“VIAGGIO ALL’ALBA DEL MILLENNIO” VINCE LA V EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE SEBASTIANO ADDAMO
La cerimonia di consegna avrà luogo venerdì 7 ottobre alle 18, nella sala C1 del Centro culturale “Le Ciminiere” di viale Africa, Catania, con ingresso gratuito.
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Cari amici, sono molto felice di poter condividere con voi la notizia dell’uscita di un mio nuovo libro. Si tratta di una raccolta di racconti molto particolare, intitolata “Viaggio all’alba del millennio” (pubblicata da Perdisa Pop, nella collana Corsari). Ho avuto il piacere di presentarlo al Salone del libro di Torino (sala autori, spazio b, padiglione 2), sabato 14 maggio, ore 10:30, insieme all’amica Michela Murgia (vincitrice del Premio Campiello 2010): alla fine del post, trovate i video della presentazione.
Vi ringrazio in anticipo per l’affetto con cui (spero) accoglierete questo mio nuovo lavoro.
Dal sito di Perdisa Pop è possibile scaricare e leggere il primo racconto della raccolta.
Vi riporto, di seguito, la scheda stampa del libro predisposta dalla redazione della casa editrice…
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“Viaggio all’alba del millennio si presenta come un’originalissima miscellanea di generi, di toni e registri stilistici: una raccolta peculiare, in cui ogni racconto si collega all’altro per dare forma a un unico grande affresco.
Un bizzarro viaggio in aereo racconta l’ansia da attentato terroristico; una tragedia consumata all’interno delle pareti domestiche tratta il tema dell’incomunicabilità tra familiari; i preparativi di un matrimonio rivelano alcune nevrosi contemporanee.
Si va poi dagli incontri virtuali nelle chat erotiche a una lettera folle che un’assassina scrive al commissario che l’ha arrestata. E ancora: una comica conversazione telefonica tra una nonna e un nipote, un giovane in coma, un ridicolo dialogo sull’immigrazione clandestina e uno scambio di battute che ha come oggetto la schizofrenia, per finire con un racconto dai tratti grotteschi, che ha per protagonisti un gruppo di giovani e una Catania trasfigurata, e ricollega tutti i racconti precedenti per agganciarsi infine al primo, in una struttura circolare.
Leggere questo libro è come guardare in uno specchio deformante. Maugeri unisce il grottesco al drammatico, lo scherzo alla suggestione, per mostrarci gli anni in cui viviamo attraverso le nostre nevrosi, le ansie e gli inganni della mente. La sua scrittura scompiglia le identità, rimescola le carte e altera la visione, dando forma a un libro magnetico, diverso, in grado di raccontare il caos del nostro tempo come non lo abbiamo mai letto.”
Di seguito, invece, vi propongo il booktrailer del libro realizzato dall’ottimo Carmelo Caramagno…
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Di seguito, i video della presentazione al Salone del libro di Torino con Michela Murgia.
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Grazie mille per la partecipazione e (se vi va)… ditemi in bocca al lupo.
Massimo Maugeri
Cari amici, come ho scritto sul post sono molto felice di poter condividere con voi la notizia dell’imminente uscita di un mio nuovo libro.
Si tratta di una raccolta di racconti molto particolare, intitolata “Viaggio all’alba del millennio” (pubblicata da “Perdisa Pop”, nella collana “Corsari”): http://www.gruppoperdisaeditore.it/Catalogo/Perdisa-pop/Romanzi/Viaggio-all-alba-del-millennio.aspx
Il volume sarà disponibile in libreria a partire dall’11 maggio. Avrò il piacere di presentarlo al Salone del libro di Torino (sala autori, spazio b, padiglione 2), sabato 14 maggio, ore 10:30, insieme all’amica Michela Murgia (vincitrice del Premio Campiello 2010).
Vi ringrazio in anticipo per l’affetto con cui (spero) accoglierete questo mio nuovo lavoro.
Dal sito di “Perdisa Pop” è possibile scaricare e leggere il primo racconto della raccolta: http://www.gruppoperdisaeditore.it/getdoc/158ac8c9-680c-4088-9000-c05380028c16/Maugeri_Impaginato-primo-racconto.aspx?disposition=attachment
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Vi riporto, di seguito, la scheda stampa del libro predisposta dalla redazione della casa editrice…
“Viaggio all’alba del millennio si presenta come un’originalissima miscellanea di generi, di toni e registri stilistici: una raccolta peculiare, in cui ogni racconto si collega all’altro per dare forma a un unico grande affresco.
Un bizzarro viaggio in aereo racconta l’ansia da attentato terroristico; una tragedia consumata all’interno delle pareti domestiche tratta il tema dell’incomunicabilità tra familiari; i preparativi di un matrimonio rivelano alcune nevrosi contemporanee.
Si va poi dagli incontri virtuali nelle chat erotiche a una lettera folle che un’assassina scrive al commissario che l’ha arrestata. E ancora: una comica conversazione telefonica tra una nonna e un nipote, un giovane in coma, un ridicolo dialogo sull’immigrazione clandestina e uno scambio di battute che ha come oggetto la schizofrenia, per finire con un racconto dai tratti grotteschi, che ha per protagonisti un gruppo di giovani e una Catania trasfigurata, e ricollega tutti i racconti precedenti per agganciarsi infine al primo, in una struttura circolare.
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Leggere questo libro è come guardare in uno specchio deformante. Maugeri unisce il grottesco al drammatico, lo scherzo alla suggestione, per mostrarci gli anni in cui viviamo attraverso le nostre nevrosi, le ansie e gli inganni della mente. La sua scrittura scompiglia le identità, rimescola le carte e altera la visione, dando forma a un libro magnetico, diverso, in grado di raccontare il caos del nostro tempo come non lo abbiamo mai letto.”
A questo punto mi preme ringraziare subito la casa editrice “Perdisa Pop”.
Ringrazio Luigi Bernardi e Antonio Paolacci, che hanno creduto a questo libro.
Anna Maria Riva, che dirige l’ufficio stampa… e tutto lo staff di Perdisa editore.
Ho visto la copertina del libro per la prima volta, solo ieri sera… e solo oggi ho letto (per la prima volta) la scheda stampa che ho inserito poco prima.
Insomma, siamo appena agli inizi di progetto letterario/editoriale che spero possa avere fortuna. E la sua fortuna dipende dalla vostra disponibilità di andargli incontro.
😉
Insomma, spero che questi racconti (qualora abbiate la bontà e la pazienza di leggerli) possano in qualche modo incontrare il vostro consenso.
Ovviamente, ne riparleremo quando saranno disponibili in libreria (ovvero a partire dall’11 maggio).
Per il momento, come vi dicevo, potete leggere il primo racconto (quello che dà il titolo all’intera raccolta), messo gentilmente a disposizione dalla casa editrice.
Il primo racconto (vi dicevo) è incentrato sul tema dell’ansia da attentato terroristico e, più in generale, sulla paura di volare.
Vi invito, dunque, a discutere su questo tema…
– Vi è mai capitato di salire su un aereo e di rabbrividire al pensiero degli attentati dell’11 settembre (e delle modalità con cui sono stati eseguiti)?
– In generale, siete mai stati vittima dell’ansia da attentato terroristico?
– Che rapporti avete, con “il volo”? Prendete l’aereo con serenità, o siete tra coloro che devono fare i conti con la paura di volare?
Grazie mille in anticipo per la partecipazione e (se vi va)… ditemi in bocca al lupo.
A tutti voi una serena notte.
Carissimo Massi,
che festa e che gioia l’uscita di questi meravigliosi racconti!
La vita in tutte le sue manifestazioni. La paura. La rabbia. Il dubbio.
Il futuro in forme contorte e fragilissime (Muccapazza), la famiglia che si interroga su se stessa e sulle proprie ferite (Ho un regalino per te), i clandestini e i viaggi della speranza (Il Bianco e nero), una confessione a un commissario invisibile che scioglie in lacrime il mascherone del trucco (Ratpus).
Dei veri gioielli di compassione e apparente levità, quella leggerezza che Calvino usava per controaltare alla pesante zavorra del dolore.
Bravissimo, e grazie per averci donato un viaggio “in quest’alba di millennio truccata da tramonto”.
In bocca al lupo, socio
la tua Simo
…Quanto al volo…lo sai bene…io preferisco la nave, il treno, la macchina, il cavallo e il carretto. Tutto tranne le ali.
E quindi ho un ottimo rapporto col volo. Nel senso che non prendo mai l’aereo.
Come dice Fiorello: Non ho paura di volare. Ho paura di cadere.
baci
Massimoooooooooooo! Che felicità ancor prima di leggerti, desidero augurarti il mio sincero in bocca al lupo. Sono sicura che saprai ammaliarci con la tua intelligente ironia, la tua sapiente leggerezza che penetra in ogni dettaglio della vita. Tutto sempre dettato da una grande sensibilità di uomo e di artista che sa trasparire in parole e gesti. Spero che tu venga anche dalle mie parti per presentare il tuo libro. Con tutto il cuore e la stima profonda:auguri!!
Infine, dopo il magnifico inizio del salone di Torino, anche Siracusa avrà il piacere di ospitare Massi e il suo “Viaggio all’alba del millennio” , il 21 Maggio, alle ore 17,30 all’hotel Livingstone, sul mare di Ortigia.
Sarà un pomeriggio speciale di cui non svelo nulla perchè Massi sa che si tratterà di una vera sorpresa….Dirò solo che presento questa raccolta con il cuore in festa e che vi aspetto numerosi in un albergo che ricorda la storia del gabbiano Jhonatan Livingstone e che pare galleggiare come un veliero tra le onde.
Ospite d’onore Massimo e la voce delle sue storie.
Vi aspetto!
Simo
Cara Fran, sei invitatissima con tuo marito e la tua famiglia alla presentazione siracusana….perchè non ci fai un pensierino? Ci sono anche le rappresentazioni classiche e saresti mia graditissima ospite!
PENSACI!!! I pranzetti sono compresi….
Quanto a Massi, buona notte, caro socio, e che queste tue creature possano volare nel cuore, leggere, persistenti, emozionando e colmando di vera tenerezza e dolentissima nostalgia.
L’augurio è la felicità.
Per te e per loro.
Sempre.
@Massimo. Caro fratello, per adesso solo un grandissimo augurio. E che la generosità che hai profuso con tutti attraverso questo blog, venga ripagata
In bocca al lupo, Massimo. Sono andata in aereo 5 0 6 volte in tutta la mia vita. Si, ho paura di volare. Non ho paura del terrorismo. Solo una volta, viaggiando in treno con mio figlio, allora ancora un ragazzo, vedemmo un uomo mettere sulla reticella una valigia e poi andarsene. Mio figlio ed io scambiammo uno sguardo d’ intesa, un po’, ma solo un po’ preoccupato. Non abbandonammo lo scopartimento e non successe niente. Viaggiare in aereo lo sconsiglio per altri motivi: Il risparmio energetico e la difesa dell’ ambiente. Corriamo troppo a discapito della serenità e ad un sano rapporto interpersonale.
Carissimo Dottor Maugeri,
le mie felicitazioni per questa sua pregevolissima opera.
Ho già letto il primo racconto on line e aspetto con vera gioia l’arrivo degli altri. Posso già dirle che lo stile è perfetto. Mai incerto, emozionante e assolutamente aderente all’impatto emotivo. E poi…che capacità di creazione della suspence! C’è un vero genio dietro quella scena di panico che sale…tutta la nostra suggestione e tutto l’impatto di questi difficili tempi sul nostro animo, caro ragazzo!
Mi stupisce questa sua capacità di catturare con tale profondità la vera natura dei nostri giorni. Credo che in questo lei abbia già dato una prova altissima col suo romanzo.
Qui affina l’occhio, tende i nervi, ci immette dritti nel male di questo secolo che non sa bene che strada prendere, sempre su un bivio, o su mille, o sul niente.
Dottor Maugeri, che la fortuna e il successo le arridano e la portino dove il suo cuore desidera.
Io sono già dove il mio cuore vorrebbe stare, tra i miei amici, grazie anche a Lei.
Un augurio di vera e sincera felicità,
il suo affezionatissimo
Professor Emilio
@Simo sarei felicissima e onorata di essere tua ospite!Poi per un evento così gioioso verrei di corsa, devo vedere un p0′ le cose di famiglia, grazie comunque della tua gentilezza e disponibilità.
un grande abbraccio a te!
Gentile Maugeri, è da un pò che la seguo. Non ho mai scritto nulla perché non sono all’altezza, però la leggo sempre, e seguo i suoi ospiti.
Un in bocca al lupo, però ce la faccio a dirlo senza timore di scrivere stupidaggini.
In bocca al lupo e grazie per il suo impegno.
un lettore.
Che gioia, Massimo!
Condivido parola per parola quanto scrive l’amico Salvo.
Che la generosità e il disinteresse profusi qui ti vengano ripagati almeno il centuplo, perché lo meriti.
La tua dedizione alla letteratura lo merita.
Alba truccata da tramonto… bellissimo.
Sai, sei riuscito a rendere perfettamente le paure e le ansie di un’umanità che vola ma è sfatta e marcia, impaurita o inebetita. Consumistica e angosciata, vittima del pregiudizio a dispetto della cultura, nonostante gli aerei e i pc e le frittate di carciofo… dimentica che siamo innanzi tutto carne e sangue, sfinteri e timore della morte.
Che sia invece un tramonto truccato da alba?
Per quanto riguarda l’aereo non ho mai avuto problemi, l’ho preso centinaia di volte , forse più, viaggi lunghi, fino in Polinesia. Mangiato, letto, chiacchierato e dormito benissimo. Negli ultimi anni mi crea un pochino di agitazione se viaggio con i figli ma continuo a preferirlo al treno e alla nave. Quando possibile amo molto i viaggi in automobile, lentamente assaporando il paesaggio e fermandosi per qualche foto. Sempre però dopo aver raggiunto la meta di partenza in aereo!
Fortissimo il racconto Massi, effettivamente mi ha ricordato una volta in cui mi prese il panico perchè due tizi di aspetto mediorientale di cui uno con un libro rosso lacca fra le mani erano seduti dietro me e mio marito in volo da Berlino verso Roma. L’agitazione prese talmente il sopravvento su di me che mi impressionai e cominciai a sudare freddo quando uno dei due cacciò dalla tasca dei pantaloni un piccolo arnese. Era uno spray decongestionante per il naso!Dunque quanto mai attuale e coinvolgente il tuo racconto caro Massimo!
un abbraccio!!!
L’uscita di un nuovo libro è sempre una bella cosa, sono arrivata su questo blog solo adesso, auguro a Massimo Maugeri che il libro abbia successo, lo leggerò volentieri.
Si, ho paura di volare!
Complimenti, caro Massimo, per la tua nuova raccolta di racconti – il cui titolo, molto efficace, mi ricorda ”Diario di un millennio che fugge”, che fu il primo successo di Marco Lodoli. Ebbene, poiche’ il racconto e’ il taglio che piu’ ti si addice, ti posso augurare con un certo realismo di andare incontro alla stessa sorte dell’autore romano (d’altronde Perdisa Pop, per quanto abbia un catalogo che va dalle vette ai burroni, e’ marchio indipendente che oggi lascia ben sperare, avendo un’ottima distribuzione e qualche attenzione da parte della critica).
Giacche’ ci siamo, ti comunico che, se tutto fila, al Salone di Torino ci sara’ anche qualcosa di mio… una novita’ che non ho ancora anticipato a nessuno e che vorrei rimanesse ancora un po’ nascosta (quando ci andrai, butta uno sguardo nello stand dell’Historica Edizioni).
Salutoni Cari
Sergio
Ah, dimenticavo di salutare Salvuzzo, Simona, Marilu’, la Marone e tutti gli altri della ”vecchia guardia” letteratitudiniana – anch’io seguo il blog dal 2007 e mi sta sempre nel cuore, nonostante mi assenti di tanto in tanto per… scrivere!
Caro Massimo,
letta la scheda, credo che “Viaggio all’alba del millennio” descriva e nello stesso interpreti il modus vivendi di tutti noi, nati e vissuti – penso nostro malgrado – in una civiltà che corre così velocemente quasi non vedesse l’ora di schiantarsi addosso a qualche… per ricominciare daccapo, affrancata dalle nevrosi, dalle ansie, dagli inganni della mente e di chi la condiziona o cerca di condizionarla.
