Minima&Moralia – Alice Pisu, 12 marzo 2020
Sotakis allestisce un’allegoria feroce della deriva della società attraverso una tragedia il cui attore principale si consuma nella solitudine. Perennemente sospeso tra estraneità e spaesamento, è vittima di un cocente senso di colpa nel dubitare della fortuna di tale impiego come occasione imperdibile per risanare la propria situazione economica. Il duro attacco al sistema capitalistico, alle leggi del mercato del lavoro e alla privazione della libertà personale e della dignità dell’individuo permeano l’intera narrazione attraverso una parabola non confinata al caso europeo ma che, per la scelta di ambientare la storia in una città senza nome di un paese non riconoscibile, assume connotati universali. La scrittura di Sotakis è caratterizzata dal costante uso del paradosso e dell’eccesso volta ad amplificare il reale e che assume un duplice significato: da un lato innesca una feroce denuncia sociale e politica attraverso l’esposizione all’assurdo per rendere le contraddizioni del mercato del lavoro, e dall’altro usa la visione distorta del protagonista per enfatizzarne e estremizzarne gli effetti. “Un demone immateriale si affilava i denti ogni volta che mi muovevo. Non avevo più paura” Leggi di più