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È morto lo scrittore spagnolo Javier Marías
ADDIO A JAVIER MARÍAS
È morto lo scrittore spagnolo Javier Marías (Madrid, 20 settembre 1951 – Madrid, 11 settembre 2022)
Javier Marías è morto all’età di 70 anni presso la Clinica Quirón di Madrid a causa di complicazioni derivanti da una polmonite bilaterale che combatteva da mesi.
Tradotto in tutto il mondo e vincitore dei più importanti Premi letterari, tra i quali il premio internazionale di letteratura IMPAC, il Nelly Sachs, il Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane, ha vinto con Domani nella battaglia pensa a me il premio Rómulo Gallegos e il Prix Femina Etranger. Nel 2011 ha ricevuto inoltre il Premio Nonino.
Tutti gli approfondimenti, su LetteratitudineNews
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La 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia
La nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia
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Cala il sipario sulla 79ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica che si è svolta al Lido di Venezia dal 31 agosto al 10 settembre 2022, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Roberto Cicutto. La giuria internazionale del concorso è stata presieduta dall’attrice statunitense Julianne Moore.
Tra i premi più importanti: Leone d’oro al miglior film a “All the Beauty and the Bloodshed”, regia di Laura Poitras; Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Cate Blanchett per “Tár”; Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Colin Farrell per “Gli spiriti dell’isola (The Banshees of Inisherin)”.Di seguito, maggiori informazioni su tutti i premi. (altro…)
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PREMIO CAMPIELLO 2022: vince Bernardo Zannoni
BERNARDO ZANNONI VINCE LA 60^ EDIZIONE DEL PREMIO CAMPIELLO
Lo scrittore si è aggiudicato il premio con il romanzo “I miei stupidi intenti” (Sellerio), che ha ottenuto 101 voti sui 275 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi.
Venezia, 3 settembre 2022 – Bernardo Zannoni, con il romanzo I miei stupidi intenti (Sellerio), vince la 60^ edizione del Premio Campiello, concorso di narrativa italiana contemporanea organizzato dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto. Il libro vincitore, annunciato questa sera dal palco del Gran Teatro La Fenice, ha ottenuto 101 voti sui 275 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori Anonimi.
Al secondo posto si è classificato Antonio Pascale “La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini” (Einaudi) con 54 voti, al terzo posto Elena Stancanelli “Il tuffatore” (La nave di Teseo) con 46 voti, al quarto posto Fabio Bacà “Nova” (Adelphi) con 43 voti, al quinto posto Daniela Ranieri “Stradario aggiornato di tutti i miei baci” (Ponte alle Grazie) con 31 voti.
Bernardo Zannoni ha dichiarato: “La mia vita è cambiata al 100%, sono molto contento. Ho cominciato a 21 anni a scrivere questo romanzo, dopo varie esperienze di composizione – canzoni, poesie, sceneggiature – ho avuto il coraggio di ritornare alla prosa, più faticosa e complicata. L’Italia può essere un Paese per giovani che hanno voglia di leggere, formarsi e imparare. Studio ed educazione sono fondamentali.” (altro…)
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ADDIO A PIETRO CITATI
È MORTO ALL’ETA’ DI 92 ANNI PIETRO CITATI
Pietro Citati (Firenze, 20 febbraio 1930 – Castiglione della Pescaia, 27 luglio 2022): scrittore, saggista, critico letterario
Vincitore del Premio Strega nel 1984
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Approfondimenti: Ansa, la Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, Il Sole 24Ore, Rai News, SkyTg24, Avvenire
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Pietro Citati nacque a Firenze da una nobile famiglia siciliana, trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Torino, dove frequentò l’Istituto Sociale e in seguito il liceo classico Massimo d’Azeglio. Nel 1942, durante la guerra, si trasferì con la famiglia in Liguria. Dopo la guerra tornò in Toscana e si laureò nel 1951 in Lettere moderne all’Università di Pisa quale allievo della Scuola Normale Superiore. Incominciò la sua carriera di critico letterario collaborando a riviste come Il Punto – dove conobbe Pasolini – L’approdo e Paragone. (altro…)
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MARILYN MONROE nel nuovo numero di LINUS
Dedichiamo la nuova puntata della rubrica Graphic Novel e Fumetti di Letteratitudine al nuovo numero di LINUS, in uscita ad agosto, dedicato a Marilyn Monroe
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MARILYN MONROE
Ballando coi lupi
Illustrazione di copertina di Sergio Ponchione, pp. 120, 6 euroCon un racconto inedito in Italia di Marilyn Monroe (trad. Valerio Stivè); una short story inedita di Joyce Carol Oates (trad. Claudia Durastanti); un’analisi di Grazia Verasani sulla condizione femminile nel mondo dello showbiz di quegli anni; i retroscena dei suoi film, analizzati da Giuseppe Sansonna; il suo rapporto con la musica, a cura di Alberto Piccinini, e quello col mondo del fumetto, tracciato da Sergio Brancato.