La fretta di arrivare prima degli altri, o di non farsi superare e arrivare magari ultimi anche – ironicamente – in un quieto convento dove si insegni e si pratichi la meditazione, lo si avverte non solo nelle città sempre più caotiche, insicure e chiassose, ma anche nei borghi di campagna, scompigliando desideri e progetti di vita serena, senza disagi interiori.
L’aria vibra spesso di paura ed è pregna di ansia.
Molti di noi hanno perfino paura di affrontare una strada o un vicolo perché dietro l’angolo potrebbe nascondersi l’antagonista, il nemico, oggigiorno “il terrorista”, the devil (il diavolo). E qualche volta c’è.
Non appartiene solo al malato di mente o a chi soffre di gravi disagi psichici – quindi – la paura degli attentati negli aerei e altrove. Anzi.
Rispondendo a una tua domanda, ti dirò che ho paura del viaggio in aereo non per gli attentati e altri accidenti, giacché mi considero “vaccinato”, bensì per l’angoscia di staccarmi da terra, ovvero di non aver più i piedi sulla terra. Angoscia che supero con un po’ di valium, detto tra parentesi.
Termino con la promessa che acquisterò il libro sia per le vicende narrate nei racconti, di attualità “palpabile”, sia per la tua assodata conoscenza della contemporaneità e dell’agire umano, nonché dei registri stilistici e dei suoi risvolti.
In bocca al lupo, di cuore.
Sono rimasta affascinata e rapita dalla lettura del racconto ‘Viaggio all’alba del millennio’ disponibile sul sito.
In bocca al lupo e complimenti!
i migliori auguri per questo nuovo “viaggio” letterario. che l’alba del millennio ti sia favorevole.
Che bella copertina! Una pagina bianca dentro una macchina da scrivere! Sulla pagina : once upon a time (c’era una volta).
Anche la scrittura e’ un viaggio! I migliori in bocca al lupo.
Mi appresto a leggere il racconto on line.
Mi ricordo che subito dopo gli attentati dell’11 settembre cercai di evitare di volare il più a lungo possibile. Mi sono proprio rifiutato di farlo. Ma poi, alla lunga, te ne fai una ragione. Ci si abitua a tutto. E non sempre e’ un male.
impatto. schianto. una scrittura tersa, lucida. un narratore che sa scavare dentro partendo dal fuori. un millennio che incatena e non lascia andare. un’umanità sofferente, sviata, salavata dall’arte.
grandissimo maugeri.
dora
Caro Massimo,
i miei auguri più cari. Il racconto che ho letto mi ha lasciata senza fiato per la capacità di raccontare le suggestioni collettive, il modo in cui, ormai, il nostro tempo sa ingoiarci. Davvero bravo e in bocca al lupo per questa nuova e avvincente avventura.
Complimenti alla casa editrice il cui catalogo mi pare curatissimo e interessante. Bravi!
Gioia
Salve, ho letto del suo nuovo libro “Viaggio all’alba del nuovo millennio”, e anche il primo dei racconti, quello on line, che ho trovato accattivante. Certo, essendo, il libro, una serie di racconti collegati tra di loro, si dovrebbe leggerlo tutto prima di esprimersi.Volevo chiederle, però, se lei ritiene sia una nevrosi di questo millennio il culto per la forma, io credo di sì, che lei lo abbia annoverato tra le nevrosi, viste le continue maldicenze letterarie verso la donnafucsia, il grassone, i nani. Può darmi conferma di ciò? Comunque tanti in bocca al lupo e cordiali saluti.
Auguri per l’uscita del tuo nuovo libro, Massimo e per il salone di Torino. Penserò a te, il 11 maggio.
A presto. Baci.
Nicole
Caro Massimo, tanti auguri ( o meglio tanti in bocca al lupo ) anche da parte mia. Il titolo del libro è intrigante, la copertina pure: semplice ed evocativa al tempo stesso.
Ho letto il racconto “viaggio all’alba del millennio” e condivido i pareri positivi espressi dagli altri commentatori. Tema attuale, ottimo stile, trama particolare ed incalzante.
Se gli altri racconti sono al livello di questo, questa raccolta sarà un gioiellino.
Provo a rispondere alle domande.
– Vi è mai capitato di salire su un aereo e di rabbrividire al pensiero degli attentati dell’11 settembre (e delle loro modalità)?
–
Credo che nei mesi successivi all’undici settembre sia capitato un po’ a tutti. Devo ammettere che è capitato anche a me. C’erano un paio di giovani dai tratti mediorientali che parlavano a bassa voce tra loro. Però non ho detto nulla, sono rimasta in silenzio durante tutto il viaggio ingoiandomi l’ansia.
– In generale, siete mai stati vittima dell’ansia da attentato terroristico?
Sì. Oltretutto evito come la peste le mete turistiche che possono essere oggetto di attentati. Tanti anni fa evitavo anche Londa perché temevo l’ira dell’IRA.
– Che rapporti avete, con “il volo”? Prendete l’aereo con serenità, o siete tra coloro che devono fare i conti con la paura di volare?
Volo spesso, ma mai con serenità. Ogni volta che atterro subisco un’accelerazione di invecchiamento.
Siccome, a quanto pare, non sono la sola. Com’è che si dice? Mal comune, mezzo gaudio.
@ Simona Lo Iacono
Quando volo non ho solo paura di cadere. Ho anche il terrore di esplodere in aria.
Ciao.
🙂
benissimo, massimo. sono davvero felice per te. in bocca al lupo
i più sinceri complimenti. gran bel racconto, quello disponibile on line.
onore al merito.
Navigero, stai navigando in acque sempre più profonde e attraenti: complimenti! Continua a portare a galla le paure nascoste e a mostrare che tanti si sottopongono a commettere i più atroci delitti per compiacere a un padrone feroce e insensato (come ho scritto qualche tempo fa in una operetta non spregevole). Auguri illuminati.
Complimenti per il libro. Ho letto il racconto. Molto bello. La scena della “lotta” per la conquista dello spazio sul bracciolo mi ha fatta morir dal ridere.
A questo punto voglio leggere anche gli altri.
Mai avuto paura di volare. Semmai ho avuto paura di perdere l’aereo. Un paio di volte è successo. Sono una ritardataria cronica.
ciao
Che meraviglia, Massimo! Congratulazioni.
Bellissima la copertina, bello il tema. Avvincente e spiritoso il primo racconto.
D’altronde, da te mi aspetto sempre cose belle.
Io ho un buon rapporto con il volo. Sono fatalista e so che se deve accadere, accadrà anche a terra. Perciò vado. E torno 😉
Che bella notizia Massimo! In bocca al lupo!
Ho letto, seguendo le tue indicazioni, il primo racconto che dà il titolo al volume.
Un’atmosfera grottesca, livida a tratti, avvolge un frammento di vita – poche ore – d’un uomo qualunque. Con sgomento non tardiamo a riconoscere in quel volto, in quella tragedia ridicola, attraverso le schegge d’uno specchio frantumato, il nostro stesso volto e le piccole nostre miserie quotidiane. L’uso, nella narrazione, della seconda persona singolare amplifica la sensazione di vertigine; il tentativo di riconoscerci in una consueta identità, per definizione falsa, adesso si moltiplica in riflessi rotti, dove ci smarriamo senza scampo. Il tempo verbale al presente dà un ritmo cinematografico spietato alla storia: un occhio esterno – la divinità blasfema contemporanea, che ci segue e perseguita dovunque, fin dentro agli intestini – depone sul palcoscenico questo pupazzo dai colori sbiaditi, questo involucro di carne pensante: una creatura animata che – lo sappiamo bene – è preda della sofferenza.
*
Un racconto di grande qualità che suscita in noi il bisogno di inoltrarci in questo sentiero narrativo, di continuare con entusiasmo (leggevo ieri l’etimologia di entusiasmo: dal greco antico, “invasamento”, divinamente ispirato; speculare cioè all’ispirazione dell’artista) questo “Viaggio all’alba del millennio”.
Congratulazioni Massimo!
Abbracci,
Gaetano
P.S.
Molto bella anche la copertina, che ci ricorda l’esordio di tutte le nostre storie, dei nostri racconti sussurrati:
“C’era una volta…”
–
Correggo:
dentro agli intestini = dentro gli intestini
Caro Massimo,
comprerò il tuo libro non solo perchè sei un amico, ma soprattutto perchè m’ interessa davvero il tuo sguardo attento di fronte al sorgere di un millennio che, in chiave sociologica, sembra volgere verso il tramonto, l’imbrunire, il buio, anzichè l’alba e la luce della ragione. Infatti si è aperto un paradosso. Eredi di un secolo – il 1900 – dove la tecnologia e la psicoanalisi avrebbero dovuto portare alla parola “progresso”, non fermarsi alle apparenze, non credere alla realtà così com’è, indagarla, andare in profondità, sezionarla, sconvolgerla, interrogarla, nel nuovo millennio si delinea un fenomeno molto singolare: di fronte alle nuove scoperte scientifiche, alle teorie psicologiche, alla tecnica ed alle rivoluzioni, vi è un atteggiamento di sicurezza spavalda che, paradossalmente a quanto ci si aspettava, finisce per generare la paura, il disagio palese fra l’uomo ed i mezzi da lui creati. Insomma nessuno aveva previsto contraddizioni come la fiducia che genera la sfiducia, l’intelligenza che lascia campo all’istinto.
L’argomento è complesso…. ma io non ho paura di volare, viaggiare in aereo mi è sempre piaciuto, solcare i cieli a velocità sostenuta, entrare dentro le nuvole ed uscirci con la luce del sole che abbaglia dentro l’oblò!
Auguri
Inoltre mi permetto di ricordare che J.J. Rousseau così ha scritto nel suo post di martedì, 8 marzo 2011 alle 7:31 pm, ” …con la sua libertà guidata: ma in fondo me lo merito, perchè il primo a ridere su quella palle son stato io, il più grande predicatore del razzolare osceno tra lenzuola cincischiate e orfanelli abbandonati. Sei più coerente tu, che segui la ragione (perversa) del tuo tempo, dove, nel tempio del dio Denaro, è sempre Carnevale.”
Ora, capisco che Jean un è pò vecchiotto anagraficamente, ma non ricordarsi delle parole dette o scritte – così importanti – può davvero degenerare nel marciume! Infatti è proprio la mancanza di memoria, quel voler appositamente ignorare il dovere in obbedienza al su menzionato padroncino insensato, irragionevole, a trasformarsi nel fautore di peggiori dolori e di profondissima sofferenza.
Leggere il Vangelo fa bene, è talmente attuale!
Saluti
Rossella
Cari amici, vi ringrazio di cuore per i numerosi commenti e per l’affetto mostrato nei confronti di questa nuova creatura letteraria che si appresta a nascere.
Grazie. Grazie a tutti.
Cercherò di rispondere a ciascuno di voi (è il minimo che posso fare per ricambiare il vostro affetto).
Il primo ringraziamento va a Simona, la mia splendida socia letteraria che ha avuto la bontà e la pazienza di leggere questi racconti ancor prima che li proponessi a “Perdisa Pop”.
Carissima Simo, grazie di cuore per l’incoraggiamento e la condivisione.
E grazie per le tue splendide parole.
–
P.s. prima o poi dovrai superare la paura di volare (o di cadere)… altrimenti come faremo a presentare “La coda di pesce che inseguiva l’amore” al Madison Square Garden di New York? 😉
E ringrazio Simona per l’organizzazione della presentazione siracusana di questo libro prevista il 21 maggio.
(Grazie per la tua generosità, Simo)
@ Francesca Giulia
Mia carissima Fran,
grazie mille anche te per le belle parole.
Mi piacerebbe molto poter presentare il libro dalle tue parti. Magari organizziamo davvero!
Ricambio la stima e l’affetto. 🙂
@ Salvo Zappulla
Grazie, Salvuccio. Aspettiamo con impazienza il tuo libro “Il processo” che uscirà al più presto per i tipi di Del Vecchio editore (e di cui ho avuto il piacere di scrivere la prefazione).
@ Franca Maria Bagnoli
Grazie anche a te, Franca. A proposito dell’ansia da terrorismo (che ha colpito molti di noi, a quanto pare), ti rivelo che questo racconto disponibile on line (ma lo dico rivolgendomi anche agli altri amici) è stato ispirato da un fatto di cronaca.
Nei mesi successivi agli attentati dell’11 settembre lessi in un quotidiano che l’attuale Ministro La Russa, durante un volo, fu scambiato per un potenziale terrorista islamico da parte di un passeggero.
@ Prof. Emilio
Carissimo prof.,
le sue parole contengono una recensione molto lusinghiera nei confronti del racconto proposto. La ringrazio di cuore.
La sua presenza in questo blog è sempre un dono.
Un saluto affettuoso e ringraziamenti a Nino Lodi e Concetta Tigano.
@ Maria Lucia
Grazie di cuore, Mari. Sono felice che questo racconto ti sia piaciuto. Spero che sarà così anche con gli altri.
Molto significativo e veritiero insito nella tua domanda finale: Che sia invece un tramonto truccato da alba?
Certo, un millennio che nasce con le sembianze di tramonto è tutt’altro che incoraggiante…
Speriamo bene!
@ Sergio Sozi
Caro Sergio,
grazie anche a te per le parole affettuose e per la fiducia. Spero che questi racconti possano incontrare il tuo gusto.
Per quanto riguarda il titolo della raccolta (e del primo racconto), ti posso dire che è stato “ispirato” dal libro di Abraham Yehoshua: “Viaggio alla fine del millennio” (che però è molto diverso da questo mio).
http://www.ibs.it/code/9788806174361/yehoshua-abraham/viaggio-alla-fine.html
@ Ausilio Bertoli
Caro Ausilio, scrivi: “credo che “Viaggio all’alba del millennio” descriva e nello stesso interpreti il modus vivendi di tutti noi, nati e vissuti – penso nostro malgrado – in una civiltà che corre così velocemente quasi non vedesse l’ora di schiantarsi addosso a qualche… per ricominciare daccapo, affrancata dalle nevrosi, dalle ansie, dagli inganni della mente e di chi la condiziona o cerca di condizionarla.
–
Mio caro amico, da scrittore sensibile quale tu sei credo che tu abbia interpretato bene il senso di questi racconti… intrisi delle nevrosi, ansie e inganni della mente causato da questa società accelerata e – a volte – paradossale.
L’umorismo, in alcuni casi, viene in nostro soccorso. E un po’ di umorismo è possibile riscontrarlo anche tra le pagine di questo libro (almeno spero).
Un grazie di cuore a Cinzia, Mariano, Annamaria, Santi Di Giorgio, Terzo anno di lettere moderno, Lucia.
E grazie anche a Amelia Corsi, Nicole Fabre, Gioia, Alberto Mellia.
@ Enrico Gregori
Grazie mille, Enrico.
Ricordo il tuo libro più recente: “Il percorso degli incubi” (Azimut) http://www.ibs.it/code/9788860031273/gregori-enrico/percorso-degli-incubi.html
Ne abbiamo parlato anche in radio nella puntata dedicata alla fiera romana “Più libri, più liberi”
Un caro saluto e un ringraziamento al mio amico Gianmario Rousseau 😉
@ Morena
Grazie mille, cara Morena. Sono felice che la copertina e il racconto ti siano piaciuti.
Spero che sarà così anche con gli altri racconti (se avrai la pazienza e la bontà di leggerli).
@ Gaetano Failla
Caro Gaetano,
grazie per la tua bellissima recensione. Da conservare!
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È vero: la copertina ricorda molto l’attività dello scrivere. Piace molto anche a me. Pensa che l’ho vista per la prima volta solo domenica sera…
@ Rossella
Cara Rossella,
grazie di cuore anche a te per l’amicizia, l’affetto e la fiducia che mi dimostri. Spero che anche gli altri racconti (quando li leggerai) possano essere ritenuti all’altezza di questo che hai già letto.
Il tuo commento evidenzia le contraddizioni di questi nostri anni che scombinano alcune certezze che forse ritenevamo di aver acquisito nel corso del travagliatissimo Novecento.
@ Graziella Rizzo
Credo di sì, cara Graziella. Temo che il culto per la forma sia una delle “tare” di questi nostri anni. Un modo come un altro per compensare certe insicurezze.
Bene. Questo “Viaggio all’alba del millennio” è solo all’inizio del suo percorso…
😉
Vi ringrazio ancora una volta per il vostro affetto e vi auguro una serena notte.
Prima di tutto, Massimo, complimenti!
