UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA di Jacques Audiard
con Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Armand Verdure
Recensione di Ornella Sgroi
Vite che arrancano e stridono come ingranaggi arrugginiti. Anime che sanguinano e corpi che si spezzano con il rumore di ossa rotte. Tranciate. Esistenze che si trascinano, fino a quando il momento di rimettersi in piedi arriva. Crudele e inesorabile. Ma anche salvifico e indispensabile.
Altrimenti le storie di Ali (Matthias Schoenaerts) e Stephanie (Marion Cotillard) non si intreccerebbero mai. E non ci sarebbe questo magnifico film di Jacques Audiard. Ispirato dalla raccolta di racconti “Ruggine e Ossa” di Craig Davidson, all’interno della quale però i due protagonisti creati dal regista francese non esistono, pur essendo incarnazione ultima e sintesi della forza e della brutalità delle pagine che hanno innescato il processo della loro generazione.
Lui non ha soldi, è rozzo, non conosce garbo né delicatezza. E ha un figlio di 5 anni di cui occuparsi, Sam (Armand Verdure). Il suo corpo, forte e rabbioso, l’unico strumento su cui potere fare affidamento. Al contrario di lei, splendida addestratrice di orche, costretta su una sedia a rotelle da un incidente a bordo piscina che, durante uno show acquatico, le ha portato via le gambe. A sorreggerla, solo il cuore e la determinazione. Con la voglia di ricominciare, cui darà spinta senza inutili pietismi proprio quell’uomo fatto solo di istinto.
Jacques Audiard è uno dei pochi registi, e tra i migliori, capace di cogliere ed esaltare tutta la bellezza della vita attraverso i contrasti e le contraddizioni della crudeltà di cui può essere pervasa. E lo fa con un cinema che lui stesso definisce “espressionista” per la forza con cui le immagini e la forma cinematografica si mettono al servizio del dramma, alternando note cupe e introspettive con improvvisi squarci di luce che feriscono e al contempo rigenerano lo sguardo dello spettatore, con intensità ed emozione.
Lo aveva già fatto con i suoi precedenti film, in particolare in Tutti i battiti del mio cuore (2005) e ne Il profeta (2009). E lo fa ancora oggi con Un sapore di ruggine e ossa, una storia d’amore in cui proprio l’amore non sembra avere alcuno spazio nel percorso catartico che il regista delinea per i suoi protagonisti, impegnati a cambiare la propria esistenza. Nonostante tutto. Ma l’amore c’è, in tutte le sue declinazioni, anche se non è mai un sentimento scontato e gratuito, piuttosto un legame che si costruisce poco alla volta, passo dopo passo, abbattendo limiti personali e barriere socio/architettoniche.
Sulle note di un compositore come Alexandre Desplat (The Artist di Michel Hazanavicius e Reality di Matteo Garrone), valore aggiunto notevole ad ogni pellicola alla quale collabora, Jacques Audiard ci regala un film ruvido, sporco, soprattutto di sangue rappreso su corpi feriti e martoriati. Eppure è un film pieno di bellezza, in cui la vita irrompe prepotente nonostante le storture. Nonostante il sapore di ruggine e il rumore di ossa, che si dissolvono in momenti di grande suggestione, nei bagni di sole controluce o nei gesti danzanti di una Marion Cotillard in sedia a rotelle. Sirena senza coda che incanta orche e uomini con tutta la sua femminilità.
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Leggi l’introduzione di Massimo Maugeri
Il trailer del film
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