Illustrazioni e storie disegnate di: Elena Macellari, La Tram, Danilo Maramotti, Massimo Giacon, Anna Cercignano, Sergio Algozzino, Veronica Veci Carratello.
Strisce e fumetti di: Charles M. Schulz, Paolo Bacilieri, Bill Watterson, Giorgio Carpinteri, Deco, Stephan Pastis, Leila Marzocchi, Dominique Grange e Jacques Tardi.
Con un racconto inedito di Antonio Rezza, Blu presidenziale.
Rubriche di: Loredana Lipperini, Giuseppe Sansonna, Vanni Santoni, Andrea Fornasiero, Simone Tempia, Alberto Piccinini.* * *
di Igort
Sessant’anni fa moriva, in circostanze tutt’ora poco chiare, Marilyn Monroe, l’icona del cinema americano. La stella bellissima e triste che scomparve dagli schermi ma non dalla nostra memoria a soli 36 anni.
Non ci interessa, in queste pagine, chiarire se fu suicidio oppure un complotto ordito dalla CIA per porre fine a una relazione che Marilyn pareva intrattenere con il presidente americano John Kennedy (e con suo fratello Robert) mentre frequentava Sam Giancana, noto malavitoso italoamericano. O se al contrario fu invece un omicidio eseguito dalla mafia per punire la famiglia del presidente che non aveva mantenuto delle promesse fatte.
Si è delirato in ogni direzione nel corso degli anni. (altro…) -
GEORGES SIMENON TORNA AL CINEMA
La nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo… al ritorno nelle sale delle storie di Georges Simenon
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Un nuovo film tratto da uno dei grandi romanzi di Georges Simenon uscirà nelle sale italiane il 15 settembre. Si intitola, per l’appunto ‘Maigret’: film di Patrice Leconte, tratto dal romanzo “Maigret e la giovane morta” di Simenon.
Nel cast del film: Gérard Depardieu Jade Labeste, Mélanie Bernier, Aurore Clément, André Wilms, Hervé Pierre (della Comédie Française), Clara Antoons, Pierre Moure e Bertrand Poncet.
Non solo. In Francia è in uscita un altro film tratto dai gialli di Simenon (lo vedremo presto anche in Italia). In questo caso il libro in questione è “Persiane verdi”)
Qui di seguito, il trailer e le schede dei due libri citati* * *
Georges Simenon
Maigret e la giovane morta
Traduzione di Laura Frausin GuarinoUna ragazza vestita con un abito da sera trovata morta a Parigi in una piazza. L’ispettore Maigret cerca di risalire alla sua identità e capire cosa le sia successo
«Maigret non voleva ammetterlo, ma quello che lo lasciava più perplesso era il volto della vittima. Per il momento, ne conosceva un solo profilo. Che fossero le contusioni a darle quell’espressione imbronciata? Sembrava una bambina, una bambina di cattivo umore. I capelli scuri, morbidissimi, buttati indietro, erano naturalmente ondulati. Sotto la pioggia, il trucco si era un po’ sciolto, e questo, anziché invecchiarla o imbruttirla, la rendeva ancora più giovane e attraente».
