La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri)“ è dedicata al volume «Trappola a Boscolungo» di Laura Costantini e Loredana Falcone (NUA Edizioni), in uscita il 24 febbraio.
Cosa sei disposto a fare per vincere la fetta più grossa di un’eredità? Bloccati in un castello completamente isolato dal mondo, i protagonisti di “Trappola a Boscolungo” si sfidano, si tradiscono e stringono alleanze sotto l’occhio misterioso e attento di uno spietato Grande Fratello che, pagina dopo pagina, non perde occasione per sottoporli a nuove prove.
Abbiamo invitato Laura Costantini e Loredana Falcone a partecipare al “tandem letterario” di Letteratitudine, che vi proponiamo qui di seguito…
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LoredanaFalcone: È uscito il nostro nuovo giallo. E siamo a quota sei, se la mente non mi inganna. Ma chi ci segue sa bene che siamo nate come scrittrici di romanzi storici e che, un po’ alla volta, ci siamo messe alla prova anche con gli altri generi, il noir, il fantasy, il mistery, perfino thriller ed erotico se consideriamo la nostra partecipazione a varie antologie di racconti. Certo, quando le nostre penne si sono incontrate non avevamo idea della direzione che avrebbe preso la nostra scrittura. Sapevamo solo di avere nella testa tanta di quella fantasia da poter riempire interi quaderni di storie. E a ben guardare è ancora così, con buona pace di quelli che ci accusano di essere troppo produttive. Ma secondo te è vero che se punti al successo devi poterti inquadrare come scrittore di genere?
LauraCostantini: Se ti ricordi, è quello che ci disse una blasonata agente letteraria. Secondo lei, e non solo, il lettore ha bisogno di una segnaletica forte e ben precisa. Oggi si dice che ha bisogno di una comfort zone, deve entrare in libreria a colpo sicuro: se ha voglia di un giallo, Tizio; se ha voglia di un horror, Caio; se ha voglia di un mainstream, Sempronio. Non va confuso, il lettore. Ora, tu lo sai bene che noi siamo prima di tutto lettrici. E sarai d’accordo con me che essere considerate bisognose di una guida che ci aiuti a scegliere sugli scaffali non ci calza proprio. Risponderanno che, al solito, noi non facciamo testo. Un po’ perché siamo addette ai lavori, un po’ perché non rappresentative nell’ambito di chi ama la lettura. Resta il fatto che, come autrici, abbiamo preferito correre il rischio di spaziare fornendo agli eventuali lettori poche e basilari garanzie: documentazione accurata, storie coinvolgenti, personaggi non stereotipati. E questo ci porta al nostro ultimo nato. Un giallo claustrofobico, senza investigatori, senza indagini e senza cadaveri: come diavolo ci è venuto in mente?
LF: A essere sincera non ricordo chi o cosa ci ha messo in testa l’idea di chiudere i nostri protagonisti in un castello sperduto sull’appennino tosco-emiliano per impegnarli in una caccia al tesoro che, oltre a non offrire garanzie di successo, li mette anche in pericolo. Forse l’influenza di certi autori classici del genere? E non ho bisogno di fare nomi. Oppure sarà che in fondo ci diverte l’idea di andare avanti sulla nostra strada, infischiandocene dei canoni correnti, di quello che chiedono gli agenti, le case editrici e le tendenze di mercato? Quello che ci interessa è soddisfare i nostri lettori più affezionati che, al contrario di ogni logica di marketing, sono affascinati dall’intraprendenza narrativa. Piuttosto, come la mettiamo con trilogie e le coppie investigative?
LC: Nulla contro le trilogie e le coppie investigative. Una trilogia noir ce la siamo autoprodotta e devo dire che non mi aspettavo che Rosso violento, Verde profondo e Giallo sporco ottenessero un’accoglienza così calorosa e tante recensioni positive. E vogliamo parlare dei nostri Quirino Vergassola e Nemo Rossini? Loro sono una coppia investigativa veramente fuori dagli schemi: non sono belli, non sono sofferti, hanno delle vite normali e senza drammi alle spalle. Certo, una storia come quella di Trappola a Boscolungo è one-spot per forza di cose. Il problema della serialità è mantenere alta la tensione, rinfocolare l’interesse, soprattutto in chi la scrive. Non devo certo dirtelo io che tu, per esprimermi alla romana, sei stufarella. Seguire uno o più personaggi per anni non ti entusiasma e io stessa preferisco dare vita e voce a personaggi sempre diversi. Anche quando il personaggio può risultare antipatico. Per esempio: riesci a trovare un pregio in Melania Zoldan, una dei quattro eredi di Trappola a Boscolungo?
