Tempo fa creai una sorta di rubrica intitolata LETTERATITUDINE CHIAMA MONDO. In coerenza con gli obiettivi allora delineati, conto di coinvolgere (all’interno di questo spazio) donne e uomini di cultura che risiedono in altri Paesi (e che – in un modo o nell’altro – hanno un legame con il nostro) per farci raccontare la realtà del luogo in cui vivono e come ci vedono da lì.
Cominciamo con un intervento che proviene dall’Australia offertoci dallo scrittore italo-australiano Antonio Casella (ne approfitto per ringraziarlo) che per tanti anni è stato direttore della Società Dante Alighieri di Perth.
Antonio Casella sarà disponibile a rispondere a vostre eventuali domande sull’Australia e sulle tematiche affrontate sul post.
Grazie, dunque, agli amici di questo blog per l’interesse e la partecipazione con cui seguiranno questi articoli.
A presto!
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L’ITALIA VISTA DALL’ESTERO: vedute dall’Australia
Vivo in Australia dal 1959, vale a dire da una vita. Come tanti emigranti italiani del dopoguerra ho guardato il mio paese di nascita attraverso i decenni e gli oceani che ci separano con un misto di sentimenti che scorre dall’orgoglio alla delusione. E non manca mai un pizzico di nostalgia. Ma lasciamo stare la nostalgia, anche perché in Italia ci vengo con frequenza e poi, oggi come oggi, il mondo te lo porti in tasca sullo Smartphone e i sogni di terre lontane vengono schiacciati dalla realtà di Google Earth.
Ciò nonostante il desiderio di viaggiare, di vedere, di provare emozioni nuove è tuttora vivo. Come pure sopravvive forte il desiderio d’Italia fra la gente d’Australia. Migliaia di miei concittadini si recano ogni anno in Italia in cerca di storia, di arte, di architettura, di eleganza, di buona cucina, di panorami mozzafiato. Cosa paradossale, mentre l’Italia giace in mezzo a una crisi economica, politica e sociale di vaste dimensioni, all’estero il paese riesce ancora a far sognare la gente.
A Perth, nella mia città, c’è una scuola d’Italiano per adulti, gestita dalla Società Dante Alighieri, frequentata da un gruppo eterogeneo di giovani e anziani: gente di razza anglo-sassone o asiatica, altri che magari vantano un nonno, o addirittura un bisnonno italiano e vogliono riallacciare il legame con le proprie radici. Tutti hanno una cosa in comune, una grande passione per l’Italia.
Dice un proverbio inglese , ‘imitation is the best form of flattery.’ Ebbene posso assicurare che lo stile di vita italiano – almeno da come lo si immagina – è molto apprezzato ed emulato nelle città d’Australia. Gli emigranti italiani hanno dato un forte contributo alla rivalutazione dello stile di vita nella mia città di Perth. Tantissimi bar e ristoranti portano nomi italiani e sono gestiti da italiani. Senza dubbio l’Italia – talmente divisa ed autocritica dentro i propri confini – è molto amata all’estero.
L’Australia dei grandi spazi.
Ho l’impressione che sia pure vero il contrario, cioè che l’Australia goda di una reputazione eccellente in Italia (tutto sommato meritata).Viaggiando per l’Italia – in treno, in aereo, per la strada, in piazza – la domanda più frequente che mi si fa è questa: ‘com’è l’Australia, bella vero?’ oppure, ‘come si vive in Australia? Benissimo, no?’ Ti colpisce il fatto che non si tratta di vere domande, s’intravede non tanto il desiderio di sapere o di imparare, ma di convalidare l’immagine dell’Australia che l’italiano si porta in testa. Spesso ne sussegue un commento di puro escapismo, ‘Io l’Australia me la sogno sempre, un giorno ci voglio andare’.
Suppongo che ciò che fa sognare gli italiani sia l’impressione che hanno dell’Australia: ovvero quella di un paese moderno proiettato verso il futuro. Vero, verissimo… ma al di sotto di questa immagine, un po’ blanda e superficiale, non mancano neanche da noi problemi sociali.
