkman: la proposta di uno spin off che anticipasse gli eventi postapocalittici in cui si trovano coinvolti Rick Grimes e «his people» è stata sicuramente frutto di una strategia per affiliare alla serie chi avesse perso le prime cinque stagioni e, spaventato dall’ardua impresa di una maratona di 67 puntate angoscianti, avesse bisogno di essere catapultato fra gli zombie fino a non poterne fare a meno.
Eppure, sebbene di ripetizione si tratti, sebbene i dilemmi morali e lo spaesamento dei personaggi siano gli stessi nelle due serie, collocare gli eventi dello spin off all’inizio della fine del mondo consente di vedere l’invasione dei walkers con occhi ancora stupiti e riconsiderare i diversi tempi e motivazioni necessari e sufficienti al cambiamento per i vari personaggi. Chi si assume per primo l’onere della violenza? In che modo si stabiliscono le dinamiche di gruppo?
Se nelle prime puntate di Fear The Walking Dead i protagonisti sono più concentrati sui loro drammi familiari e sul tentativo di conciliazione all’interno di una famiglia allargata, il primo scontro avviene con il modus operandi della terza famiglia che si unisce al gruppo, quella dei salvadoregni Salazar, il cui capofamiglia si è già trovato a compiere scelte (im)morali preferendo trovarsi dalla parte dei cattivi. La tortura di un soldato appare subito una soluzione praticabile: lo è immediatamente per Daniel Salazar, abituato agli estremi rimedi adottati in patria, ma non tarda ad esserlo per tutti gli altri, nessuno dei quali attua una opposizione convinta.
Con Travis Manawa, il cui unico dramma era nel mediare fra le sue due famiglie, avviene la conversione più radicale e il definitivo passaggio al nuovo regime di violenza. Il pubblico sa che la sua compassione ha messo a rischio la vita di Ofelia Salazar, sparata dal soldato che lui ha liberato e di cui si era fidato. Ma il suo figliastro Nick e la sua ex moglie non lo vedono da qualche giorno, e lo conoscono come persona mite e moderata, finché, nel momento in cui tutti si riuniscono per la fuga e il finale di stagione, non lo ritrovano già trasformato: quasi ammazza con le sue nude mani il soldato che ha poc’anzi liberato. Così lo conosce per la prima volta Victor Strand, il personaggio che compare verso la fine della serie in impeccabile completo e cravatta.
Bastano pochi giorni di lontananza o una conoscenza tardiva per avere a che fare con un uomo già adatto al nuovo contesto, un professore di liceo che ha abbandonato la mitezza e le sovrastrutture e che si lascia andare alla vendetta e all’ira.
Anche l’elaborazione del lutto richiede tempi più lunghi rispetto a quelli a cui The Walking Dead ci ha ormai abituati, tanto che una morte è sufficiente per rendere tragico il finale di stagione: anche quando siamo portati a incitare i personaggi alla corsa e alla fuga, loro indugiano ancora troppo, mossi da pietà e altruismo; non si sono ancora adeguati ai nuovi ritmi del loro nuovo mondo, e ricordano agli spettatori che c’è pur sempre stata pietà nel mondo postapocalittico di Rick Grimes, che la morte non era una consuetudine da subito.
Il primo personaggio che abbiamo conosciuto in Fear The Walking Dead è il tossicodipendente Nick; con lui si conclude la prima stagione, e con la sua riflessione: finalmente tutto il mondo si sente come lui, privato del futuro, senza sapere cosa fare. Come se Walking Dead fosse una poderosa metafora dell’astinenza.
La miniserie si chiude con una prospettiva di salvezza. Sarebbe stato facile immaginare un finale alla Dead Set, con la (non) morte di tutti i personaggi, in quello che sarebbe un ben più realistico scenario nel caso in cui qualcuno degli spettatori si trovasse a vivere in un mondo postapocalittico.
Ma l’universo zombie creato da Kirkman è destinato all’espansione: oltre alla seconda serie di Fear, già annunciata (qui un video), sono già partiti i mini episodi Fear The Walking Dead – Flight 462, che prevedono la convergenza con la serie ‘classica’. Le 16 nuove incursioni, brevissime, nel mondo dei walkers consentiranno a una ulteriore fetta di pubblico di affezionarsi alla serie, la cui sesta stagione andrà in onda su AMC dall’11 ottobre (di seguito, uno dei trailer).
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