Il celebre Mickey Mouse ideato da Walt Disney debuttò il 18 novembre 1928 al Colony Theatre di New York, nel cortometraggio Steamboat Willie: opera vagamente ispirata allo Steamboat Bill di Buster Keaton, celebre attore del cinema muto.
Da noi in Italia, il topo più famoso del mondo è stato ribattezzato con il nome di Topolino; e proprio in questi giorni ha festeggiato il suo sessantesimo compleanno. Il primo vero italico fumetto del simpatico topo dalle grandi orecchie nere uscì proprio nell’aprile del 1949 (pubblicato da Mondadori). Ho pensato di dedicare un post (extraletterario… ma fino a un certo punto) a questo personaggio che un po’ tutti amiamo e abbiamo amato.
Intanto vi chiedo di fargli gli auguri, magari dedicandogli un pensiero. E poi mi piacerebbe allargare la discussione al fumetto in generale.
Così vi domando:
– che rapporti avete (o avete avuto) con il celebre Topolino ideato da Walt Disney?
– che rapporti avete (o avete avuto) con i fumetti in generale?
– quali sono (o sono stati) i vostri preferiti?
– qual è, a vostro giudizio, la valenza culturale dei fumetti?
– li considerate “cultura” o “sottocultura”?
Di seguito avrete la possibilità di leggere due articoli pubblicati su Il Giornale (a firma di Marco Lombardo) e su La Stampa (a firma di Guido Tiberga).
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Da IL GIORNALE del 1° aprile 2009
I 60 anni di Topolino: ecco come nacque
di Marco Lombardo
L’antenato di Topolino? Il Corriere dei Piccoli, almeno qui in Italia, il giornale cioè dove le storie disneyane provenienti dall’America trovarono maggiore spazio per farsi conoscere al pubblico di casa nostra. Un inizio difficile, ma un successo inesorabile se si pensa al marchio che dal 1949 oggi è diventato nel campo dei fumetti la storia del topo di Walt, che da noi domani festeggia appunto i 60 anni: i 60 anni di Topolino.
Ecco insomma il compleanno del fumetto più conosciuto al mondo, che in Italia ha vissuto e vive di luce propria grazie a una scuola di disegnatori che ci invidiano perfino gli americani. Su tutti, naturalmente, il progenitore: Romano Scarpa, classe 1927, morto nel 2005, l’uomo che ha inventato Topolino in Italia e soprattutto alcuni personaggi inediti come Trudy, Atomino Bip Bip, Codino, Bruto, Filo Sganga, Sgrizzo Papero e Paperetta Yè Yè. Il maestro, insomma, che già agli albori del giornalino cominciò a imprimere a Topolino un’impronta tutto made in Italy: «Ho sempre pesato che il successo di Topolino come giornale e come storie – ha detto in passato – dipendesse dal fatto che non voleva essere pedantemente istruttivo». Infatti.
Ed ecco appunto allora perché – giusto 60 anni fa – avvenne il grande scisma (oggi lo chiamerebbero spin-off) che ha creato un successo. Il Corriere dei Piccoli infatti, già dal 1908 era dedicato a un pubblico di bambini ai quali insegnare morale ed educazione attraverso le tavole disegnate. L’arrivo di Mickey Mouse dall’America scombinò il giornale: da una parte le tradizionali storie in rima, dall’altra trame ricche di azione e umorismo che divennero piano piano pane per i patiti dei «comics» americani, anche se in quei tempi la parola era vietatissima. Topolino in realtà esordì nel Natale del 1932, quando nelle edicole italiane arrivò edito da Giuseppe Nerbini.
Nell’agosto del 1935 il passaggio alla Mondadori, ma è solo dopo la guerra e con la rinascita alle viste, che si sentì l’esigenza di pubblicare Topolino con l’attuale formato e in maniera seriale, creando così un dualismo che tenne ancora per almeno tre decenni, fini al tramonto del vecchio Corrierino. Così ecco Topolino, anno appunto 1949: «Il Corriere dei Piccoli – ha detto ancora Scarpa – non ha mai contrastato il passo a Topolino proprio perché era pedagogico. Ma un ragazzo quando è andato a scuola e ha imparato non vuole leggere un fumetto per studiare ancora. Vuole ancora divertirsi». E così fu, da quell’aprile del ’49 che diede alla luce un prodotto che stupì perfino la casa madre: storie adattate alla realtà di tutti i giorni secondo il motto dell’«impossibile plausibile» e firmate da disegnatori d’eccezione e totalmente autonomi dall’America. Unico obbligo, per i primi anni, quello di siglare tutte le tavole «Walt Disney» e fu per questo che la scuola italiana di Topolino fu conosciuta solo più tardi, quando insomma l’arte di casa nostra potè staccarsi dagli obblighi imposti dalla casa americana.
Oggi, a 60 anni dal numero 1, Topolino festeggia con un concorso che ha portato dodici storie ad essere le finaliste: saranno i lettori infatti – sia via giornale che on line – a decretare le migliori 5. Che a settembre usciranno su un «Topolino Gold» che diventerà anche un «Topolino Gold on-demand» per chi invece non si accontenterà della classifica finale e se la vorrà fare personalmente. Insomma, per il giornalino che ha fatto crescere milioni di italiani, sarà una vera festa.
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Da LA STAMPA del 30/3/2009
L’Italia vista da Topolino
Dalla Guerra fredda a Brunetta, sessant’anni di cronaca nelle pagine del settimanale
di GUIDO TIBERGA
L’ingenuo ottimismo degli Anni Cinquanta, l’euforia del boom economico, la contestazione giovanile, l’Italia da bere, il riflusso, la deriva tecnologica, la fine delle grandi ideologie. Niente riesce a raccontare un paese che cambia come la raccolta di un giornale, i suoi temi, le sue immagini, le sue pubblicità. Succede sempre, anche quando meno te lo aspetti. Anche quando il giornale si rivolge ai bambini, anche quando si chiama «Topolino».
Sessant’anni fa, nell’aprile del ’49, arrivava nelle edicole il giornalino che conosciamo oggi: piccolo, tascabile, figlio di un’economia prudente che non lasciava nulla al caso. Arnoldo Mondadori aveva appena preso i diritti per «Selezione del Reader’s Digest», il mensile più venduto dei tempi. Una rivista che sembrava un libretto aveva bisogno di macchine da stampa particolari, il cui costo andava ammortizzato dall’uso. E così, nei tempi lasciati liberi da «Selezione», Mondadori decise di stampare il nuovo «Topolino», che fino a quel momento era uscito in formato grande, su carta opaca, appena qualche centimetro in meno dei quotidiani di oggi.
Da allora niente è cambiato per cambiare tutto: stessi personaggi, stesso mondo infantile fatto di orecchie giganti, becchi arancioni e cani parlanti. Ma storie e situazioni profondamente diverse.
I comunisti
L’Italia che si affaccia ai Cinquanta è divisa tra le proprie chiusure e la voglia di guardare lontano. Il mondo non ha dimenticato la guerra ma la pace riconquistata è fragile. «Topolino» è a mezza via tra l’Italia e l’America, tra i giovani autori nostrani e le grandi firme del fumetto yankee.
Guido Martina, un professore di lettere che da Carmagnola si era spostato presto verso la capitale, sfida l’ira degli intellettuali e mette in scena una Commedia in salsa Disney: Topolino è Dante, Pippo è Virgilio. Lo scopo è insegnare divertendo, facendo ridere i bambini che leggono e sorridere i padri che scuciono le sessanta lire per portarsi a casa le 96 paginette di «Topolino».
Le storie americane tradotte parlano di cose truci. I marines invadono la Corea, scoppia la Guerra fredda, e i ragazzini italiani si leggono «Eta Beta e il tesori di Mook», una storia di Floyd Gottfredson (lo stesso che negli Anni Trenta deliziava i figli di Mussolini) dove il Topo dalle grandi orecchie si ritrova catapultato in un paese che sembra proprio la Russia. Anzi, è la Russia: carri armati per le strade, generali da parata carichi di medaglie. E poco importa che i tank siano di cartone e la gente costretta a sorridere dai «ganci tira bocca» che il governo obbliga tutti a indossare. I comunisti italiani del tempo hanno cose più importanti da fare e lasciano correre. Quarant’anni più tardi, a Muro di Berlino caduto, una parodia tutta italiana del film di Lubitsch «Ninotchka», con Minnie al posto della Garbo e Mickey Mouse nei panni di Melvyn Douglas, feroce nelle sue accuse a un fantomatico «partito egualista», provocherà proteste, polemiche e interrogazioni parlamentari. Sono i cambiamenti della vita quotidiana che più degli altri emergono dalle pagine di «Topolino», nelle rubriche redazionali o nelle storie scritte dagli autori italiani: la prima televisione, l’epopea di Lascia e Raddoppia, i Festival televisivi. Agli albori degli Anni Sessanta, mentre il Paese si riempie di Fiat Seicento, il settimanale pubblica la storia «Paperino alla scoperta dell’Italia», dove l’intera tribù dei paperi scorrazza sulle autostrade appena inaugurate.