Indi le risposte ai tuoi quesiti:
Per il primo non ti so dire, perchè non ho occasione di andare in aereo da circa undici anni e non ho mai pensato all’ipotesi di un attentato terroristico, molto più probabile nei cosiddetti anni di piombo, quando ti ammazzavano per la strada, in banca, in treno e anche nella stazione. Allora sì che nutrivo ansie e timori.
Non ho mai avuto paura di volare, anzi per me anche il più breve viaggio in ereo era un motivo di gioia, al punto che nei progetti da pensionato c’era anche l’acquisto di un ultraleggero in società con un mio amico comandante dell’Alitalia. Poi, invece, una volta a riposo entrambi abbiamo preferito restare con i piedi per terra, anche perchè l’ultraleggero non offre grandi sensazioni, ma il costo di un Piper o di un Cesna sarebbe stato per noi proibitivo.
Davvero complimenti, Massimo. Ho letto il primo racconto e sono rimasta molto colpita. E’ divertente, fa anche sorridere, eppure è amaro, affonda colpi nelle nostre insicurezze di oggi. Avevo letto anche il racconto ‘Incontro a Porta Pia’ della raccolta Roma per le strade. Tu hai una capacità fuori del comune di unire umorismo e drammaticità.
Dimenticavo di dire, ma forse è superfluo, che leggerò con piacere gli altri racconti appena il libro sarà disponibile.
Per quanto riguarda le domande ti posso dire che non soffro particolarmente della paura degli attentati terroristici e l’idea di volare non mi crea inquietudini.
Però ricordo una volta che durante un volo intercontinentale me la vidi brutta, perché sembrava che l’aereo avesse un danno a uno dei motori. Lì pensai che sarebbe finita. Una volta atterrata promisi a me stessa che non avrei volato mai più. Solo che per rientrare a casa ( era negli Usa ) dovevo riprendere per forza l’aereo. Così fui costretta a superare il trauma sin da subito e ora volo senza problemi.
Comunque, chi soffre della paura di volare può rivolgersi a centri specializzati per terapie anche di gruppo. A volte li organizzano anche le compagnie aeree.
ciao a tutti.
Già il titolo dà un indizio: Viaggio all’alba del millennio. In effetti se ci poniamo di fronte al terzo millennio, siamo proprio agli albori. Un millennio che comincia all’insegna di contraddizioni e incertezze e sotto la spinta di grandi cambiamenti.
Eppure l’uomo rimane in fondo se stesso con i propri dubbi e le proprie ferite. Questo ho inteso leggendo il racconto indicato.
Complimenti e auguri.
Attendo di leggere gli altri.
Caro Massi,
per New York nessun problema: parte una nave da Londra.
A Londra, poi, ci arrivo in treno…
Quindi, tutto risolto. L’importante è riuscire ad avere un mese di ferie in ufficio!
Un bacio, socio
Sono tra quelli che temono il volo. Ogni volta che devo salire su un aereo devo fare ricorso a qualche goccia di valium, altrimenti non reggo.
Purtroppo in alcuni casi è proprio impossibile non fare ricorso all’aereo.
ho letto con molto piacere il racconto e faccio anch’io tanti auguri a Maugeri per la sua raccolta. la paura di volare mi appartiene e per un bel po’ di tempo mi ha condizionato la vita. poi però ho risolto facendo un po’ di terapia che consiglio a tutti.
in rete si può trovare parecchio materiale utile.
fornisco qualche informazione partendo da cosa bisogna intendere per paura di volare-
Cos’è la Paura di Volare?
Per dirla in modo semplice possiamo vederla come uno stato d’animo di particolare sofferenza che compare quando si deve volare e che ne impedisce del tutto la possibile effettuazione o la rende particolarmente sofferta. Chi ha paura di volare, al solo pensiero di doverlo fare, soffre, patisce, ne allontana l’effettuazione o addirittura ne evita oculatamente ogni possibilità.
Quali forme assume?
Il pensiero di paura si traduce in forme fisiologiche ben note: eccessiva sudorazione, tensione muscolare, accelerazione del battito cardiaco, sensazione d’inquietudine e disagio, stato d’ansia, incontrollabilità delle proprie funzioni.
Inutile aggiungere che eventi tutt’altro che improbabili, come un ritardo al decollo, o il maltempo, o il pensiero di attentati terrotistici, portino ad un incremento dei fattori critici.
Chi colpisce?
La Paura di Volare colpisce in modo indiscriminato le persone, senza alcuna distinzione di razza, ceto, sesso od altro.
Ne possono rimanere colpiti sia chi viaggia per turismo, il quale non riesce a visitare i paesi che ha sempre sognato, sia chi viaggia per lavoro, come gli uomini d’affari o i tecnici specializzati, i quali possono vedere limitate le proprie possibilità di assumere nuovi incarichi o qualifiche particolari.
Si può notare come la paura di Volare limiti enormemente, inibisca le possibilità di coloro che ne soffrono.
Come influiscono le precedenti esperienze di volo? Cos’è la Sindrome del Passeggero?
Ogni persona ha la propria storia particolare sul volo.
C’è chi ha già volato e degli avvenimenti avversi, come degli atterraggi difficoltosi o dei vuoti d’aria particolarmente rilevanti, lo hanno intimorito; c’è chi patisce soprattutto l’altezza, con quel senso di vertigine che si avverte per esempio, sui balconi o di fronte a particolari vette; c’è chi patisce i luoghi chiusi, con una sorta d’effetto ‘scatola di sardine’; altri invece patiscono della paura tipica di chi solitamente ha difficoltà a farsi guidare da altre persone, anche semplicemente in macchina: è la cosiddetta ‘Sindrome del Passeggero’.
Ma il pensiero che sicuramente ricorre in tutti coloro che soffrono il volo vi è la paura di fare la comunemente detta ‘fine del topo’: è l’impossibilità di influire sul corso degli eventi ed essere, o sentirsi, in balia di un qualcosa che non si controlla per niente.
Cosa fa chi ne soffre per superare il problema?
Chi ne è colpito, ma si trova a dover viaggiare lo stesso, adotta una serie di tecniche più o meno efficaci per superare tale difficoltà.
La più diffusa, ma anche la più pericolosa ed inutile, è quella dell’assunzione di bevande alcoliche. Altri assumono tranquillanti, altri semplicemente cercano di controllare le proprie reazioni e di distrarsi, riuscendoci però sino al momento in cui il viaggio va bene, ma soffrendo non poco appena inizia un pò di turbolenza.
Quali sono le cause della Paura di Volare?
La grossa paura non è volare, ma staccare i piedi da terra, nel suo significato simbolico (è stato citato Fiorello che dice: non ho paura di volare, ho paura di cadere).
Il distacco è un grosso problema per alcune di queste persone: tenere i piedi per terra è segno di ricerca di certezze, di stabilità, di poter contare su cose certe; il distacco richiama sempre delle ferite aperte, degli allontanamenti che in passato ci hanno fatto star male.
Molte di queste persone invece hanno il terrore di affidarsi ad un altro, di non poter controllare la situazione direttamente, cosa che durante un volo succede sempre. Le fantasie più grosse che pervadono queste persone sono quindi l’incontrollabilità dell’evento e la possibilità di una fine terribile.
Tutto ciò trova riscontro nella storia di vita dell’individuo, negli avvenimenti che si sono succeduti.
E’ possibile intervenire e risolvere il problema?
Dietro ogni comportamento o difficoltà c’è il pensiero del soggetto stesso, nel bene o nel male. Ciò vale anche per la paura di volare. La difficoltà a volare vede coinvolta sempre la persona stessa che la vive, la sua vita e la sua storia, il suo modo di pensare, i suoi pregiudizi e le sue inibizioni, i suoi vizi e le sue virtù.
Tutto ciò può sembrare insormontabile, ma non è così.
La cosa importante da tenere a mente è che il sintomo è solo un segnale d’allarme di qualcos’altro che non funziona. In tal modo dunque è anche utile, perché è in grado di portare un miglioramento di vita.
Spero di essere stata utile. Cari saluti.
La Russa scambiato per un potenziale terrorista islamico. Favoloso!
IL TERRORE NEGLI OCCHI DELL’ALTRO
Entrò con passo sicuro , guardò il numero sul sedile e mi disse perentorio “si alzi perche il posto vicino al finestrino è mio”
Mi alzai , lo feci passare, si sedette aggiustandosi, la piega dei suoi pantaloni blu. Era dentro un vestito da manager e sembrava stirato di fresco.Età sui trent’anni. Aprì a tutta pagina il corriere della sera. Era la sicurezza e la spavalderia fatta persona. I motori dell’aereo presero a rullare, dopo la corsa l’aereo iniziò a salire nel vuoto , lui impallidì, spinse il giornale sul mio grembo, gli chiesi se stesse male, afferrò il mio braccio paralizzandomi al sedile. Cercai di parlargli, di allentare la morsa;”Zitta” mi ordinò con lo sguardo vitreo. Roma – Palermo
Quando arrivammo avevo le sue unghiate sul mio braccio. Lui spavaldo si alzò, non chiese scuse, aveva acquistato in viso il colore naturale, l’occhio mobile e la prosopopea con cui era entrato. Ritirò la sua ventiquattrore, senza nè buon giorno, nè buona sera e si mise in fila per uscire.
Caro Massimo,mi complimento per la novità che ci porti. In bocca al lupo a Torino. Quando lo leggerò ti farò sapere, per adesso mi è piaciuta l’idea per narrare il caos del nostro tempo.Partecipo e condivido questo tuo splendido momento Sei sempre al MASSIMO.
ciao mela
In bocca al lupo, Massimo! Mi sono appena gustato il racconto in anteprima. Non ho mai coltivato paure e fobie da volo in aereo, ma conosco quell’ansia legata al contatto fisico che tu descrivi benissimo.
Cari amici, grazie mille per i nuovi interventi.
Un caro saluto a Renzo Montagnoli, Vale, Riccardo Biglia…
@ Simona
Cara Socia, mi sa che faremmo prima a spostare il Madison Square Garden qui in Sicilia. 😉
Grazie mille a Manuela Tagliani per le informazioni sulla “paura di volare”.
# Mela Mondì
Bello “Il terrore negli occhi dell’altro”: ma ti è accaduto davvero, o è un microracconto di pura fiction?
Ancora grazie a Franca e un caro saluto a Claudio Morandini.
Attendo nuovi vostri interventi (se potete)…
Intanto ne approfitto per augurarvi una serena notte.
Ottima idea, socio. Mi sembra più semplice….
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Ora qualche domandina….ci vuoi raccontare qual è il primo racconto che hai scritto e in che anni? E gli altri….?
E poi…le storie sono accomunate da una cornice comune, un po’ come avviene ne “il decameron” o ne “le mille e una notte”….parlaci di questa cornice…del filo nascosto che lega ogni racconto…
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E ora buona notte (sulle ali dei sogni…le uniche ali che frequento)
Qui volete babbiare, eh? Mi si spia se tengo scanto de vvolare, io? E come no! Io, mai vvolai, mica Icaro sogno e macari l’aquila che, sul Monte Caucaso, rrosicava il fetico de quell’attro fetuso di Prometeo! Viaggiare in aereo? Mai e poi mai! Andatece voi, prego, meschineddi…
carissimo Massimo, non ci conosciamo ma seguo sempre il suo blog, i suoi stimoli, le sue sollecitazioni ad animare il dibattito, sempre proficuo e stimolante…ci tenevo a rivolgerle i miei complimenti per l’uscita del suo libro che avrò il piacere di leggere, se posso verrò a trovarla al Salone del libro, un appuntamento che, di solito, non perdo.cosa dire sulla paura dell’aereo? lo prendo quando devo colmare lunghe distanze in breve tempo. Mi piace volare ma il pensiero di poter cadere è lì presente appena metto piede sulla scaletta. che posso farci?mio marito è terrorizzato dai voli aerei, perchè è incappato in una brutta esperienza nei cieli quando era bambino.
aggiungo anche i miei complimenti, sia per il blog sia per questo nuovo libro in uscita. mi piacerebbe tanto poter essere a Torino, per il Salone. anche perché sono una grande estimatrice di Michela Murgia.
per quanto riguarda l apaura del volo, no. per fortuna è un problema che non mi riguarda. però ho il caso di mia madre che non ha mai voluto volare in vita sua. non ci riesce. una volta ci ha provato. è salita su, ma poi non ce l’ha fatta ed è scesa dall’aereo rinunciando al viaggio.
Il tema della paura del volo mi interessa molto, al punto che pensavo di realizzare un cortometraggio – progetto poi arenatosi.
Ho letto il racconto di M. Maugeri ed aggiungo la mia opinione positiva a quelle già espresse. Non essendo un critico letterario eviterò tuttavia di formulare considerazioni tecniche.
A Maugeri i migliori in bocca al lupo.
Se mi è consentito vorrei tornare invece sul tema della paura del volo. Ho apprezzato le informazioni fornite da Manuela Tagliani e vorrei fornire approfondimenti tratti da un lavoro curato da Alberto Siracusano e Cinzia Niolu, Cattedra di Psichiatria, Dipartimento di Neuroscienze
Università di Roma “Tor Vergata”.
Si intitola ‘La paura di volare’:Perché viene e come si supera l’ansia di prendere l’aereo
http://www.pensiero.it/catalogo/scheda.asp?IDPubblicazione=220
Procedo a “domande/risposte” come la Tagliani.
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Che cos’è la paura di volare?
La paura di volare è un timore molto diffuso, sia tra coloro che utilizzano l’aeroplano come abituale mezzo di trasporto, sia tra coloro che non hanno mai volato. Può manifestarsi in qualsiasi momento di un volo, breve o lungo, di lavoro o di piacere, programmato o improvvisato, tranquillo o turbolento.
Tutte le fasi del viaggio in aereo possono essere vissute con paura, anche se ne esistono alcune particolarmente temute, come il decollo e l’atterraggio, o alcune condizioni meteorologiche che più frequentemente suscitano ansia, prima tra tutte la turbolenza, seguita dai temporali, dalla nebbia e dal vento forte.
L’intensità del timore va dal semplice, più o meno lieve disagio avvertito prima o durante il volo, al terrore assoluto che impedisce al soggetto di affrontare il volo o, qualora ciò sia impossibile, provoca disagi molto seri fino alle crisi di ansia acuta e al panico.
La paura di volare può essere avvertita anche da chi non ha mai volato, bloccandolo fin dalla semplice decisione di prendere l’aereo.
Quanto è diffusa?
Recenti sondaggi indicano che negli ultimi anni in Italia la percentuale dei “volatori”, intesi come persone che hanno utilizzato il mezzo aereo almeno una volta, è cresciuta dal 29 al 37 per cento, con una prevalenza degli uomini rispetto alle donne. Di queste persone che hanno volato almeno una volta, quasi il 40 per cento ammette di avere paura, e il 10 per cento dichiara che non volerà mai più.
Per avere una stima globale, a queste percentuali occorre aggiungere quelle relative ai “volatori abituali”, cioè coloro che viaggiano abitualmente o molto spesso, provando ogni volta disagio, e quelle riguardanti coloro che hanno paura pur non avendo mai volato. In totale, la percentuale di italiani “paurosi” si aggira intorno al 60 per cento della popolazione, e tali dati sono simili a quelli riscontrati in altri paesi.
Si è anche osservata una lieve prevalenza di donne rispetto agli uomini (65 contro 48 per cento), il che sembra contrastare con il dato che a volare sono più uomini che donne: questa prevalenza può essere legata ad aspetti differenti, per esempio ad un diverso atteggiamento dell’uomo e della donna di fronte all’idea generale della paura, molto legato ad elementi di tipo culturale oltre che personale, per cui gli uomini sono tendenzialmente portati a negarla o comunque ad ammetterla e conseguentemente a chiedere aiuto solo in circostanze estreme, mentre per le donne la richiesta di intervento è, in genere, più semplice da formulare.
A quale età si manifesta?
Non si può stabilire un’età precisa di esordio della fobia del volo, o meglio questa è molto varia: alcune persone ricordano di avere avuto paura “sempre”, altre dopo un primo periodo di voli senza problemi ricordano di aver cominciato “gradualmente” ad avere sempre più paura, altre ancora riferiscono esordi “improvvisi”, talvolta in seguito a traumi di volo, altre volte senza causa specifica apparente, altri infine attribuiscono la genesi del fenomeno proprio all’avanzare dell’età, all’aumento di consapevolezza che questa porta con sé, all’aumento dei pensieri legati alla morte.
