La rivista NovaMagazine ha pubblicato di recente un articolo molto interessante riprendendo, a sua volta, il post di un blogger anglofono: Tim O’Reilly.
O’Reilly propone una sorta di "Codice di condotta per i blogger". Motivo? Molto spesso i blog sono frequentati da molestatori o disturbatori.
Il problema c’è. Esiste. È reale. Inutile nasconderselo. Di casi che rientrano nelle fattispecie di cui sopra se ne potrebbero citare tanti. Per restare nell’ambito dei blog letterari vi segnalo – ed è un esempio "a basso livello di gravità" – quanto accaduto sul blog Lipperatura di Loredana Lipperini proprio pochi giorni fa.
Vi propongo, di seguito, l’intero articolo – che ho ricevuto per mail dalla redazione di NovaMagazine – in maniera tale che se ne possa discutere tra noi.
La domanda è: codice o non codice per i blogger ? Può essere utile o è solo una perdita di tempo ?
Dite la vostra, please. (Dopo aver letto l’articolo, s’intende).
Tutto è cominciato il 31 marzo scorso, quando Tim O’Reilly ha postato il suo Call for a Blogger’s Code of Conduct, Appello per un codice di condotta blogger. Però forse prima bisognerebbe spiegare chi è Tim O’Reilly: editore di libri di informatica dal 1978, è un sostenitore degli standard aperti per il software e soprattutto negli ultimi anni è emerso come uno dei promotori più convinti del cosiddetto Web 2.0. Insomma, un guru di Internet.
Dicevamo dell’appello per un codice di condotta dei blog, i diari online che fioriscono a decine di milioni (soltanto Technorati afferma di censirne oltre 75 milioni) e che nei paesi democratici non hanno generalmente alcuna limitazione, se non quella del codice penale. E allora perché varare norme di comportamento? Per limitare la diffusione del Cyberbulling, ovvero “una nuova e crescente pratica di utilizzare la tecnologia per molestare o angariare qualcuno”. Fenomeno che chi ha un blog o chi ne frequenta conosce, anche solo per sentito dire.
Il primo post di O’Reilly che conteneva 7 regole capitali (Prenditi la responsabilità non solo delle tue parole, ma anche dei commenti che consenti sul tuo blog; indica il tuo livello di tolleranza per i commenti offensivi; considera la possibilità di eliminare i commenti anonimi; ignora i troll, cioè, per semplificare i provocatori; sposta la conversazione offline e parla direttamente, o cerca un intermediario che lo faccia; se sai che qualcuno si comporta male, diglielo: non dire nulla online che non diresti anche di persona), si è poi evoluto in una prima bozza di codice, che pubblichiamo in italiano più sotto, e che ha provocato numerose discussioni sul web, oltre a più di 300 commenti al post di O’Reilly.
Dopodichè è stato lo stesso autore a dare conto delle critiche più diffuse al suo codice. Critiche che riguardano l’uso di simboli per affermare che un blog è “civile”, la necessità di un codice più modulare. Critiche sull’anonimità che va stigmatizzata secondo le occasioni, non tout court, critiche sull’applicabilità legale. O’Reilly ha riposto, accogliendo molte indicazioni e aprendo a modifiche del Codice, ma ha anche ribadito la sua tesi di fondo: civility matters, essere civili è importante.
UNA BOZZA DI CODICE DI CONDOTTA PER I BLOGGER
Celebriamo la blogosfera come luogo di franco e aperto confronto. Ma franchezza non deve significare mancanza di un comportamento civile. Presentiamo quindi questo Codice di condotta per i blog nella speranza che possa contribuire alla creazione di una cultura che incoraggi tanto l’espressione personale quanto il confronto costruttivo.
1 – Ci assumiamo la responsabilità delle parole che scriviamo, e dei commenti a cui diamo spazio sul nostro blog. Ci impegniamo a mantenere le regole della convivenza civile: non posteremo contenuti inaccettabili, e cancelleremo i commenti che eventualmente ne esprimeranno.
Definiamo “contenuti inaccettabili” qualunque cosa includa o contenga un link a qualcosa che: viene usato per offendere, disturbare, perseguitare o minacciare gli altri è diffamatorio, intenzionalmente falso, ad hominem, travisa le intenzioni di un’altra persona viola un copyright o un marchio registrato viola un obbligo di confidenzialità viola la privacy di altri.
Definiamo e determiniamo un “contenuto inaccettabile” sulla base del singolo caso, e quindi la nostra definizione non si limita a questa lista. Se decidiamo di cancellare un commento o un link, lo esplicitiamo e spieghiamo il perché. (Ci riserviamo la possibilità di cambiare queste regole in qualsiasi momento e senza preavviso).
2 – Non diciamo niente online che non diremmo anche di persona.
3 – Ci connettiamo privatamente prima di rispondere in pubblico. Quando ci imbattiamo in conflitti o travisamenti nell’ambito della blogsfera, facciamo ogni sforzo possibile per comunicare privatamente e di persona con chi ne è coinvolto – oppure troviamo un intermediario per farlo al posto nostro – prima di pubblicare qualsiasi post o commento riguardo l’argomento in questione.
4 – Se ci rendiamo conto che qualcuno sta attaccando in modo non corretto qualcun altro, prendiamo dei provvedimenti. Quando ci accorgiamo che qualcuno pubblica dei post o dei commenti che sono offensivi, glielo facciamo presente (possibilmente in privato – vedi sopra) e gli chiediamo di scusarsi pubblicamente. Se i commenti pubblicati possono essere considerati una minaccia, e l’autore non intende né scusarsi né ritrattare, collaboriamo attivamente con le autorità preposte per proteggere l’oggetto della minaccia.
5 – Non consentiamo commenti scritti in forma anonima. Chiediamo a chi commenta di fornire un indirizzo email valido prima di postare, in modo da poter così consentire commenti scritti con un nickname, invece che con il proprio nome.
6 – Ignoriamo i Troll. Preferiamo non rispondere a commenti sgradevoli riguardo noi o il nostro blog, nella misura in cui non trascendono nell’insulto o nella calunnia. Siamo fermamente convinti che rispondere ai Troll significhi incoraggiarli – “Non metterti a fare la lotta con un maiale. Vi sporcate entrambi, ma a lui piace”. Ignorare gli attacchi fatti pubblicamente è di solito il miglior modo per limitarli.
Abbiamo inoltre deciso che abbiamo bisogno di una sorta di distintivo “vale tutto!” per quei siti che vogliono segnalare a chi commenta che stanno entrando in una zona aperta a chiunque. Il testo che accompagna questo distintivo potrebbe suonare più o meno così: “Questo è un forum aperto e senza nessun tipo di censura. Non siamo responsabili dei commenti di chi posta, e nel momento in cui le discussioni diventassero eventualmente accese, ci si potrà imbattere in un linguaggio volgare, insulti, o altri commenti coloriti. Entrate a vostro rischio e pericolo”.
(la traduzione è di Claudia Montanari)
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