Qualche anno più tardi un personaggio nuovo, Paperetta Ye Ye, rappresenta sulle pagine del giornale le bistrattate ragioni dei beatnik, fino a quel punto presi allegramente per i fondelli in più di una storia. Ancora qualche tempo e l’austerity delle domeniche a piedi farà la sua comparsa anche nelle città di paperi e topi, con Archimede Pitagorico pronto a inventarsi ingegnose soluzioni per viaggiare senza consumare petrolio.
Berlusconi
La progressiva crescita degli autori italiani trascina sulle pagine di «Topolino» i nomi più illustri del Paese, prima in forma mascherata, poi senza più remore. Nel ’90, Bruno Concina e Giovanni Battista Carpi s’inventano un incontro a Parigi tra Zio Paperone e una coppia di straricchi italiani. Il primo è elegantissimo con una cravattona rossa a pois neri e un’automobilina legata al dito, il secondo in blu d’ordinanza con i biscione di Canale 5 stampato sul cilindro: Gianni Agnelli e un non ancora sceso in campo Silvio Berlusconi.
Sono i primi di una serie infinita: cantanti, calciatori, giornalisti televisivi. Alcuni neppure troppo conosciuti dai bambini. «E’ il principio della doppia lettura – spiega Valentina De Poli, direttore del settimanale -. I padri che leggevano Topolino da piccoli lo riprendono in mano e vedono qualche rimando al loro mondo di adulti. Quello che non capiscono i ragazzini, lo capiscono i genitori…». L’ultimo caso arriva nel numero del sessantesimo compleanno. Macchia Nera minaccia Topolino e lo chiama «Ficcanaso tascabile». Tascabile, proprio come il ministro energumeno che qualche mese fa ha fatto infuriare Massimo D’Alema.
Eh sì… Topolino compie sessant’anni.
Auguri da parte mia:-)
Sono molto legato a Topolino (mi riferisco al fumetto). Nei prossimi giorni vi dirò il perché.
Un post leggero questo… extraletterario (ma fino a un certo punto). Una ricorrenza che ci offre la possibilità di discutere del topo di carta più famoso del mondo e dei fumetti in generale.
Fate i vostri aguri a Topolino… magari dedicandogli un pensiero, se vi va.
Seguono le domande del post…
Che rapporti avete (o avete avuto) con il celebre Topolino ideato da Walt Disney?
Che rapporti avete (o avete avuto) con i fumetti in generale?
Quali sono (o sono stati) i vostri preferiti?
Qual è, a vostro giudizio, la valenza culturale dei fumetti?
Li considerate “cultura” o “sottocultura”?
Domani sarò a Siracusa per l’evento che segue (scusate l’off topic). Dunque non avrò la posibilità di connettermi.
Ne approfitto per augurarvi un buon week end.
🙂
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Sabato, 4 aprile, alle ore 18, presso il Biblios Cafè di Siracusa, Simona Lo Iacono e Massimo Maugeri
presentano
I RACCONTI DEL PARRUCCHIERE (Gaffi editore) di Elvira Seminara
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Il Biblios Cafè
Via del Consiglio Reginale, 11 – Siracusa
0931-21491
ha il piacere di invitarVi
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Sarà presente l’autrice
TANTI AUGURI, TOPOLNO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Io ti seguo da quando ero bambino, il tuo album di figurine è stato uno dei due che sono riuscito a completare (l’altro era quello di “Spazio: 1999”), e, già grandicello, sono venuto a trovarti un paio di volte a Euro Disney.
E, sinceramente, ci verrei ancora!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Topolino è un “toccasana” per il mio malumore… Io lo adoro da sempre. Mi sveno troppo per i primi video in bianco e nero in cui è ancora giovane, con i pantaloncini corti ed è magro, sempre innamorato di Minnie.
Un tempo trasmettevano BLOOB CARTOON, prima di BLOB, e che delizia! Cenare e rilassarsi con i cartoni. Per me “funziona” sempre.
Cosa potrei dire a Disney? Ringraziarlo per tutti i cartoni animati che ci ha regalato, quelli che ci commuovono, che ci fanno pensare alla “bontà” come valore che esiste ancora.
Il pensiero ( un pò banale, ma sincero): ” La vita senza Disney sarebbe più insopportabile”.
Sono contentissima che si festeggi questo compleanno.
Ps: Massimo, posso mettere il link per Topolino anni ’30?
Adoro Topolino! Anche se mi sento più affine a …Paperino!
Da piccola se mi spaventavo dicevo “gulp!”, se avevo un dispiacere singhozzavo “sob!”, se era la mia giornata fortunata urlavo “quack”!
Non appena mio padre ci portava Topolino io e mia sorella lo dividevamo a metà per leggerlo contemporaneamente e poi scambiarci i pezzi….
Tutt’ora lo leggo a mio figlio constatando che niente ha rotto l’incanto e che – anzi – Topolino è come un sollievo, un nastro leggero e volteggiante su giorni a volte duri, un sorriso che spezza la marcia e mi riannoda a quella semplicità dell’infanzia.
Buon compleanno!!!
Caro Topolino!!!
(e non parlo solo del topino ma del giornalino intero) ti ho letto da ragazzina, da mamma e probabilmente lo farò anche da nonna. Ho amato Minni, Pippo, Paperino, sono andata in esplorazione con le giovani marmotte, ho riso dell’avarizia estrema di paperone, ho un modellino della 113… Insomma: buon compleanno e lunga vita!
Sì, lo so che sei solo un fumetto, ma io mi sono abbeverata ai fumetti (Intrepido Monello Diabolik Tek Dylan Dog per citarne solo alcuni ) e non li ho considerati mai un genere letterario inferiore: avevano la stessa capacità di divertire, commuovere ed insegnare degli altri libri
franca
Mi sono resa conto di aver prlato al passato: in effetti, in questi ultimi anni, mi divertono meno o forse ho meno occasioni di lettura
Caro Massimo, quanto mi piace il Topolino dei cartoni animati, tanto mi lascia indifferente quello dei fumetti. Del resto, l’animazione mi attira, ma il disegno statico, anche se in successione, mi fa venire l’idea di qualche cosa di incompiuto ed è quindi per questa ragione che non sono un amante dei fumetti, al punto tale da non essermi mai posto la domanda se siano o meno un prodotto culturale.
Mi è già capitato di dirlo altrove parlando di altro, ma mi sembra giusto ribadirlo alla festa di Topolino! E’ stato il mio unico giornaletto per anni, dal quale ho imparato un sacco di cose: che le ragazze come Minnie e Paperina vivono da sole, sono indipendenti, non bramano le nozze bensì il tè con le amiche; che si possono seguire con decisione le proprie passioni anche su enormi scarpe quadrate con il tacco; che Nonna Papera è perfettamente in grado, da sola e alla sua età, di gestire con successo un’azienda agricola; che le torte si lasciano raffreddare sulla finestra; che Amelia e Brigitta non invecchiano mai perché vivono per inseguire il loro sogno, per assurdo che possa sembrare; che esistono uomini come Ciccio, ebbene sì; e che Topolino, fascinoso, intelligente, pieno di humor e savuarfèr, può essere il ritratto del… ehm… topo ideale!
un po’ l’ho letto e mi iscrissi anche il club perché ne facevano parte molti miei amici. però non ne sono mai stato un vero cultore. forse i fumetti che leggevo di più erano l’intrepido e il monello. ma in quegli anni ho scoperto i libri: Salgari, Dumas, Verne. E buonanotte ai fumetti
I migliori auguri anche da parte mia, caro Topolino. Mi hai fatto compagnia nella mia infanzia, mi hai accompagnata nell’adolescenza. Ti dico la verità: ti custodisco dentro un baule (decine e decine di numeri) e ogni tanto ti raccolgo e ti rileggo con affetto. Penso che tornerò a trovarti in edicola.