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Georges Simenon
Le persiane verdi
Traduzione di Federica Di Lella, Maria Laura Vanorio«Forse questo è il libro che i critici mi chiedono da tanto tempo e che ho sempre sperato di scrivere» azzarda Simenon, che ha terminato Le persiane verdi in una sorta di stato di grazia, all’indomani della nascita del secondo figlio. Ha tutte le ragioni di essere soddisfatto: è riuscito a scolpire una figura larger than life, Émile Maugin, celeberrimo attore giunto, a sessant’anni, all’apice del successo e della fama, che un giorno apprende di avere, al posto del ventricolo sinistro, «una specie di pera molle e avvizzita». «Maugin non è ispirato né a Raimu, né a Michel Simon, né a W.C. Fields, né a Charlie Chaplin» afferma risolutamente Simenon nell’Avvertenza. «E tuttavia, proprio a causa della loro grandezza, non è possibile creare un personaggio dello stesso calibro, che faccia lo stesso mestiere, senza prendere in prestito dall’uno o dall’altro certi tratti o certi tic». Ciò detto, taglia corto, «Maugin non è né il tale né il talaltro. È Maugin, punto e basta, ha pregi e difetti che appartengono solo a lui». Pregi e difetti alla misura del personaggio: dopo un’infanzia sordida, ha lottato, perduto, vinto, amato, desiderato, conquistato e posseduto tutto – donne, fama, denaro –, e coltiva la propria leggenda abbandonandosi a ogni eccesso. Prepotente, scorbutico, cinico (ma segretamente generoso), regna da tiranno su un piccolo mondo di sudditi devoti e trepidanti, fra cui la giovanissima e amorevole moglie, ma vive nella costante paura della morte e nella nostalgia dell’unica cosa che non ha mai conosciuto: la pace dell’anima – quella cosa tiepida e dolce a cui il suo desiderio attribuisce la forma di una casa con le persiane verdi».
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MARIO DESIATI con “Spatriati” (Einaudi) vince il PREMIO STREGA 2022
Il vincitore dell’edizione 2022 del Premio Strega è Mario Desiati con il romanzo “Spatriati” (Einaudi)
LO SPECIALE DI LETTERATITUDINE
MARIO DESIATI con “Spatriati” (Einaudi)ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)
trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri
regia, postproduzione e consulenza musicale: Federico Marin
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PER ASCOLTARE LA PUNTATA premi il tasto play o CLICCA QUI
Ascolta “n. 15-22 ospite: Mario Desiati con “Spatriati” (Einaudi)” su Spreaker.
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Ospite della puntata: lo scrittore Mario Desiati
Con Mario Desiati abbiamo discusso del suo volume intitolato: “Spatriati” (Einaudi), finalista all’edizione 2022 del Premio Strega.
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Come nasce un romanzo? Per gli Autoracconti d’Autore di Letteratitudine: MARIO DESIATI racconta il suo romanzo “Spatriati” (Einaudi)
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Scrivo Spatriati dall’ottobre del 2015 al luglio del 2019. È un tempo lungo, lunghissimo forse per un romanzo di trecento cartelle. Lo riscrivo numerose volte perché opero attraverso il meccanismo delle stesure. È un metodo molto faticoso, e quando ne parlo con altri scrittori o editori, fanno tutti la faccia perplessa e mi dicono “quanto fatica sprecata”. Le stesure mi consentono di provare e riprovare finché non trovo una voce della storia che trovo convincente. Non riuscirei mai a scrivere un romanzo senza aver indovinato la voce. Anche quando mi confronto nel mio lavoro di editor con gli scrittori con cui collaboro, il grande tema è quello: hai trovato la voce? La voce è il chi e il come. Spesso la voce arriva subito, ma altre volte ci vogliono i tentativi. E possono essere tentativi numerosi. Moravia diceva che se non ti viene da scrivere devi lasciar perdere, e lui si obbligava a farlo ogni mattina alle sei quando si svegliava, mettendosi alla scrivania per mantenere il ritmo e non perdere l’ispirazione. Credo un grande esempio per tutti coloro che scrivono romanzi.
