Il Mattino – Donatella Trotta, 20 Aprile 2020
Una pubblicazione preziosa, perché consente di scoprire la poetica di un autore che, pur radicato nella tradizione classica cinese, rivela aspetti sorprendentemente attuali: sul filo di un messaggio universale che parla al cuore dell’umanità ben oltre i confini geografici e temporali; con un anelito alla trascendenza impossibile da ignorare, soprattutto quando il poeta parla di libertà, di natura, di solitudine, di morte, di sentimenti. Una poetica, quella di Hai Zi, che sfugge peraltro a facili categorizzazioni, come precisa in un suo commento l’autore pechinese Qiguang Zhao (scomparso il 13 marzo scorso in Florida): «La sua poetica si cela dietro una porta che si apre e si richiude in un istante, lasciando chi guarda a domandarsi cosa abbia visto nell’attimo in cui la porta è rimasta
aperta». Metafora utile, per entrare nel baluginio lieve del mondo sospeso tra nebbia e radici, spiritualità tendente al misticismo e ferite di Zha Haisheng – da qualcuno paragonato a un John Keats cinese – che secondo le consuetudini aveva scelto per sé un nome di penna, Hai Zi, che significa
“il figlio del mare”. Leggi di più.