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mercoledì, 7 novembre 2018

CHIARA FENOGLIO con “Gli strumenti umani” di VITTORIO SERENI (Il Saggiatore) in radio a LETTERATITUDINE

Chiara Fenoglio con “Gli strumenti umani” di Vittorio Sereni (Il Saggiatore), ospite del programma radiofonico Letteratitudine trasmesso su RADIO POLIS (la radio delle buone notizie)

In streaming e in podcast su RADIO POLIS

trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e postproduzione: Federico Marin

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PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA SUL PULSANTE “AUDIO MP3″ (in basso), O CLICCA QUI

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Ospite della puntata: Chiara Fenoglio con cui abbiamo discusso della raccolta di poesie “Gli strumenti umani” di Vittorio Sereni (Il Saggiatore – Chiara Fenoglio ha scritto l’introduzione del volume).

Nella seconda parte della puntata Chiara Fenoglio ha letto qualche poesia tratta da “Gli strumenti umani”.

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Chi è stato Vittorio Sereni? Nell’ambito della produzione poetica di Sereni che ruolo occupa “Gli strumenti umani”? Quali sono “Gli strumenti umani” a cui fa riferimento Sereni? C’è una relazione tra quest’opera di Sereni e le esperienze delle neoavanguardie e quelle del Gruppo 63? Quali sono le sensazioni contrastanti (suscitate da “Gli strumenti umani”) già segnalate a suo tempo da Cesare Garboli? Come è strutturato “Gli strumenti umani”? Cosa possiamo evidenziare su ciascuna sezione dell’opera?

Questo e tanto altro abbiamo chiesto a Chiara Fenoglio nel corso della puntata

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Il libro (“Gli strumenti umani”)
La carrucola nel pozzo, la spola della teleferica nei boschi. I minimi atti, l’opaca trafila delle cose mute che cadono nel mondo, come una lenza buttata a vuoto nei secoli, un amo a precipizio nei millenni. Sono infiniti gli strumenti umani, e sono cosa da poco, sono cosa da nulla. La loro storia ingombra la vita dell’uomo, ma nella parabola dell’esistenza (visibile e invisibile) dura appena pochi istanti, lo scampolo di tempo che separa una curva di montagna dalla svolta successiva. Poi la memoria li inghiotte, il paesaggio li trascolora in una fotografia già vecchia, già perduta.

È questo, tra i molti, il sentimento che anima Gli Strumenti umani di Vittorio Sereni, terza raccolta di uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, che ne segnò il ritorno editoriale, dopo il silenzio quasi ventennale da Diario d’Algeria. Una geografia esistenziale, quella puntellata dai versi degli Strumenti umani, in cui è necessario muoversi con passo bustrofedico, con il garbo dell’ospite indiscreto, eppure con la gioia ardente di chi scopre qualcosa che d’improvviso sente familiare da sempre. Una poesia sospesa tra l’erranza della materia e la rivelazione del vuoto, continuamente forata dai disvelamenti e dalle epifanie, dai segreti umbratili delle scorze dure che compongono il pianeta. E dai riverberi di una eco letteraria che si fa approssimazione e presenza nella lingua di Sereni, evocando oscuramente i purgatori di Dante e le rime in morte di Laura, la melma nera di Montale e la noja leopardiana, di cui Gli strumenti umani non sono la somma, ma la infiorescente decomposizione, stretta nella vite di una sizigia immortale.

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Vittorio Sereni - uno dei più grandi poeti del Novecento – è nato a Luino nel 1913 e morto a Milano nel 1983. Il Saggiatore ha pubblicato “Gli immediati dintorni” (2013), “Stella variabile” (2017) e “Gli strumenti umani” (2018).

Chiara Fenoglio – saggista, critico letterario e docente – collabora con La Lettura (supplemento culturale de Il Corriere della Sera). Oltre a numerosi saggi in riviste nazionali e internazionali, ha pubblicato le monografie “Un infinito che non comprendiamo. Leopardi e l’apologetica cristiana dei secoli XVIII e XIX” (Premio Tarquinia-Cardarelli opera prima di critica letteraria) e “La divina interferenza. La critica dei poeti nel Novecento.

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia e post produzione: Federico Marin

PER ASCOLTARE LA PUNTATA CLICCA SUL PULSANTE “AUDIO MP3″ (in basso), O CLICCA QUI

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La colonna sonora della puntata: “Poesia” di Riccardo Cocciante; “Bluemoon”, versione di Frank Sinatra; “While my guitar gently weeps” dei Beatles.