Ero una persona diversa nell’ottobre del 2015 rispetto a quella di quattro anni dopo, e credo che la mia identità in cambiamento abbia influenzato la scrittura. Sapevo esattamente che il romanzo si sarebbe chiamato Spatriati e sapevo che tutte quelle sfumature sul significato della parola Spatriato sarebbero entrate nella storia. Nel dialetto del mio paese, il martinese, spatriato vuol dire non solo colui che è andato via, ma anche un individuo non catalogabile, fuori dagli schermi, irregolare, a volte fluido, altre volte sciatto. Insomma una parola che ha diverse nuance e molte di queste sono negative. (altro…) -
IL COLIBRÌ, film tratto dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi nelle sale dal 20 ottobre
La nuova puntata di Letteratitudine Cinema la dedichiamo a… IL COLIBRÌ dal 20 ottobre nelle sale. Nel film il brano inedito di Sergio Endrigo CARO AMORE LONTANISSIMO interpretato da Marco Mengoni
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IL COLIBRÌ di Francesca Archibugi, tratto dal bestseller internazionale di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020, con Pierfrancesco Favino nel ruolo di Marco Carrera, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Sergio Albelli, Alessandro Tedeschi, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Fotiní Peluso, Francesco Centorame, Pietro Ragusa, Valeria Cavalli e con Nanni Moretti sarà nelle sale dal 20 ottobre, distribuito da 01 Distribution.
Sui titoli di coda del film, la cui colonna sonora è firmata da Battista Lena, una canzone inedita di Sergio Endrigo dal titolo “CARO AMORE LONTANISSIMO”. Claudia Endrigo, figlia del grande cantautore, ha voluto affidare il brano unicamente alla voce e all’incredibile sensibilità interpretativa di Marco Mengoni, capace di raccogliere e trasmettere perfettamente le emozioni, la fragilità e la poesia di questa canzone. Marco ne ha riconosciuto da subito l’affinità con la storia de Il Colibrì, in cui il brano è stato inserito risultandone un perfetto tassello narrativo.
* * *SINOSSI
È il racconto della vita di Marco Carrera, “il Colibrì”, una vita di coincidenze fatali, perdite e amori assoluti.
La storia procede secondo la forza dei ricordi che permettono di saltare da un periodo a un altro, da un’epoca a un’altra, in un tempo liquido che va dai primi anni ‘70 fino a un futuro prossimo.
È al mare che Marco conosce Luisa Lattes, una ragazzina bellissima e inconsueta. Un amore che mai verrà consumato e mai si spegnerà, per tutta la vita.
La sua vita coniugale sarà un’altra, a Roma, insieme a Marina e alla figlia Adele.
Marco tornerà a Firenze sbalzato via da un destino implacabile, che lo sottopone a prove durissime. A proteggerlo dagli urti più violenti troverà Daniele Carradori, lo psicoanalista di Marina, che insegnerà a Marco come accogliere i cambi di rotta più inaspettati.
Il Colibrì è la storia della forza ancestrale della vita, della strenua lotta che facciamo tutti noi per resistere a ciò che talvolta sembra insostenibile. Anche con le potenti armi dell’illusione, della felicità e dell’allegria.* * *
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ADDIO A RAFFAELE LA CAPRIA
È morto, all’età di 99 anni, Raffaele La Capria. Lo ricordiamo in questa pagina a lui dedicata…
Raffaele La Capria (Napoli, 3 ottobre 1922 – Roma, 26 giugno 2022) è stato uno scrittore, sceneggiatore e traduttore italiano.
Autore di Ferito a morte, si è imposto come una delle voci più significative della letteratura italiana del secondo ‘900.