LF: Se vuoi posso trovarti un pregio da autrice, il giudizio finale sull’ambiziosa nuora del patriarca Zoldan spetta ai lettori. Melania è una donna risoluta, caparbia, decisa a costruirsi il proprio destino. Egoista quanto basta per ambire alla felicità, non ha esitazioni nell’allearsi ora con uno ora con l’altro dei coeredi pur di vincere la posta in gioco. Incapace di tenere per sé le opinioni, quand’anche sia consapevole del peso delle proprie parole. Sa che la bellezza è un’arma in più e la usa volentieri ai danni del maschio di turno. Del tutto indifferente al giudizio altrui. Alla fine una stronza come poche. E il pregio per noi autrici, mi dirai, qual è? Quello di non doversi porre alcun limite etico o morale nel tratteggiarla. Al contrario, non pensi che la sua antagonista, Clarissa, sia un po’ troppo politically correct?
LC: Assolutamente no. Clarissa è una donna che ha conosciuto il baratro, è riuscita a uscirne e si è persuasa della fragilità della vita umana. È uno spirito solitario, teso a riconquistare un equilibrio. Ma non si pone al di sopra delle parti, consapevolmente si getta nell’agone, con la speranza di salvare tutti. Ma veniamo ai protagonisti maschili: spesso ci hanno accusate di voler mettere sempre le donne in risalto ai danni dell’altra metà del cielo. Io non sono d’accordo. Tu che ne pensi?
LF: Che un po’ hanno ragione. Ma, poiché la narrativa appare ancora dominata dalla figura dello scrittore che affronta la pagina scritta con un punto di vista maschile (quando non maschilista), trovo giusto dar voce a quello femminile che, quasi mai, coincide. Anche se, in questo romanzo, uomini e donne hanno a disposizione le stesse armi. Clarissa, Melania, Guglielmo e Niccolò sono tutti e quattro in grado di manipolare con la seduzione e l’intelligenza in una lotta tra pari. Ma… è proprio tra pari?
LC: La disparità c’è, ma non di genere. Le tracce che guidano la caccia al tesoro mettono a dura prova le reminiscenze scolastiche dei nostri eroi. E qui l’abbiamo fatta un po’ sporca perché, diciamolo, usare i versi di Giacomo Leopardi per comporre gli enigmi da risolvere ha messo qualcuno nelle peste…
LF: I protagonisti o i lettori?
LC: Entrambi?
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La scheda del libro: «Trappola a Boscolungo» di Laura Costantini e Loredana Falcone (NUA Edizioni)
Bartolomeo Zoldan ha sempre avuto un crudele senso dell’umorismo. Approfittando del castello di Boscolungo, una sua proprietà sull’appennino tosco-emiliano, ha deciso che perfino da morto può giocare un tiro mancino ai propri eredi: costringerli a partecipare a una sorta di caccia al tesoro per aggiudicarsi il pacchetto di maggioranza della Zoldan S.p.A..
Dovranno restare in totale isolamento (nessuna comunicazione con l’esterno, nessuna connessione, nessuna auto a disposizione) nel castello e seguire le tracce basate sui versi immortali di Giacomo Leopardi.
Un figlio scapestrato, la vedova del primogenito di Bartolomeo, un figlio illegittimo e la giovane segretaria che il magnate ha sposato segretamente saranno costretti ad allearsi, diffidare, tendersi reciproci trabocchetti per cercare di interpretare tutti gli enigmi e raggiungere il tesoro. Nessuno di loro immagina che il gioco possa diventare qualcosa di ben più pericoloso.
E che la posta in gioco possa essere la vita.
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Laura Costantini e Loredana Falcone, romane, più sorelle che amiche. Di sicuro complici nel coltivare la magia della scrittura. E la gioia della pubblicazione dal 2008 a oggi, senza soluzione di continuità, confrontandosi con molte case editrici: Las Vegas Edizioni, goWare, Harpercollins, dei Merangoli, Il Vento antico e, oggi, NUA.
Si portano dietro un peccato originale: non hanno accettato di lasciarsi incasellare.
Nella loro produzione noir, giallo, thriller, storico hanno in comune personaggi, femminili e maschili, che non rientrano negli stereotipi.
Il loro precedente romanzo è “Le tre parti del cuore”, edito da goWare nel 2020.
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