La lettura – Corriere della sera – Roberto Galaverni, 10 Maggio 2020
La sua opera si offre principalmente a due diverse letture, a seconda che la s’intenda come una conseguenza della disillusione storico-politica (le contraddizioni e le rovine della Rivoluzione culturale) o come una specie d’incondizionata missione sacrificale in nome della poesia. Nel primo caso, allora, il richiamo al retaggio e alla saggezza de gli avi, alla fecondità del la «Madre terra», al destino della pianura, all’armonia del villaggio, assumono il valore di reazione storicamente connotata: il riferimento all’immediatezza e alla semplicità immemoriale della vita contadina di contro alle progettazioni del potere. Nel secondo sono invece l’immaginazione poetica e l’itinerario nella verità della poesia ad assumere un significato autonomo, quale testimonianza di una vicenda tutta interiore e spirituale. Ma è vero che la poesia di Hai Zi vive a cavallo di queste due possibilità e che il prendere partito per l’una o l’altra finisce inevitabilmente per impoverirla, privandola dell’oscurità e del mistero, oltre che della luce da cui è nata: «io/ cavalcando una fenice di cinque mila anni e un drago/ di nome “cavallo” inevitabilmente fallirò/ ma grazie al sole la poesia stessa vincerà». Leggi di più.
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