Tanti auguri, Topolino.
Ma se dobbiamo parlare di fumetti il numero uno è lui: Zagor, il mitico spirito con la scure.
non sono d’accordo con chi dice che topolino non ha una funzione formativa. quel fumetto è la metafora dell’umanità (un po’ edulcorata, certo), dunque “forma”.
ciao
ci sono anche i fumetti per adulti (e non dico quelli porno). però credo che qui si faccia riferimento a quelli per bambini/ragazzini. a me non viene da insistere troppo sulla loro funzione formativa/educativa. credo che siano stati per tutti il primo approccio alla lettura. in questo senso la loro funzione mi sembra essenziale
Topolino è stato una presenza insostituibile della mia infanzia, nonostante la mia prefernza per Paperino. Poi sono venuti Tex Willer ed altri. In effetti non faccio testo perchè leggevo anche le scatole dei detersivi a quell’età. I libri erano la lettura preferita, ma dai fumetti ho imparato molto. Mi ha sempre affascinato la capacità di disegnare una storia. Non basta solo la tecnica. Bisogna essere capaci di rappresentare un mondo. Se è vero che l’immaginazione del lettore/spettatore svolge un ruolo con una importanza decrescente quando si va dalla parola scritta alla rappresentazione scenica, il fumetto, mancando dell’azione come diceva Renzo, può rappresentare un accettabile compromesso, un buon avvicinamento alla lettura e assolutamente non una sottocultura. Tuttavia i libri ed il teatro rimangono le mie scelte preferite, anche per un bambino.
Io ho letto per molto tempo topolino. E’ legato alle passeggiate con mio nonno la Domenica e il sabato mattina: mi comprava Topolino e un puffo.
I puffi topolino e la Pimpa sono stati importanti per me dai 5 ai 10 anni. Sono stati un trampolino di lancio a letture più articolate, un luogo di fantasia ed esplorazione che avevano un che di familiare e di domestico.
Dice Wilnnicott che l’arte è l’area di gioco degli adulti, cioè l’area in cui si possono costruire degli oggetti intermedi tra mondo infantile e inconscio e mondo reale. Il fumetto assolveva questa funzione del gioco, e preparava alla fruizione artistica e anche seria delle cose, quel fumetto almeno come anche i fantastici cartoni su Tom e Jerry. con tutto quel surreale di mezzo.
Più grande ho letto meno fumetto. Amo certe cose, come Corto MAltese e Cleire Bretecher, per motivi credo opposti. Il primo estetico parecchio – con tavole che sono mondi, la seconda per i testi, l’ironia e la satira di costume.
Capisco che la domanda di Massimo ha la sua utilità per avviare il dibattito: ma a me questa distinzione tra cultura e subcultura non interessa più da anni ormai – fa parte di un rapporto col mondo e le sue creazioni che mi pare poco utile. In termini di semantica e significati tutto è veicolo di senso da Proust a i libretti Harmony – e ogni genere – fumetto compreso – può essere un codice di partenza per avviare importanti costruzioni di senso e rese artistiche notevoli – ahò Andrea Pazienza? e Crepax? per me sono meglio di certe stronzate di Kunellis – per dire, tuttalpiù si può fare una gerarchia tra cose di poco valore e fatte male, e cose intense e complesse e ben fatte. Ma non è solo una questione di alte sfere, vale anche per il mondo pop.
Eventissimo
Anche io preferivo paperino!!!! Diciamocelo mortoooo più simpatico:) topolino risolveva tutto sapeva tutto rimproverava tutti. E che palle.
Buon compleanno anche a “Letteratitudine” che festeggia i suoi due anni (ormai quasi tre…)con una bellissima recensione su “La Sicilia” di oggi a firma di Salvo Zappulla!Auguri Massi!
…Ho tentato, ma non so inserire il link…SOB.
Ciao Simona!!!
Anche io ho provato ad inserire il link all’articolo di Salvo ma non ci sono riuscita… auguri Letteratitudine!
Paperino è più simpatico, decisamente. Topolino, con quella sicumera, con quella Minnie zita sempre perfetta… no, meglio Donald & Daisy sempre litigiosi, a colpi di quack sonori e tenerissimi… imperfetti, deliziosi. Umani.
Topolino è il simbolo secondo me del mito americano, del sorcetto che si imbarca come il Fievel di un altro cartone e che dal nulla si fa da sé, intelligente, astuto, in fondo candido e privo di doppi fondi.
Donald, Pippo, Ciccio… rappresentano l’umanità con le sue idiosincrasie, buffa perché così comune.
ciao a tutti!Ebbene sì,il topolino giornalino lo adoro e non vedevo l’ora quando arrivavano le copie speciali,quelle doppie doppie dove buttandoci il naso dentro si sentiva l’odore di pagina nuova!La scoperta meravigliosa fu un giorno d’estate ad Ischia quando scoprii una bimbetta tedesca tutta profumata di carammella alla menta e solare protettivo che ne aveva la copia in tedesco,e io non ci potevo credere!Per me da piccolina era italiano Topolino e leggerlo in tedesco fu una sorpresa,così và il mondo quando si è piccoli:è tutto uno stupore!
Io però sono molto legata ad un altro personaggio e magari dopo vi dirò il perchè…Chi di voi ricorda Paperinika?Ecco questa pazza superpapera divenne presto la mia eroina del cuore,peccato poi che la sua storia si esaurì in pochi numeri e con la rottura della mia bici:la mitica “graziella” che si sfaciò contro un albero.
Certo che i fumetti hanno una valenza culturale,enorme,oggi forse un pò sono stati contaminati da una valanga indiscriminata di giapponesi,ma anche fra questi,scegliendo ne viene fuori qualcosa di interessante.W i fumetti!
– che rapporti avete (o avete avuto) con il celebre Topolino ideato da Walt Disney? Nessuno,
– che rapporti avete (o avete avuto) con i fumetti in generale?
– quali sono (o sono stati) i vostri preferiti?
– qual è, a vostro giudizio, la valenza culturale dei fumetti?
– li considerate “cultura” o “sottocultura”?
pardon m’è partita la brocca.
– che rapporti avete (o avete avuto) con il celebre Topolino ideato da Walt Disney? Nessuno, qualche lettura occasionale da piccoletto.
– che rapporti avete (o avete avuto) con i fumetti in generale? nessuno
– quali sono (o sono stati) i vostri preferiti? nessuno
– qual è, a vostro giudizio, la valenza culturale dei fumetti? a volte hanno una valenza letteraria (alan moore)
– li considerate “cultura” o “sottocultura”? cultura, anche se non riconosco che esistano “sottoculture”
Per quanto riguarda l’ultima domanda :non credo che i fumetti siano nè cultura nè sottocultura,si può inserire la categoria della “paracultura”?cioè qualcosa che è vicina alla cultura ma che usa linguaggio e forma diversi per comunicare qualcosa della nostra storia,se leggiamo i vecchi Topolino ci sono molti riferimenti ai giorni che vivevamo e in cui sono stati scritti,perciò in un certo senso c’è culturapurtroppo dei fumetti odierni non posso dire altrettanto,anche perchè li conosco molto poco e non credo ci siano personaggi “di spicco”.
buon w.e. a tutti
Ho frequentato molto Topolino e company. E’ stato un bel compagno di giochi. Credo che i fumetti siano importanti per avvicinarci (da bambini)alla lettura divertendoci. Ci sono fumetti che hanno storie ben integrate nella società che rappresentano e credo possano essere un buon veicolo di pensieri.
Ho amato molto anche Linus, in quel bel formato quadernone e con quelle belle copertine colorate.
Credo sia cultura anche il fumetto. Come sono opportune diverse voci, lo sono anche i diversi modi di comunicare, perciò w i fumetti anche per me.
Ho letto Topolino per anni. Ma non l’ho mai troppo amato. Il topo saccente e perfettino mi stava sulle balle. Molto meglio quell’imbranato di Pippo, la scombinatezza di Pluto, la sfigataggine cronica di Paperino che però si riscattava alla grandissima con Paperinik. Come mi piaceva Paperinik, un supereroe che non sapeva esserlo. Un po’ come Superpippo e le sue noccioline…
Ho adorato i fumetti e continuerei ad adorarli se ne avessi il tempo. Sono stata lettrice accanita (grazie a mio zio) di Tex Willer e dei suoi pards, dello scontro continuo con Mephisto e con l’erede Yama (mi pare così si chiamasse).
