Avvenire – Alessandro Zaccuri 20 Aprile 2020
Prossimità rinviate, distanza incolmabili, contrattempi e atti mancati: sembra una sintesi della poetica di questo narratore, che ha nella forma breve la sua cifra più caratteristica e sperimentata. Giustamente, quindi, il resoconto di viaggio di Petruccioli appare adesso in calce al libro, ribadendo una volta di più l’interesse che la casa editrice romana ha sempre riservato al lavoro dei traduttori (si pensi, in particolare, alle importanti versioni di Paolo Del Zoppo dal tedesco). A São Gabriel Petruccioli afferma di aver respirato «un’aria gialla e densa» simile a quella evocata in “Esilio”, uno dei quattordici racconti che compongono il volume. Il protagonista – che, come spesso accade in Bettega, prende la parola in prima persona – è un negoziante il cui misterioso “prodotto” non riesce mai a trovare acquirenti. Silenziosamente respinto dalla città, decide di abbandonarla salendo su un treno che però non sembra mai superarne i confini. Situazione kafkiana per eccellenza (il dispositivo è lo stesso del Messaggio dell’imperatore), ma che Bettega declina in una struttura di forte apparenza realistica, non
diversamente da quanto accade in molta letteratura latinoamericana di oggi. Tutto è inesplicabile e
inesorabile, i questi racconti. Anzi, è l’inesplicabilità a rendere inesorabili gli avvenimenti, che di volta in volta possono essere ricondotti a una quotidianità sfilacciata oppure alla dimensione dell’apologo allegorico. Leggi di più.