L’età media, compresa tra i 40 e i 50 anni, sembra essere quella più colpita, e comunque quella in cui la maggior parte dei paurosi del volo decide, per motivi diversi ma evidentemente attinenti al periodo in cui stiamo vivendo, di affrontare concretamente il problema. Un campione di persone, infatti, pur comprendendo soggetti dai 20 ai 60 anni, mostra un picco tra i 40 e i 47 anni, senza distinzioni di sesso.
Che differenza c’è tra paura di volare e aerofobia?
Esiste una paura “normale” dell’aereo, che tutti proviamo, più o meno consciamente, e che possiamo considerare il segnale di un’attivazione particolare del nostro organismo in vista di un compito adattativo impegnativo, per esempio la novità e il pericolo. La manifestazione esteriore di tale paura è individuale, e può andare da una negazione totale (“non ho affatto paura”) alla messa in atto di tecniche per distrarsi, per esempio leggere, chiacchierare con i vicini o con i membri dell’equipaggio, dormire.
Sicuramente l’abitudine a volare incide positivamente su questo livello di paura, poiché ridimensiona l’elemento “novità”. Questo genere di paura non produce alcun evitamento, e quindi non produce limitazioni nella vita del soggetto, il quale riesce a far fronte a questa difficoltà e a rispettare i propri impegni senza particolare sforzo e in maniera abbastanza disinvolta. In questo senso è considerata una paura “sana”, che non richiede alcun intervento terapeutico.
Lo sconfinamento nella patologia comincia ad avvenire quando il livello di timore è tale da provocare intense reazioni di ansia al momento di prendere l’aereo, o addirittura prima, al solo pensiero di organizzare il viaggio o man mano che la data fissata si avvicina. In questa fase può ancora essere possibile un tentativo di controllo da parte del soggetto, che cerca di superare la paura in vario modo, per esempio facendosi accompagnare da una persona di fiducia, prendendo tranquillanti prima e durante il volo, chiedendo al personale di bordo di poter viaggiare in cabina di pilotaggio. Tentativi che comunque condizionano negativamente la vita della persona e che sono il segnale per valutare l’opportunità di una consultazione specialistica.
L’elemento cruciale che caratterizza l’aerofobia propriamente detta e che la distingue dalla paura e dall’ ansia è l’evitamento. Il soggetto è talmente preda dell’angoscia che gli suscitano il volo e il pensiero del volo che tende ad evitare qualsiasi circostanza che lo riguardi: agenzie di viaggio, aeroporti, progettazione di viaggi di lavoro, vacanze, ecc. Se nella fase precedente la qualità della vita del soggetto è già fortemente compromessa, in quanto tutto ciò che prevede viaggi in aereo viene vissuto con estrema angoscia e i tentativi per superarla costituiscono fattori di stress notevoli, con il subentrare dell’evitamento si assiste ad un restringimento drammatico dei margini di autonomia personale che, anche se spesso negati dal soggetto stesso, alla lunga tendono ad esprimersi in termini di disagio.
Quali fattori scatenano la paura dell’aereo?
L’aereo si stacca da terra, resta sospeso e si muove nel vuoto, ovverosia vola. L’evoluzione del tempo e lo stato attuale dell’evoluzione del volo in diverse forme, come mezzo di trasporto (aerei di linea), come mezzo di difesa e guerra (aerei ed elicotteri militari), come mezzo di divertimento ed ebbrezza (parapendio, paracadutismo), come mezzo di esplorazione dello spazio (navicelle spaziali), fa pensare come l’uomo abbia sempre pensato al volo con paura e, contemporaneamente, con forte attrazione e sfida. Insomma l’aereo è un buon contenitore nel quale far confluire diverse paure. Gli aspetti psicologici con cui ci si confronta nel prendere l’aereo sono dunque diversi:
– La separazione, che può significare da una parte distacco, dall’altra libertà. Spesso da ciò che le persone descrivono sulla paura della morte in aereo ci si rende conto che ciò che temono non è tanto la loro fine, ma l’idea di abbandonare i loro cari.
– L’ineluttabilità, cioè l’inevitabilità della morte in caso di incidente: “gli incidenti aerei sono meno frequenti di quelli automobilistici o ferroviari, ma quando avvengono non si salva nessuno”. Questo è il pensiero più ricorrente.
– Il controllo: in aereo si è impotenti, non si può agire sul mezzo né in condizioni normali, né in condizioni di pericolo.
– Il malessere fisico legato alla velocità, all’altitudine, alle variazioni di pressurizzazione tipiche del volo, può essere interpretate dal soggetto come segnale di pericolo o addirittura di morte imminente.
Quali sono i sintomi più frequenti?
La paura di volare rientra nella categoria dei disturbi d’ansia, e come tale si manifesta. Nel quadro clinico si possono ritrovare i sintomi somatici e quelli psichici dell’ansia, singolarmente o in associazione:
– I sintomi somatici interessano i vari apparati: cardiovascolare (tachicardia e/o vasocostrizione periferica che provocano una sensazione di freddo alle estremità e i brividi); respiratorio (tachipnea che comporta un respiro corto, superficiale e frequente, la sensazione di mancanza d’aria, un senso di oppressione toracica); ghiandolare (aumento della sudorazione); gastrointestinale ( nausea, vomito , senso di gonfiore e pesantezza addominale, eruttazione , crampi addominali, sensazione di “farfalle nello stomaco”, diarrea ); urogenitale (aumento dello stimolo all’urinazione e della diuresi); muscolare (senso di tensione e dolore muscolare, cefalea “a casco”, rigidità e dolori alla regione cervicale).
– I sintomi psichici includono una sensazione generale di attesa penosa, la paura di impazzire o di morire, la paura di perdere il controllo.
La crisi d’ansia si manifesta solo quando il soggetto entra in contatto con l’oggetto specifico della sua paura, la quale è legata a quello che il soggetto pensa che possa derivare da quel contatto. Va sottolineato che non è necessario che il contatto sia reale, effettivo, in alcune situazioni basta solamente pensare o sentir parlare di aerei perché si scateni una crisi di intensità simile a quella suscitata dal contatto concreto.
Un altro aspetto distintivo è l’evitamento: il soggetto teme l’intensità dei sintomi a tal punto da evitare a tutti i costi l’aereo, preferendo a volte faticosissime alternative per raggiungere la meta del viaggio. A questo proposito è interessante osservare come il grado di consapevolezza che ciascuno ha di stare evitando la situazione sia molto soggettivo: alcune persone mascherano l’impossibilità con la non volontà, evidenziando una totale mancanza di chiarezza rispetto al proprio grado di autonomia e alla propria capacità di scelta. Le affermazioni più tipiche in questi casi sono: “non sento alcuna necessità di usare l’aereo, preferisco girare in macchina o in treno, si vedono più cose”, oppure “preferisco visitare l’Italia piuttosto che andare all’estero, e per far questo non c’è bisogno di prendere l’aereo, è molto più piacevole usare la macchina o il treno”.
In altri casi, al contrario, il grado di consapevolezza è più elevato, anche se non è sufficiente a superare l’ostacolo: “mi rendo conto dell’assurdità di tutto questo, ma non riesco proprio a controllarmi, preferisco prendere treno e nave, oppure farmi centinaia di chilometri in macchina, piuttosto che dover solo considerare l’ipotesi di prendere un aereo”.
Quando si presenta la paura di volare?
La paura di volare può manifestarsi all’improvviso, o viceversa insorgere gradualmente, nel corso del tempo. L’insorgenza improvvisa, chiamata “acuta”, è la meno frequente. Generalmente assume la forma di una crisi d’ansia acuta o addirittura di un attacco di panico subito prima o durante il volo stesso, per cui il soggetto si blocca, magari proprio al momento del check-in oppure durante il rullaggio in pista, e decide di tornare indietro, in quest’ultimo caso costringendo il comandante ad interrompere le procedure di decollo per tornare al parcheggio e far scendere il passeggero.
In altri casi ancora, e sono quelli più drammatici per l’intensità del malessere che li caratterizza, la crisi acuta avviene proprio durante il volo, quando ormai non è più possibile tornare indietro, ed è proprio questa ineluttabilità, questa impotenza ad intervenire sul corso degli eventi, che rende questo tipo di situazione più penosa di altre, anche nella memoria e nella rievocazione dell’episodio.
Una conseguenza diretta di tale modalità acuta di esordio è il blocco improvviso, per cui persone che fino a quel momento avevano volato per anni, senza particolari disagi, dall’oggi al domani si rifiutano categoricamente di prendere l’aereo, e tale rifiuto può durare anni o addirittura decenni. È abbastanza comune che accada alla prima esperienza di volo. Frequentemente alla base dell’esordio acuto in volo troviamo il verificarsi di eventi di volo, a volte traumatici, a volte non necessariamente tali, che però sono interpretati negativamente dal soggetto, generalmente in funzione del proprio stato d’animo e della fase del ciclo vitale che sta attraversando.
Le medesime considerazioni si possono fare per le situazioni di aerofobia ad esordio graduale, che sono le più frequenti. In questo caso le persone raccontano che lentamente, con il trascorrere del tempo, ogni volo diventa più difficile del precedente, vissuto con sempre maggior disagio e anticipato con ansia crescente, fino all’insorgenza degli evitamenti, prima inapparenti, poi sempre più evidenti fino all’esito finale nel blocco completo o in un volare disagiato e spiacevole. Nelle persone che hanno sempre volato si può arrivare a questa condizione sia partendo da situazioni in cui il volo era vissuto come estremamente piacevole o addirittura esaltante, oppure da una condizione di disagio ben contenuta. In entrambi i casi è talvolta possibile ricostruire insieme al soggetto le tappe del mutamento, fissando in alcuni eventi di vita le linee di passaggio fondamentali; altre volte invece è più difficile raggiungere tale consapevolezza, e la persona continua a domandarsi perplessa il perché di tali mutamenti, spesso radicali, che continua perciò a considerare assolutamente privi di senso e quasi “piovuti dal cielo”.
Anche persone che non hanno mai volato, e che ne hanno paura, spesso descrivono l’insorgenza di questo timore come graduale, in associazione ad altre paure, e lo attribuiscono in alcuni casi all’avanzare dell’età che aumenta la consapevolezza del pericolo, oppure alla maggiore eco data dai mass media agli incidenti aerei oppure ancora, negando la paura, al fatto che con il passare degli anni ci si impigrisce e “si sta bene a casa propria”.
Sono efficaci i “rimedi fai da te”?
La maggior parte delle persone che hanno paura di volare, tra quelle che non sviluppano un evitamento e che quindi smettono di volare, mette a punto delle “autoterapie” per tentare di vincere la paura. Uno dei metodi più in uso è l’assunzione di bevande alcoliche prima e soprattutto durante il volo. Come è noto, infatti, modiche quantità di alcool provocano un allentamento della tensione emotiva, un rilassamento muscolare e una vasodilatazione generalizzata, tutti effetti che nel complesso corrispondono a quelli della “reazione di rilassamento”, e che quindi in qualche modo contrastano gli effetti della reazione di allarme. Molti passeggeri ansiosi, avendo sperimentato per caso o per abitudine questi effetti di “intontimento” piacevole, li utilizzano regolarmente ogniqualvolta debbano affrontare un viaggio in aereo.
A parte la discutibilità del metodo in sé, ci sono delle effettive controindicazioni all’utilizzo dell’alcool come ansiolitico. Innanzitutto la gestione della quantità, nel senso che l’assunzione in dosi eccessive può provocare effetti spiacevoli, fino a veri e propri eventi paradossi, come irrequietezza, agitazione psicomotoria e panico; il binomio alcool/alta quota, inoltre, può diventare estremamente rischioso per alcune categorie di soggetti, come gli obesi, i cardiopatici e gli ipertesi, a causa del sommarsi degli effetti stressanti di entrambi sul sistema cardiovascolare che, unitamente all’intensità dell’attivazione emotiva legata alla situazione di volo, può precipitare la situazione.
I farmaci possono essere d’aiuto?
Un metodo molto diffuso è l’assunzione di farmaci tranquillanti, in particolare le benzodiazepine. In alcuni casi tali farmaci sono prescritti e controllati dal medico curante, più spesso il soggetto li autogestisce in prima persona, aggiustando i dosaggi e i tempi di somministrazione a seconda delle circostanze e dell’intensità dell’agitazione. È anche molto frequente l’associazione tra farmaci e alcool, assolutamente da evitare in quanto moltiplica in maniera esponenziale i rischi di effetti collaterali dannosi di entrambe le sostanze, potenziati, ancora una volta, dall’effetto altitudine. I rischi più frequenti a cui si va incontro ricorrendo a questo cocktail riguardano il sistema nervoso centrale (sedazione eccessiva fino allo stupore e al coma) e il sistema cardiocircolatorio (grave ipotensione fino al collasso cardiocircolatorio).
Nel caso specifico dell’aerofobia la strategia terapeutica va studiata insieme ad un medico specialista per valutare gli obiettivi terapeutici da raggiungere: il grado di distensione, l’influenza sul sonno, i possibili effetti collaterali. Obiettivo importante è impedire il formarsi e lo strutturarsi dell’ ansia anticipatoria (ossia quell’ansia che si prova alcuni giorni, o settimane, prima di affrontare l’esperienza del volo), cercando, per esempio, di favorire una migliore qualità del sonno nei giorni precedenti al viaggio.
Il farmaco andrà preso, al dosaggio prescritto dal medico, circa trenta minuti prima dell’imbarco e il paziente dovrà avere chiare istruzioni sulla possibilità, in base alle diverse varianti del piano di volo (durata, condizioni meteorologiche, tempi di attesa) di poter assumere nuovamente altri dosaggi del farmaco. Conoscere la reattività individuale al farmaco permette di evitare che durante il volo si verifichino sgradevoli effetti collaterali o paradossi, per esempio un aumento dello stato di allarme che complica la gestione dell’ansia anziché aiutare il soggetto nel sedarla, o anche che l’effetto sedativo si manifesti non durante il volo ma successivamente, una volta sbarcati e quando non vi è più la necessità.
Chiudo qui ribadendo gli auguri per la pubblicazione di Maugeri.
Cordialità.
Caro Massimo, ti faccio i miei complimenti L’ “assaggio” è decisamente gradevole, ed anche divertente. Il libro sarà certamente nella mia libreria e sarà un piacere leggerlo per intero.
Quanto all’onorevole Triggiano… non è detto che i parlamentari italiani di oggi non siano in grado di fare danni quanto un terrorista di Al-Quaeda. Mi pare che la politica italiana stia contribuendo infatti (e non poco) a creare “il tramonto” di quest’epoca, di cui parli.
Ma torniamo all’argomento: no. Io non ho una particolare paura dell’aereo. Preferisco spostarmi in treno però (se posso) per evitare le code al check in, o ai detector, che mi mettono l’ansia di perdere il volo. E poi il treno mi permette di leggere più comodamente e più a lungo. Se poi debbo viaggiare per diporto preferisco ancora l’auto, che mi permette di caricare bagagli finchè voglio, di fermarmi dove e quando voglio, di variare i percorsi a piacimento, di sentire la radio e di assaporare paesaggi e percorsi. Ben conscio che il rischio di incidente è molto più alto in auto che in volo.
Quanto al terrorismo, beh, la bomba la puoi trovare pure in metropolitana, in autobus, in banca, o per strada. I tempi son quelli che sono, ma cerco di non farmi condizionare. Un po’ di sano fatalismo non guasta in certi casi.
PS: sono stato a Catania un paio di volte nel corso deglle ultime settimane. Andata e ritorno, con l’aereo. Sempre di corsa, però, per lavoro. Mi avrebbe fatto piacere sentirti almeno, e sono stato tentato di farti un colpo di telefono. Questo “tramonto” però ti impedisce di fare le cose che ti farebbero più piacere. Così va… (purtroppo), altro che terrorismo!
Ooops. L’anonimo ero io (carloesse). Anche se provenivo da un altro PC.
Cari amici, ringrazio tutti per i nuovi commenti.
@ Simona
Cara Simo, grazie per le tue domande di ieri sera (commento del 30 marzo 2011 alle h. 9:56 pm).
Ricopio le tue domande:
(ci vuoi raccontare qual è il primo racconto che hai scritto e in che anni? E gli altri….?
E poi…le storie sono accomunate da una cornice comune, un po’ come avviene ne “il decameron” o ne “le mille e una notte”….parlaci di questa cornice…del filo nascosto che lega ogni racconto…)
Il primo racconto è datato 2003. Si intitola “Muccapazza” è stato pubblicato sulla rivista di letteratura “Lunarionuovo” e qualcuno di voi lo conosce già.
La versione introdotta in questa raccolta è lievemente modificata, rispetto all’orginale.
