Dalla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia pubblichiamo un nuovo articolo di Ornella Sgroi (curatrice della rubrica Letteratitudine Cinema).
Venezia73 – Fuori Concorso
The Young Pope – episodi 1 e 2
di Paolo Sorrentino
con Jude Law, Diane Keaton, Silvio Orlando, Javier Cámara, Cecile De France, Gianluca Guidi
(Venezia, 4 settembre 2016)
Paolo Sorrentino non si è posto il problema di quale potrebbe essere la reazione del Vaticano alla sua nuova impresa artistica, “The Young Pope”, serie in dieci puntate prodotta da Sky, HBO e Canal+ presentata in anteprima con i primi due episodi Fuori Concorso alla 73ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
Lo ha dichiarato il regista napoletano, con grande disinvoltura, in conferenza stampa. E dopo avere visto le prime due puntate non c’è dubbio che sia così. Perché se ci avesse pensato anche solo per un attimo, probabilmente, molta dell’originalità vivace e sfrontata della sceneggiatura e della messa in scena ne avrebbe risentito. Laddove invece l’inizio di “The Young Pope” risulta irriverente e critico, brillante e grottesco, divertente e pieno di spunti di riflessione. Come non erano riusciti ad essere nella loro immobile solennità “La Grande Bellezza” e “Youth”. Per quanto l’equilibrio funambolico di questa nuova avventura non permetta, in soli due episodi, di capire dove e come Sorrentino affonderà il colpo. «Con un lavoro che affronta con curiosità e onestà, senza pregiudizi, le contraddizioni, le difficoltà e gli aspetti più affascinanti del clero».
Parola del regista. Che si imbatte in questa nuova esplorazione raccontando le gesta del primo Papa americano della storia, Pio XIII, un papa che fuma, mangia pochissimo, inneggia all’anonimato mediatico e beve solo coca cola alla ciliegia. Eccentrico, arrogante e ironico, capriccioso e un po’ folle. Ma anche ingenuo, dubbioso, dolente e vacillante. Con un piglio tutto da capire, incarnato abilmente da un Jude Law istrionico che si presta a giocare a sua volta con l’ossessione di Sorrentino per i dettagli e le sfumature e che, ammirato dal «linguaggio meraviglioso di Paolo», ha definito «un onore essere stato un colore sulla sua tavolozza».
Già dalle prime sequenze, oniriche e spiazzanti, risulta subito chiaro che non c’è niente di ordinario né di già visto nel giovane Papa di Sorrentino, che in una scena si definisce intransigente e vendicativo e che nasconde invece molte fragilità. Un Papa che sullo schermo diventa presto personaggio e che a sua volta inizia ad emergere come ruolo pubblico interpretato a sua volta da un orfano dal carattere incontrollabile che di nome fa Lanny Belardo. «In fondo anche lui non è altro che un attore» a sentire Jude Law e sembrerebbe proprio così. Una mina vagante, eletto in calcio d’angolo da un conclave che ben presto capirà di avere forse commesso uno sbaglio.
In che direzione non è dato saperlo, almeno non prima di avere visto la serie completa. Tenendo bene a mente però quanto dichiarato da Sorrentino al Lido per fugare possibili riferimenti a Papa Francesco: «Nulla esclude che dopo il Papa attuale non ne venga eletto un altro diametralmente opposto. È illusorio credere che la Chiesa abbia avviato un vero percorso duraturo di liberalità».
In un prodotto seriale concepito per la televisione ma scritto e girato con i canoni del grande cinema, ad incarnare gli aspetti manipolatori e politici della Chiesa ci pensa il nostro Silvio Orlando, nelle vesti porporate del Cardinale Voiello, che rincorre la fede calcistica più che quella in Dio. Accanto a lui, un cast di comprimari d’eccellenza, da Diane Keaton a Javier Cámara, da Scott Shepherd a Cécile de France, passando per un superlativo Gianluca Guidi, che si distingue per ironia e sberleffo anche solo nel movimento di un sopracciglio. Mentre osserva di sottecchi la spregiudicatezza con cui il nuovo papa potrebbe usare il proprio potere. Se poi lo farà davvero, chissà. Bisognerà aspettare il resto della storia per saperlo, quindi il 21 ottobre con la messa in onda della serie completa su Sky Atlantic in Italia e in contemporanea in Germania, Regno Unito, Irlanda, Austria e Francia.
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