lunedì, 13 maggio 2019
L’INQUIETUDINE ALLO SPECCHIO
Il nuovo appuntamento del forum di Letteratitudine intitolato “LETTERATURA E MUSICA” è dedicato al volume “L’inquietudine allo specchio” di Gioia Pace (Algra editore).
Pessoa, Pirandello, Calvino, Tabucchi, i grandi inquieti del Novecento che hanno testimoniato la fragilità e la leggerezza del vivere attraverso la scrittura e anche come la letteratura non può fare a meno della musica, la stravagante compagna dei nostri giorni. L’inquietudine è fermento, innovazione, coraggio e trova nella musica la sua dimensione ideale. Gaber, Battisti, Dalla, Conte e altri cantautori ci hanno lasciato testi che raccontano cambiamenti emozionanti, impegni sui diritti umani, solitudini che s’incontrano e sapori che vengono da lontano, perché la musica strega l’inquietudine per quel palese e misterioso accordo di note e si rivela una medicina utile al male di vivere. Prefazione di Massimo Arcangeli.
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L’INQUIETUDINE ALLO SPECCHIO di Gioia Pace (Algra editore): la musica e la letteratura di Pessoa, Pirandello, Calvino, Tabucchi – intervista all’autrice
Gioia Pace, laureata in Lettere Moderne all’Università di Catania, ordinaria di Italiano e Latino, è Presidente del Comitato di Siracusa della Società Dante Alighieri. Organizzatrice di seminari, convegni, tavole rotonde, collabora con l’Università degli Stranieri di Siena, creando corsi di formazione per docenti di L2. Si occupa di Letteratura Italiana del ’900 attraverso saggi relativi all’opera di Pirandello, D’annunzio, Quasimodo, Di Falco. Nel 2013 ha pubblicato La ricerca di una logica nel postmoderno. Tabucchi e la categoria della memoria (Morrone), per il quale ha ottenuto il Premio Capit-Roma speciale per la saggistica. Nel 2015 ha pubblicato Tabucchi dopo Tabucchi (Morrone) e nel 2016 Quaderno di Appunti (Morrone).
Per i tipi di Algra ha appena pubblicato il volume L’inquietudine allo specchio
Abbiamo incontrato Gioia Pace per rivolgerle qualche domanda su questo suo ultimo lavoro incentrato sulla letteratura di Pessoa, Pirandello, Calvino, Tabucchi e sulla musica italiana del Novecento.
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- Cara Gioia, partiamo dall’inizio. Da dove nasce l’esigenza di scrivere questo saggio?
L’esigenza di scrivere questo saggio è nata dall’idea di creare musica, infatti il libro è un canto d’amore alla mia generazione che ancora incantata nel ‘68 viveva negli anni settanta la sua formazione negli atenei ben consapevole che alla fine degli studi l’attendeva l’abilitazione o i concorsi a cattedra ma anche un lavoro sicuro. Non saprei dire se la mia generazione ha saputo costruire o ha creato anche lei le basi del degrado culturale, politico, economico esistenziale che viviamo. Però posso dire che avevamo buoni maestri e siamo cresciuti leggendo Sciascia e Bufalino e conoscendo i grandi che hanno determinato il postmoderno: Tabucchi, Eco, Consolo, Barrico e soprattutto avevamo sogni.
Pertanto l’inquietudine che indago è quella esistenziale frutto dell’incoerenza che viviamo giorno per giorno, una inquietudine che si riflette allo specchio del nostro vivere reso quotidianamente dalla negatività, dalla mancanza di certezze, dalla pesantezza. Leggi i giornali e ti imbruttisci, accendi la tivù e ti viene la malinconia per quello che vedi e ascolti, cammini fra la gente e vorresti essere altrove per la continua mancanza del bello e del buono.
Per questo ho messo in relazione l’inquietudine con la leggerezza di calviniana memoria, togliere peso al vivere che ogni giorno schiaccia il nostro esistere perché il mondo, come scrivo nel libro, ha bisogno di leggerezza come disponibilità, tolleranza, delicatezza, levità in opposizione di ciò che costituisce aggressività, prepotenza, pesantezza, disagio, impetuosità nel gesto e nel pensiero.
Questo saggio è un canto d’amore alla mia generazione, alla nostra, cresciuta con Dalla e Battisti. Una generazione, che seppur ribelle, credeva in se stessa e negli altri e nel futuro. I giovani di adesso vanno via perché non credono nei legami con gli adulti.
- Soffermiamoci un attimo sul titolo (L’inquietudine allo specchio). Che tipo di “inquietudine” è quella oggetto della tua analisi letteraria? E perché “allo specchio”? (continua…)
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