In effetti l’Australia è vasta. La distanza da Perth, nel Western Australia, a Sydney è di oltre 4.000 chilometri. Come dire da Roma a Mosca, andata e ritorno. In questo vasto continente ci vivono 23 milioni di persone, poco più di un terzo degli abitanti dell’Italia. A prima vista l’Australia si presenta di una “sparsitá” impressionante, ma il paradosso sta nel fatto che l’Australia è senza dubbio uno dei paesi più urbanizzati del mondo. Oltre tre quarti dei suoi abitanti vivono in cinque grandi città: Sydney, Melbourne, Brisbane, Adelaide e Perth. In queste città, grandi corridoi urbani si allungano per decine di chilometri lungo strisce costiere. Quindi, il paese più sconfinato al mondo ha una concentrazione di energie umane fra le più intense al mondo.
Altro paradosso. L’Australia è il paese delle etnie e delle razze più varie. Un quarto degli abitanti è nato all’estero, se aggiungiamo i loro figli si arriva alla metà della popolazione. Eppure la società Australiana è una delle più compatte, socialmente e politicamente più progressive, più stabili, più linguisticamente omogenee al mondo. Altri paesi moderni, come gli Stati Uniti, hanno una variante linguistica cospicua – nel senso che l’inglese parlato a Boston e ben diverso da quello del Mississippi – da noi l’inglese che si parla a Perth è pressoché identico a quello parlato a Sydney. Questa uniformità si estende pure ai livelli economici. Sommariamente parlando – e fatta eccezione della popolazione indigena, economicamente ancora al di sotto dei livelli nazionali – il tenore di vita di Perth è molto simile a quello di Sydney o Melbourne. Non sorprende dunque l’alto livello di coesione sociale di cui gode il paese. Vero è che, come succede in Italia, i politici non esitano a insultarsi a vicenda dentro e fuori del Parlamento, ma un politico australiano non si permetterebbe mai di lanciare insulti collettivi verso i connazionali che vivono al Sud o al Nord del paese. Non è soltanto questione di forma o di buone maniere, ma di sopravvivenza politica. La compattezza sociale fa parte integrale del tessuto della società australiana e il politico, o partito, che dimostra di essere ‘divisivo’ viene punito alle urne.
Gli italiani d’Australia
Senza dubbio l’emigrante italiano ha trovato talmente terreno fertile in Australia, da potersi “tirare su” e farsi una vita, almeno dal punto di vista economico. Gli italiani arrivarono in Australia fin dall’inizio della colonizzazione del paese. Sulla nave del Capitano Cook, che nel 1777 salpò verso il nuovissimo continente si trovava già un italiano: Antonio Ponto. Gruppi di italiani accorsero verso le miniere d’oro nei famosi ‘gold rush’di Ballarat nella costa orientale e di Kalgoorlie nell’Australia occidentale. Altri si inserirono nei settori dell’agricoltura e nella nascente industria peschereccia di Fremantle alla fine del diciannovesimo secolo. Ma il grande flusso di emigranti italiani avvenne negli anni cinquanta e sessanta, quando non meno di 450 mila emigranti arrivarono in Australia da tutta Italia. Vi trovarono un paese in fase di grande espansione – nel periodo 1950-80, la popolazione dell’Australia si è quasi raddoppiata da 8 a 15 milioni – spinto da un sistema economico laisser-faire in forte bisogno di manodopera. Gli italiani, in maggioranza contadini e manovali dal sud d’Italia – ma non solo- si rimboccarono le maniche e si misero al lavoro facendosi cuochi e camerieri, piccoli bottegai, minatori e agricoltori. Nell’industria edilizia s’inventarono da carpentieri, muratori, piastristi e così via. In pochi anni i più intraprendenti misero su le proprie fabbriche e cantieri, e diventarono costruttori edili a comando di dipendenti…
Furono loro i padri e i nonni eroici dei professionisti, avvocati, medici, uomini d’affari di oggi. Molti hanno avuto successo in politica. Si vedono oggi nomi italiani fra i sindaci delle città e paesi, (lo stesso sindaco di Perth, Lisa Scaffidi, porta nome italiano). Fino a qualche anno fa Morris Iemma, figlio di italiani, era il Premier dello stato più popoloso d’Australia, il New South Wales.
