lunedì, 4 dicembre 2006
COSA RESTA DEL NOVECENTO
Sul numero 64 di novembre/dicembre 2006 della rivista Pulp Libri trovate uno stimolante articolo di Renzo Paris. Se potete vi consiglio di leggerlo.
Il titolo, un po’ provocatorio, è: "Spegnere le luci del Novecento."
Renzo Paris
Vi propongo alcuni stralci, come al solito, per avviare un dibattito; ma l’articolo è da leggere per intero.
"Da più parti si sente l’esigenza di spegnere le luci del Novecento, come se quel secolo appena trascorso fosse un circo dove lo spettacolo è finito da un pezzo e non rimane altro che spegnerne le luci per andare a dormire. Mi viene in mente che un allievo di Craxi disse che a lui non rimaneva altro da fare che spegnere le luci del socialismo. Come se quel movimento fosse durato troppo e fosse finito, come è finito, nella corruzione più nera.
Ma il Novecento è finito come il socialismo, il comunismo, il nazismo che lo hanno attraversato? È tutto venato di autoritarismo avanguardistico, di un concetto borghese di rivoluzione sia a destra che a sinistra? È qualcosa di cui vergognarsi, di cui si sente il fastidio, persino la nausea?"
(…)
"Quando però proviamo a spegnere le luci del Novecento ci accorgiamo che quelle di Céline rimangono accese, sono indistruttibili. E Marcel Proust dove lo mettiamo? Vogliamo spegnere anche lui? Se entriamo nel parco dei nostri autori, come spegnere Italo Svevo, Luigi Pirandello, Alberto Moravia, Carlo Emilio Gadda, Pier Paolo Pasolini? Dobbiamo lasciare le luci accese anche per Marinetti, per Quasimodo, per Calvino, per Giuliani? E Levi e Fenoglio li spegniamo?"
E allora, partendo da queste frasi estrapolate dall’articolo di Paris, vi domando (e mi domando):
Cosa resta del Novecento?
Cosa è "da buttare"?
Cosa è assolutamente da salvare?
Scritto lunedì, 4 dicembre 2006 alle 16:51 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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