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Approfondimenti su: Ansa, la Repubblica, Il Sole24 Ore, Rai News, Avvenire, Il Mattino, Il Fatto Quotidiano
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Dopo essersi laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli Federico II nel 1947 e dopo aver soggiornato in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, Raffaele La Capria nel 1950 si trasferì a Roma. Nel 1957 frequentò a Harvard l’International Seminar of Literature.
Collaborò alle pagine culturali del Corriere della Sera. Dal 1990 fu condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti. Fu autore di radiodrammi per la Rai, nonché co-sceneggiatore di molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città (1963) e Uomini contro (1970); inoltre collaborò con Lina Wertmüller alla sceneggiatura del film Ferdinando e Carolina.
Nel 1961 vinse il Premio Strega per Ferito a morte. Nel settembre del 2001 ricevette il Premio Campiello alla carriera e nel 2002 gli viene assegnato il Premio Chiara, sempre alla carriera. Nel 2005 vinse il Premio Viareggio per la raccolta L’estro quotidiano. Nel 2011 gli è stato assegnato il premio Alabarda d’oro alla carriera per la letteratura; nel 2012 il Premio Brancati.
È morto a Roma il 26 giugno 2022, all’età di 99 anni. (altro…)
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CHROMA di Tersite Rossi
La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri)” è dedicata al volume “Chroma” di Tersite Rossi (Les Flâneurs Edizioni)
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Tersite Rossi è un collettivo di scrittura, autore del romanzo d’inchiesta sulla trattativa tra Stato e Mafia È già sera, tutto è finito (Pendragon 2010), del noir distopico Sinistri (Edizioni E/O 2012, nella Collezione SabotAge curata da Massimo Carlotto), del thriller economico-antropologico I Signori della Cenere (Pendragon 2016) e di Gleba (Pendragon 2019), romanzo d’inchiesta sul lavoro sfruttato. Suoi racconti sono apparsi sulle pagine di svariate testate, raccolte e antologie. Lo pseudonimo è un omaggio a Tersite, l’antieroe omerico, e al signor Rossi, l’uomo della strada.
Il nuovo libro di Tersite Rossi si intitola “Chroma. Storie degeneri” e lo pubblica Les Flâneurs Edizioni.
Abbiamo invitato Tersite Rossi a discuterne in forma di “Botta e risposta”
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Marco: Vecchio, Massimo Maugeri ci ha chiesto di mandargli un nostro botta e risposta su Chroma. Per me va bene, ma niente di impostato. Lo facciamo come fosse una chat, improvvisando. Ti va?
Mattia: Procediamo! Comincio io, allora: in Chroma ci sono cinque racconti, uno per genere e un genere per colore. In quello Blu, il distopico, si racconta un futuro devastato dai cambiamenti climatici in cui una razza superiore ne domina una inferiore. Mica sarà ‘na roba per anime belle tipo Greta Thunberg? Non credo che la reggerei.
Tersite Rossi (foto di Marco Parisi) Marco: Greta Thunberg ha avviato una battaglia giusta (anche se parziale) ma purtroppo si è lasciata cuocere dal calderone mediatico… Il racconto Blu parte dal presupposto che quella battaglia sia stata persa, e mostra un mondo dal clima surriscaldato, diviso in due classi, una che lavora e sopravvive a malapena e l’altra che comanda ed è straricca. Il racconto Blu mostra che diritti sociali e ambientali vanno di pari passo, niente a che vedere con le anime belle di cui parli tu, che pensano che l’ambiente si possa difendere senza debellare l’ingiustizia sociale…
Invece tu parlami del racconto Giallo, il mistery: ruota attorno alla sentenza emessa da un giudice progressista e non lo mette per niente in buona luce. Ma come? Abbiamo qualcosa contro i giudici? O contro i progressisti?Mattia: Chi sono i progressisti? Non sono forse quei “sinistri” protagonisti del nostro romanzo omonimo del 2012? Quelli che hanno distrutto il mondo del lavoro (Treu e i compagni di merende dell’Ulivo te li ricordi?), che hanno letto cento libri capendone forse mezzo ma si definiscono colti, che guardano dall’alto in basso il popolo rozzo e scomposto (monsieur, che pezzenti questi gilet gialli!), che credono alle veline del Tg3 e de La7 con la stessa ottusità con cui le nonne degli anni Novanta credevano a Emilio Fede, che sono circondati da altri come loro – borghesi fino al midollo – e pretendono che tutti debbano adeguarsi al loro conformismo benpensante, quello per cui ci si fa fighi cantando in piazza “bell* ciao” e urlando all’uomo nero, senza accorgersi di aver ben calato sul volto il cappuccio bianco del nuovo KKK. Beh, se questi “progressisti de sinistra” sono pure giudici e hanno anche il dito indice più lungo del medio e lo usano come strumento di potere contro chi chiede semplicemente un lavoro, una casa, un briciolo di dignità sincera, come fai a non dargli contro?