La lettura abbinata alle immagini ha una sua precisa dignità, forma anche il gusto, a mio parere, per le arti figurative. Sono stata collezionista di Dylan Dog, di Nathan Never, di Magico Vento, di Martin Mystere. All’epoca sapevo riconoscere a colpo d’occhio la mano dei disegnatori e, mio limite, se il disegno non mi piaceva, la storia poteva anche essere stupenda, ma riceveva pollice verso.
Mi sono accostata anche a certi fumetti opere d’arte, storie visionarie che nella fantascienza trovavano il modo di spaziare oltre il confine della realtà visiva. Mi pare che Moebius fosse uno degli autori di quelle tavole meravigliose.
Poi sono cresciuta e il tempo a mia disposizione è drammaticamente diminuito. Oggi i fumetti non li leggo più, ma mi mancano da morire. Devo scegliere se scrivere, leggere un libro, curare il blog. Non ho più spazio. Ma resta un sogno irrealizzato quello di avere una matita talmente felice da realizzare le tavole per una delle storie che ho scritto. Mi sarebbe piaciuto aggiungere immagini alle parole.
Laura
Alla prima domanda rispondo : ci sono cresciuto coi Topolini. A scuola disegnavo delle copertine personalizzate coi personaggi di quel fumetto e le rivendevo ai miei compagni di classe per 10 lire. Poi un giorno la mia maestra lo scopri’ e mi vieto’ di disegnare in classe, ed io per ripicca non toccai più matita, per circa 30 anni…
Alla seconda domanda rispondo : Dopo 30 anni ho preso la mia rivalsa su quella cattiva maestra. Ho ripreso la matita ed oggi vivo di fumetti (ma non disegno più Topolini).
Le ultime due domande mi sembrano piuttosto fuorvianti, ma capisco da dove vengono. Le si potrebbero porre negli stessi termini anche riguardo alla letteratura. Perché cosi’ come esistono molti romanzi a valenza culturale, ne esistono tanti altri a valenza subculturale, e lo stesso dicasi per i fumetti. Non è tanto il mezzo d’espressione che determina la valenza culturale, ma l’utilizzo che se ne fa, ed il discorso potrebbe chiudersi qui.
Il problema è che il mercato del fumetto in Italia è mortificante forse proprio perché i preconcetti nei confronti dei fumetti sono ancora troppo diffusi, ma anche perché le forze in gioco sono troppo disequilibrate a vantaggio dei grossi editori mercantili (vedi Disney o Bonelli) che fanno la reputazione del fumetto in Italia. Pochi editori indipendenti si stanno impegnando da anni per tentare di diffondere anche in Italia quella cultura del fumetto che in altri paesi (vedi gli US, la Francia o Belgio) si è già affermata da tempo, ma è una lotta ad armi impari.
Conosco personalmente dei fumettisti che piuttosto che rassegnarsi all’idea di dover disegnare dei Dylan Dog per guadagnarsi la pagnotta, hanno preferito trasferirsi in Francia, dove almeno sanno di poter campare del loro mestiere senza pero’ dover rinunciare alle loro aspirazioni artistiche. In Italia purtroppo questo non è ancora possibile.
Allora tanti auguri a Topolino, ma lasciate che siano i vostri figlioli a soffiare le candeline ed andatevi a comprare dei fumetti che hanno davvero delle cose da raccontare, poi ne riparliamo.
Qualche consiglio per gli acquisti spulciando tra le mie letture preferite : )
Il grande male – di David B
PyongYang – di Guy Delisle
Jimmy Corrigan – di Chris Ware
Appunti per una storia di guerra – di Gipi
Persepolis – di Marjane Satrapi
Palestina – di Joe Sacco
Maus – di Art Spiegelman
La brutta gente / Rurale – di Etienne Davodeau
Unknown/Sconosciuto di Rutu Modan
In una Lontana Città – di Jiro Taniguchi
Pillole blu – di Frederik Peeters
Il commesso viaggiatore – di Seth
Maledizioni – di Kevin Huizenga
Cinque, il numero perfetto – di Igort
La guerra di Alan – di Emmanuel Gulbert
In Prigione/ prima della prigione – di Kazuichi Hanawa
Ho sempre amato i fumetti, da piccolo molto più dei libri, e Topolino è stato il primo. E’ attraverso di lui e le papero(o topo)parodie che ho cominciato a conoscere anche grandi classici della letteratura o almeno di familiarizzare con le loro storie, anche se in modo fanciullesco. Ricordo un paperin-chisciotte, un paperin-faust, i promessi paperi, una paperodissea e un Toplino all’inferno (con un pippo-virgilio) che mi affascinò moltissimo. Certo, nulla a che vedere con gli originali. Poi scoprii i veri classici Disney, le storie degli anni 30 e quelle disegnate da Carl Barks. Poi scoprii altri fumetti, primo fra tutti i Peanuts, e poi Mafalda, BC (era sempre in coda agli “Urania” di Mondadori) . Oggi mi capita di vedere grandissimi nuovi autori, e ho trovato bellissimi “Maus” di Spiegelman, “Persepolis” della Satrapi, e le storie di Joe Sacco.
Da quando ho un figlio piccolo mi sono appassionato anche ai cartoni animati, ed ho trovato incantevoli quelli di Myazaki (La città incantata, Il castello errante di Howl, La principessa Mononoke) ed un meraviglioso “Gigante di ferro” dell’indipendente Brad Bird, di una decina di anni fa.
@Carlo
Eh.. ci hai ricordato del “mitico” B.C. di Johnny Hart!
Cosa dire di quelle SRISCE STREPITOSE? Gli episodi con Peter, la formica Bruno, e il Dinosauro schiaffeggiato dall Cicciona…..il Goffo+ Wiley?
Io ero tristissima quando l’estate scorsa, mi sembra, hanno dato la notizia della morte di Johnny Hart. Conservo gelosamente quel volumetto: quella di Hart è un’arte ineguagliabile, per certi versi, secondo me, per l’umorismo e l’intelligenza dei “sondaggi” nell’animo umano. In un certo qual modo, talvolta più “efficaci” della prosa discorsiva o di altre forme artistiche.
Scusate: STRISCE
Da piccola leggevo con voracità i rari Topolino che mia madre riusciva a recuperare di ‘seconda o terza mano’… Crescendo, spesso mi capitava di comperare in edicola le raccolte di Topolino & co… All’infuori di Topolino, leggevo libri ma non altri fumetti. I miei personaggi preferiti sono sempre stati Pippo (e il suo alter ego Superpippo… che fine ha fatto?); Paperino (e il suo alter ego Paperinik); Cip e Ciop; Nonna Papera (chi non ha mai sognato di vivere nella sua fattoria?)…
Da un paio di anni regalo l’abbonamento a mio figlio per il suo compleanno ed ogni settimana è una lotta tra lui e la sorellina per chi lo legge per primo!!!
Nel corso degli anni non solo le avventure dei nostri beniamini sono cambiate, adattandosi ai tempi moderni e tecnologici, ma anche le rubriche interne hanno subìto uno stravolgimento di non poco conto… Spesso vengono trattati argomenti attualissimi come il bullismo, l’uguaglianza, l’ambiente, internet etc.
Il massimo è stato quando, un anno fa, è stato pubblicato ‘Novecento’ di Baricco in versione fumetto… con Pippo nei panni di Danny T.D. Lemon… l’ho apprezzato talmente tanto che anche mio figlio ha finito per rileggerselo diverse volte!!!
p.s.: manco farlo apposta, proprio stamani ho sistemato e messo in ordine di uscita tutti i Topolino in giro per la casa… quando dicesi coincidenza!
caro Massimo io gli auguri li faccio a te e confermo le parole di Salvo Zappulla dell’articolo a te dedicato e a letteratitudine sul quotidiano La Sicilia di oggi. Così come ho scritto sul post dedicato a Ferdinando Camon.
cari saluti
Rossella Grasso
Auguri Mickey!