(continua…)

Pubblicato in LETTERATITUDINE RADIO (trasmissione radiofonica curata e condotta da Massimo Maugeri)   Commenti disabilitati

martedì, 7 giugno 2016

I SEGRETI DELLA GIARA

letteratura-e-musicaNell’ambito del forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA“, ci occupiamo del volume “I segreti della giara”, di Alfredo Casella (il Saggiatore).

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Recensione di Claudio Morandini

I segreti della GiaraSi legge assai volentieri “I segreti della giara”, l’autobiografia che Alfredo Casella ha terminato nel 1938 e che opportunamente il Saggiatore ripubblica quest’anno a cura di Cesare De Marchi e con illuminante postfazione di Giovanni Gavazzeni (“Il nostro debito con Alfredo Casella”). Casella, compositore di temperamento, dalla vocazione europeista e modernista, ha in letteratura il gusto delle descrizioni vivide di ambienti e personalità. Certo, il testo soffre qua e là delle intenzioni auto-apologetiche: con quest’opera Casella doveva difendersi dall’ostilità dei rivali, dalle cortigianerie degli invidiosi, e mettere al riparo se stesso e la seconda moglie ebrea dai pericoli di una denuncia – l’anno della stesura è lo stesso delle famigerate leggi razziali – ed è per questo che si sente spinto a sottolineare la propria italianità, l’ispirato cattolicesimo di famiglia, la granitica fedeltà al fascismo – in questo non era insincero –, a esaltare le virtù dell’”Italia Littoria” concedendosi financo qualche antipatica stoccata che oggi ci suona razzista (la “qualità inferiore” dei “metèques” che ingolfano la Parigi del dopoguerra, la “congrega” di “elementi israeliti medieuropei” che influenzano in senso “anti-latino” le scelte delle associazioni internazionali della musica contemporanea). (continua…)

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sabato, 9 gennaio 2016

MARCEL PROUST – SAGGI: intervista a Mariolina Bertini

MARCEL PROUST – SAGGI (Il Saggiatore)

edizione integrale curata da Mariolina Bongiovanni Bertini e Marco Piazza

di Massimo Maugeri

Il nuovo appuntamento della rubrica di Letteratitudine chiamata “Saggistica Letteraria” è incentrato su un bellissimo e corposo volume dedicato all’intera produzione saggistica di Marcel Proust. Il libro, edito da Il Saggiatore e intitolato “Marcel Proust – Saggi” (pagg. 974, euro 75), offre molteplici spunti di riflessione sulle svariate tematiche culturali e letterarie che l’autore della Recherce ha prodotto nel corso dell’esistenza in parallelo alla sua attività di romanziere.

Ne ho discusso con Mariolina Bertini (foto in basso), curatrice dell’opera (nonché, tra le altre cose, docente di Letteratura francese all’Università di Parma; curatrice delle edizioni delle principali opere di Proust presso Einaudi, Bollati Boringhieri e Suhrkamp; curatrice, nei Meridiani Mondadori, di una scelta in tre volumi della Commedia umana di Balzac: un estratto della prefazione del 3° volume è disponibile qui).

-Marcel Proust è universalmente noto per la sua Recherche. Nell’ambito della sua attività saggistica (raccolta in quest’opera monumentale pubblicata da “Il Saggiatore”) quali sono gli elementi che lo avvicinano e quali quelli che lo distanziano dalla sua attività di romanziere?
Una delle particolarità della Ricerca del tempo perduto è quella di essere un’opera nella quale sono confluite  tutta l’esperienza  e tutta la cultura del suo autore.  I critici si affannano a ripetere ai lettori comuni che la Ricerca non è un’autobiografia e che il personaggio che da un capo all’altro dei sette romanzi che la compongono dice “io”, non è Marcel Proust. Tuttavia  il lettore ingenuo, non prevenuto, che tende ad identificare Proust con il suo narratore , coglie una verità profonda dell’opera:  il fatto che dal 1908 al 1922 Proust ha lavorato a trasporre e rielaborare nel suo romanzo i propri ricordi, la propria conoscenza della società francese, il proprio pensiero sull’arte e sui rapporti tra l’arte e la vita. Dunque , nella Recherche c’è tutto Marcel Proust, l’inventore di personaggi ma anche il critico (vi troviamo pagine su Dostoevskij, su Balzac  e su altri scrittori), l’umorista, il sociologo, lo psicologo…  Una ricchezza senza fine. Attraverso i Saggi, è possibile seguire la genesi nel tempo di questa ricchezza di idee che caratterizza la Recherche : negli articoli  giovanili  emergono l’interesse per l’arte medioevale , ma anche la curiosità per la mondanità e per la moda, l’attenzione per le letture infantili, le riflessioni sulla creazione artistica. Leggere questi Saggi spesso  equivale dunque ad entrare nel laboratorio mentale da cui nasce la Ricerca , con tutti i suoi temi  e con lo sfondo della cultura fin de siècle vista da un testimone d’eccezione.

