Gli estremi di ogni paese si toccano. Torno da una lunga settimana di laboratori di scrittura nelle scuole di Bolzano e li metto a confronto con i laboratori campani. Le realtà delle due regioni sono lontanissime: una provincia autonoma, dove ogni corso è superfinanziato, tutto è regolamentato fino all’eccesso; una regione dove tutto è anarchia allo stato puro.
A Napoli, dentro la Stazione Marittima, nella manifestazione intitolata La civiltà delle donne la sede è incantevole ma disorganizzata: le hostess con i programmi alla mano ignorano le collocazioni degli eventi; le scuole, scandalizzate, chiamavano gli organizzatori perché non possono far partire gli autobus con le scolaresche fino a quando gli spazi non sono pronti; gli orari di inizio dei laboratori saltano; l’attrezzatura delle sale è inesistente o da allestire a nostra diretta cura (mentre gli inservienti spazzolano le poltroncine di velluto con scacciamosche, come in una colonia levantina, io metto da parte le pagine della Mansafield che avrei dovuto leggere ai fanciulli delle medie per cercare di organizzare loro le sedie). Facciamo laboratorio mentre “quelli di Un posto al sole”, unico interesse dei ragazzini, si esibiscono poco distante e un concerto ci strombazza nelle orecchie.
A Bolzano, la scuola Scuola Dante sembra uscita dalla favola di Biancaneve: banchi di legno e sedie in stile, mi accoglie in perfetto silenzio fra pakistani di prima generazione, tedeschi, italiani di varia provenienza, tanti meridionali. Gli insegnanti sono forse stanchi e demotivati come in ogni altra scuola d’Italia, ma hanno autorità, desiderio di scoprire cose nuove e di farle sperimentare ai ragazzi. Desideri non frustrati. Le ore iniziano puntuali, non si spreca un secondo, nessuno chiacchiera nei corridoi, tutti lavorano.
A Napoli, come a Bolzano, i ragazzini “difficili” ci sono: in una classe della Dante un caratteriale passa il tempo a insultarmi. E’ bello, intelligente, campione di nuoto, ma non ha alcuna direttiva in casa, dove, per altro, i soldi non mancano. Nella Stazione Marittima, una guappetella provoca i suoi compagni e anche la professoressa: non è campionessa di niente, parla dialetto e ha la faccia rammaricata di un popolo soggetto. Ha più cuore del caratteriale di Bolzano? E il ragazzo di Bolzano non è poco meno che un guappo di cartone? L’umanità si somiglia, da Nord a Sud. I bambini si somigliano. Ma la rassegnazione non si è ancora impadronita del Trentino, merito delle regole, forse, mentre a Napoli, ci ripetono le belle signore ingioiellate che ci accolgono, bisogna avere pazienza.
“Un po’ di pazienza…”. E gli occhi bassi.
Antonella Cilento
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Antonella Cilento (Napoli, 1970), ha pubblicato Il cielo capovolto (Avagliano, 2000), Una lunga notte (Guanda, 2002), Non è il Paradiso (Sironi, 2003), Neronapoletano (Guanda, 2004), L’amore, quello vero (Guanda, 2005), Napoli sul mare luccica (Laterza, 2006).
Una lunga notte ha vinto il Premio Fiesole e il Premio Viadana, è stato finalista al Premio Greppi e al Premio Vigevano. L’amore, quello vero ha vinto il Premo Vitaliano Brancati. E’ tradotta in Germania dalla Bertelsmann. E’ stata finalista al Premio Calvino 1998 con il romanzo inedito Ora d’aria. Ha pubblicato numerosi racconti su riviste.
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Conduce laboratori di scrittura dal 1993 a Napoli e in Campania, dal 2002 in tutt’Italia.
Ha realizzato:
per Cento Lire, a cura di Lorenzo Pavolini, i racconti radiofonici intitolati "Voci dal silenzio" (RAI, Radio Tre, 15-19 gennaio 2001). Attualmente, collabora con "Il Mattino", "L’Indice dei libri del mese". Dal 1998 al 2000 ha collaborato con il "Corriere del Mezzogiorno" (supplemento del Corriere della Sera), nel 2003 con "Il sole 24 Ore Sud", nel 2005 con "Il Riformista".