E oggi? L’emigrazione italiana verso l’Australia pressappoco cessò negli anni 70. Solo negli ultimi due anni, all’insegna della crisi in Europa i giovani italiani incominciano a riscoprire l’Australia, come fecero i loro connazionali mezzo secolo fa. L’Australia, guarda caso, ha attraversato un altro periodo di boom, almeno fino al 2012, grazie alle estese miniere di ferro, di carbone e di oro, e ai giacimenti di gas naturale, che la Cina – in fase di frenetico sviluppo – richiede in quantità ingenti. Ma non vedo una nuova ondata di emigranti italiani. I nuovi arrivati sono pochi, per lo più giovani professionisti, in particolare ingegneri, richiesti appunto dalle industrie minerarie nel lontano nord del continente. Altri trovano lavoro in città, principalmente nei caffè e ristoranti. L’Australia di oggi non è quella di mezzo secolo fa che si presentava chiusa in se stessa, insicura e spesso ostile verso gli emigranti. La società di oggi è più aperta, multiculturale, sofisticata e tollerante se non sempre disposta – bisogna anche dirlo – ad accogliere i nuovi arrivati a braccia aperte.
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Mi pare davvero molto, molto interessante.
Grazie!
Devo dire che a me l’Australia ha sempre dato un’idea di grandissima libertà.
Mi piacerebbe visitarla, un giorno.
Sono d’accordo con Alberto.
Molto interessante il punto di vista di Antonio Casella.
Seguirò questi articoli con particolare interesse. 🙂
Mi pare meraviglioso questo sguardo “esterno”, questo osservarci con il cuore di altri. Ed è bellissimo anche che il punto di riflessione provenga da chi, comunque, non ci lascia, ma ci scruta con un distacco solo spaziale, tutto venato di ricordi.
Mi consola molto.
Ad Antonio Casella vorrei chiedere di raccontarci la “sua” Italia, quella che ha fatto le valigie e ha – in parte – messo radici altrove. Cosa resta, all’estero, dell’anima italiana?
Bravissimo Massi. Che rubrica interessante è questa.
Mi piacerebbe poi sapere quali sono i libri italiani che si leggono di più in Australia, quali gli autori che riscuotono più interesse.
È vero, molto spesso quando si pensa a un paese straniero prevalgono i luoghi comuni. In genere operano in senso migliorativo, ma non sempre. L’Italia è sempre stata associata all’immagine di spaghetti e mafia. Fa piacere sapere che, nonostante le devastazioni degli ultimi decenni, dall’Australia ci guardino con affetto e nostalgia pensando anche a uno stile di vita italiano che però secondo me è andato in gran parte perduto.
Interessanti le domande della Lo Iacono, scrittrice che ammiro moltissimo.
Sto leggendo il suo Effatà, con la speranza che prima o poi verrà a presentarlo in quel di Messina.
Davvero brava. Compimenti!
E la Sicilia? Come è percepita dall’Australia? (scusate la domanda interessata…)
Tornando all’Australia, credo che rimanga ancora uno di quei paesi extraeuropei che gli italiani immaginano come luogo delle grandi opportunità.
Chiudo con l’auspicio di leggere presto qualcosa di Antonio Casella.
Cari saluti.
Chiudo augurando a questo spazio ancora moltissimi sguardi!
E dando a te, Massi, appuntamento a questo pomeriggio, ore 19,00 a Noto per presentare il tuo TRINACRIA PARK presso il giardino botanico della sede del Circolo val di Noto…un posto incantato.
Le performance teatrali sono del mio caro compagno di avventura: il bravissimo attore Giuseppe Orto!
A oggi pomeriggio!
Grazie, Alessandro Martini! Verrò di certo a Messina!
un bacio a tutti!
Grazie dottoressa Lo Iacono. Ci conto!
Rinnovo i saluti.
Innanzi tutto ringrazio l’amico Massimo Maugeri per avermi ospitato nel suo ottimo blog, che seguo da anni dall’Australia. Grazie pure a coloro che hanno postato un commento sulle mie osservazioni. Grazie a Laura e Alberto per il loro interesse. Nei prossimi giorni prover’ a rispondere a tutte domande, nel tempo che mi e’ disponibile.
Inizio con la gentilissima Simona Lo Iacono che mi chiede, ‘Cosa resta, all’estero, dell’anima italiana?’
La mia risposta e’ semplice, mi resta tutta. Vivo in Australia e amo questo paese, anche perche’ mi ha dato tanto. Scrivo i miei libri in inglese, la lingua che adottai piu’ di 50 anni fa, ma l’anima e’ rimasta sempre e indubbiamente italiana. La citta’ di Catania, dove trascorsi due anni a Villa San Saverio, a quell’epoca sede di un seminario dei padri Gesuiti, serba un posto particolare nella mia anima.