Ho trascorso la mia infanzia tra le pagine di Topolino e dei fumetti in generale. Nel tempo (ora ho 43 anni) sono rimasto un collezionista. Dispongo ancora di molte annate del topo, e delle strisce del Topolino d’Oro, ristampa (anni ’70) delle storie dei primi anni di pubblicazione. Poi colleziono Super Eroi Marvel e Bonelli. Io che bazzico coi libri e adoro pure i fumetti sono convinto che siano cultura con la C maiuscola, oltre le categorie di genere. Negli ultimi decenni, poi, c’è stata un’evoluzione dei comics in senso fortemente autoriale, basti pensare alle graphic novel. Esempi ce ne sono a bizzeffe: in Italia i lavori di Sergio Toppi, Ivo Milazzo, Magnus, Hugo Pratt. Poi Maus di Spiegelman, Il ritorno del Cavaliere Oscuro o Sin City di Frank Miller, Gli eterni di Jack Kirby… Mi fermo qui.
Un caro saluto e complimenti per il blog. Io ci sono arrivato dal libro edito da Azimut.
😎
Auguria Topolino, anche da parte mia!!!
Posso esprimere un parere in controtendenza?
Secondo me i fumetti non fanno cultura, ma intrattenimento. Che sono due cose diverse. Vero è che pure certi libri non fanno cultura. Alcuni nemmeno intrattenimento. Ma in linea generale rimango di quella convinzione.
Ciao e complimenti per il bel blog!
auguri a topolino, a massimo e a letteraritudine. ho trovato l’indirizzo dell’artcolo del quotidiano la sicilia: http://giornale.lasicilia.it/giornale/0404/CT0404/CS/CS01/navipdf.html
bello. complimenti
Auguri a Massimo ed a Letteratitudine
Caro Topolino,
auguri sinceri. Sei stato un meraviglioso compagno di viaggio quando ero bambino. Ti ho sempre considerato un utile rifugio dalle difficoltà di comprendere il mondo degli adulti (al quale oggi appartengo). Pensa che negli anni 70, gli oculisti, sconsigliavano ai bambini adulti di leggere, per non “affaticare” la vista. Fortunatamente in casa mia la cultura non è mai mancata, e tra questa anche quella rappresentata dai fumetti. E’ vero, oggi appartengo alla categoria dei grandi miopi, ma se dovessi pensare di rinunciare ad una salutare lettura (romanzo, saggio o fumetto che sia), magari avrei una vista migliore (sinceramente ne dubito tanto), ma avrei perso tante opportunità di comprendere il mondo che mi circonda e quindi me stesso. Oltre a te, adoravo altre letture, anche se non all’altezza dell’appuntamento settimanale (se non ricordo male) con il tanto atteso Topolino, tra le quali non posso dimenticare: Alan Ford e Zagor. Poi, più tardi, sono apparsi miracolosamente (alla mia attenzione intendo) gli straordinari Peanuts (che considero il top della fumettistica mondiale), Lupo Alberto, Sturmtruppen e, scoperta molto tardiva, Tex.
Forse tu ed i tuoi compagni, per molti anni, siete stati considerati sottocultura. Roba da bambini. D’altronde, così come ci sono stati medici oculisti che consideravano la lettura un danno per gli occhi, in ambito culturale non sono mancati i detrattori di tutto ciò che era innovativo. Oggi, credo, che siate stati inseriti nel posto che vi compete. Il fumetto rappresenta, probabilmente, la più grande forma di cultura alla quale un popolo può aspirare. D’altronde: come non riconoscere a Tex Willer e compagni, l’importante ruolo che hanno avuto nel diffondere la cultura dei cosiddetti “Nativi” d’America. Come non riconoscere ai Peanuts di avere rappresentato un importante e significativo “ponte” di collegamento tra il mondo degli adulti e quello dei bambini (impresa considerata da sempre tra le più ardite). La sottocultura, oggi, è rappresentata da falsi programmi televisivi che, con l’inganno di voler rappresentare cultura, riversano nel tubo catodico (o sugli schermi al plasma) tonnellate di immondizia che rappresentano un danno incalcolabile per le deboli menti dei giovani: Maria De Filippi docet.
Agurui di nuovo, caro amico.
Andrea
Cari amici grazie per i vostri commenti e perdonate l’assenza. Ieri sono stato tutta la giornata a Siracusa, da Simona. Tra gli altri c’erano anche Elvira Seminara, Sabina Corsaro, Maria Lucia Riccioli, Luigi La Rosa e Salvo Zappulla. Una splendida giornata.
Augurando a tutti una buona domenica, vorrei dedicarvi un video del 1929, “The plow boy” in cui il nostro Mickey è troppo simpatico.
http://www.youtube.com/watch?v=7DBKROmNfxc
Rinnovo i miei auguri a Topolino e ringrazio di cuore Salvo Zappulla per la bella sorpresa materializzatasi sotto forma di articolo su “La Sicilia” di ieri. Grazie, caro Salvo.
Adesso devo andare, ma tornerò di certo su Topolino e sull’argomento fumetti riprendendo alcuni dei vostri commenti. Mi interessa molto… anche perché ho un passato da ex collezionista di “comics”. È particolarmente gradita la presenza di quasimai che è un addetto ai lavori e un esperto del settore. Grazie, quasimai.
Buona giornata e buona domenica a tutti voi.
In casa siamo tutti cultori di Topolino, settimanale, mensile, quindicinale, Albi e Grandi classici. Io, mio marito e dopo di noi e come noi, i miei figli. Topolino è divertente, rilassante e didattico allo stesso tempo. In questa crisi di letture, se i bambini leggessero il fumetto anzichè annullarsi davanti a certa sottocultura televisiva, sarebbe già molto educativo. Non solo per i buoni sentimenti che ne trapelano, ma perché è grammaticalmente perfetto, diventa un esercizio, un vocabolario e intanto diverte. I fumetti sono Cultura, eccome! E il bello è proprio che sono alla portata dei bambini.
Sono cresciuta con i Peanuts e Mafalda: cosa chiedere di più?
che rapporti avete (o avete avuto) con il celebre Topolino ideato da Walt Disney?
Il mio è un ricordo vago. Ma ricordo di aver amato moltissimo Topolino.
– che rapporti avete (o avete avuto) con i fumetti in generale?
Quei rapporti appartengono esclusivamente all’infanzia, dai sei agli undici anni. Poi non ho letto più i fumetti. Ma leggevo sempre il Corriere dei Piccoli.
– quali sono (o sono stati) i vostri preferiti?
Topolino, Paperino, pochisimi altri.
– qual è, a vostro giudizio, la valenza culturale dei fumetti?
Dipende dai fumetti e dai disegnatori. Il più grande disegnatore di fumetti d’arte è oggi Sergio Toppi. Adoro la sua opera, soprattutto lo splendido “Davide e Golia”, dove lo sguardo dell’artista indugia sempre sui più deboli e indifesi. Splendida anche l’ultima pubblicazione di questo straordinario disegnatore, definito “Leggenda Toppi”: le “Leggende”, appunto, appena uscite, miti di tutto il mondo interpretati in modo meraviglioso.
– li considerate “cultura” o “sottocultura”?
In questo caso e in pochi altri, cultura a tutti gli effetti.
Auguri!!! Lunga vita a Topolino.
Quest’ anno si festeggiano gli 80 anni del Topolino cartoon e i quaranta del Topolino libretto. Sapete? Il Topolino Giornale Mondadori , che si trasformò poi in libretto, era meraviglioso! Raccoglieva storie di Topolino , di Paperino ma anche racconti e romanzi d’avventura di scrittori italiani, e Flash Gordon e Tex e meravigliose illustrazioni di Bertarelli. Io, lettrice accanita del Topolino classico dall’infanzia, appassionata delle parodie, ho scoperto tutto questo studiando la storia dell’arrivo di Topolino in Italia, la pubblicazione di un articolo di Disney sul Politecnico di Vittorini, le vicende di Topolino e il duce, che ne era un appassionato, come Roosevelt e la moglie, Frank Capra e lo stesso Vittorini. Adesso, per preparare un saggio su Topolino-Vittorini e Pavese mi sono trasformata in una collezionista…e pensare che i fumetti erano ritenuti diseducativi!I fumetti, buoni, come direbbe Vittorini, invece, appassionano, divertono, diffondono cultura (LE PARODIE !!) e interesse per la storia e i paesi del mondo. I fumetti sono una forma di letteratura e nel contempo di arte. Ci sono alcuni racconti di Topolino anteguerra, ad esempio, che si confrontano con Moby Dick e Robinson Crusoe, e Aladino ; altre strisce che, addirittura, raccontano il clima della seconda guerra mondiale…a tutti un invito. Cercare le storie del Topolino 1935-43 per vedere la sua incredibile trasformazione. Nel cuore a me rimangono le parodie, soprattutto L’Inferno di Topolino..