La pazienza è una grande virtù. Ma gli occhi, in taluni casi, è bene tenerli ben alzati… come del resto fai tu, e alla grande, cara Antonella.
Ho letto il tuo libro “A Napoli il mare luccica”, stimolata dalla recensione pubblicata su questo blog. E non me ne sono pentita.
Complimenti!
Antonella sei un eroe (eroina non mi piace)!
Mi dimisi da Napoli con quella lettera inviata ad Augias (11 nov 04 “Sono un napoletano pentito”)poi ho scritto ancora, perchè gli umoristi vogliono esportare la propria felicità interna con la scrittura e le risate degli altri. Ho scritto sul “Vedi Napoli e poi scrivi”, sul “Sangennoir”, di Napoli e per Napoli, come il figlio di una prostituta che spera nelle dimissioni della madre, ma Madre-Napoli continua a fare la puttana. Tu sei un eroe, come tanti in questa città, che, occhi bassi, non per vergogna ma per pensare all’odio che può promuovere il riscatto, va avanti. Io ho combattuto 26 anni una vita, guidando autobus a Scampia, vedendo dallo schermo del mio mezzo tutto quello che c’era da vedere, sono talmente stanco del disgusto, me ne sento sommerso. Nell’86 proposi alla dolcissima Nora Puntillo una storia su Scampia, che allora chiamavamo con un numero da Gulag o da campo di sterminio,167, Eleonora mi disse “Francè, facci ridere che è meglio!”
Dopo 21 anni non solo sento ancora parlare di degrado, ma quella droga, che allora s’affacciava oggi è dittatura: mica me ne ero accorto solo io?
Chi è stato?
Antonè troviamo i colpevoli, solo così possiamo combattere nuove battaglie! E tra i colpevoli ci sono gli intellettuali, che, tra Posillipo e Piazza plebiscito, passando per via dei Mille, non si sono turati il naso, hanno chiuso gli occhi!
Perchè non c’è una nuova “La Pelle”? Ho riletto Malaparte ultimamente: Cristo Santo! Quella Napoli c’è ancora, o forse, se non c’era allora c’è adesso!
Tu continua a combattere anche per noi,molti di noi non ce la fanno più. Parafrasando Lino Banfi, quando vedo il Tgr Campania con l’annuncio di nuove iniziative su Napoli per Camorra & Cultura dico: “Vai avanti tu, che a me mi vien da ridere!
Antonella sei unica ma non sei l’unica ad aver visto e sentito questa Italia….ancora adolescente ma speranzosa…Mi viene da sorridere e da pensare su questo tuo po’ di pazienza e sai perchè? Orbene, perchè il mio ultimo libro del 2005 si intitola “l’Isola della pazienza” e l’altro del 2000 ha in copertina un viso i cui occhi sono ben aperti sul mondo, e vuole essere un invito appunto a tenerli ben aperti, anche per chi non può usarli…Detto questo mi sembra logico pensare che tra chi scrive ci sia empatia…e questo ci rincuora…Ma, per quanto riguarda me, i premi e i concorsi non mi interessano, anzi mi annoiano…Sono quasi portata a credere che se qualcuno dovesse invitarmi a ritirare qualche medaglia, potrei rispondergli che avrebbero indovinato amo la numismatica e faccio collezione di medaglie..ma solo per questo andrei a ritirarla…Mi chiedo di chi saranno mai le colpe di questo degrado esistenziale..non so rispondermi e se un poeta tace, siamo vicini al baratro…Mi arrivano nelle email associazioni di ogni tipo, da chi vende Viagra a chi vorrebbe farti dimagrire di trenta chili in 24 ore….e mi rendo conto che ormai non serve saper scrivere, anzi è proprio un problema e conviene smettere…o perlomeno occorre parlare di queste donne di quarantanni che muiono per una liposuzione…Accidenti, ma senza quei rotolini a chi avrebbe voluto piacere ‘sta cristiana, e cosa si proponeva di fare con il suo compagno una volta ritornata longilinea…che avrebbe fatto, in seconda istanza: avrebbe comprato uno specchio a grandezza di persona per ammirarsi mentre copula con l’amante, perchè altrimenti a che le sarebbe servito smussare le rotondità eccessive? Si sarebbe rifatta anche le labbra per offrirle come una sgualdrina peccaminosa al suo uomo e ricevere uno sguardo assassino, forse più assassino del medico chirurgo!!!!Insomma in questo turbinio di eccessi, mi chiedo perchè si debba continuare a scrivere, per chi e per come!!!Riusciremo mai con le nostre parole a salvare qualcuno da tanta vessazione…Siamo più forti noi della quintalata di pubblicità e di gossip? Non so, Antonella, scrivi un raccontino su questi spunti se ti interessano, potremmo se non altro convincere che una donna non vale per i centimetri di vita o di fianchi, vale perchè ancora sa regalarsi attimi di pensiero e non sentirsi succube di mode e scoop…..Ciao
magari si è più forti per uno, due ragazzi… vale sempre la pena!Continuare a scrivere, sì!