Ma torniamo a Chroma. Nel racconto Rosa, l’erotico, si narra di un pornodivo minacciato da militanti anti-pornografia. Dai, ammettilo, abbiamo inscenato tutto solo per scrivere liberamente di amplessi, culi e peni in erezione, da veri mascalzoni cis-etero-maschi-bianchi quali siamo, no?Marco: Forse sì, anche per quello, lo ammetto. Il punto è che la pornografia riflette bene la generale dinamica mercificatoria e ipocrita del capitalismo del terzo millennio (che poi è piuttosto simile, di fondo, a quello del secondo). Ovvero: da un lato si condanna e si cavalcano tabù e sessuofobia (“il porno fa schifo ed è male”), dall’altro si spianano autostrade alla mercificazione dei corpi perché questo fa business (deriva dal porno il 30% del traffico online, e traffico online oggi vuol dire parecchi soldi). Il racconto Rosa è soprattutto parodia dissacrante (e divertente, almeno a scriverlo, penso anche a leggerlo): da un lato smerda l’ipocrisia sessuofobica, dall’altro mette alla berlina la mercificazione del sesso.
Andiamo avanti coi colori di Chroma. Il racconto Rosso, quello politico, racconta la storia di quattro sfruttati moderni a cavallo tra Afghanistan e Italia, ma anche qui qualcosa non torna: pare che alla fine il racconto condanni i buoni, quelli che si battono sempre e comunque per democrazia, libertà e diritti umani. Va bene avercela coi sinistri, ma come si fa ad avercela addirittura coi buoni?Mattia: Non si tratta di avercela coi buoni, ma di chiarire che nella storia “buono” fa spesso rima con “ingenuo” (a essere ottimisti) o con “paraculo” (a essere pessimisti). Poiché fare narrativa d’inchiesta significa indagare il reale al di sotto dei luoghi comuni e delle etichette dei telegiornali della propaganda mainstream, occorre scardinare il concetto di “buono” e osservarne in profondità le contraddizioni, le ipocrisie, i fallimenti. I nostri protagonisti scoprono loro malgrado che la bontà da rotocalco e da manifestazione innocua è una presa per i fondelli, innanzitutto per loro. E per questo esplodono di rabbia. Edulcorare la violenza imperialista americana, ad esempio, con la prosopopea dei diritti umani e della democrazia (quale?) non può essere accettabile per chiunque abbia un briciolo di senso critico. Chiaro il concetto?
Procediamo con l’ultimo colore di Chroma: il Nero, quello horror. Nessuno ne capisce il vero significato. Aiutami a metterci una pezza, dai…Marco: Mah, intanto va detto che, un po’ come per il racconto Rosa, Tersite Rossi ogni tanto può pure decidere di scrivere, più che per la causa, per il piacere di farlo. Con il Rosa quel piacere era dato dal fare parodia grottesca, con il racconto Nero, invece, dal creare una bella, salutare atmosfera da incubo. Dopodiché chiaramente un senso ulteriore c’è ed è mostrare al lettore che scegliere di isolarsi e uscire dalla società in nome di una presunta superiorità morale e intellettuale, come fa l’uomo perduto protagonista del racconto Nero, non può che spalancare l’accesso a un abisso profondo e inquietante. L’uscita di sicurezza in bella solitudine non è data: dalla crisi di oggi, sociale e ambientale prima ancora che economica, si esce solo assieme, dal basso, collettivamente. Detto questo, il racconto Nero fa soprattutto paura, ed è quello che deve fare: la paura è stata un fondamentale propulsore evolutivo e non va fuggita, come ben sapeva Edgar Allan Poe.
