mercoledì, 28 novembre 2007
CHAVEZ E LA SOCIETA’ POLITICA DELLO SPETTACOLO
Conoscete Hugo Chávez ?
Il signore nella foto. Proprio lui.
Vi fornisco qualche informazione di fonte Wikipedia Italia.
Hugo Rafael Chávez Frías (Sabaneta, 28 luglio 1954) è un politico venezuelano. È l’attuale presidente del Venezuela.
Come leader della Rivoluzione Bolívariana Chávez promuove la sua visione di socialismo democratico, integrazione dell’America Latina e anti-imperialismo. È inoltre un fervente critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera statunitense.
Ha fondato il Movimento Quinta Repubblica dopo aver organizzato, nel 1992, un fallito colpo di stato contro l’allora presidente Carlos Andrés Pérez. Chávez è stato eletto presidente nel 1998 grazie alle sue promesse di aiuto per la maggioranza povera della popolazione del Venezuela ed è stato rieletto nel 2000 e nel 2006. In patria Chávez ha lanciato le Missioni Bolívariane, i cui obiettivi sono quelli di combattere le malattie, l’analfabetismo, la malnutrizione, la povertà e gli altri mali sociali. In politica estera si è mosso contro il Washington Consensus sostenendo modelli di sviluppo economico alternativi, richiedendo la cooperazione dei paesi più poveri del mondo, specialmente di quelli sudamericani.
(Questo è il primo paragrafo di quanto trovate scritto su Wikipedia Italia alla voce Hugo Chávez ).
È stato appena pubblicato un libro molto interessante dedicato a Chávez. Si Intitola “Hugo Chavez, il caudillo pop” (Marsilio, 2007, euro 14). Gli autori sono Luca Mastrantonio e Rossana Miranda.
Di seguito potete leggere alcuni stralci della loro premessa. E, successivamente, un passaggio della prefazione di Gian Antonio Stella.
Poi vi invito a partecipare a un dibattito sia sulla figura di Chavez, sia sui seguenti temi in generale:
- La spettacolarizzazione della politica e la società politica dello spettacolo in Italia e nel mondo
- La relazione tra politica e nuovi medium di massa
I due autori parteciperanno al dibattito e sono a vostra disposizione per eventuali domande.
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Premessa
Questo libro, come Hugo Chávez ama dire di sé, citando Ortega y Gasset, nasce da circostanze. E dalla necessità di dare una risposta ovvero un senso compiuto alla domanda su chi sia Chávez. Le circostanze sono l’incontro, casuale e poi fatale, tra due punti di vista complementari: un paese del vecchio continente e un paese di ciò che sembrava un nuovo mondo.
Da parte italiana c’è curiosità e interesse per un politico affascinante e inquietante, che dopo un militaresco colpo di stato fallito, in un’ascesa mediatica e globale senza pari, è passato dal capitalismo umano a un socialismo nazionale, strabicamente focalizzato su politiche formalmente sovietiche e miopi speculazioni di rendita similfondiaria. Nonostante i celebri anatemi di Chávez contro “el diablo” Bush, infatti, continuano i lucrosi guadagni con gli Usa e le sue multinazionali; allo stesso tempo, la ridistribuzione della ricchezza, capace di intaccare e tamponare le emergenze sociali attraverso programmi di sussidiarietà, non presenta reali prospettive di crescita per il futuro. Rimane la sfida lanciata al modello neo-liberista nordamericano per un governo socialmente più sensibile e sostenibile. Per questo Chávez è diventato la nuova bandiera dell’altro-mondismo di sinistra – e anche a destra, con il suo carisma e la retorica populista, crea un piacevole effetto di déjà-vu –, il figlio “putativo” di Castro, adottato soprattutto attraverso i mezzi di comunicazione, dove i due appaiono sempre assieme, con Chávez che è, di fatto, il portavoce del pensiero e delle condizioni di salute di Castro.
Da parte venezuelana, oltre a un bisogno naturale di analizzare e comunicare all’esterno un fenomeno di rivoluzione epocale come il “chavismo”, positivo sul piano sociale ma negativo su quello della democrazia, c’è lo stupore per l’indulgenza con cui Chávez è visto in Italia e in Europa (oltre che in America del Nord) soprattutto a sinistra. Vengono “condonati” gli aspetti democraticamente imperfetti del Venezuela per opportunismo ideologico di matrice storico-materialista. Oppure vengono giustificati con il fatto che il Venezuela è pur sempre una repubblica sudamericana, con un malcelato razzismo e uno snobismo geo-politico che animano soprattutto i commenti sprezzanti della destra liberista.
Questo libro nasce per raccontare senza pregiudizi il fenomeno Chávez al pubblico italiano. Presso cui viene spesso liquidato come campione del folklore socialista e sudamericano o idolatrato come nuova bandiera della rivoluzione sociale, tradita dal vecchio continente. Un pubblico che troverà probabilmente inaspettate consonanze con figure storiche italiane del passato prossimo e del presente storico, dal precursore neo-bolivariano Mussolini al collega post-moderno Berlusconi. Ovviamente sotto le mentite spoglie del rivoluzionario che lotta per migliorare il mondo.
Il carisma di Chávez, la capacità di usare i media, la sua sovra-esposizione, hanno trasformato un confuso ma scaltro golpista in una vera icona pop contemporanea.