” Quali sono i libri italiani che si leggono di più in Australia, quali gli autori che riscuotono più interesse.”
Direi la narrativa di Verga, Lampedusa, Sciascia. Camilleri e’ certamente il piu’ letto di tutti, grazie alla fortunata serie televisiva che vanta moltissimi fan anche in Australia.
“Fa piacere sapere che, nonostante le devastazioni degli ultimi decenni, dall’Australia ci guardino con affetto e nostalgia pensando anche a uno stile di vita italiano che però secondo me è andato in gran parte perduto.”
Alessandro Martini.
Ha ragione lei, l’affetto e la nostalgia provati dagli stranieri, discendenti d’Italiani e non solo, sono per l’Italia di altri tempi, e forse mai esistita. Fatto sta che la cultura dei Caffe’, ristoranti e dei bar all’italiana (tanto per dare un esempio) trasformo’ lo stile di vita d’Australia dagli anni ottanta in poi.
Grazie per la risposta e complimenti per la sua attività.
Fa comunque piacere l’idea di questa Italia da sogno.
Direi di preservarla. 🙂
Rubrica davvero molto interessante, che sicuramente seguirò con piacere. Mi ha colpito molto la risposta di Antonio Casella che tra gli scrittori più letti inserisce Verga! Straordinario senza dubbio, ma cantore di una Italia che non c’è più! Anche se comprendo il sentimento di chi immigrato negli anni ’50 conserva un ricordo di Italia ancora molto vicina ai “Malavoglia”. Io invece ho iniziato con grande interesse la lettura di questo articolo perché mi aspettavo anche qualche dritta sulla letteratura australiana più recente. In generale la cultura di questo immenso paese è molto stimolante, innovativa, la musica, il cinema….è un paese molto moderno. Una dritta su qualche scrittore emergente australiano?
L’Australia mi ha sempre dato l’idea di uno spazio sconfinato. Un mondo altro, distante, dove poter scommettere una vita alternativa a quella del luogo d’origine.
L’Europa è vecchia, mi sembra sempre più inadeguata.
Se dovessi scegliere un posto dove rinascere penserei senz’altro all’Australia. E alla Nuova Zelanda.
Complimenti anche da parte mia per questo spazio on line bello e originale.
Ringrazio anzitutto Antonio Casella per le sue “vedute” dall’Australia. Ho appreso tante cose che non conoscevo affatto. Insomma, c’è sempre da imparare sia da chi ti sta vicino sia da chi vive molto lontano.
Ebbene, vorrei chiedere ad Antonio quali sono gli scrittori australiani più importanti (due, tre nomi), ovvero più letti, e quanto sono letti, e anche quali argomenti affrontano nei loro libri. Inoltre, quali sono i generi che vanno per la maggiore, forse i thriller e i noir anche lì?
Cordialmente, A. B.
Gennaro Cozzella e Ausilio Bertoli chiedono sulla letteratura australiana.
Comincio con il personaggio letterario piu’ quotato se non altro perche’ l’unico autore d’Australia che abbia ricevuto il premio Nobel, cioe’ Patrick White. Scrittore non facile da seguire, ma che puo dare grandi soddisfazioni
al lettore che ama il romanzo letterario e personaggi di psicologia complessa. Fra i suoi titoli piu’ apprezati vi sono: The Tree of Man, Voss, The Solid Mandala. Meno conosciuto, ma per me molto bello e’, The Aunt’s Story. Poi consiglierei, Oscar and Lucinda di Peter Carey, scrittore Australiano ma per decenni residente a New York. Molto amato in Australia, ma meno consosciuto all’estero e’ Tim Winton, in particolare il suo capolavoro, Cloudstreet. Fra le donne cito Kate Granville (The Secret River) e Helen Garner, in particolare il suo libro-reportage, (Joe Cinque’s Consolation). Mi sembra da leggere per coloro che desiderano saperne di piu’ sugli emigranti italiani d’Australia.
Rispondo al seguente commento di Lucia M.
“L’Australia mi ha sempre dato l’idea di uno spazio sconfinato. Un mondo altro, distante, dove poter scommettere una vita alternativa a quella del luogo d’origine.
