La nuova puntata della rubrica di Letteratitudine intitolata “A botta e risposta (un tandem letterario conversando di libri)“ è dedicata al nuovo romanzo di Rita Monaldi e Francesco Sorti: “I dubbi di Salai” (Baldini&Castoldi). Per l’occasione, la nota coppia letteraria ha chiamato in causa il grande Alessandro Manzoni, che si è generosamente prestato a intervistarli.
Pubblico l’intervista qui di seguito ringraziando Rita Monaldi, Francesco Sorti… e, naturalmente, Alessandro Manzoni.
Massimo Maugeri
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IN ESCLUSIVA PER
LETTERATITUDINE
Rita Monaldi e Francesco Sorti
intervistati sul romanzo storico da
Alessandro Manzoni
MANZONI – Ho accettato con molto piacere l’invito di condurre con voi un colloquio sul romanzo storico. C’è stato un po’ di confusione all’inizio, quando lo staff di Letteratitudine si è reso conto che non ho un agente, ma poi con Maugeri ci siamo intesi benissimo. Gli ho solo confessato di aver seguito un po` poco le tendenze letterarie italiane degli ultimi 200 anni. I modernissimi, tipo Pirandello, non li ho ancora letti. Ma veniamo a noi, cari autori, e partiamo dall’ultimo vostro libro, I dubbi di Salaì, appena uscito con Baldini&Castoldi. Poi andiamo a ritroso, fino ai vostri inizi e all’idea stessa di scrivere romanzi storici. Un tema che come sapete mi sta molto a cuore.
MONALDI & SORTI – Innanzitutto grazie, cavalier Manzoni, per l’onore che ci fa con questa intervista! Postiamo subito un selfie su Twitter, i nostri compagni di liceo saranno verdi d’invidia. I dubbi di Salaì apre una trilogia che ha per protagonista un personaggio realmente esistito: sciupafemmine, mangione, zotico e testadura, il bel Salaì racconta in una serie di 68 lettere (falsissime, e quindi verosimili) la sorprendente avventura vissuta a Roma nel 1501 col suo patrigno, uno squattrinato artista un po` frustrato e con la testa sempre fra le nuvole, tale Leonardo da Vinci. I Dubbi di Salaì è il primo esempio di giallo storico-satirico. La satira è rivolta contro le falsificazioni storiche più sfacciate, le fake news – come le chiamiamo oggi – che meritano di essere disinnescate con l’arma del ridicolo. È un romanzo in cui si ride, e anche parecchio, ma su cose tremendamente serie.
MANZONI – Falsificazioni che durano da secoli, avete detto? Io di secoli, se mi consentite, ne ho visti più di voi… Non vi pare un’idea un po’ azzardata?
MONALDI & SORTI – Tutt’altro. Primo esempio: la leggenda nera dei Borgia. Assassinii, incesti, orge. È un caso clamoroso di fake news vecchio di cinque secoli. Papa Borgia non è un mostro. È stato diffamato per motivi politici.
MANZONI – E i mandanti della diffamazione chi sarebbero?
MONALDI & SORTI – I prìncipi tedeschi, vogliosi di avviare la Riforma per staccare la loro terra dal controllo del clero di Roma. E poi i vari principati italiani, gelosi della loro indipendenza e insofferenti verso il tentativo dei Borgia (spagnoli, quindi intrusi) di riunire la penisola sotto la loro egemonia. Papa Borgia aveva inoltre avviato una grande riforma della Chiesa, che avrebbe disinnescato la rivolta luterana. Ma a bloccarlo arrivarono puntualmente guerre, invasioni turche, divisioni politiche e infine l’improvvisa morte. Fu un Papa dalla notevole visione politica. E tutt’altro che vizioso.
MANZONI – Quindi i Borgia virtuosi, anziché lascivi e assetati di sangue? Potete immaginare la mia sorpresa! Io stesso, per scrivere i Promessi sposi, mi sono servito del lavoro degli storici. Possibile che nessuno di loro si sia accorto di una tale manipolazione?
MONALDI & SORTI – Egregio cavalier Manzoni, ma certo che se ne erano accorti! Il più grande e approfondito studio documentale sui Borgia, pubblicato dallo statunitense Peter De Roo nel 1925 in cinque volumi e migliaia di pagine, smonta o contraddice efficacemente tutte le leggende antiborgiane. Ma è stato sistematicamente passato sotto silenzio dal mainstream accademico. Perfino l’ottima Maria Bellonci, fondatrice del premio Strega, nella sua biografia di Lucrezia Borgia fa orecchio da mercante. Le copie dell’opera di De Roo sono sparite dalla circolazione. In Italia ne sopravvivono solo quattro.
MANZONI – Sa di complottismo, come lo chiamate oggi. So che non è più di moda, ma io ho uno spiccato senso della Provvidenza, e non riesco a conciliarlo con quanto mi state dicendo.
MONALDI & SORTI – Allora le aggiungiamo una nostra scoperta, anche questa contenuta ne I dubbi di Salaì. Il famoso Diario del cerimoniere pontificio Giovanni Burcardo, contemporaneo dei Borgia, è la più pesante prova a carico del papa e della sua cerchia: racconta tra l’altro i festini disgustosi che si sarebbero svolti in quegli anni alla loro corte. Ebbene, abbiamo dimostrato che Burcardo plagia bellamente il Decameron del Boccaccio. Inoltre in patria (proveniva da Strasburgo) era stato condannato per furto e falsificazione di documenti. Per finire, dopo la sua morte il Diario è stato manipolato: qualcuno ha inserito l’histoire scandaleuse dei Borgia nel manoscritto originale del Diario. Che quindi è in ogni caso una sonora patacca.
MANZONI – Non vi paiono giudizi un po’ impertinenti? I testi universitari continuano a citarlo, quel Diario. E anche le vostre, come si chiamano… ah sì, fiction TV. (continua…)
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