-Nel dedicarsi alla lettura di questi saggi qual è la sorpresa principale in cui potrebbe imbattersi il conoscitore di Proust romanziere?
Come dicevo prima, la Ricerca ha una forte dimensione autobiografica : mette in scena un narratore chiuso ermeticamente nelle proprie impressioni, nei propri desideri, nelle proprie fantasie. Dai Saggi viene fuori  invece – gradevole sorpresa per il lettore del grande romanzo- un Proust attento a tutto e curioso del mondo esterno, pronto a pronunciarsi polemicamente su una legge che non gli piace (la legge laicista che voleva trasformare le cattedrali in musei) o a commentare con accento dostoevskiani una tragedia di cronaca nera (Sentimenti filiali di un matricida).

-Se invece volessimo rivolgerci a coloro che non hanno mai letto nulla di Proust… quali opportunità offre questa raccolta di saggi?
Per chi non sia un frequentatore della Ricerca, questi saggi costituiscono comunque una via d’accesso privilegiata al mondo artistico e intellettuale europeo dell’epoca . Leggerli ci offre l’occasione di guardare la pittura di Gustave Moreau o  le cattedrali amate da Ruskin con gli occhi di un giovane colto vissuto tra la fine del XIX° secolo e l’inizio del XX°; un giovane che ha fatto a tempo a  conoscere personalmente Oscar Wilde ma che è anche tra i primi ammiratori di Picasso, in quel momento cruciale e contraddittorio che è l’ aurora della cultura modernista.

-Nel volume sono raccolti saggi, recensioni e cronache mondane che ricoprono un arco temporale molto ampio della vita dello scrittore (dagli anni del Collège fino al periodo successivo alla Prima guerra mondiale). Cosa puoi dirci in merito alla evoluzione della scrittura di Proust, con riferimento a questi suoi testi?
Proust conquista  presto una scrittura personale : già le pagine, inedite in vita, scritte sull’ispirazione e sulle leggi della poesia negli ultimi anni del XIX° secolo, annunciano la lunga frase sinuosa della Recherche, che cerca di far percorrere al lettore lo stesso cammino mentale  che lo scrittore intraprende per comunicargli le proprie impressioni. E’ interessante leggere, a questo proposito , il saggio Sulla lettura , del 1905 , in cui un Proust non ancora romanziere (ha alle spalle soltanto un tentativo non riuscito, l’autobiografico Jean Santeuil ) ci conduce nel mondo della sua infanzia, nel giardino di Illiers dove ha  fatto le sue prime esperienze di lettore. La Ricerca non è ancora stata concepita, eppure il suo tema centrale (quello della memoria “involontaria”, destata da sensazioni improvvise) comincia a profilarsi, in un contesto dal fascino singolarissimo. E  questo tema  esige una scrittura  che lo esprima con assoluta originalità: la scrittura che sarà della Ricerca, ma che vede la luce in queste pagine saggistiche del 1905.

-Per ciò che emerge da questi saggi, come si pone Proust rispetto ai principali scrittori e critici suoi contemporanei? (continua…)

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venerdì, 18 dicembre 2015

MEMORIALI SUL CASO SCHUMANN di Filippo Tuena

Memoriali sul caso SchumannNell’ambito del forum di Letteratitudine dedicato a “LETTERATURA E MUSICA“, ci occupiamo del nuovo romanzo di Filippo Tuena intitolato Memoriali sul caso Schumann” (Il Saggiatore, 2015).

