martedì, 17 marzo 2009
C’ERA UNA VOLTA IL WEST… E SERGIO LEONE. Incontro con Italo Moscati
Sergio Leone (nella foto) è considerato uno dei più importanti registi della storia del cinema. La sua notorietà è in gran parte dovuta al successo dei suoi film del cosiddetto genere spaghetti-western. Film dove ha coinvolto veri e propri monumenti del cinema internazionale, come Henry Fonda e Clint Eastwood (giusto per fare due nomi).
Mi piace ricordare Sergio Leone qui, in questo post… anche perché il 2009 è un anno particolare: il 3 gennaio, infatti, si è celebrato l’ottantesimo anno della nascita; il 30 aprile ricorrerà il ventesimo dalla morte.
Ricordiamo il grande Leone del nostro cinema con il contributo di Italo Moscati: scrittore, regista e sceneggiatore.
Moscati ha pubblicato un libro – per i tipi dell’editore Lindau - dal titolo: Sergio Leone-Quando il cinema era grande. Un titolo che, per certi versi, ha quasi il sapore di una denuncia.
Parliamone insieme…
Come ci ricorda Moscati: contrariamente a quanto si pensa, Leone dovette superare molte difficoltà prima di affermarsi.
Vi pongo qualche domanda per favorire il dibattito.
Cosa conoscete di Sergio Leone?
A vostro avviso, fino a che punto il cinema di Leone è stato più grande rispetto a quello dei nostri giorni?
A quale dei suoi film siete più legati?
C’è qualche sequenza che ricordate con particolare affetto (e su cui volete discutere)?
E poi, naturalmente, vi invito a interagire con Italo Moscati anche in merito al suo libro.
Di seguito potrete leggere la recensione Antonio Debenedetti pubblicata sul Corriere della Sera e quella di Umberto Mosca pubblicata sull’Indice dei libri del mese.
Infine, in coda al post, vi segnalo tre video (che vi invito a commentare): un’intervista a Sergio Leone, datata 1984; una sequenza tratta dal film “Per un pugno di dollari”; e un’altra sequenza tratta dal film “C’era una volta il West”.
Massimo Maugeri
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Italo Moscati, “Sergio Leone-Quando il cinema era grande”. Lindau, Torino
di Antonio Debenedetti
Sergio Leone ha fatto del mestiere di regista un mito. I suoi film più belli, insieme con le storie di cappelloni e pistoleri, raccontano appunto quel mito. Proprio questo fa di lui, oltre che uno strepitoso artigiano, un grande e originalissimo artista. Un caposcuola che, come ebbe a dire Quentin Tarantino, ha influenzato “le nuove generazioni più di John Ford e Howard Hawks”. Un’esagerazione? Forse no! Certo Leone era fatto di cinema. Romano, classe 1929, Sergio Ebbe per madre una signora del muto: Edwige Valcarenghi, in arte Bice Walerian, rivale della grande Francesca Bertini. Mentre il papà, regista a suo tempo piuttosto noto col nome d’arte di Roberto Roberti, andava esprimendosi in pellicole come “La vampira indiana”(1912) e “Maciste poliziotto”(1917). Nella monografia, che adesso Italo Moscati ha dedicato a Leone, si affacciano tre età del cinema: quella delle origini, il dopoguerra e quella della Hollywood sul Tevere. Gli spunti saggistici si mescolano agli aneddoti gustosi. Indimenticabile la pagina dove si descrive una riunione di sceneggiatura con Zavattini e Sergio Amidei che litigano, impegnati a definire una scena di “Ladri di biciclette” mentre De Sica guarda distratto dalla finestra. E Leone? Scopre se stesso. Così quando girerà i suoi capolavori, da “Per un pugno di dollari” a “Il buono, il brutto, il cattivo”, saprà prendere senza pentimenti le distanze del neorealismo, ignorandone (con trionfali esiti anche di botteghino) le suggestioni sociali e umanitaristiche.
