mercoledì, 26 luglio 2017
GIOSUÈ CALACIURA con “Borgo Vecchio” (Sellerio) e ANTONIO DI GRADO (con due libri su Vittorini e Leopardi) a “Letteratitudine in Fm”
GIOSUÈ CALACIURA con “Borgo Vecchio” (Sellerio) e ANTONIO DI GRADO (con due libri su Vittorini e Leopardi) ospiti del programma radiofonico Letteratitudine in Fm di lunedì 24 luglio 2017 – h. 10 circa (e in replica nei seguenti 3 appuntamenti: giovedì alle h. 03:00 del mattino; venerdì alle h. 13:00; domenica alle h. 03:00 del mattino)
In Fm e in streaming su Radio Hinterland
trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri
regia: Federico Marin
* * *
LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO
* * *
Nella prima parte della puntata abbiamo incontrato Giosuè Calaciura per discutere del suo nuovo romanzo intitolato “Borgo Vecchio” (Sellerio).
Nella seconda parte della puntata abbiamo incontrato Antonio Di Grado per discutere dei sue due nuovi volumi: “Vittorini a cavallo. Vecchie e nuove congetture su un artigiano anarchico che fabbricava miti” (Euno edizioni) e “Giacomo Leopardi: Pensieri anarchici estratti e scelti dallo Zibaldone (a cura di Antonio Di Grado) (A Est dell’equatore)
Di seguito, informazioni sui libri protagonisti della puntata.
* * *
“Borgo Vecchio” di Giosuè Calaciura (Sellerio)
Nel piccolo quartiere raccontato da Giosuè Calaciura sembra concentrarsi l’energia esplosiva di un’intera città. È solo una manciata di viuzze nel cuore di Palermo ma ne contiene tutto il carattere, l’oscurità, la violenza e la bellezza. Qui si rispecchia, si deforma ogni vizio e virtù, cuore e budella, come fosse un condensato di vita, una versione raggrumata e forte di sapori palesi e occulti, pubblici e privati. Qui vivono Mimmo e Cristofaro, amici fraterni, compagni di scuola e complici di fughe; Carmela la prostituta e Celeste, sua figlia, che porta in nome il colore del perdono; Totò il rapinatore che tiene la pistola nella calza perché – così si dice – è più difficile da usare. Qui si allevano cavalli per le corse e si truccano le bilance delle salumerie, mentre l’ululato del traghetto che parte verso il Continente si confonde con i lamenti causati dai pugni di un padre ubriaco. Da un lato c’è il mare, col suo vento che scombina gli odori in vortici ballerini, portando fragranza di carne nelle case di chi carne non mangia mai. Dall’altro c’è la piana distesa della metropoli, coi suoi negozi, le signore benestanti, la legge e le guardie. Nei vicoli il profumo del pane sfornato due volte al giorno suscita un tale stupore che ciascuno si segna con la croce. E può capitare che le forze dell’ordine cingano in assalto il quartiere fino a presidiarne gli ingressi, come in un assedio medievale.
Sembra tutto fantastico e inventato, e invece nell’immaginazione di questa storia, nella lingua che la racconta, nel suo ritmo frenetico, domina la verità. Quella difficile, contraddittoria, di una città che non può soffocare le sue viscere, il suo cuore, perché lì si è posata la sua anima, lì si intravedono i miracoli e la meraviglia di ogni giorno, la fierezza e l’efferatezza dell’antico, del presente, e la speranza del futuro.
Giosuè Calaciura è nato a Palermo nel 1960. Giornalista, collabora con Rai Radio3, scrive per quotidiani e riviste. I suoi racconti sono apparsi in diverse raccolte, tra queste “Disertori” (Einaudi, 2001), curata da Giovanna De Angelis, e “Luna nuova. Nuovi scrittori dal Sud” (Argo, 1997), a cura di Goffredo Fofi. Tradotto all’estero, ha pubblicato i romanzi: “Malacarne” (1998), “Sgobbo”, Premio Selezione Campiello (2002), “La figlia perduta. La favola dello slum” (2005), “Urbi et Orbi” (2006).
* * *
Parlare di Elio Vittorini significa anzitutto fare i conti con una prodigiosa attività politico-culturale, con un frenetico alternarsi di progetti, di “furori” più o meno “astratti”, di idee consegnate ad immagini così folgoranti da bruciarsi quasi tutte nel breve periodo, nella fruizione immediata da parte delle élite intellettuali succedutesi nell’arco di quasi quattro decenni della nostra storia. Significa, dunque, fare i conti con questa storia e restituirne uno spaccato il più possibile significativo, ma soprattutto con una rigogliosa vegetazione di metafore, con un tessuto simbolico ordito tra il mondo arcaico e incontaminato delle dee-Madri e gli interminati spazi della “frontiera”, tra i “nuovi doveri” del dopoguerra e il favoloso firmamento delle “città del mondo”.
Giacomo Leopardi. Pensieri anarchici estratti e scelti dallo Zibaldone – A Est dell’equatore (a cura di Antonio Di Grado)
Parlare di un Leopardi “anarchico” non significa assoldarlo, anacronisticamente, nella schiera dei regicidi e dei cultori della “propaganda del fatto”, ma scovare nel folto della sua elaborazione teorica sentieri che altre figure di solitari e di ribelli percorreranno o incroceranno senz’avvedersene, ma con la medesima ostinata lucidità di antagonisti radicalmente critici dell’esistente, del millantato “progresso”, della bancarotta della “civiltà”. Se oggi si ripubblica questa raccolta del 1945, è dunque per ricorrere a un Leopardi che svetta, nei nostri tempi grevi di “pensiero unico”, come maestro inascoltato di salutari dubbi e di radicale dissenso, verso ogni forma di costrizione istituzionale e di vincolo societario; e assertore dell’incoercibile libertà del singolo e della “naturale” uguaglianza del genere umano, ed estraneo e ribelle a ogni sudditanza a ideologie e istituzioni del suo come d’ogni tempo. E spettatore amaramente divertito dell’insana frenesia cui si dà il nome di “politica”.
Antonio Di Grado, Catania, 1949, è professore ordinario di Letteratura italiana nel Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania. È direttore scientifico, designato dallo stesso scrittore, della Fondazione intitolata a Leonardo Sciascia a Racalmuto. Vive a Catania, dove è stato assessore alla cultura e presidente del Teatro Stabile.
Numerosi i volumi di storiografia e critica letteraria da lui pubblicati; tra gli ultimi: La vita, le carte, i turbamenti di Federico De Roberto, gentiluomo; Vittorini a cavallo. Vecchie e nuove congetture di un artigiano anarchico che fabbricava miti. Per la nostra casa editrice: Divergenze. Borgese, Malaparte, Morselli, Sciascia e Anarchia come romanzo e come fede.
* * *
trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri
regia: Federico Marin
LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO
La colonna sonora della puntata: B.B. King Blues solo guitar.
Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri), Senza categoria Commenti disabilitati
Commenti recenti