La faccia di Chávez si vede sulle magliette simili a quelle che un tempo mostravano Che Guevara o il subcomandante Marcos. (…)
Attraverso Chávez si è passati dall’estremo dell’apatia per la politica alla vera e propria ossessione.Crediamo che Chávez sia la risposta sbagliata, perché avventata e parziale, provvisoria e dunque incompleta, a una domanda giusta, esatta, che egli sa interpretare fin troppo bene, drammatizzandola all’eccesso.
La domanda, rivolta ai governi di tutto il mondo e in particolare del sud, è quella di un’attenzione sociale che metta in discussione certe storture dell’economia di libero mercato, come è avvenuto in Argentina, per esempio.
Ma la risposta, sbagliata, è rispolverare un modello che assomiglia allo stato-nazione del primo Novecento europeo, come retorica, e come impianto economico ricorda persino i modelli venezuelani precedenti a quello di Chávez. (…)-
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Chavez gode di una popolarità sincera tra i venezuelani, grazie al suo carisma, all’impegno sociale e all’efficace retorica. È un personaggio di indubbio fascino, con una storia mitizzata alle spalle, capace di affiancare alle grandi doti oratorie una smisurata capacità di sfruttare i mezzi di comunicazione di massa. Cita Che Guevara e Ortega y Gasset e con il suo “socialismo magico” sembra uscito da un romanzo di Gabriel Garcia Marquez. È il primo politico della società globale dello spettacolo a piacere a sinistra, capace di bucare lo schermo e di finire sulle principali copertine, anche glamour, del mondo. Un ritratto a tutto tondo...
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Ed ecco qualche passaggio della Prefazione di Gian Antonio Stella.
(…)
Strepitoso. Per questo va dato il benvenuto al libro di Rossana Miranda e Luca Mastrantonio. Perché aiuta a capire meglio, senza paraocchi ideologici, siano essi agiografici o demonizzatori, uno strano impasto d’uomo. Ambiguo com’è ambigua María Lionza, l’amatissima “dea” che cavalca nuda un tapiro e che è sì pagana ma anche un po’ cristiana e un po’ india e un po’ spagnola e un po’ tutto insieme. Aiuta a leggere un fenomeno politico che, per quanto il Venezuela sia al di là dell’oceano, ci interessa da vicino. Perché attraverso Chávez, le sue straordinarie doti di affabulatore, le sue collere studiate a tavolino, il suo rapporto diretto e plebiscitario con “el pueblo”, la sua spregiudicatezza nelle alleanze internazionali, la sua maschera comica, la sua capacità di toccare il cuore di certi pezzi della sinistra europea, la sua passione per la tivù, possiamo capire meglio anche noi stessi. La nostra sinistra. La nostra destra. La nostra politica sempre più dominata dalla televisione e da quello che avviene “in” televisione.
Resta una domanda che per l’intellettuale di sinistra Alexis Márquez dovrebbero porsi i nostri intellettuali “da bar notturno”: possono bastare certi lodevolissimi rattoppi populisti a fare di Chávez l’idolo della sinistra antagonista? può bastare uno slogan vergato sulle bidonville come «la rivoluzione avanza collina dopo collina » a rendere accettabili le forzature istituzionali e in qualche modo secondario l’odio che il colonnello semina nel paese fino al punto, come ha scritto Mario Vargas Llosa, di «raggrinzire la vita sociale fino a estremi ormai contigui alla guerra civile»? può bastare la formale libertà di stampa a occultare il carattere di un regime fondato su un “messianesimo” che grazie al rapporto diretto con le plebi non ha bisogno d’azzerare l’opposizione?
Non fosse molto preoccupato, Teodoro Petkoff, un ex guerrigliero che dopo una radicale autocritica sulla violenza è rimasto saldamente a sinistra fino a diventare prima ministro e oggi punto di riferimento dell’ammaccata opposizione democratica, si farebbe una risata:«Un pezzo della sinistra europea rimasta sotto le macerie della catastrofe sovietica e orfana delle illusioni vietnamite e castriste, quando trova nel Terzo Mondo uno che spara sugli americani ha un orgasmo. Tutto il senso di impotenza di cui soffrono nel dover prendere atto che il loro sogno romantico di rivoluzionari è fallito lo sfogano con questi innamoramenti. Certo, ammettono pure che non sta bene tentare un golpe o far le leggi senza parlamento, ma insomma, via, è così pittorescamente tropical!»
GIAN ANTONIO STELLA
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Rossana Miranda (Caracas, 1982), laureata all’Universidad central de Venezuela, ha lavorato presso il quotidiano «El Nacional» e la televisione pan-sudamericana Telesur. È divisa tra il Venezuela paterno, per il quale scrive su riviste e quotidiani, e l’Italia materna, dove frequenta un master in Sociologia alla Sapienza di Roma e lavora per il mensile «Formiche». Spera di essere una piccola prova vivente che per i venezuelani è irrinunciabile il diritto alla critica.
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Luca Mastrantonio (Milano, 1979), laureato in Lettere alla Sapienza di Roma, è responsabile cultura e spettacoli del quotidiano «il Riformista». Collabora a programmi di radio, riviste culturali e al settimanale «A». Di Chávez pensa che se fosse un fascista degli anni venti, o un venezuelano dei barrios di oggi, lo voterebbe senza dubbio. Non essendo né l’uno né l’altro, lo guarda con affascinato sospetto.
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