Corriere della Sera, 18 aprile, 2008
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Italo Moscati, “Sergio Leone-Quando il cinema era grande”. Editore Lindau, Torino
da L’INDICE DEI LIBRI DEL MESE
di Umberto Mosca
Sergio Leone è uno dei registi che, nel corso degli anni sessanta, più in profondità hanno scardinato le regole del linguaggio e della narrazione filmica, inventando nuove figure di stile e costituendo un corpus espressivo talmente vasto da segnare la produzione dei decenni a venire. La sua presenza nella storia del cinema rappresenta una pietra miliare, visto che non esiste altro autore che abbia saputo, con tale successo e rinnovamento, trapiantare in un ambito extra-hollywoodiano il genere per eccellenza del cinema americano: il western.
Al cinema di Sergio Leone è stata dedicata una lunga serie di volumi, dedicata in special modo agli aspetti visivi in esso elaborati. La novità e la ricchezza di questo libro scritto da Italo Moscati consiste nell’intrecciare questo sguardo sui film alle vicende più personali della figura dell’uomo, nato nel 1929 da un padre regista del cinema muto. Un legame, quello familiare, che si realizza non solo nell’eredità professionale, ma in particolare in un’attitudine profonda verso il cinema come spettacolo in cui prende vita un vero e proprio universo parallelo. Ed è in questa dimensione parallela che si muove il percorso di ricerca di un uomo e di un artista realizzato da Moscati.
Si tratta di una serie di appunti che integrano le note indispensabili per inquadrare le opere di Leone nel loro contesto storico e culturale con l’impressionismo di uno scrittore che ha amato profondamente i suoi film e che sente la necessità di farli vivere ancora in un mondo poetico fatto di ricordi ed emozioni personalissime. “L’ultimo mio incontro con Leone avviene nel 1988. Siamo sulla terrazza dell’Hotel Excelsior, al Lido di Venezia (…) Sono passati quattro anni dalla realizzazione di C’era una volta in America. Leone è in attesa di tornare al lavoro. Le idee non mancano, ma intorno a lui e ai suoi propositi si sta diffondendo una cortina fumogena. Il desiderio di realizzare un vero e proprio kolossal sull’assedio di Leningrado è sottoposto a una serie di accelerazioni e frenate. Il kolossal è complicato. Bisogna mettere d’accordo vari produttori, trovare i capitali necessari e soprattutto quella disponibilità ideologica che a volte corrode i migliori progetti dall’interno perché nessuno ha il coraggio di esplicitare dubbi e riserve, e così la nave dei progetti va, va per modo di dire, in balia di bonacce e marosi. Sergio, seduto a un tavolino dell’Excelsior, in una terrazza solcata da una folla di fatui amici del cinema, è visibilmente di umore non proprio sereno. L’abbronzatura dell’estate si indovina sotto la barba grigia. La figura è grossa. Gli occhiali ingombrano in volto. I capelli sono lisci, pochi e in fuga verso la nuca. Più che parlare, borbotta”.
E ancora: “Un altro incontro. 1999. Sono passati dieci anni dalla morte, precoce, di Sergio Leone. (…) L’incontro questa volta è con Carla, la moglie di Sergio, in uno studio televisivo per una intervista (…). Con Carla ci raccontiamo a vicenda la vita e la carriera di Sergio. Naturalmente, il compito che mi sono dato è soprattutto quello di ricavare con emozionata curiosità il massimo possibile dai ricordi di Carla. A poco a poco prende forma la figura che sta cuore a entrambi, che esce dal ritratto di un cinema inquieto che continua a inoltrarsi in un infinito viale del tramonto”. Inizia così il viaggio realizzato da Moscati attraverso le suggestioni prodotte dalle immagini immortali create dall’amato regista, in un costante intrecciarsi di evocazione di sequenze celebri e altre meno note che consentono le contestualizzazioni biografiche e la descrizione di vicende produttive, ma anche la possibilità di un puntuale confronto con le pratiche cinematografiche (le tecniche di ripresa, i costumi, la direzione degli attori) all’interno delle quali si esprime il lavoro dell’artista.
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Intervista a Sergio Leone (del 1984)
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Da “Per un pugno di dollari” (con Clint Eastwood)
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Da “C’era una volta il West” (scena finale del film: duello tra Harmonica [Charles Bronson] e Frank [Henry Fonda])
Tags: italo moscati, lindau, sergio leone
Scritto martedì, 17 marzo 2009 alle 00:15 nella categoria EXTRALETTERE E VARIE, SEGNALAZIONI E RECENSIONI. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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