Nei prossimi giorni, su LetteratitudineNews, pubblicheremo un estratto del libro…

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Recensione di Claudio Morandini

Tuena è oggi, per me, uno dei migliori costruttori di storie; è artefice – ambizioso, com’è giusto in letteratura – di romanzi che ora si stendono come partiture, ora come mappe, o diari di bordo, o alberi genealogici, a seconda del tema, dell’ambientazione, delle passioni che vi si agitano. La struttura, nel suo caso, è importante quanto il soggetto – anzi, “è” il soggetto, ne è l’estensione, la proiezione. Il suo ultimo romanzo, “Memoriali sul caso Schumann”, conferma questo assunto: attorno alla figura complessa dell’ultimo Robert Schumann, afflitto da deliri e demenza, Tuena raccoglie (cioè in parte trascrive, in parte immagina) con meticolosità le testimonianze di coloro che lo hanno conosciuto, che ne hanno condiviso sofferenza e passioni, e che ne sono stati toccati fino al logoramento. Sotterranea, intanto, scorre una sensibilità musicale, che compone le parti del romanzo come sezioni di una vasta opera – cameristica, più che sinfonica, direi, visto l’esiguo numero di personaggi in gioco – in cui a prevalere, ancora una volta, come nella saga familiare delle “Variazioni Reinach” (di recente riviste per la nuova edizione Beat), è la forma della variazione. Il romanzo diventa polifonia di voci attorno allo stesso tema (la follia di Schumann): che ognuno dei personaggi declina a suo modo, attraverso punti di vista differenti, differenti distanze e livelli di comprensione, girando attorno al tema secondo dinamiche e giochi timbrici propri. A tutto ciò si inframmezza – in un modo che mi ha ricordato le abissali “lamentazioni oltremondane” in “Rosso Floyd” di Michele Mari, dedicato non a caso anch’esso a un caso di alienazione musicale, quello di Syd Barrett – una voce estranea, sgrammaticata, petulante, angosciosa, demoniaca, che all’inizio sembra una delle voci “sentite” da Schumann, ma diventa ben presto, tragicamente, la sua voce.
La variazione non è solo il mezzo attraverso cui si sviluppa e si articola l’indagine di Tuena: è anche una declinazione, insinuante e pervasiva, una sorta di rielaborazione a specchio dello stesso tema, cioè la follia ossessiva: non a caso, risuona in tutto il romanzo l’opera misteriosa e postuma di Schumann, quelle Geistervariationen, o Variazioni del Fantasma il cui tema, di struggente semplicità, sarebbe stato suggerito in sogno dallo spettro di Schubert.
Ecco, gli spettri: come è già stato notato, questa è una ghost story alla vecchia maniera, cioè secondo ritmi e dinamiche ottocentesche, che puntano sull’attesa e sull’economia di effetti, e dilatano atmosfere. In questo gioco di ombre, lo stesso Schumann è rievocato – come un fantasma – da distanze irraggiungibili, sia per lo stato che lo aliena dalla realtà chiudendolo in un mondo di allucinazioni e ossessioni, sia per l’impossibilità oggettiva di raggiungerlo nella clinica in cui è subito ricoverato dopo un tentativo di suicidio.
I fantasmi agitano le visioni di Schumann: ma per Schumann sono presenze reali, vivide, con loro ha un dialogo anche fecondo. Per curioso ribaltamento, sono gli esseri reali, gli amici che si preoccupano per lui e lo seguono da lontano, che Robert prende – forse – per apparizioni. È la prassi, nella clinica in cui è ricoverato: solo nascondendosi, e spiando non visti, i visitatori possono intercettare in un paziente segni di uno sperato miglioramento o di un temuto declino. Il vedere da lontano non visti è per lo più insoddisfacente e ingannevole, ma talvolta l’incertezza coglie frammenti di verità. «Quel suo modo di essere frammentario, nella parola, nella musica, nel fumare. Chissà se anche i suoi pensieri si disperdono nel vuoto.» Così, parafrasando Brahms, scrive Elise Junge sul suo diario. Ma le apparizioni contagiano un po’ tutti, nel romanzo di Tuena, al punto che ogni personaggio che sia stato vicino a Schumann prima o poi scorge un’ombra, sente parlare un fanciullo con la voce di un vecchio, vede animarsi angoli bui di una stanza.
Anche i temi musicali appaiono come spettri, nelle testimonianze circa la fine delle Variazioni del Fantasma: riemergono dopo anni di oblio, se ne scovano le tracce là dove non ci si aspetterebbe, anche in composizioni altrui, tornano a scomparire… (continua…)