Tanti auguri …maestro Topolino.
Mio rapporto con Topolino (auguri Mickey!) sta nella mia infanzia quando aspettavo, di vedetta letteralmente, di vedere il portalettere che lo consegnava dato che ero un’abbonata fedele. Lui, il postino, sapeva della mia passione e, una volta girato l’angolo, ne sventolava la copia per avvisarmi ed io correvo verso di lui. Il resto della settimana mi annunciava mesto “Oggi Topolino non c’è.” E’ stato il mio eroe e un eroe che non si dimentica. Ciao Topolino e ciao anche postino Cecchin, lassù dove oggi sei.
Grazie per i nuovi commenti.
Ieri mi ero dimenticato di ringraziare Vale, per aver riportato il link all’articolo de “La Sicilia” (firmato da Salvo Zappulla). Grazie, Vale.
E ringrazio anche Simona, Maria Lucia, Rossella ed Evento per gli auguri.
@ Roberta
Hai fatto benissimo a inserire in link al cartoon di Topolino anni ’30. Grazie mille.
@ Annalisa Stancanelli
Grazie, cara Annalisa. Dicci qualcosa in più su questo saggio a cui stai lavorando (se puoi e se ti va).
Sono d’accordissimo sulla utilità delle “parodie” disneyniane.
@ Alberto Carollo
Caro Alberto, un saluto speciale per te.
Mi dici di essere arrivato qui attraverso “Letteratitudine, il libro”. E questo mi fa molto piacere (in effetti, da un po’ ditempo a questa parte, risconro sempre la presenza di “voci” nuove).
Benvenuto a Letteratitudine, caro Alberto.
@ Carlo S.
Scrivi: “Ricordo un paperin-chisciotte, un paperin-faust, i promessi paperi, una paperodissea e un Toplino all’inferno (con un pippo-virgilio) che mi affascinò moltissimo”.
–
Li ricordo anch’io con moltissimo affetto.
Ricordo anche una “Papereneide”.
E poi ricordo una storia che si rifaceva alla spada di Damocle. C’era Paperino (lo ammetto, anche a me sta più simpatico) sedito a tavola con un re (Damocle). Appesa alla testa del re gravitava quest’enorma spada. Il senso del fumetto era chiaro. Non lo dimenticai mai più. E quando mi capitò, nel corso dei miei studi, di imbattermi su Damocle… la mia curiosità fu molto stimolata dall’esperienza disneyniana.
@ Zauberei e Quasimai
È chiaro che le ultime due domande erano finalizzate a favorire la discussione.
@ Quasimai
Ti faccio una domanda da addetto ai lavori…
A tuo avviso, quali sono i fumetti (citaneme un paio… magari attingendo alla tua lista riportata qui sopra) che andrebbero assolutamente letti? E perché?
Io invece ricordo “zio Paperone e il vecchio e il mare”, ispirato a The old man and the sea.La parte di Santiago è affidata ad “Acciuga”, un paperetto smilzo, con pipa in bocca , maglietta rossa e cappello da nostromo, mentre Cuba diventa l’isola di Tuba e il pesce si trasforma in uno squalo puttosto amichevole e innocuo perchè privo di denti…
Ma tanto bastò a farmi scoprire Hemingway…
scoprire hemingway con i fumetti!!! bell’aneddoto.
auguri micky mouse
Vi consiglio di leggere “Il nome della mimosa”.
Ci sono Topolino e Pippo che viaggiano nel passato (grazie a una macchina del tempo) e giungono in un monastero…
cosa vi ricorda?
Topolino fumetto nasce prima in Italia che in America.
Tutto cominciò così.
Nel 1932 viene assegnato a Disney uno speciale Oscar per la creazione del personaggio di Topolino. La notizia ha ampio risalto sui principali giornali di tutto il mondo e, come ovvio, anche l’Italia dà il giusto peso alla notizia. Il grande can can spinge allora Giuseppe Nerbini, edicolante ed editore fiorentino, a dedicare un intero giornale illustrato al nuovo eroe dei ragazzi.
Così, nel Natale del 1932 fa il suo ingresso nelle edicole italiane una nuova pubblicazione, dal titolo Topolino, anticipando di appena un mese la prima pubblicazione americana, il Mickey Mouse Magazine edito da Herman Kamen nel formato digest che più tardi avrebbe fatto il successo, in Italia, di una nuova iniziativa editoriale dedicata all’eroe Disney. La rivista di Kamen, però, veniva distribuita solo nei grandi magazzini o nelle sale che proiettavano i film: per la diffusione nelle edicole bisognerà infatti attendere il 1935.
Sulla falsariga del celebre Corriere dei Piccoli, anche Topolino si presenta ai lettori con periodicità settimanale e si apre con una breve storia in cui le didascalie sono scritte in rima e realizzata da Giove Toppi: in un certo senso è qui che inizia la grande scuola italiana Disney.
Sul settimanale della Nerbini, comunque, trovano spazio soprattutto le strisce e le tavole realizzate da Floyd Gottfredson, mentre il primo episodio in assoluto del Topolino dei fumetti, realizzato dai suoi creatori con la collaborazione di Win Smith e apparso in originale il 13 gennaio del 1930, verrà proposto da Nerbini solo nel 1934, sul Supplemento al giornale, con il titolo di Le audaci imprese di Topolino nell’isola misteriosa. L’edizione italiana ha, però, una particolarità rispetto all’originale: si avvale infatti dell’opera di Giorgio Scudellari, illustratore di origine cilena, che corregge alcuni errori ed incongruenze presenti nella storia.
Purtroppo Nerbini non si era assicurato correttamente i diritti di pubblicazione: quando aveva varato la sua rivista, infatti, si era rivolto al Consorzio Cinematografico E.I.A., il distributore dei cortometraggi di Topolino, quando in realtà i diritti per le riviste erano stati dati in mano al giornalista Guglielmo Emanuel dallo stesso Disney. Per cui, per un paio di numeri, la testata passò da Topolino a Topo Lino, per poi riprendere la nota testata con il n. 7.
La storica testata che presentava in un unico numero delle lunghe saghe avventurose, gli Albi di Topolino, venne varata proprio da Nerbini. Il primo formato della rivista è quello orizzontale, che consentiva di presentare le strisce in maniera fedele all’edizione originale, senza dover rimontare le vignette.
La collana fa il suo esordio con Topolino contro Wolp, oggi considerato una sorta di Gronchi rosa, di cui pare ci siano in giro appena tre esemplari in tutto.
Questa rivista, comunque, fece storia e non solo Mondadori, ma anche altri editori amatoriali, su tutti la Comic Art, spesso riproponendo le storie classiche di Topolino, scelsero proprio questo formato orizzontale.
Il numero 137 del Topolino giornale, dell’11 agosto 1935, segna il passaggio di consegne da Nerbini alla Mondadori.
L’editore milanese non cambia la linea editoriale di Nerbini e anzi, battendo la strada già tracciata, rinforza le edizioni dedicate a Topolino e al resto della banda Disney.
Prima fra tutte è la collana Nel regno di Topolino, il primo comic book al mondo dedicato al personaggio di Disney, nato ancor prima dei veri e propri comic books all’americana. Presentava le storie quotidiane e settimanali in un unico albo e rimontate nel tipico formato di albi come Four Colors o Walt Disney’s Comics and Stories, con una copertina di fattura italiana, per la precisione opera di Antonio Rubino.
Sempre Rubino era l’artefice della grafica di un’altra collana Mondadori, che esordiva il 28 marzo del 1935, appena cinque mesi prima del passaggio di consegne: I tre porcellini, ispirata all’omonimo corto animato del 27 maggio 1933, e che servì all’editore come trampolino di lancio per avvicinarsi ai diritti del personaggio principale della scuderia Disney.
In quegli stessi anni, però, le iniziative con Topolino protagonista erano molte: soprattutto gli editori Frassinelli di Torino e Salani di Firenze dedicarono alcuni volumi al famoso personaggio dalle orecchie tonde: in particolare quest’ultimo vara la versione italiana, in cinque volumi, della raccolta Big Little Books. Ogni volume, di circa 300 pagine, raccoglie dei racconti che alternano alle pagine di solo testo delle pagine di sole illustrazioni tratte dai fumetti.
