lunedì, 28 settembre 2009
LETTERATITUDINE CHIAMA SCUOLA
Cari amici, ho deciso di aprire uno spazio dedicato alla scuola e di affidarlo a due frequentatrici di questo blog, entrambe scrittrici e insegnanti di letteratura: Maria Lucia Riccioli e Maria Rita Pennisi.
Letteratitudine chiama scuola sarà un luogo – una sorta di forum permanente – che si occuperà di scuola a 360 gradi, privilegiando l’incontro tra studenti, insegnanti… libri (ma non solo). Gli obiettivi saranno meglio spiegati nei due pezzi firmati dalle curatrici e animatrici di questo spazio che – credo – possa interessare tutti (dunque siete tutti invitati a partecipare), giacché la scuola – in un modo o nell’altro – riguarda ciascuno di noi. Inutile dire, dunque, che aspettiamo i vostri interventi.
Ci tengo, inoltre, a segnalare la rubrica “Viva la scuola” che l’amico scrittore Giorgio Morale cura sul blog La poesia e lo spirito.
Di seguito troverete alcune citazioni sulla scuola: qual è quella con cui vi sentite più in linea?
In coda al post, come già anticipato, potrete leggere gli articoli di Maria Lucia Riccioli e Maria Rita Pennisi.
Massimo Maugeri
Letteratitudine chiama scuola coinvolgerà diversi ospiti, i cui nomi verranno indicati (in aggiornamento) qui di seguito: Giovanna Bandini…
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CITAZIONI SULLA SCUOLA (fonte wikiquote)
• Chi apre la porta di una scuola, chiude una prigione. (Victor Hugo)
• Dalla culla e non dalla scuola deriva l’eccellenza di qualunque ingegno. (Pietro Aretino)
• Io sono stato sempre favorevole alla scuola pubblica. La scuola privata è un anacronistico privilegio. (Giuseppe Berto)
• L’istruzione alimenta il dubbio e la curiosità: dev’essere di tutti, come vuole la Costituzione, in modo che dalla scuola escano cittadini, non sudditi. Una scuola autoritaria prepara a una società autoritaria. (Daniele Luttazzi)
• L’unico periodo in cui la mia educazione si è interrotta è stato quando andavo a scuola. (George Bernard Shaw)
• La discussione ha messo in luce un problema nuovo, che la scuola privata diventi una seconda scuola di stato. (Palmiro Togliatti)
• La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l’individuo in condizione di fare a meno di essa. (Ernesto Codignola)
• La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dar fastidio. (Maria Montessori)
• La scuola è una fabbrica di echi gestita dallo stato. (Norman Douglas)
• Oggi stiamo cercando di costruire una scuola in cui le donne, i membri di minoranze etniche e religiose e le persone che appartengono a culture non occidentali possano essere visti e ascoltati, con rispetto e amore, sia in veste di portatori di una conoscenza specifica, sia come oggetto di studio. Una scuola in cui si consideri che il mondo è formato da molti tipi diversi di cittadini e nella quale si possa tutti imparare a comportarsi come cittadini del mondo. (Martha Nussbaum)
• Quando la scuola non funziona è semplicemente inutile e dannosa. (Mario Neva)
• Se la scuola fosse più efficace, la televisione non sarebbe tanto potente. (John Condry)
• Tutto ciò che non so l’ho imparato a scuola. (Leo Longanesi)
• Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere. (Piero Calamandrei)
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PER CHI SUONA LA CAMPANELLA
di Maria Lucia Riccioli
Questa nuova rubrica di “Letteratitudine” sarà dedicata agli “operatori” della scuola. Anzi no. Questa parola non ci piace proprio. Perché a scuola non si “opera”. A scuola si vive. Come i personaggi di un romanzo, che lottano, soffrono, amano tra le sue pagine come tra i corridoi, i cortili, le aule dei nostri istituti. Questo spazio sarà rivolto ai personaggi del romanzo “Scuola”. Insegnanti, personale ATA, dirigenti, genitori. Soprattutto ai protagonisti, al motivo d’essere della scuola, i soggetti dell’educazione, il centro di gravità troppo spesso invece messo da parte in nome di altri interessi. Gli studenti.
Chiacchiereremo di libri che parlano di scuola, curioseremo negli zaini dei nostri alunni per vedere cosa leggono. Ci domanderemo cosa non va nel sistema scuola e quello che ci rende orgogliosi di entrare in aula ogni giorno.