Il protagonista è un uomo rispettabile, che svolge un lavoro molto autorevole, che si ritrova impelagato in una chat erotica con… muccapazza. Conosce solo il nick name di questa persona.
Ma chi è (o meglio, chi potrebbe essere) Muccapazza?
Non aggiungo altro per non rovinare la scoperta della lettura a chi vorrà leggere per la prima volta questo racconto.
Il secondo racconto è proprio “Viaggio all’alba del millennio” (anche questo apparso su “Lunarionuovo” agli inizi del 2004… se non ricordo male). Anche in questo caso, la versione che trovate all’interno della raccolta (e che avete letto on line) è lievemente modificata rispetto all’originale.
A partire dal terzo racconto mi cominciata a sorgere l’idea di una serie di storie brevi intrecciate tra loro… con personaggi che compaiono in un racconto per rispuntare in un altro… con situazioni collegate… eventi che si influenzano.
Come ha scritto la redazione di “Perdisa Pop”: una raccolta peculiare, in cui ogni racconto si collega all’altro per dare forma a un unico grande affresco.
Be’, l’idea – almeno – è questa.
Spero di esser riuscito a realizzarla in maniera diginitosa.
Ma giudicheranno coloro che avranno la pazienza e la bontà di leggere queste storie.
Rileggendo tutti i racconti con un po’ di distacco in più mi sono accorto che – anche in questo caso (come nel romanzo “Identità distorte”) emerge come (forse) principale filo conduttore il tema della crisi di identità.
Se ne sono accorti anche a “Perdisa Pop” (vi giuro che nel testo della scheda stampa non ci ho proprio messo mano… così come per la copertina: l’ho vista per la prima volta la sera prima della pubblicazione di questo post). Infatti nella scheda stampa è scritto: Leggere questo libro è come guardare in uno specchio deformante. Maugeri unisce il grottesco al drammatico, lo scherzo alla suggestione, per mostrarci gli anni in cui viviamo attraverso le nostre nevrosi, le ansie e gli inganni della mente. La sua scrittura scompiglia le identità, rimescola le carte e altera la visione, dando forma a un libro magnetico, diverso, in grado di raccontare il caos del nostro tempo come non lo abbiamo mai letto.”
–
Ora… per la verità non si tratta di una mia scelta… ma – evidentemente – sono particolarmente attratto da questo tema.
Ringrazio anche il Capitano Euterpe Santonastasio: personaggio letterario di Sergio Sozi.
@ Chiara
Grazie mille per il suo intervento, cara Chiara.
La aspetto con gioia al Salone del libro di Torino (se potrà venire).
Solo: potremmo darci del tu? 🙂
Grazie mille anche a Barbara Catalano (ti aspetto a Torino, se puoi…)
@ Alberto
Grazie per l’apprezzamento e (soprattutto) grazie per i graditissimi approfondimenti sulla “paura di volare”.
@ Carlo S.
Grazie per il tuo intervento, caro Carlo. Sono felice che il racconto ti sia piaciuto.
Ma… cosa devo leggere???… sei stato per ben due volte a Catania nel corso delle ultime settimane e non mi hai mandato nemmeno un messaggino al cellulare?
Ammonito!
🙂
Ancora grazie a tutti.
Vi auguro una serena notte.
Sebbene in ritardo, ci tengo anch’io a fare gli auguri a Max Maugeri.
Mi piace sia il titolo della raccolta, sia la copertina.
Sulla copertina noto un contrasto che mipiace molto. C’è questa macchina da scrivere che già di per sé è un oggetto del passato. Ed è pure arruginita. E il testo, dice “c’era una volta”.
Richiama l’idea dello scrivere e dello scrittore classico, ma il contrasto con il viaggio all’alba del millennio evoca l’inizio di un percorso verso un futuro ignoto con un passato che ci stiamo lasciando alle spalle in maniera definitiva.
Once upon a time.
Anche a me il racconto ha fatto divertire. Un umorismo amaro che prende le misure di questo tempo, di quest’alba truccata da tramonto.
“Così sospiri dinanzi all’inconsistenza diafana dei tuoi tratti. È un sospiro rassegnato, che si perde negli spazi eterei di quest’alba di millennio truccata da tramonto”.
Questa frase finale è una di quelle che si ricordano, che rimangono.
Sulla paura del volo.
Se dicessi che ne sono del tutto esente, sarei un falso. Tuttavia non mi è capitato che l’ansia da volo potesse condizionare i miei spostamenti. Spero che non accada mai.
Devo dire che gli appunti inseriti dal sig. Alberto fanno un po’ aumentare l’ansia, forse perché ti spiattellano in faccia il problema così com’è.
Ciao Massimo,
congratulazioni vivissime per il libro! Spero di riuscire a leggerlo presto (magari in aereo mentre vado a Tokyo :D)
Sulle domande: personalmente non ho mai avuto paura degli aerei. Anzi tante volte mi sono chiesto se precipitare non potesse anche essere divertente (il che in realtà potrebbe essere un modo di sublimare la paura). Non ho mai veramente pensato a possibili attacchi terroristici. Anzi provo enorme fastidio per tutti i controlli in aeroporto, e sono fermamente convinto che tanto, se qualcuno vuol far saltare un aereo, prima o poi ci riesce comunque. Quindi tanto vale non rompere le scatole a chi porta il dentifricio o lo shampoo, perché quando deve succedere succede.
Poi sai, in questo momento sono talmente preso dal rischio radiazioni, che un sano rischio terrorismo mi distrarrebbe un po’… (si scherza, eh!)
Beh, Lorenzo, almeno i terroristi li puoi guardare in faccia. Le radiazioni nemmeno quello. Una differenza non da poco, direi. (scherzo anch’io!).
Già “Muccapazza” mi era piaciuto tanto… oltre naturalmente a IDENTITA’ DISTORTE…
Credo che ogni scrittore si porti dietro una specie di karma narrativo: la coazione a ripetere, un leitmotiv…
Il tuo è la perdita o la ri-definizione dell’identità, credo attualissimo in una periodo storico in cui la stessa identità è a forte rischio di frammentazione e liquidità.
Bravo Massi.
🙂
Un in bocca al lupo al volo per il nuovo libro.
Magari intervengo con calma domani
Buongiorno. Complimenti all’autore per la prossima uscita dei racconti ‘Viaggio all’alba del millennio’. Da sei anni a questa parte non mi perdo nemmeno un’edizione del Salone del libro di Torino. Perciò penso che verrò a vederti sabato 14/5.
Avete parlato di più della paura di volare ed un po’ meno dell’ansia da terrorismo. Eppure un’ansia da terrorismo esiste davvero.
Per es., secondo il parere degli esperti, sarebbe proprio una vera e propria ansia da terrorismo nel post Torri Gemelle ad aver fatto innalzare il tasso di aborto spontaneo di feti maschi. Secondo Tim Bruckner dell’università di Irvine, dopo l’11 settembre sono avvenute molte più morti di feti maschi senza contare che a dicembre del 2001 si è verificato un drastico e netto calo di nascite in America.
A me questa notizia, quando la appresi, fece molta impressione.
Aggiungo questo.
Stando alle informazioni presenti sulla rivista BMC Public Health questo fatto potrebbe costituire il risultato dell’effetto “lutto collettivo”, una teoria in base alla quale quando hanno luogo avvenimenti negativi che coinvolgono tutta una nazione, anche le persone che non sono rimaste direttamente coinvolte nell’evento ne rimangono influenzate in maniera negativa; Bruckner ha spiegato come i risultati sembrino dimostrare questo, ovvero che lo shock dell’11 settembre potrebbe aver gravemente leso e minacciato l’esistenza dei feti dei maschi negli Stati Uniti.
Gli esperti hanno studiato e analizzato i risultati ed i dati relativi a tutti i 50 stati americani che sono stati raccolti e messi insieme dal National Vital Statistics System tra i mesi di gennaio 1996 e dicembre del 2002 ed hanno scoperto come nei mesi successivi all’11 settembre il numero di aborti spontanei di feti maschi sia cresciuto decisamente di più rispetto a quanto ci si attendeva in media per il mese di settembre; tra le altre cose, inoltre, a dicembre del 2001 si è avuta una netta riduzione del numero di fiocchi blu ovvero di bambini maschi nati.
Perché la riduzione proprio dei feti maschi, vi chiederete?
Una risposta può essere questa. E’ stato notato e provato che in diverse specie animali in periodo di stress si ha la nascita preferenzialmente di femmine dal momento che portare avanti la gravidanza di un maschio consuma più energie per la femmina che rimane incinta; può quindi essere possibile che lo stress collettivo causato dalla tragedia delle Twin Towers abbia causato un effetto simile nelle donne.
Dimenticavo di dire che ho letto il racconto disponibile e che mi è piaciuto molto.
Ciao.
Torno ad intervenire per dire che il problema dell’ansia da attentati è molto attuale e sentito e dunque questo racconto è di conseguenza molto attuale.
Su Sicilia Informazioni ho letto un articolo in proposito.
Riproduco parte dell’articolo.
Le operazioni in Libia e l’intervento del nostro Paese “stanno alimentando stress e ansia negli italiani. Il fatto e’ che stiamo vivendo un periodo di eccezionalita’, con uno stato di guerra a pochi chilometri dalla nostra nazione. Un evento che ha un effetto perturbante sulla psiche, legato alla contrapposizione tra cio’ che e’ normale e viene vissuto come sano, e cio’ che non lo e'”. Parola di Massimo Di Giannantonio, psichiatra dell’universita’ D’annunzio di Chieti, che spiega all’Adnkronos Salute come l’emergenza libica rischi di innescare una serie di paure e fobie, razionali e non, negli abitanti del Bel Paese.
“La sofferenza individuale e’ legata proprio all’incontrollabilita’ di cio’ che potra’ venire dagli scontri in Libia, dall’improvvisa consapevolezza dell’ostilita’ di un nemico che, di fatto, e’ molto vicino”, prosegue l’esperto. Insomma, il rapporto “sereno e tranquillo tra me e il mondo, essenziale per un atteggiamento sicuro e positivo, e’ ormai saltato. Sappiamo che da qualche parte, anzi molto vicino, c’e’ qualcuno che non ha voglia di rapportarsi con noi”, per usare un eufemismo.
Risultato? “Stress e preoccupazione, ma anche ipervigilanza, perche’ non sappiamo dove e quando potrebbe arrivare una minaccia alla nostra sicurezza. Alla paura di conseguenze reali degli scontri in Libia, dalla cannonata alle ritorsioni economiche, si sommano anche i timori di insidie nascoste, striscianti, irrazionali. Ecco che l’attacco terroristico in metropolitana o nei mezzi pubblici – dice Di Giannantonio – all’improvviso puo’ non sembrare piu’ un pericolo cosi’ remoto”.
Anzi, i rischi legati all’immaginario sono ancora piu’ subdoli rispetto a quelli collegati alla realta’, perche’ gettano allarme e rendono insicuri e ansiosi senza che nulla possa limitarne la portata. “Se pensare a un attacco missilistico dalla Libia e’ preoccupante, lo spettro delle paure ‘irrazionali’ e’ particolarmente difficile da allontanare dalla mente, perche’ arduo da smentire”. E, di solito, colpisce nella quotidianita’.
Di Giannantonio prevede dunque l’aumento di fobie come quelle della metro, dei mezzi pubblici e dei luoghi chiusi, “difficili da controllare e fonte di possibili pericoli. La mente corre al timore di un attacco terroristico. Ma in queste condizioni – prosegue – scatta anche la paura dell’altro, del diverso, che portera’ a guardare con sospetto la persona con tratti mediorientali, o dall’aria sfuggente”. Dunque particolari luoghi o persone potrebbero fare da “catalizzatori della paura”.
Ma allora cosa fare? “In questi momenti difficili e’ importante puntare sull’informazione: conoscere, leggere, aggiornarsi sui fatti, per riportare il pericolo a una dimensione reale, piu’ facilmente gestibile razionalmente. Inoltre – conclude l’esperto – e’ fondamentale parlare, dialogare e condividere con gli altri le proprie emozioni e i propri pensieri negativi”, tirarli fuori per imparare a controllarli.
Evidenzio questo passaggio:
“”in queste condizioni scatta anche la paura dell’altro, del diverso, che portera’ a guardare con sospetto la persona con tratti mediorientali, o dall’aria sfuggente”. Dunque particolari luoghi o persone potrebbero fare da “catalizzatori della paura”””
Questa parte mi ha proprio fatto venire in mente il racconto di Massimo Maugeri ‘Viaggio all’inizio del millennio’
Un ringraziamento al volo per i nuovi commenti.
Interverrò con più calma in serata. Per il momento: buona domenica a tutti!
@ Marco Vinci
Grazie mille, Marco. Anche a me piace molto la copertina del libro.
@ Lorenzo Amato
Grazie anche a te, caro Lorenzo. Ti rinnovo gli in bocca al lupo e spero che tu abbia la possibilità di leggere questi racconti…
Grazie di cuore, Maria Lucia.
E grazie anche a Leo.
E, naturalmente, grazie di cuore a Dani Loreto e a santi Di Giorgio per gli approfondimenti.
A tutti voi una serena notte e un buon inizio settimana.
Salve. Passo per caso da queste parti. Vi raggiungo tramite una ricerca su google sul tema ‘paura di volare’.
Mi pare che qui usate un’approccio wiki. Nel senso che ognuno apporta qualcosa per condividere conoscenze sul tema.
Aggiungo qualcosa anch’io.
Prima cosa: la paura di volare si indica con il termine aerofobia.
Condivido qualche info.
Con il termine aerofobia o il più desueto aviofobia viene definita la paura di volare in aereo (fear of flying) per via di uno stato d’ansia a livelli significanti. Essa dunque rientra nella categoria delle fobie nella misura in cui si avverte come timore irrazionale e difficilmente controllabile verso uno specifico oggetto o situazione, in questo caso l’aereo e il volo. In quanto fobia, appartiene alla grande famiglia dei disturbi d’ansia proprio perché l’ansia è l’emozione che più frequentemente viene avvertita.
Nonostante l’utilizzo ormai molto diffuso dell’aereo, il fenomeno è piuttosto esteso: in Italia e, tendenzialmente, nel resto del mondo, la percentuale degli aerofobici è quantificabile intorno al 50%. È più diffuso tra le donne che tra gli uomini, mentre non ci sono grosse differenze né per quanto riguarda la distribuzione geografica né per livello sociale o il grado di istruzione.
Statisticamente i voli in aereo sono più sicuri dei viaggi in automobile, tuttavia poiché le fobie sono molto individuali e soggettive, le statistiche non influiscono molto sulle paure. Queste possono essere attribuite alla percezione delle conseguenze di un incidente in aereo comparate a quelle con un’automobile.
(Ecco altri dati della mia ricerca).
L’aviofobia può, in alcuni casi, essere la manifestazione indiretta di altre fobie, come per esempio la claustrofobia, oppure di altre paure, come quella della separazione, ovverosia la paura di allontanarsi dai propri cari, derivabile da traumi infantili. Altra paura celata nell’aviofobia è il timore di osare, di abbandonare la routine, poiché l’aereo incarna il desiderio di libertà, precluso a coloro che soffrono di conflitti interni, scatenanti sensi di colpa.
Questa fobia, limitando le capacità di viaggiare, interferisce con le attività lavorative e di svago. È importante distinguere i soggetti affetti da agorafobia con attacchi di panico da quelli con la fobia del volo, in quanto i primi sono preoccupati dall’idea di sentirsi male mentre sono chiusi nell’aereo, mentre i secondi sono maggiormente preoccupati dall’idea di precipitare o da un incidente aereo.
I SINTOMI
Il primo segnale tipico è costituito generalmente dalle palpitazioni con accelerazione del battito cardiaco o aritmia, seguito in sequenza temporale, più o meno valida in tutti i casi, dal nodo alla gola, dalla sudorazione fredda, dall’irrigidimento muscolare, dai pensieri e dalle sensazioni di terrore (questi sono i sintomi tipici simili ad un attacco di panico che, secondo la fonti mediche attuali, colpiscono, generalmente, chi manifesta la “paura di volare”); in alcuni casi il malato può soffrire, in aggiunta ai sintomi già descritti, anche di vomito e di diarrea.
