Ci tengo a precisare che il Massimo Maugeri citato sul Corriere-Magazine di oggi 8 febbraio 2007 (pag. 95), all’interno della rubrica Cammeo di Antonio D’Orrico non sono io. Si tratta di un semplice caso di omonimia. Ho pensato di scriverlo in questa sede giacché mi sono pervenute diverse mail in proposito. E pure qualche sms da parte di amici scrittori.
Quel Massimo Maugeri scrive a D’Orrico: “Eppure sarebbe bello conoscere la sua opinione sui libri più tristi e desolati, come le chiede il signor Morabito da Tivoli. Sono triste anch’io. E ho sempre utilizzato il metodo di compensare la mia angoscia con l’angoscia altrui. La letteratura come consolazione. Lo faccia se può.”
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A parte che, con tutto il rispetto che nutro per il dottor D’Orrico (che mi tengo buono visto che è stato capace di rivoluzionare la vita – e il conto il banca – di più di uno scrittore), riuscirei a sopravvivere anche senza conoscere la sua opinione sui libri più tristi e desolati, vi assicuro che non sono per nulla angosciato e che per me la letteratura è gioia e non consolazione.
Giusto per precisare.