L’Europa è vecchia, mi sembra sempre più inadeguata.
Se dovessi scegliere un posto dove rinascere penserei senz’altro all’Australia. E alla Nuova Zelanda.”
Beh certamente L’Australia offre piu’ spazio, anche se il 75% degli abitanti preferisce vivere comunque in grandi citta’ tipo Sydney, con oltre 5 milioni d’abitanti! E’ anche vero che offre piu’ opportunita’ di carriera per i giovani. Va aggiunto che la maggioranza dei giovani si mette al lavoro a 15/16 anni, ovviamente part-time, di sera e nei weekend e si rendono meno dipendenti dai genitori o dallo stato, e piu’ autonomi. Lo stesso vale per gli anziani. In Australia ci si e’ andati in pensione all’eta’ di 65 da decenni. Adesso si parla di andarci 68! Quindi lo stato ti offre piu’ chances, ma richiede piu’ responsabilita’ dai cittadini.
Le auguro comunque che il suo sogno di venire in Australia si avverra’.
Grazie per la risposta!
Avessi qualche anno di meno, in Australia mi ci trasferirei davvero!!!
Torno a commentare con qualche giorno di ritardo. Mi scuso con tutti, ma ero fuori sede e ho avuto qualche difficoltà a connettermi.
Ci tenevo, intanto, a ringraziare Antonio Casella per la sua partecipazione alla discussione e per la sua disponibilità a rispondere alle domande pervenute.
Grazie mille, caro Antonio!
Un saluto affettuoso e tanti ringraziamenti a tutti coloro che sono intervenuti: Alberto, Laura, Simona (ciao, socia!), Alessandro Martini, Gennaro Cozzella…
Saluti e ringraziamenti anche a Lucia M. e Ausilio Bertoli.
Permettetemi di offrire un caloroso benvenuto a coloro che sono intervenuti per la prima volta.
Benvenuti a Letteratitudine, amiche e amici!
Il post rimane aperto per ulteriori eventuali interventi.
Ne approfitto ancora una volta per ringraziare Antonio Casella: l’Australia non è mai stata così vicina! 😉
Gentilissimo Antonio Casella, ho molti parenti sparsi per l’Australia, il suo articolo è interessantissimo e mi ha fatto conoscere meglio la realtà.
Io l’ho descritta in mio racconto “Il clarinetto dell’emigrante”. Il protagonista è un mio compaesano emigrato negli anni 50. Il racconto è stato pubblicato dal Prof. Renzo Montagnoli sul suo Web.
Se mi invia la sua email gielo invierò.
Complimenti
Pietro Zerella
Caro Pietro,
grazie per il tuo intervento.
Se ti va, puoi scrivere anche qui (tra i commenti) il link del tuo racconto pubblicato sul sito dell’amico Renzo Montagnoli.
Ti leggeremo con piacere.
A presto!
Preg.mo Massimo Maugeri,
con piacere invierei qualche mio racconto ma non riesco ad inoltrarlo.
Mi dovrebbe fare una cortesia di inviarmi la sua e-mail così mi sarebbe più facile rispondere.
Complimentandomi del suo blog porgo cordiali saluti
Dr. Pietro Zerella
Attendo la Vosra E-Meil per mandarvi i mie racconti.
Cordialmente Pietro Zerella
Caro Pietro,
la mail è letteratitudine(chiocciola)gmail.com
Però avevo scritto che puoi scrivere anche qui (tra i commenti) il link del tuo racconto pubblicato sul sito dell’amico Renzo Montagnoli.
A presto!
Ho inviato per e-mail due racconti uno breve e l’altro, un pò lungo, parla dell’emigrazione in Australia.
Auguri per la Sua iniziativa
Cordialmente saluto
Pietro Zerella
Parlare dell’australia com’e’ adesso e com’era sessanta anni fa’ e’ come il cielo e la terra. Io son venuto nel 1949 e sto’ scrivendo la mia storia secondo il mio parere. Il mio punto di vista e su cosa vuoldire essere straniero? subbire discriminazione? essere sfruttato perche’ non sapevi parlare inglese? vivere sotto la stigma di dego, wog? maffioso? e concio’ mirare al tuo obbiettivo e essere saggio di superare ostacoli era la preziosa arte di suvvivere. Si e’ vero l’emigante del dopo guerra hanno creato la societa’ di oggi.
bruno vartuli