La sintomatologia che accompagna la paura di volare (e, più in generale, tutte le fobie) è piuttosto ampia e risente di una forte componente individuale. Alcune delle espressioni più frequenti sono:
Tachicardia
Sudorazione
Vertigini
Tremore
Sensazioni di caldo e di freddo
Aumento del ritmo respiratorio
Aumento della pressione arteriosa
Oppressione toracica
Aumento della “vigilanza” dei sensi
Cefalea
Paura di perdere il controllo
Diarrea
Dolori addominali
Inoltre, è frequente trovare nel soggetto aerofobico altre forme di fobie o ansie di carattere “più basico”. Ci si riferisce, ad esempio, alla claustrofobia (la fobia degli spazi chiusi), all’acrofobia (la fobia delle “altezze”), al timore legato all’idea di non avere la situazione sotto controllo e alla necessità di doversi affidare, alla paura di sentirsi male in pubblico o di avere un attacco di panico.
IL GRADO DI PAURA
In linea di massima è possibile immaginare la comitiva dei paurosi suddivisa in tre sottogruppi:
1. Quelli che non riescono a volare affatto. Si tratta, perlopiù, di persone che non hanno mai preso un aereo perché, la sola fantasia del volo, è sufficiente a scatenare immagini angoscianti, a volte legate alle sensazioni negative che si pensa di non riuscire a sopportare, oppure collegate a pensieri di esiti funesti del volo. All’interno di questo primo gruppo trovano posto, però, anche coloro che hanno già volato, magari anche con una certa continuità ma che, in un certo momento, forse a causa di voli particolarmente “critici” (perlomeno nella loro percezione), hanno deciso di smettere ed ora rinunciano sistematicamente a mettere nuovamente i piedi sulla scaletta, pur avendo la necessità di viaggiare.
2. Coloro che volano, ma solo se è strettamente necessario. Questi viaggiatori vivono il volo come un’esperienza terribile e investono nell’impresa considerevoli risorse fisiche. Durante il volo, spesso, provano un forte senso di sconforto e versano litri di lacrime. Questo gruppo di paurosi vola soltanto se è veramente costretto, non di rado facendo ricorso ad ansiolitici o all’alcool (a volte mischiando pericolosamente le due cose). I giorni antecedenti il volo si trasformano, per loro, in un calvario: spesso, di notte, non riuscendo a dormire, passano le ore guardando il soffitto, ponendosi in continuazione la stessa identica domanda: “vado o non vado?”
3. Coloro che, sull’aereo, vivono sensazioni di ansia e di angoscia non eccessivamente elevate. Sono sempre in apprensione e pronte a scattare al minimo sobbalzo dell’aereo. L’atteggiamento è di continua attenzione ed allerta ma il livello di ansia non raggiunge mai i picchi dagli altri due gruppi. Per loro il vero salto di qualità sarebbe quello di eliminare questa tensione minima ma costante che, purtroppo, pregiudica la qualità del volo. Volano con regolarità, spesso per impegni professionali ma, in ogni caso, non rinuncerebbero mai a salire sull’aereo perché il disagio è significativo ma non invalidante.)
Esistono dunque diversi gradi di ansia con cui si può vivere l’esperienza del volo. Ma quando l’intensità della paura aumenta, tanto da penalizzare in maniera significativa la qualità della vita, la paura dell’aereo si trasforma in aerofobia.
La paura di volare può essere indotta da vari fattori:
paura degli spazi chiusi (claustrofobia), come quello di un aereo
paura dell’altezza (acrofobia)
non avere il controllo della situazione (fine del topo)
paura delle folle (agorafobia)
esperienze precedenti traumatizzanti accadute in volo (o la perdita di familiari, amici, … in un disastro aereo)
paura di attacchi terroristici
paura delle turbolenze
paura di avere un attacco di panico
paura di volare sull’acqua o di notte
Alcuni accusano i mass media come cause principale della paura di volare, in quanto sensazionalizzerebbero i disastri aerei.
Quali sono le fasi del volo più temute?
In linea di massima anche la sola idea del volo è sufficiente a scatenare sensazioni molto simili al panico. Anche un atto simbolico come quello di prenotare un volo o acquistare un biglietto aereo, per la portata di fantasie terrifiche collegate, innesca crisi di ansia. L’ansia anticipatoria può essere vissuta anche con molti giorni di anticipo rispetto al volo. All’interno dell’aereo, i momenti che, di norma, sono vissuti con maggiore tensione sono quelli del decollo, della dimostrazione da parte degli assistenti di volo delle procedure di emergenza, dell’accensione del segnale rosso di allacciare le cinture di sicurezza, dei vari movimenti e sobbalzi dovuti alle turbolenze.
Come inizia la paura di volare?
Da un punto di vista più metaforico all’interno dell’aereo e della nostra percezione di esso inseriamo tensioni ed angosce che sono state generate da eventi che non hanno nulla a che vedere con il volo. La paura di volare, infatti, ma, più in generale, tutte le fobie, hanno come comune denominatore proprio il fatto di ricoprire il ruolo di vaso di Pandora per angosce ed ansie che fanno riferimento ad altri ambiti della vita. Spesso, soprattutto in momenti di transizione importanti (la nascita di un figlio, la fine delle scuole superiori, un lutto significativo, un avanzamento di carriera), gli equilibri che fino a quel momento avevano funzionato egregiamente, improvvisamente non sono più validi e ci si trova a doverne cercare di nuovi che possano gestire le situazioni meglio dei precedenti. E trovare nuovi equilibri genera parecchia angoscia. Non sappiamo se ce la faremo, non siamo certi che saremo all’altezza delle nuove sfide e, in linea di massima, lasciare il vecchio per il nuovo, per “lo sconosciuto” sviluppa sempre una certa dose di ansia. Tutte queste angosce volteggiano minacciose sulla nostra testa fino a trovare un gancio su cui appendersi. E l’aereo è proprio il gancio ideale perché contiene in sé alcune caratteristiche che, oggettivamente, possono dare fastidio: è chiuso, sospeso a diecimila metri di altezza, non si controlla nulla e richiede all’individuo di affidarsi completamente. Da quel momento in poi, siamo più sereni per la nostra vita ma iniziamo ad aver paura dell’aereo. E la vita improvvisamente cambia…in peggio.
Chi soffre di ansia da volo, tuttavia, difficilmente riconosce nel proprio assetto caratteriale la matrice ansiosa che ha provocato il disagio tendendo, invece, ad attribuire all’aereo e alla sua scarsa sicurezza (pur conoscendo le statistiche che lo identificano come il mezzo di trasporto più sicuro) la responsabilità del proprio esagerato timore. E questo tipo di approccio non fa altro che appesantire il problema e assottigliare drasticamente le possibilità di una sua risoluzione, proprio perché concentra ancora di più l’attenzione al di fuori di sé stessi: sulle caratteristiche degli aeromobili, sulla cronaca degli incidenti, sulle variabili meteo, sui vari rumori che vengono avvertiti all’interno del mezzo come se fossero premonitori di chissà quale imminente sciagura. E questo tentativo piuttosto grossolano di controllare e risolvere il problema rende il disagio ancora più forte. In questo modo, inoltre, non si attiva nessun reale percorso di messa in discussione del proprio assetto ansioso e delle idee disfunzionali che sono alla base del problema.
I fattori scatenanti.
Sono molto diversi i modi in si può iniziare ad avere paura di volare ed il campionario degli esordi è assai ampio. Si può entrare dentro l’aereo ed iniziare a avvertirlo come un ambiente sovraffollato e dunque soffocante. Oppure si può percepirlo come senza via d’uscita, soprattutto dopo che si sente il rumore sordo, e quanto mai cupo, emesso dalla chiusura del portellone. Esistono anche gli esordi “da turbolenza” tali per cui, dopo aver fatto qualche volo assolutamente tranquillo, la prima turbolenza, anche leggera, può far scattare il pulsante dell’angoscia. Paradossalmente, si può iniziare ad avere timore anche senza mai salire sull’aereo. Magari si può cominciare a coltivare il seme della paura soltanto ascoltando i racconti dei genitori o degli amici, facendo fantasie negative che, come una valanga, si ingrandiscono giorno per giorno fino a farci dire: “ma chi me lo fa fare”? Oppure si può soffrire di attacchi di panico ed immaginare “ma se mi capita un attacco di panico sull’aereo come faccio? Ci sarà qualcuno che mi soccorrerà? Nel dubbio, meglio che rinunci.”
Quelli che appena menzionati, a titolo esemplificativo, sono gli “inneschi” più frequenti.
Accanto ad essi vi sono una serie di situazioni che si verificano nel corso delle normali procedure che precedono il volo e che vengono vissute come foriere d’ansia.
Si immagini, ad esempio, quale idea di concreto pericolo possa dare ad un ansioso guardare gli assistenti di volo che, prima di decollare, mostrano le norme di sicurezza, indossando i giubbetti di salvataggio. Allo stesso modo, vedere un tecnico della manutenzione (o soltanto una persona con una tuta da meccanico) che sale a bordo o che soltanto sosta per un tempo maggiore ai 10 secondi sotto l’aereo, guardando verso l’alto con sguardo attento, susciterà velocemente il sospetto che quello su cui si sta per partire non è un aereo in piena efficienza. Vedere “l’aria condizionata” che esce dalle apposite feritoie, volteggiando gassosamente, all’interno dell’aereo, facilmente darà adito al sospetto che ci sia un principio di incendio da qualche parte. Soffrire, in estate, il caldo pre-decollo, quando dai bocchettoni esce poca aria, perché tutta la potenza dei motori deve essere riservata alle fasi di salita dell’aereo, farà sicuramente temere di essere in prossimità di una crisi di ansia o di un attacco di panico.
Come si può vedere, dunque, agli occhi del pauroso tutta una serie di segnali assolutamente innocui e neutrali o lievi modificazioni corporee, vengono scambiati per simboli certi di disastro imminente.
Questo proprio perché, essendo la percezione del rischio fortemente falsata a causa dell’ansia, la lettura che viene data agli eventi ha sempre connotazioni estremamente caratterizzate dal rischio.
Si guarisce dalla paura di volare?
I moderni protocolli terapeutici risultano oggi molto efficaci nello sconfiggere definitivamente l’aerofobia (così come gli altri tipi di fobie). Soprattutto l’approccio psicoterapeutico cognitivista e quello cognitivo-comportamentale hanno mostrato una elevatissima efficacia.
Particolarmente utili sono i seminari che vengono effettuati da alcune compagnie aeree. Appositamente strutturati per combattere questa fobia, essi utilizzando competenze e facilities di carattere aeronautico come i simulatori di volo, le docenze di esperti comandanti sulle procedure di volo, le lezioni impartite da ingegneri della manutenzione, le interpretazioni fornite da psicologi esperti sui meccanismi fobici e sui metodi con cui smontarli.
Un ulteriore ausilio giunge dalla rete; è possibile frequentare forum che permettono non soltanto di condividere il proprio problema con persone che vivono lo stesso disagio (diminuendo in questo modo il riverbero interno dell’ansia), ma anche ottenere informazioni di carattere aeronautico da piloti, ingegneri della manutenzione, assistenti di volo, ed essere guidati per mano nel proprio percorso di cambiamento da psicologi esperti nello specifico problema.
Dunque i risultati sono molto incoraggianti. Quello che conta veramente è che, alla base, ci sia una solida motivazione al superamento del problema e la disponibilità a mettere in discussione il proprio assetto caratteriale.
Prima di salutare, consiglio due link che potrebbero essere utili a chi soffre di queste patologie.
Il primo è il corso ‘Voglia di Volare Alitalia’ http://www.alitalia.com/IT_IT/your_travel/organize/vogliadivolare/index.htm
Il secondo è il forum “La Community de IlVolo” http://webcommunity.ilvolo.it/
Caro Andrea Boccetta, grazie mille anche a te per i tuoi contributi.
Tirando le somme (con riferimento ai contributi pervenuti rispetto alle tematiche proposte) mi pare che “la paura di volare” faccia discutere di più rispetto “all’ansia da terrorismo”.
Che quest’ultima sia un po’ sopravvalutata?
(Bisognerebbe rifletterci un po’ su… )
In ogni caso la discussione rimane aperta (se volete).
i migliori auguri a Massimo Maugeri per questi racconti. essere presentati dalla Murgia è un privilegio.
(sottile invidia da parte mia).
fuori dalla celia, il racconto è molto bello. i temi trattati 8sendo quanto leggiamo nella scheda) invitano alla lettura.
indi, leggerò.
ANTEPRIMA/ L’11 maggio arriva in libreria per Perdisa “Viaggio all’alba del millennio” di Massimo Maugeri (scrittore e fondatore del blogger letterario ‘Letteratitudine’). Una raccolta di racconti in cui si ibridano generi, toni e registri stilistici… LEGGI IN ESCLUSIVA SU AFFARITALIANI.IT UNO DEI RACCONTI
http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/viaggio_alba_millennio_maugeri050411.html
Grazie a Giacomo.
E grazie ad “Affari Italiani” e ad Antonio Prudenzano per lo spazio e la visibilità dati a “Viaggio all’alba del millennio”.
Carissimo Massimo
ti giungano i miei più sinceri e calorosi complimenti,
con grande avidità ho letto il primo racconto (quello disponibile on line) che si fa … bere tutto d’un fiato. Non vedo l’ora di leggere il resto, e naturalmente di poterti fare le mie congratulazioni di persona.
Ogni libro è come un bambino che viene al mondo, questo tuo capolavoro appena nato lascia intuire d’avere gli occhi già bene aperti sulle nevrosi collettive dei nostri giorni e di saperla lunga sull’inquietudine di vivere che ci attanaglia come una morsa.
Mi è piaciuto molto il tuo tono vivace, scorrevole e leggero, nel narrare. Nonostante la drammaticità della situazione descritta.
L’ironia, l’autoironia, è lo strumento che ci salverà dal quotidiano male di vivere? Io credo proprio di sì.
Sicuramente è uno strumento che rende assai godibile la narrazione creando, con il leggere, una piacevole parentesi di sorriso nel corso frenetico del vivere di ciascuno. E lascia il segno, più d’ogni possibile seriosa trattazione sul tema.
Scusa se arrivo, come al mio solito, un po’ in ritardo, in questa folle corsa sono sempre intenta a riempire il mio tempo di troppe cose, mi piacerebbe tanto prendermi una “pausa”, staccare tutto e volare proprio a Torino per la tua “prima” ufficiale! E magari al ritorno vincere l’ansia da volo … proprio leggendo qualcun altro dei tuoi splendidi racconti!
Un caro saluto e arrivederci presto, Elvira Siringo
Grazie mille, carissima Elvira.
Grazie di cuore.
Presto parleremo del tuo romanzo “La zia di Lampedusa” su libri segnalati speciali…
Cari amici,
domani uscirà ufficialmente questo mio nuovo libro (e ne sono molto felice).
Vi ricordo il titolo: “Viaggio all’alba del millennio” (pubblicata da Perdisa Pop, nella collana Corsari).
Avrò il piacere di presentarlo al Salone del libro di Torino (sala autori, spazio b, padiglione 2), sabato 14 maggio, ore 10:30, insieme all’amica Michela Murgia (vincitrice del Premio Campiello 2010).
Non so se avete visto… ma ho aggiornato il post inserendo il booktrailer del libro:
http://www.youtube.com/watch?v=twf4m4lL2IE
(Spero che vi piaccia!)
La prima suggestione del booktrailer è dedicata al racconto “Il bianco è il nero”.
Un racconto breve (che credo leggerò a Torino), ma molto attuale.
Il tema è quello dell’emigrazione clandestina dei disperati (a proposito di “viaggi all’alba del millennio”)…
Vi copio l’incipit…
Il primo a cadere in acqua si chiamava Yakob. Non lo conosceva, ma il nome lo aveva urlato la donna che doveva esserne la moglie. Era stato spinto, a causa di una scaramuccia, mentre il temporale estivo ammalignava polmoni e spirito.
L’aveva visto precipitare giù dal barcone e infilare le fauci delle onde. Era colato a picco come un macigno.
Si era avvicinato al bordo, pensando di tuffarsi. Una mano ferma gli aveva bloccato polso e intenzione. Si era voltato. Lo sconosciuto gli aveva detto che non c’era nulla da fare. Glielo aveva detto in un dialetto eritreo, quello della sua gente.
La donna che doveva essere la moglie dell’annegato aveva pianto tra vento e pioggia, i bambini stretti ai seni.
Era stato il primo uomo che aveva visto morire durante la traversata.
Non sarebbe stato l’ultimo.
Provo a porre una domanda da un milione di dollari…
Come potrebbe risolversi il problema dell’immigrazione clandestina (dei disperati)?
Auguro a tutti voi una serena notte.
