Nel 2008, su Letteratitudine, organizzai un dibattito online intitolato “Il difficile ruolo dei traduttori” (fu una discussione molto partecipata, con quasi mille commenti).
Riporto di seguito l’incipit del post citato…
Tradurre non è un mestiere facile. Tutt’altro.
Ed è anche un mestiere che si svolge nell’ombra. A volte in pieno buio. Eppure la traduzione di un libro è fondamentale.
Lo sappiamo bene: una buona traduzione è capace di valorizzare un romanzo (e di restituirlo “integro” al lettore che lo legge in una lingua differente rispetto a quella originale), una cattiva traduzione può ucciderlo (il romanzo, ma a volte anche il lettore… nel senso che può uccidere la sua voglia di leggere).
Nonostante ciò il traduttore è spesso visto come un addetto ai lavori “secondario”, che non deve mai superare la soglia del “dietro le quinte”.
Di recente, riflettendo – per l’appunto – sul ruolo dei traduttori, mi è venuta in mente un’idea finalizzata a valorizzare ulteriormente queste figure professionali di assoluto rilievo, partendo dal presupposto che (ovviamente) il traduttore conosce meglio di chiunque altro il libro che ha tradotto… ma, nella maggior parte di casi, conosce anche la poetica e l’approccio narrativo dell’autore dell’opera.
Da qui l’idea di creare una nuova rubrica di Letteratitudine che avrà, dunque, un duplice obiettivo: mettere in risalto l’esperienza del tradurre (fornendo visibilità al traduttore) ed evidenziare il rapporto tra traduttore e autore dell’opera tradotta. Il titolo di questa nuova rubrica è molto semplice e indicativo: VISTA DAL TRADUTTORE.
Protagonisti assoluti saranno, dunque, i traduttori e (di riflesso) le opere tradotte.
Lunga vita ai traduttori! Grazie, cari traduttori, per il compito delicato e fondamentale che svolgete a beneficio di noi lettori.
E grazie, naturalmente, a tutte le amiche e gli amici di Letteratitudine che vorranno seguire questo nuovo spazio online.
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Tutte le puntate di “Vista dal traduttore” sono disponibili qui.