Il rapporto tra Walt Disney e Arnoldo Mondadori è molto stretto (durerà oltre trent’anni), improntato sulla fiducia e il rispetto reciproco, e soprattutto è molto proficuo per entrambi. Con l’avvento del fascismo, però, iniziano i primi problemi. Dal 1938, infatti, il Min. Cul. Pop. (Ministero della Cultura Popolare) impone alla stampa una serie di dure restrizioni, prima fra tutte quella di non editare più i protagonisti del fumetto popolare americano. Il solo Topolino è risparmiato, e così il suo logo e il suo personaggio possono continuare ad esistere nelle edicole italiane, ma in piena seconda guerra mondiale, a partire dal n. 476 del 27 gennaio 1942, anche il settimanale è costretto a cedere alle restrizioni.
Lo sostituisce Tuffolino, un ragazzetto dalle medesime caratteristiche fisiche, disegnato dal grande illustratore Pier Lorenzo De Vita. La crisi, e la momentanea sostituzione, però, non evita la sospensione della testata, che avviene con il n. 564 del 21 dicembre 1943, per poi riprendere a guerra conclusa il 15 dicembre 1945.
Ma Topolino, per come lo conosciamo noi, nacque appunto il 1° aprile del 1949.
Il resto a dopo. Spero di non aver annoiato.
Grazie a tutti. Leggendo vari commenti ho appreso cose che non conoscevo della storia di Topolino. Molto interessante.
Andrea
Una passione ricambiata, con Mickey Mouse, così lo chiamavo, dopo il regalo di un topo meccanico, con il nome stampato.
Credo di avere avuto la più bella collezione di Topolino, nel mio circondario.
Una passione che rammento con nostalgia, per l’inventiva, il divertimento e la scoperta di storie vicine al reale.
Bellissime le trasposizioni della letteratura nei fumettti. Rimaste nella memoria, più delle lezioni scolastiche.
Un’epoca di creatività che non ha uguali con il presente.
Anche oggi, sono lettrice meno accanita, dei fumetti, dove cerco la qualità.
I fumettisti della ‘scuola italiana’, L’eternauta, Corto Maltese….
Un disegno può rivelare più della parola.
Un caro saluto Massimo
Complimenti Massimo. Ho letto il pezzo di Salvo su La Sicilia. Condivido ciò che ha scritto Salvo su te e su questo blog, un angolo di letteratura guidata con garbo dal tuo amore per la scrittura e i libri. Quando c’è la passione si fanno cose belle e vere.
Un abbraccio. m.
Riprendo dal primo numero di Topolino del 1° aprile del 1949.
La storia e la fortuna della testata (Topolino libretto), che ha ormai superato i 2700 numeri, non è da ascriversi al formato giornale, che ha il merito di averlo fatto conoscere e diffondere in Italia i personaggi Disney, ma al formato libretto, più maneggevole del primo e, all’inizio, accolto con scarso entusiasmo.
Alla fine degli anni Quaranta, infatti, i giornali a fumetti che pubblicavano storie a puntate di non più di due tavole ad episodio erano irrimediabilmente in crisi, e così lo stesso Topolino, le cui vendite erano di gran lunga calate rispetto al periodo d’oro. Mondadori, però, non poteva rinunciare alla rivista da edicola per non perdere i ricchi diritti delle pubblicazioni da libreria, così decise un doloroso ma necessario cambio di formato e periodicità.
A quel tempo, infatti, l’editore dava alle stampe la Selezione dal Reader’s Digest (ottobre 1948), e utilizzava appositamente una nuovissima e costosissima macchina, che restava inutilizzata nei lunghi periodi di attesa tra un numero e l’altro. Inevitabile, quindi, l’idea di utilizzare la macchina anche per produrre il nuovo Topolino, che ne ricalcherà, così, il formato (12,5 × 18 centimetri) e tutti i successivi cambiamenti (aumenti di pochi centimetri nelle dimensioni, il passaggio dalla spillatura alla brossura, cambi nel tipo di carta impiegata).
L’aprile 1949 è così un nuovo, importante punto di inizio: ampiamente pubblicizzato sugli ultimi due numeri del giornale, il 737 e il 738, tornava nelle edicole, con un nuovo numero 1, Topolino, questa volta un mensile di 100 pagine di storie esclusivamente disneyane, al prezzo di 60 lire, anziché le 15 del precedente settimanale.
La formula, però, quando venne annunciata, fece storcere il naso ai vecchi appassionati, e anche all’allora direttore, Mario Gentilini, che però realizzò un bellissimo numero primo. Il sommario d’esordio del libretto, infatti, conteneva l’ultima puntata di Topolino e il cobra bianco, di Guido Martina e Angelo Bioletto; quindi Eta Beta l’uomo del 2000, la storia di esordio di Eta Beta, scritta da Bill Walsh per i disegni di Floyd Gottfredson; quindi ben tre storie di Carl Barks: Paperino milionario al verde, con il cugino Bambo (uno dei primi nomi italiani di Gladstone Gander prima del definitivo Gastone), Pluto salva la nave, realizzata con Nick George e Jack Hanna, e la fondamentale Paperino e il segreto del vecchio castello, ovvero la seconda apparizione barksiana di Paperon de Paperoni, che risulta ancora vagamente tratteggiato.
Il sommario viene poi completato da Le storie dello zio Remo – Coniglietto e l’arcobaleno d’oro, di George Stallings e Dick Moores, con protagonisti i personaggi animati del film I racconti dello zio Tom; Buci e le pulizie di primavera, di Don Gunn, con protagonista la coccinella Buci (Bucky Bug), che aveva esordito anche sul primo numero del Topolino giornale; Il piccolo Lupo Mannaro e Capuccetto Rosso, di Carl Buettner, dove il protagonista (ovvero il piccolo Lupo Mannaro) altri non è che Lupetto, il figlio di Ezechiele Lupo, l’avversario dei Tre porcellini nell’omonimo cartoon; tutta una serie di rubriche, scritte principalmente da Guido Martina, a quel tempo, in pratica, unico sceneggiatore Disney a lavorare per Mondadori.
Per quanto riguarda la copertina, bisogna dire che l’immagine di apertura mostra un Topolino in alta uniforme tratto dal Walt Disney’s Comics and Stories del giugno 1941, presumibilmente in cima alla parata dei personaggi Disney al gran completo, con Minni in quarta di copertina, tratta, questa volta, da Four Color Comics e opera di Ken Hultgren; in alto a sinistra, poi, sotto l’indicazione del mese e dell’anno, c’era la dicitura Vol. I. All’inizio della sua avventura, infatti, il libretto era pensato come una raccolta di sei numeri, chiamati fascicoli, e con numerazione delle pagine continua da un numero ad un altro, realizzando, così, alla fine di un semestre, una sorta di volume disneyano.
Questa rivista ha avuto tre varie periodicità, il n.1 quando è nato il 1º aprile 1949 era mensile e durò fino al n.39 (Marzo 1952), poi diventò quindicinale dal n.40 (10 aprile 1952) fino al n.235 (25 maggio 1960), per finire diventare settimanale dal n.236 (5 giugno 1960), fino ai giorni nostri, con uscita il mercoledì. La veste, è sempre quella, tranne una piccola variazione introdotta con il n.605 del 2 luglio 1967, quando fu proposta per la prima volta la banda gialla sul fianco, l’indicazione della testata, dell’autore, dell’editore e del numero. I numeri tondi che fanno storia sono il n.100 che è uscito il 10 ottobre 1954, il n.500 del 26 giugno 1965, il n.1000 del 26 gennaio 1975, il n.1500 del 26 agosto 1984, il n.2000 del 27 marzo 1994, il n.2500 del 26 ottobre 2003.
In futuro, ipotizzando che il giorno di uscita sia sempre il mercoledì, usciranno il 3000, il 26 maggio 2013, il n.3500, il 25 dicembre 2023, il n.4000, il 25 luglio 2033. Una bella curiosità, fu che in tre numeri di seguito ci furono tre prezzi diversi, il n.1411 al costo di £.700, il n.1412 £.1500, il n.1413 £.800. Con Topolino n. 1702 del 1988 la Disney subentra direttamente alla Mondadori con la sua divisione locale Disney Italia. Mantenendo lo stesso staff, allora diretto da Gaudenzio Capelli, prosegue, così, la tradizione italiana rinforzando un già folto parco testate.