In bocca al lupo, Massimo.
Il problem dell’immigrazione clandestina è irrisolvibile. L’unica è consentire la sviluppo dei paesi da cui questi disperati fuggono.
Il video è bellissimo e suggestivo. Complimenti!
Molto bello il booktrailer, mi incuriosisce molto e m’inquieta al tempo stesso il racconto dell’abito da sposa macchiato di sangue della zanzara….accidenti ci sto già ricamando sopra con l’immaginazione, dovrò quanto prima leggere il tuo libro Massimo.Che peccato non poter essere presente a Torino, darti un abbraccio vero per un grande in bocca al lupo e sentire la fantastica Michela, ottima scrittrice ma anche abilissima comunicatrice- l’ho ascoltata a Roma!-. Farete scintille insieme ne sono certa! Il tema che proponi, dell’immigrazione, è veramente delicato, non credo possa risolversi ma quanto meno un paese dicasi industrializzato e democratico dovrebbe dimostrare di avere i mezzi per accogliere queste persone, perché non dimentichiamolo che sono persone con una vita alle spalle e non solo “clandestini” oppure “rifugiati”.Hanno diritto a muoversi liberamente secondo il trattato di Schengen tutti gli individui nello spazio dei paesi che hanno aderito al trattato, umanamente queste persone vanno rispettate ed accolte senza ledere la loro dignità, che si pensasse a fortificare le strutture e la sanità piuttosto che fantasticare su ponti improbabili in questo paese.E’ naturale poi, che nel rispetto della sovranità nazionale degli stati, bisognerebbe aiutare i popoli a vivere in libertà nel loro paese di origine, ma questo è già un discorso molto più complesso.
caro massimo, uno dei motivi fondamentali per cui mi sono cancellato da facebook è stato il continuo aggiornamento che tantissimi scrittori o pseudo tali fanno delle loro produzioni. annunci, estratti in corso d’opera, estratti di pubblicazioni passate, esperimenti, presentazioni… una marea di notizie autoreferenziali aventi come scopo pressoché unico di nutrire l’ego dell’autore.
devo darti atto che tu, come autore, hai fatto e fai il minimo sindacale per informare la gente delle tue scritture e, ovemai, qualora si tratti di pubblicazioni e non di ipotesi, sogni e vaneggiamenti.
il basso profilo, la discrezione mi sembrano le qualità che ti guidano in questa intricata fiera della vanità. auguro di tutto cuore ai tuoi racconti di avere una grande visibilità e una altrettanto grande considerazione.
i migliori auguri. molto suggestivo il booktrailer.
sul problema immigrazione, concordo con Vale.
Peccato non poter essere a Torino. Però l’inboccallupo te lo rinnovo con tutto il cuore.
Caro Massimo, il booktrailer è molto bello e anche l’incipit del tuo racconto “Il bianco è il nero”.
Rinnovo il mio in bocca al lupo anche per Torino!
Purtroppo non potrò giungere a Torino e assistere alla tua presentazione.
Provo a rispondere alla tua domanda sull’immigrazione clandestina.
Gli italiani non riconoscono sè stessi. Tra il 1861 e il 1985 oltre 29 milioni di italiani (non solo meridionali, ma anche piemontesi, veneti, friulani) sono emigrati verso le terre di tutto il mondo, in cerca di fortuna. Se non si riconosce nel volto degli attuali immigrati il nostro stesso volto nessuna legge potrà essere una buona legge.
*
Ricordo dal racconto dei miei genitori avvenimenti di settanta-ottanta anni fa: in un paesino della costiera calabrese cosentina l’emigrante che partiva (considerato come un “morto in vita” perchè spesso non tornava più in patria) veniva accompagnato da tutti i compaesani alla stazione. Quando spuntava il treno dalla galleria vicina, si innalzava dalla piccola folla un verso cupo, lugubre:
“U vuupu! U vuupu! Veni u vupu mu su piglia! Il lupo! Il lupo! Viene il lupo a prenderlo!”
Grazie a tutti, amici cari.
Ne approfitto per salutare: Vale, Francesca Giulia, Enrico, Giacomo e Gaetano.
Grazie di cuore per i vostri messaggi.
Mi sembra interessante. E poi le raccolte di racconti mi piacciono particolarmente… 🙂
Penso farò un salto a sentire la presentazione al Salone!
Francesca
Carissimo Massimo ci siamo quasi…
allora non mi resta che augurarti un grande in bocca al lupo per questo splendido momento di gioia.
Intrigante e misterioso … al punto giusto il booktrailer, complimenti. Non vdo l’ora di leggere i racconti.
Ci vediamo prestissimo a Torino.
Grazie, Francesca. Grazie, Elvira.
Vi aspetto!
Una buona serata a tutti.
Caro Massi
AUGURIIIIIII!!!
I racconti sono meravigliosi e quando rientrerai da Torino faremo una grande festa anche qui a Siracusa!
Per chi volesse partecipare:
il 21 Maggio
Hotel Livingstone, via Nizza, Ortigia, ore 17,30!
Presenterò i racconti di Massimo proponendo un parallelo con le canzoni più belle dei nostri cantautori, interpretate dal pianista Maestro Biagio Lo Cascio.
Per ogni tua parola, una nota, caro socio!
Una felice permanenza al salone!
Simo
I migliori auguri anche da parte mia.
Per quanto riguarda il discorso sulle migrazioni la penso come Gaetano Failla.
Non invidio questi disperati che intraprendono un viaggio senza certezze e a rischio della vita
Carissimo Massimo
verrò a vederti al salone e sarò a fare la fila per avere un tuo autografo ! (a proposito…libro già comprato l’11 maggio, appena uscito…meravigliosi tutti i racconti ma….. ho lasciato il cuore in particolare a “raptus”)
Bravo!
Gioia
a torino ci siamo anche noiiiiiiii!!!! terzo anno di lettere moderne al gran completo …abbiamo visto la litizzetto (bravissima) ma aspettiamo maugeri. in bocca al lupo!
a proposito al salone c’è un angolo per “postare” messaggi sull’indignazione…noi siamo indignati, indignatissimi per l’indifferenza alla bellezza, all’arte e alla cultura da parte del mondo politico. chiedo ai signori governanti….perchè non date un’occhiata a letteratitudine? onestà, pulizia, condivisione, un amore vero per la nostra memoria…imparate gente, imparate….
In bocca al lupo Massimoooo! No io ar salone non ci so, ma famme sapere se presenti a roma il tomo!
(ahò nce se crede: quoto enrico gregori! PPP)
qui si aspetta di ricevere qualche resoconto, eh.
invito rivolto al capoblog, ovviamente.
Caro Massimo, purtroppo non sono potuta venire alla presentazione, ma il libro si presenta molto bene, complimenti e sono curiosa di leggerlo!
Caro Massimo, è stato molto bello partecipare alla presentazione del tuo libro al Salone di Torino. Tu e la Murgia siete una bella accoppiata 🙂
complimenti a tutti e due.
Devo un po’ di ringraziamenti… e non solo! 😉
Grazie, intanto, a Simo per il suo messaggio dell’11 maggio 2011 alle 9:50.
Grazie davvero, mia carissima socia.
E grazi anche ad Amelia, Gioia e Terzo anno di lettere moderne.
Grazie anche a Zauberei (riesci sempre a farmi sorridere)!
@ Katharina Schmidt
Grazie mille, cara Katharina. Mi piacerebbe molto che leggessi questi miei racconti. E non mancheranno occasioni per incontrarci…
E grazie anche a Giacomo Tessani e a Lorella.
Ringrazio tutti coloro che hanno avuto modo di partecipare alla presentazione di “Viaggio all’alba del millennio”… a partire dalla cara Michela Murgia (che mi ha presentato nonostante gli inumerevoli impegni che aveva nel corso del Salone).
Grazie mille, Michela!
–
A fine presentazione, le ho detto pubblicamente: “Grazie di cuore, cara Michela!”
E lei (battuta finale): “Prego. Ma non faccio interventi a cuore aperto!”
🙂
Spero di rendere partecipe della presentazione al Salone del libro di Torino inserendo qualche passaggio video sul canale Youtube di Letteratitudine.
(Videoperatore d’eccezione: lo scrittore/editore Carlo Cannella).
Tanti auguri Massimo. Spero di riuscire a vedere on line il video della presentazione con Michela Murgia.
Grazie, Marco.
Come anticipato ho inserito sul canale YouTube di Letteratitudine i video della presentazione al Salone del libro con Michela Murgia.
Li trovate anche all’interno di questo post (in coda).
Per chi avesse difficoltà a visualizzarli, li linko di seguito.
MICHELA MURGIA presenta Massimo Maugeri (parte prima)
http://www.youtube.com/watch?v=dqrIs1s1KIc
MICHELA MURGIA presenta Massimo Maugeri (parte seconda)
http://www.youtube.com/watch?v=hp_NZf0xrbo
MICHELA MURGIA presenta Massimo Maugeri (parte terza)
http://www.youtube.com/watch?v=ynXv5kUQwA8
MICHELA MURGIA presenta Massimo Maugeri (parte quarta)
http://www.youtube.com/watch?v=AN-ZBN6NXbE
Molto interessanti i video della presentazione con la Murgia.
Complimenti!
Bellissimi i video con la Murgia. Bravissima lei, bravissimo tu.
Sono favorevole a tutte le iniziative che promuovono i libri, dunque anche a questa. Pero’ non basta. Bisogna convincere la gente non solo ad acquistare i libri, ma anche a leggerli.
E’ questa fase due che mi lascia dubbioso.
Comunque complimenti a questo blog per le belle iniziative che porta avanti.
Tornando al post di prima. Lancio un’idea.
Concedere nei luoghi di lavoro mezz’ora al giorno (retribuita) da dedicare All lettura. Cosa ne pensate?
Scusate. Ho sbagliato post. Volevo scrivere su quello del 23 maggio (regala un libro). Auguri a Massimo Maugeri per il suo
Grazie per aver messo i video. E’ un po’ come esser stati li’.
Grazie anche da parte mia per i video con la Murgia. Per ora ho visto solo il primo, ma vedrò anche gli altri. Complimenti. Dev’essere stato un bel momento.
Carissimo Massimo,
dopo la presentazione a Torino, splendida e partecipata, l’incontro di ieri sera a Siracusa è stato una vera festa, di quelle proprio autentiche. Si leggeva negli occhi di tutti la gioia di essere lì, tutti insieme intorno alla tua nuova “creatura”.
Con “Parole e musica” Simona ha saputo superare se stessa, ancora una volta, trasmettendoci un fascio di emozioni avvolgenti con l’accostamento sapiente dei brani magistralmente interpretati dal maestro Biagio Lo Cascio e regalandoci una boccata di vera bellezza.
Bellezza ben espressa al fondo dei tuoi racconti ove traspare comunque, oltre ogni disperazione, un ottimismo di fondo, una fiducia per la capacità dell’uomo di riscattarsi comunque.
Perfino la povera disgraziata analfabeta riesce alla fine a sollevare lo sguardo e manifestare la propria voglia di riscatto nel progetto di … scrivere la sua storia per diventare ricca e famosa (un po’ mi ricorda la lezione esemplare del pianista sull’oceano, il “Novecento” di Baricco: … non sei mai fregato del tutto finché hai una buona storia da raccontare …)
Il punto di partenza è questo sapersi guardare e accettare fino in fondo, senza infingimenti, conoscere i propri limiti e ammetterli, per approdare all’equilibrio armonico in noi stessi, che è l’indispensabile passaggio verso il percorso di bellezza che nei tuoi racconti si snoda con agilità.
I tuoi personaggi con il loro carico dolente di sventure e disgrazie ci aiutano a sentirci meno soli, è come se ci esortassero a non mollare, ché in fondo si può sempre trovare un modo, una via, un … rattoppo accettabile!
La mia lettura non è ancora terminata (voglio gustarla lentamente per non trascurare i dettagli) tuttavia mi sembra già che vi aleggi intorno un altra particolare canzone che mi permetto di suggerire ed aggiungere ai “classici” immortali già abbinati:
Se sei a terra
non strisciare mai
Se ti diranno sei finito
non ci credere
Devi contare solo su di te
Uno su mille ce la fa,
come è dura la salita
in gioco c’è la vita …
(Uno su mille – Gianni Morandi)
Ad maiora!
Riflessione a “ratpus”
Nella metatesi quantitativa del titolo”ratpus” c’é il senso del discorso, la paranoia: ammazzo, scrivo un libro e guadagno. Siamo, in questo mirabile racconto, nell’ambito del “verosimile”, che la tragedia rappresenta, secondo Aristotele. Tutto potrebbe accadere. E nell’Andromaca euripidea leggiamo:ad una donna conviene sopportare w.213, e ancora …caro Ettore, io per farti piacere partecipavo ai tuoi amori, quando Cipride ti faceva cadere ww.222.
Così, forse, il pensiero di Lauretta. Pensiero altro rispetto all’amore assoluto di Ermione.
Come vedi, caro Massimo, classico é il contenuto del racconto, una pennellata tragica di ciò che potrebbe accadere e che la mente creativa di un artista sa dipingere.
Nuova la forma: un linguaggio non camuffato, un linguaggio vero, spontaneo; il linguaggio di una popolana, istintivo e nel bene (rispetto dei valori della famiglia) e nel male (sacrificio a tutto tondo). E, per concludere, la necessità di sopravvivere, mediante la gloria: solo che l’eroina Cetti non intende la gloria classica come areté senza se e senza ma; in Cetti la gloria é un cosale espediente per la sopravvivenza (il post-modern).
Correggo:metatesi consonantica. Chiedo scusa.
E’ stato un bellissimo pomeriggio. Tu, caro Massimo e Simo, ci avete incantati e con le vostre belle parole profondamente riflessive e con la musica che metteva le ali all’anima. Continuerò, con calma, a leggere e ti dirò. Grazie dell’invito e di rendermi partecipe alle vostre faticose carte. Con affetto. Lucia
Cari amici, grazie per i vostri messaggi. Grazie a Ginetta, Iva, James, Amelia, Leo.
Grazie mille a Elvira Siringo e a Lucia Arsì per le loro bellissime parole.
Grazie. Grazie davvero, mie care.
Ma un ringraziamento specialissimo va alla splendida Simona, mia carissima socia letteraria, per aver organizzato una bellissima festa letterario-musicale in occasione della presentazione di questi racconti.
Una simbiosi perfetta tra parole e musica nel meraviglioso scenario dell’Hotel Livingstone di Siracusa, con l’interpretazione sensazionale dell’attrice Rina Rossitto e le musiche coinvolgenti del maestro Biagio Lo Cascio (al pianoforte) e dell’avvocato Campisi (alla chitarra).
Ma l’idea, l’organizzazione, la realizzazione della serata e la presentazione sono opera sua… di Simona Lo Iacono.
Grazie di cuore per il bellissimo dono, Simo!
(E grazie, ovviamente, a tutti gli intervenuti)
Caro socio,
la gioia, in verità, è stata tutta mia! I racconti che hai scritto sono tutto: presente, passato, speranza, ricerca, strade abbinate, spaiate, perse.
La vita, cioè, l’eternità e le domande che questo nuovo millennio propone senza neanche farlo…solo raccontando una storia.
Ringrazio di cuore tutti i partecipanti, che hanno condiviso con me la gioia di festeggiarti e rendere omaggio a questo tuo nuovo gioiello.
Un grazie speciale alla musica appassionata del maestro Biagio Lo Cascio e dell’avv.to Nino Campisi. Un BRAVISSIMA di vero cuore alla nostra attrice, Rina Rossitto (magistrale interprete di Cetti) e a te, caro socio, l’augurio di ogni bene, ogni felicità, ogni adempimento dei sogni e della parola.
Una buona notte (e un bacio a Lucia Arsì ed Elvira Siringo)
la tua Simo
Ancora grazie a te, cara Simo. Per la tua generosità e per lo spirito di condivisione.
Grazie davvero!
IL BENE E IL MALE: Convertirsi, Emendarsi, Santificarsi.
Le atrocita’ commesse dall’uomo su se stesso e sui propri simili nel corso della storia sono raccapriccianti, orribili, inenarrabili.
Credo che la tesi di coloro che vedono nel mondo attuale il realizzarsi di un disegno del male, di un complotto demoniaco, sia fondata.
http://www.mariadinazareth.it/inferno%20libro%20a%20tu%20per%20tu….htm
La Chiesa non sta facendo abbastanza per contrastare tale espansione del male.
Gli stati sono solo strumenti delle famiglie padrone e quindi espressione essi stessi del male.