Perché la scuola è parte della nostra memoria, è entrata nelle poesie, nei romanzi, nei film. Perché è la palestra e la metafora dell’esistenza. Stare assieme per imparare, per crescere insieme. Adulti e ragazzi, libri e pallone, noia e curiosità, ricreazione ed esami, l’aiuto del compagno di banco, il suggerimento, alzare la mano perché non hai capito, perché vuoi fare colpo sulla bionda seduta davanti. Perché la scuola non debba mai essere un problema. Perché la scuola di domani ci chiede di impegnarci oggi. Perché sia un’opportunità, una risorsa, un laboratorio. Perché l’avventura più esaltante, quella che ci coinvolge tutti, che richiede energie e tutta la nostra intelligenza e sensibilità, è quella educativa.
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DESTINAZIONE SCUOLA
di Maria Rita Pennisi
Vi ricordate del vostro primo giorno di scuola? Eravate piccoli, tremanti, appiccicati alla mamma e con il viso contro la sua gonna, mentre la maestra cercava di incoraggiarvi porgendovi la mano oppure eravate scalpitanti, perché avreste esplorato un mondo nuovo quello delle lettere e dei numeri e finalmente avreste potuto leggere quel giornaletto di topolino, che vostra sorella divorava pagina dopo pagina, di cui fino ad allora avevate ammirato solo le figure cercando di immaginare i dialoghi? O piangevate alla grande? Io ero una fontana, allagata dalle lacrime. Ricordo che mi sedettero accanto a una bambina brunetta dai capelli lisci sostenuti da una fascia blu, che mi sorrise e mi invitò a non piangere, perché non c’era niente da piangere. Si chiamava Anna ed aveva un visetto simpatico. Oltre Anna ci fu una cosa che mi diede un tuffo al cuore e che mi fece capire che sarebbe stato un anno felice. Io amavo giocare con il Pongo, a casa passavo interi pomeriggi a modellare oggetti più o meno riusciti. Il primo giorno di scuola mi accorsi che sul piano della cattedra c’era l’amato Pongo. La mia maestra ce ne distribuì un po’ ciascuno e ci invitò a modellare della frutta di stagione per riempire un cestino di vimini, che era posto sul primo banco. Ci divertimmo a modellare e alla fine il cestino era pieno di uva, pere e castagne alquanto ammaccate.
Questo è il ricordo del mio primo giorno di scuola. E qual è il vostro? Lo ricordate ancora?
Qual è l’episodio che non avete mai dimenticato? Cosa pensate che vi abbia dato la scuola? A me ha dato tanto, ma soprattutto mi ha trasmesso l’amore per la lettura. Il mio vero approccio con la lettura avvenne in quinta elementare, quando leggemmo in classe Cuore di Edmondo De Amicis. Ricordo che mi identificai subito con Enrico, la mia compagna Franca fu il generoso Garrone, Francesca il genio De Rossi e Gabriella il pessimo Franti. Tutte le altre un popolo di trecce e di nastrini che coloravano l’ambiente. Tutti quei racconti mensili inseriti in Cuore, come Il piccolo scrivano fiorentino, Il tamburino sardo, Sangue romagnolo, Dagli Appennini alle Ande tutti validi esempi di virtù, ci portavano a riflettere e a discuterne insieme alla maestra e pian piano diventavano una mano invisibile che ci guidava. Secondo voi si trasmettono ancora a scuola questi valori? Pensate che la lettura di Cuore sia proponibile? Adesso si vive di TV e di cinema, che non di rado ci propongono violenza e orrore. La scuola può essere un’isola felice in cui si trasmettono valori, può sopperire a una società, che spesso presenta situazioni e realtà inammissibili in un contesto civile? Possiamo ancora formare i giovani o la scuola è diventata solo un luogo in cui si trasmettono saperi che poi, date le circostanze sociali, non si convertono in valori morali? Io ho lanciato il dado. Ora tocca a voi rilanciare.
Tags: insegnanti, LETTERATITUDINE CHIAMA SCUOLA, maria lucia riccioli, maria rita pennisi, scuola, studenti
Scritto lunedì, 28 settembre 2009 alle 23:20 nella categoria LETTERATITUDINE CHIAMA SCUOLA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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