Una citazione interessante di Umberto Eco che ha a che fare con il mondo dei fumetti:
“Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi.”
*da Umberto Eco e Tiziano Sclavi. Un dialogo, in Alberto Ostini (a cura di), Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane paure, Euresis, Milano, 1998*
@ Massimo
Dunque, riguardo ai must read di sicuro in molti ti indicherebbero in alto alla lista il mitico “Maus” di Spiegelman, che è una sorta di docu-drama ad ampio respiro epico (interpretato da gatti e topi, tanto per revenire a topolino) sulla persecuzione degli ebrei dagli anni ’30 ai ’40.
Il peso di Maus nella storia del fumetto mondiale è enorme, anche perché il premio Pulitzer gli ha permesso di elevare il fumetto ad un rango paritario alla letteratura, dimostrando la sua capacità di soddisfare molto più della semplice voglia di leggerezza o distrazione alla quale è ancora legato nell’immaginario di molti. In effetti c’è molto da riflettere e ben poco da distrarsi a leggere un fumetto di quel tipo.
Altro esempio di un fumetto che richiede ben altre capacità di concentrazione di un semplice Dylan Dog, è “Jimmy Corrigan” di Chris Ware (che quest’autunno dovrebbe finalmente uscire anche in Italia, per Mondadori credo). Questo è forse il più alto esempio di complessità e profondità narrativa mai raggiunta in un fumetto. Chris Ware è un’artista di quelli veri, alla continua ricerca della verità nascosta sotto alla superficie della banalità quotidiana. Lo stile freddo e artificioso da lui adottato in tutte le sue opere è il risultato di una chiara volontà di distacco dal suo stile personale e quindi dal suo disegno manuale, considerato come un mero accessorio al servizio della storia. Chiunque abbia visto gli schizzi a mano libera di Ware (meravigliosi) si è dovuto chiedere perché non disegni dei fumetti in quello stile cosi’ libero e disincantato. La sua risposta è che per focalizzarsi sulla storia, ha bisogno di liberarsi il più possibile da sé stesso per assumere uno stile che sia il più impersonale possibile, perché solo cosi’ ha l’impressione di avanzare onestamente verso la verità che sta cercando di raggiungere.
La poetica di Chris Ware è molto vicina a quella della Satrapi e del suo ormai celeberrimo “Persepolis”. Dietro alla sua apparenza autobiografica in effetti si nasconde una auto-fiction nella quale la Satrapi rimescola le carte del suo passato per dare vita ad un’epopea familiare a carattere storico che le permette di parlare molto più del suo paese d’origine (l’Iran) che di sé stessa. L’operazione compiuta dalla Satrapi somiglia molto a quella di Saviano con Gomorra. Mettendosi in scena in prima persona, la Satrapi si è infatti volontariamente esposta al rischio di ritorsioni da parte degli estremisti Iraniani, ed infatti da quando il libro è uscito non puo’ più rimettere piede nel suo paese.
Per quanto riguarda gli altri titoli della lista, mi piacerebbe dettagliarveli uno ad uno perché sono tutti meritevoli di una lettura, ma per ora il lavoro mi incalza col fiato sul collo. Alla prossima !
In questi giorni sto leggendo “Firmino”.
Spesso mi piace leggere un bestseller quando l’onda si è placata per gustarlo senza preconcetti, senza pressioni né pre-giudizi.
E mi è piaciuto tantissimo, con la sua aria stralunata e malinconica, questo topo figlio di una pantegana alcolizzata che non sopporta Topolino né tutti i leziosi roditori che popolano la letteratura…
La distinzione cultura/subcultura mi sembra obsoleta, dato che siamo in un periodo di massimo meticciamento tra generi e culture, stili e registri.
I fumetti spesso sono superiori a certa letteratura… per inciso, credo di aver imparato a leggere proprio su “Topolino”, a cui devo i miei primi pasticciamenti di parole, a tre anni!
Un mio cugino ingegnere a più di cinquant’anni suonati lo annovera tra le sue letture preferite senza vergognarsene.
Io amo le parodie dei classici: come non ricordare “I promessi paperi”? Lucia Paperella e Paperenzo Tramaglino…
Topolino ha rappresentato, come per molti della mia generazione, una pietra miliare della ns formazione cultural-letteraria; e non mi si offendano i letterati ma io i fumetti li considero un vero e proprio genere, tutt’altro che sub. Come Evento e Zauberei, anch’io in realtà pendevo più per Paperino e l’universo Paperopoli (ricordo ancora in omaggio il deposito di Paperone, un salvadanaio di cartone, e il primo fortunato cent. E le sua avventure nel Klondike… che ci sono poi andata apposta, nel Klondike, a vedere dove Paperone cercava l’oro…)
Topolino mi faceva impazzire soprattutto quando, con l’aiuto del commissario Basettoni, dava la caccia a Macchianera. La mia preferita era però, e resta, Amelia, la fattucchiera che ammalia, così, tanto per inciso.
Ho sempre letto tantissimo, e le pile di Topolino facevano da spalla ai libri di Salgari, Poe, De Amicis e Molnar. Dopo Topolino (ma senza abbandonarlo) è venuta l’era di Tex Willer e Diabolik, i fumetti della Marvel e quelli dell’Intrepido e del Monello, e poi Dylan Dog.
Ma quando noi eravamo bambini non avevamo certo la scelta ricreativa che hanno oggi i ns ragazzi, e la lettura era l’unica via di fuga, prendere o lasciare. Oggi che il libro è lo zoccolo duro per molti adolescenti (e spesso non per colpa loro ma per precoci quanto fuori luogo imposizioni) il fumetto potrebbe rappresentare un validissimo veicolo di apprendimento, si pensi anche ai ragazzi con il sostegno scolastico.
Ora il fumetto è e può essere un fantastico mix di letteratura e arte: le illustrazioni diventano via via sempre più complesse, vere opere di talento.
Auguri dunque a Topolino, progenitore di tutti i geniali fumetti di oggi… e auguri anche a Letteratitudine!
🙂
Grazie per il commento e per gli auguri, Simonetta.
E grazie a Mari.
@ Quasimai
Grazie per le dritte e per il prezioso intervento. Approfondirò con piacere.
@ Morena Fanti
Grazie anche a te, cara Morena.
@ Renato Marchese
Hai riportato qui la storia del fumetto di Topolino in Italia.
Ti ringrazio moltissimo.
Ringrazio tutti gli altri intervenuti e dò il benvenuto a chi ha scritto qui per la prima volta.
da questo post ho appreso un sacco di informazioni utili sul mio topo preferito. grazie
ACCIPICCHIA !! IO LA CONSIDERO CULTURA……ANCHE TANTI GRANDI PERSONAGGI LEGGONO TOPOLINO ………CHE PUO’ ESSERE UNA DELLE COSE PIU’ RILASSANTI DA LEGGERE…..PER ESEMPIO LA SERA PRIMA DI ADDORMENTARSI…..
un saluto a tutti anna di mauro
mi sono appena procurata il numero del sessantesimo 🙂
Che bella discussione! Io ho l’abitudine di leggere Topolino col mio bimbo di 5 anni e mezzo. Ci divertiamo un mondo.
ogni tanto a topolino ci torno anch’io, è come un tornare indietro nel tempo. mi rilassa molto
il Topolino made in Italy merita davvero di essere festeggiato. Il livello medio delle storie secondo me è superiore a quello americano.
– che rapporti avete (o avete avuto) con il celebre Topolino ideato da Walt Disney?
Ho adorato leggere le sue storie per anni, e ne conservo ancora, ma sono sempre stata più per Paperino.
– che rapporti avete (o avete avuto) con i fumetti in generale? Li adoro, anzi sono diventata una fan dei fumetti, partendo dai manga, in età adulta.
– quali sono (o sono stati) i vostri preferiti? Le storie di Paperino, Maus, Julia, Sandman, Promethea, Lady Oscar, Nana, gli shojo manga in generale…
– qual è, a vostro giudizio, la valenza culturale dei fumetti? Estremamente importante, perché nell’ambito dei fumetti ho visto dei fenomeni di passione quali non ho visto per i libri e i film.
– li considerate “cultura” o “sottocultura”? Cultura, ovviamente.
Cari Manuela, Anna, Sara, Nadia, Alberto, Sammy, Elena…
grazie mille per i vostri commenti.
Buona Pasqua anche al mio amato Topolino.