Io credo che chi abbia commesso atrocita’ nei confronti di altri esseri umani debba essere eliminato, in modo indolore, veloce, asettico.
Eppure, al posto di questo mondo di servi fatti impazzire, per aver un mondo del Bene basterebbe rispettare i dieci semplici, fondamentali, onnicomprensivi Precetti:
Non avrai altro Dio all’ infuori del Sommo Bene.
Non nominare il nome di Dio invano.
Ricordati di santificare le feste.
Onora il padre e la madre.
Non uccidere.
Non commettere adulterio.
Non rubare.
Non dire falsa testimonianza.
Non desiderare la donna d’altri.
Non desiderare la roba d’altri.
“…quel grande che temprando lo scettro a’ regnatori gli allor ne sfronda, ed alle genti svela di che lagrime grondi e di che sangue…” (Ugo Foscolo)
Prof. Filippo Matteucci – Artaris Labs
Ciao. Sto leggendo il tuo “Viaggio all’alba del millennio”. Ancora meglio di quello che mi aspettavo. E l’aspettativa era già alta. “Ratpus” è un vero capolavoro, ma anche gli altri racconti sono deliziosi. Complimenti.
MASSIMO MAUGERI: VIAGGIO ALL’ALBA DEL MILLENNIO
Quando: Venerdì, 10 Giugno, 2011 Alle: 18:00
Dove: CAVALLOTTO LIBRERIE – Corso Sicilia, 91, 95131 Catania
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Presentazione del libro “Viaggio all’alba del millennio” di Massimo Maugeri.
Un bizzarro viaggio in aereo racconta l’ansia da attentato terroristico; una tragedia consumata all’interno delle pareti domestiche tratta il tema dell’incomunicabilità tra familiari; i preparativi di un matrimonio rivelano alcune nevrosi contemporanee.
Interventi della scrittrice e magistrato Simona Lo Iacono. Sarà presente l’autore.
Sono sicura che è andata benissimo!
🙂
@ Filippo Matteucci
Ma il suo commento è stato ispirato dalla lettura del mio libro? 🙂
Grazie, cara Laura.
Sì, cara Maria Lucia. La presentazione da Cavallotto è andata molto bene! 🙂
Cari amici, ho il piacere di condividere con voi una bella notizia che mi riguarda (e che riguarda questo libro).
Mi è stato conferito il Premio Internazionale Sebastiano Addamo anche con riferimento alla pubblicazione di “Viaggio all’alba del millennio”.
Vi riporto di seguito il comunicato stampa della conferenza sul Premio tenutasi oggi…
RESOCONTO
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V edizione Premio Internazionale «Sebastiano Addamo»
–
Presentata alla Provincia di Catania la V edizione del Premio Internazionale «Sebastiano Addamo», promossa dall’Associazione Sebastiano Addamo con il patrocinio della Provincia Regionale e della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania.
A fare gli onori di casa è stato il vicepresidente e assessore provinciale alle Politiche Culturali Giovanni Ciampi, che ha sottolineato come l’atteso appuntamento culturale “si distingua nel variegato panorama dei riconoscimenti letterari per il suo alto profilo”. È stata poi la volta del dirigente del settore Cultura Domenica Pagliaro, la quale ha fra l’altro ricordato come la Provincia abbia sostenuto il premio sin dagli esordi. Infine la docente universitaria Sarah Zappulla Muscarà, dopo aver citato gli autorevoli premiati delle precedenti edizioni (Lorenzo Mondo, Mario Andreose, Salvatore Scalia, Simonetta Agnello Hornby e Vincenzo Pirrotta), ha rivelato i nomi dei vincitori di quest’anno.
La giuria, composta da Alessandro Cannavò, Enrico Iachello, Domenico Tempio, Sabine Verhulst e Sarah Zappulla Muscarà, ha assegnato il premio al giornalista del Corriere della Sera e scrittore Armando Torno per il volume “Il paradosso dei conservatori” (Bompiani) e al fondatore del blog “Letteratitudine”, nonché promotore culturale e scrittore Massimo Maugeri per il volume “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa editore).
–
La cerimonia di consegna avrà luogo venerdì 7 ottobre alle 18, nella sala C1 del Centro culturale “Le Ciminiere” di viale Africa, Catania, con ingresso gratuito.
–
La manifestazione sarà arricchita dalla messa in scena del monologo “Quel grido”, versione teatrale di Massimiliano Perrotta tratta da “Le abitudini e l’assenza” (Sellerio) di Sebastiano Addamo e interpretata da Chiara Condrò.
Condurrà Carmelita Celi.
Sono felicissima per questo tuo meritatissimo premio, caro Massimo! Congratulazioni e un grande abbraccio.
Milvia
I migliori complimenti per il Premio più che meritato!
Mille di questi Premi. Complimenti di cuore!
Caro Massimo, le più sincere congratulazioni per questo meritato riconoscimento. Continua così!
be’, e mica ti vorrai fermare a questo (seppur prestigioso) riconoscimento, no? :-). in gamba massimo e miliardi di congratulazioni
congratulazioni sentitissime!
e sono sicura che molti riconoscimenti ti verranno ancora!
un abbraccio
cristina
beh, tanti auguri anche da parte mia. e onore al merito.
Questo premio rende felice te e rende felici tutti noi. Auguri, Massimo.
Complimenti vivissimi. Di vero cuore. Il lavoro che fai qui è già indice, da solo, di una finezza d’animo, di una sensibilità e di una pazienza fuori del comune. Pazienza nel senso etimologico di patire: un saper patire insieme agli altri, una capacità rara di condividere sentimenti, emozioni, progetti. Riconoscimento meritatissimo, dunque.
A questo punto mi sa proprio che dovrò leggere il tuo libro. Complimenti per il Premio.
Tantissimi auguri, Massimo!
Ed è molto bello, inoltre, associare il tuo libro ad un nome fondamentale della letteratura siciliana del Novecento.
Tanti auguri anche da parte mia, Massimo. Complimenti.
Complimenti… chapeau al talento, all’impegno, alla dedizione, alla tua passione di scrittore e divulgatore di cultura.
Concordo con Gaetano Failla: vedere il proprio nome associato a quello di uno scrittore importante per la Sicilia è un vero onore.
Bravo Massi!
Miei cari amici, grazie di cuore per i messaggi affettuosi.
Devo dire che fa sempre bene riceverne!
Grazie mille, dunque, a: Milvia, Filippo, Anna Rita, Amelia, Enrico, Cristina, Giacomo, Mavie, Desi, Loretta, Gaetano, Marco, Maria Lucia…
Grazie a tutti!
Ne approfitto anche per ringraziare tutti coloro che mi hanno scritto privatamente e coloro che mi hanno lasciato messaggi su facebook.
Grazie, di cuore, a tutti!
Ho già fatto i miei più sinceri complimenti a Massimo su FB ma mi ripeto volentieri qui, perché è qui che nasce tutto, nasce quell’amicizia , quella stima profonda e quel riconoscimento che noi tutti insieme diamo alle qualità di Massimo Maugeri e non possiamo che gioire con lui perché dall’esterno gli venga riconosciuto il grande valore professionale oltre che umano.Bravo Massi, ho letto con grande piacere il tuo libro Viaggio all’alba del millennio, sono certa che saprai regalarci tante altre storie e belle parole. E sono felice che tu condivida con tutti i lettori del tuo splendido blog la bella notizia,, hai sempre elegantemente e con grande generosità d’animo dato spazio agli altri, oggi è davvero la tua festa! un big hug per te, con tanto affetto!! 😉
<3
Mi unisco alle parole di giubilo e congratulazioni per il premio dato, anche perché ho finito di leggere Viaggio all’alba del millennio pochi giorni fa e sono rimasto colpito dalla grande capacita’ di caratterizzare le ansie di questi nostri anni con alternanza di stile e di visioni. Davvero bravo. Complimenti.
Inoltre ringrazio per la possibilità di avermi fatto conoscere la città di Catania ed i suoi luoghi, protagonisti della parte finale del libro. A questo punto non mi resta che visitare la città ed i luoghi scoperti sulla carta.
Cara Francesca Giulia, grazie di cuore. Sei un vero tesoro!
Grazie mille anche a Renato.
Carissimo Massi
eccomi rientrata da Roma dopo il lungo viaggio di ieri (come sai non amo l’aereo e preferisco attraversare tutta l’Italia in treno, godermi i suoi cambiamenti dallo scolorare del finestrino…però, certo…sono 10 ore piene di viaggio!)…
Ma non appena messo piede in casa, il pensiero è per te, per questo riconoscimento importantissimo, riservato ai grandi testimoni letterari del nostro tempo (per esempio l’anno scorso è stato conferito a Simonetta Agnello Horbny).
E il pensiero corre anche a tanta abnegazione da parte tua sulla parola scritta, sul tempo da rincorrere per dare voce alle voci, ma senza tagliare fuori gli altri, anzi espandendo le loro possibilità, mettendoti a loro servizio col blog…
Ecco: il premio non poteva andare a testimone migliore della parola scritta, nè a libro più significativo. Perchè proprio in questa raccolta di racconti le variazioni di tutti i tuoi timbri si intrecciano e si approfondiscono, e ognuno di questi personaggi vibra del proprio timbro speciale, del proprio universo umano.
Grazie, caro Massi, per averci donato quet’opera e per questo tuo impegno costante.
Oggi sarò tra il pubblico ad applaudirti, a darti segno della mia gratitudine per questi anni che il blog e la tua scrittura hano reso più belli.
A oggi pomeriggio! Spero che tutti possano intervenire alla premiazione che si terrà alle 18,00 alle Ciminiere di Catania!
Un bacio
la tua socia
V EDIZIONE DEL PREMIO LETTERARIO INTERNAZIONALE «SEBASTIANO ADDAMO»
CATANIA – Armando Torno con il volume “Il paradosso dei conservatori” (Bompiani) e Massimo Maugeri con “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa editore) sono i vincitori della V edizione del Premio Letterario Internazionale «Sebastiano Addamo». Lo hanno reso noto, nel corso della conferenza-stampa al Centro Direzionale Nuovaluce di Tremestieri Etneo, l’assessore provinciale alla Cultura e vicepresidente Giovanni Ciampi, la dirigente del Settore Cultura dott. Domenica Pagliaro e la prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà (Università di Catania), presidente della giuria composta da Alessandro Cannavò (Corriere della Sera), Enrico Iachello (Preside Facoltà di Lettere e Filosofia), Domenico Tempio (La Sicilia) e Sabine Verhulst (Università di Gent).
La cerimonia di premiazione della V Edizione del Premio Internazionale «Sebastiano Addamo» avrà luogo venerdì 7 ottobre, alle 18, nella sala C1 del Centro culturale Le Ciminiere di viale Africa.
La manifestazione è promossa dall’Associazione Sebastiano Addamo con il patrocinio della Provincia Regionale di Catania e la facoltà di Lettere e Filosofia. Sarà arricchita dalla messa in scena del monologo “Quel grido”, versione teatrale di Massimiliano Perrotta tratta da “Le abitudini e l’assenza” (Sellerio) di Sebastiano Addamo e interpretata da Chiara Condrò. Condurrà Carmelita Celi.
In bocca al lupo, Massimo!
Spero proprio di esserci stasera… in ogni caso un augurio enorme!
A parte l’amicizia, il lato umano del rapporto che si è instaurato nel corso degli anni, plaudo davvero al tuo impegno di blogger, di organizzatore di cultura, di scrittore che sa toccare varie corde. Soprattutto quella introspettiva, come hai dimostrato con la tua prima prova letteraria. Ma con questo libro di racconti hai dimostrato varietà, duttilità di forme e tecniche, acutezza di sguardo nello scorgere le problematiche dolenti del nostro tempo, i nodi che è compito del narratore non sciogliere, ma analizzare e aiutare a comprendere.
Sono molto contento che ti venga consegnato anche questo premio. Il tuo impegno e la tua scrittura meritano ampiamente tutto questo.
Un caro abbraccio.
Caro Massi
bellissima questa cerimonia di premiazione! Davvero commossa! Mi sono emozionata tantissimo nell’ ascoltare le letture e vedendoti sul palco a parlare di questi anni di letteratura condivisa.
Che questo traguardo si perpetui, che ti apra altre gioie e altri successi, e che illumini la bellezza dell’arte attraverso i tuoi libri!
Buona serata, mio caro socio! So che hai continuato con la cena che è seguita al premio e che adesso starai di certo smangiucchiando cose buone! Ti auguro ancora mille serate così belle, con le persone care intorno a te ad applaudirti, le tue bimbe sgambettanti e felici, e il logo del blog nei cuori di noi tutti, da dove sbuca, ostiantamente, una camicia celeste!
Un abbraccio forte
la tua socia
Cara Maria Lucia, caro Carlo… grazie di cuore a voi!
Carissima Simo, grazie per i tuoi splendidi commenti, ma soprattutto grazie per esserci stata a condividere questa bella festa!
Grazie di cuore, socia!
Ne approfitto per ringraziare l’associazione Addamo (e la signora Addamo in particolare per la stima che mi ha dimostrato) e grazie alla giuria per il bellissimo riconoscimento.
È stata davvero una serata memorabile. Di quelle che ti segnano il cuore e la memoria.
Grazie davvero!
di Maria Valeria Sanfilippo
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Con Proust “ogni lettore, quando legge, legge se stesso”. E lo dirà anche Barthes che la lettura è in fondo un’ “attività tautologica”. Un assunto che trova ragione nel Premio Internazionale “Sebastiano Addamo”, promosso dall’omonima associazione. Assiepato dal pubblico delle grandi occasioni e da molti giovani, il polo culturale delle “Ciminiere” è stato teatro della cerimonia di premiazione preceduta dal saluto del vicepresidente della Provincia Giovanni Ciampi.
Composta da Alessandro Cannavò, Enrico Iachello, Domenico Tempio, Sabine Verhulst e Sarah Zappulla Muscarà, la giuria ha assegnato il riconoscimento al giornalista, scrittore ed editorialista del “Corriere della sera” Armando Torno per “Il paradosso dei conservatori” (Bompiani), un pamphlet che interpella un’ampia gamma di categorie filosofiche, dialoga con i casi dell’attualità, attivando, mediante un’ironia sempre costruttiva, un sano confronto dialettico. Le sue opere “rivelano un sapere ben al di sopra di ogni media con una straordinaria capacità argomentativa venata di arguzia e di ironia”. Acutamente intervistato da Carmelita Celi, conduttrice della serata, il premiato (dopo aver affermato che “la Sicilia è un continente culturale e che ogni sua città rappresenta uno Stato”) ha sottolineato che è cultura “tutto ciò che aiuta l’uomo a crescere spiritualmente, a capire meglio la vita e se stesso, e non certo quel dogmatismo d’accatto che gira oggi per l’Italia”.
L’altro premiato è stato Massimo Maugeri, infaticabile promotore culturale, scrittore e fondatore del blog di successo “Letteratitudine”, per la silloge di racconti “Viaggio all’alba del millennio” (Perdisa), “caratterizzata da una scrittura mimetica e da una originale miscellanea di generi, toni e registri stilistici, che danno vita a un unico grande affresco narrativo”. Una raccolta che restituisce pure Catania con i suoi luoghi e i suoi simboli, apparentandosi in tal modo con “Il giudizio della sera”, il più famoso dei romanzi di Addamo, di recente riedito da Bompiani a cura di Sarah Zappulla Muscarà. Nell’occasione il Comune di Catania e il Comune d Lentini hanno annunciato l’intitolazione allo scrittore nel cuore della città etnea dello slargo dietro la sede del Rettorato e a Lentini della Piazza degli Studi. Vivo apprezzamento anche per la messa in scena di “Quel grido”, monologo tratto da “Le abitudini e l’assenza” di Addamo, per l’intelligente regia di Massimiliano Perrotta, interpretato da Chiara Condrò.
Una quinta edizione, dunque, dopo quelle che hanno visto premiati Lorenzo Mondo, Mario Andreose, Simonetta Agnello Hornby e Vincenzo Pirrotta, di alto profilo e di spessore socio-culturale.
(La Sicilia – 08/10/2011)
Grazie mille per l’inserimento dell’articolo.
Una serena notte a voi e… appuntamento a domani sera con un nuovo dibattito che, in un certo senso, si lega a questo (giacché si parlerà di “cronache di inizio millennio”).
Che bello il tuo libro. Lo sto leggendo in questi giorni. Ciao Massimo.
Grazie mille, Valeria. Un saluto a te.