Fammi chiudere con una questione più generale. In questo momento il libro più venduto in Italia è quello di Renzi. Gli indici di lettura sono ai minimi storici. Chroma è una raccolta di racconti. E noi pochi mesi fa abbiamo aperto un dispaccio online proprio per pubblicare racconti per conto nostro, e gli iscritti sono pure parecchi. Mi ricordi chi ce l’ha fatto fare di tornare in libreria con un nuovo libro? Editori e librai ci servono ancora?Mattia: Siamo tornati perché tu sei un grafomane in astinenza da presentazioni! Battute a parte, siamo tornati (anche) perché sentivamo di avere qualcosa da raccontare. E sai com’è Tersite: quando deve sbracare, lo fa con un libro. Così, per un po’, si acquieta. Per quanto riguarda la seconda domanda, direi che gli editori e i librai servono se anch’essi hanno qualcosa da raccontare: di nuovo, di ficcante, di avvolgente. E i piccoli editori, come le librerie indipendenti, spesso svolgono questa funzione perfettamente. Invece, i grandi colossi editoriali, quelli che al Salone del libro di Torino (tanto per dirne una) si costruiscono le librerie interne ai padiglioni, spesso pestano una merda (metaforica) dopo l’altra. Del resto, che senso ha pubblicare chi già straparla in televisione e su Twitter, come gli irritanti virologi da avanspettacolo, gli economisti che la realtà di un lavoratore non sanno manco dove stia di casa, i giornalisti che abbaiano manfrine ai piedi del padrone. Ecco, quegli editori e i loro librai di rimando servono a poco. Salvo che con “servire” tu non intendessi fungere da maggiordomo. Perché su quello, invece…
Comunque, vecchio, mi sa che con questo dialogo stavolta abbiamo pisciato un po’ troppo fuori dal vaso, no?Marco: Ma no, dai. Almeno non più di quanto abbiamo pisciato fuori in questi dodici anni di scrittura… Comunque starà a Massimo Maugeri decidere cosa fare di questo botta e risposta improvvisato. Botta e risposta che, a dirla tutta, mi è piaciuto ben più di molte altre interviste tradizionali che ci siamo sorbiti in passato. Forse nemmeno di certi giornalisti abbiamo bisogno…. Vabbé, che dici, copio e incollo sta chat e gli mando tutto?
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La scheda del libro: “Chroma. Storie degeneri” di Tersite Rossi (Les Flâneurs Edizioni)
Nero: un ragazzo alla ricerca delle proprie origini scopre in una sperduta gola di montagna un segreto spaventoso, al di là del bene e del male. Blu: una madre tenta di salvare sua figlia e il suo popolo in un mondo in cui i Terreni sono ridotti in schiavitù per l’incapacità di ricordare il passato. Giallo: un giudice che si sente sempre dalla parte giusta della storia pronuncia la sua impietosa sentenza tra le nebbie della provincia italiana. Rosa: un pornodivo viene sequestrato dai Nuclei Armati contro la Distrazione da YouPorn e potrà salvarsi solo a patto di non pensare all’erezione. Rosso: Ashrif, Tahira, Giovanna e Luca sono le pedine di uno spietato gioco di potere, alla ricerca di un riscatto impossibile tra Afghanistan e Italia.
Quelle di Chroma sono Storie degeneri. Legate dalla degenerazione della forma: non c’è fedeltà a nessun genere letterario, nemmeno a quello apparentemente dichiarato dal colore che le contrassegna. E da quella dei personaggi: antieroi, o post-eroi, che perdono anche quando vincono, degeneri al massimo grado in una società dove se perdi non sei nessuno.
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