Ciao Antonella,
fare cultura in una città difficile come Napoli immagino non sia cosa facile. Ma sono d’accordo con coloro che sostengono che bisogna perseverare, pur nelle difficoltà.
P.s. questi tuoi spunti sono sempre interessanti. E fanno riflettere. Grazie.
Cara Antonella, sono Maria Lucia da Siracusa… detta Lux! Non ti scoraggiare… Ti ammiro tantissimo per quello che fai a Napoli, per non esserti testardamente e caparbiamente arresa e non essertene andata da questo Sud che per il novanta per cento è morte civile specie per chi vuole fare arte e cultura. Tu esisti e resisti, brava!!! Se ce la farai a Napoli, ad accendere la fiammella dei libri, potrai farcela ovunque e non essere vissuta invano… fattelo dire da me che vivo in Siciia dove la cultura è spesso un lusso o una perdita inutile di tempo e rassegnarsi una virtù regionale… a scuola è difficile: ragazzi svogliati e per niente motivati, librerie che languono, i circuiti che contano completamente al di fuori e al di là di ogni prospettiva. Lo sai benissimo che se non fosse per qualche pionieristica e coraggiosa iniziativa non ci sarebbe a Siracusa scrittura creativa… Un bacio a te e Paolo da me, Simona e tutto il gruppo delle siracusane!!!
Faccio notare che fare “arte e cultura” è difficilissimo anche al nord! Antonella Cilento ha ragione nel sostenere che, pur in una certa uniformità, la differenza fra le scuole del Nord e del Sud è forte. Io lo verifico quando lavoro con le giovani maestre che, provengono dal sud e ignorano, quasi sempre, le nostre attività a progetto. Oppure si stupiscono per alcune nostre belle scuole di montagna, per l’attenzione sincera degli amministratori e la collaborazione con la società. Ma problemi ne abbiamo anche noi, basta lasciare i monti, dove ogni piccola iniziativa è incredibilmente valorizzata,ed è una pura guerra. Una lotta contro l’indifferenza e i luoghi comuni; iniziative mancate, altre riuscite ma così imbarazzanti per la qualità…per lo spreco inutile di soldi…perché hai o non hai una tessera in tasca. Per non parlare del bullismo nelle scuole medie e superiori, di insegnanti che fingono d’insegnare perché temono le ritorsioni;dei genitori che sempre pretendono e proteggono.
Tutto il mondo è paese, anche nelle università le cose non sono tanto diverse: tutto dipende sempre dalla felice o infelice combinazione dei gruppi di lavoro e dalla volontà dei singoli a spendersi gratuitamente ( o per compensi ridicoli).
Saluti.
Regole. Hai detto bene.
Molto semplicemente, al Sud hanno un’effettività bassissima. Col risultato che i “caratteriali”, laggiù, sono la regola. Lassù, l’eccezione – di un sistema.