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venerdì, 11 settembre 2015

SPECIALE PREMIO CAMPIELLO 2015

SPECIALE PREMIO CAMPIELLO 2015

Sabato 12 settembre verrà decretato il vincitore della 53^ edizione del prestigioso premio letterario tra i seguenti cinque finalisti: Marco Balzano, Paolo Colagrande, Vittorio Giacopini, Carmen Pellegrino, Antonio Scurati. Sul post, i contributi speciali di Letteratitudine

Concorrono per la vittoria finale della 53^ edizione del Premio Campiello Marco Balzano con L’ultimo arrivato (Sellerio), Paolo Colagrande con Senti le rane (Nottetempo), Vittorio Giacopini con La Mappa (Il Saggiatore), Carmen Pellegrino con Cade la terra (Giunti) e Antonio Scurati con Il tempo migliore della nostra vita (Bompiani).

I CONTENUTI SPECIALI DI LETTERATITUDINE

(continua…)

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mercoledì, 15 ottobre 2014

SALVATORE SILVANO NIGRO e GUGLIELMO PISPISA ospiti di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 ottobre 2014

SALVATORE SILVANO NIGRO e GUGLIELMO PISPISA ospiti di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 ottobre 2014 – h. 9 circa (e in replica nei seguenti 4 appuntamenti: venerdì alle h. 06:00 e alle h. 13:00, domenica alle h. 06:00, martedì alle h. 00:30)


In Fm e in streaming su Radio Hinterland


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LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO


SALVATORE SILVANO NIGRO è stato l’ospite della prima parte della puntata di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 ottobre 2014.
Con Silvano Nigro abbiamo discusso del suo nuovo libro “Il portinaio del diavolo. Occhiali e altre inquietudini” (Bompiani) e delle temativhe da esso trattate.

Il portinaio del diavolo. Occhiali e altre inquietudini“Cominciai ad avvertire l’inquietudine che quegli occhiali mi avevano seminato nel momento in cui, nella mia camera, mi ritrovai a disegnarli. Più volte, sullo stesso foglio; sicché ne venne un campo di occhiali come di meloni: grandi, piccoli, appena accennati, vuoti di lenti, con le lenti [...]. Uno strano disegno, tra quelli che faccio di solito: e chi lo vedesse senza conoscere queste pagine, forse penserebbe sia venuto fuori in margine a una lettura di Spinoza, che fabbricava occhiali di quel tipo; o che fossi rimasto impressionato degli occhiali di don Antonio de Solis, in quel ritratto che adorna il frontespizio della edizione settecentesca della sua ‘Istoria della conquista del Messico’; o che avessi studiato di illustrare i versi di quel poeta arabo-siculo sulle lenti. Ed ecco che in questo momento, mentre scrivo, il fatto di ricordare queste immagini (immagini vere e proprie e immagini di parole) mi sorprende e aggiunge inquietudine all’inquietudine. Com’è che così nitidamente vedo Spinoza nella sua bottega di ottico, l’ombra della sera, le lenti come piccoli laghi in un paesaggio di manoscritti, tra le selve delle parole scritte [...]; che così nitidamente ricordo il ritratto di don Antonio, e i versi di Ibn Hamdis? Non c’è qualcosa, nelle lenti, negli occhiali, che mi suscita, remoto, imprecisabile, un senso di stupore e insieme di apprensione?”

(Leonardo Sciascia, “Todo modo”, 1974)

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GUGLIELMO PISPISA è stato l’ospite della seconda parte della puntata di “Letteratitudine in Fm” di mercoledì 15 ottobre 2014
Con Guglielmo Pispisa abbiamo discusso del suo nuovo romanzo “Voi non siete qui” (Il Saggiatore)


Voi non siete quiWalter Chiari, avvocato messinese, non è parente di Walter Chiari, attore di origini pugliesi. Non gli assomiglia neppure; d’altronde, dovrebbe? Walter Chiari – l’avvocato, s’intende – aveva una passione per la letteratura, ma ha ciso di studiare giurisprudenza perché, bravo figlio degli anni ottanta, è stato allevato nel culto del denaro. Oggi Walter Chiari ha un impiego noioso una moglie frustrata, un figlio incline ai silenzi risentiti: una vita piatta. Un giorno, però, tutto cambia. Walter torna dalle vacanze, perde il lavoro, conosce una donna sensuale e misteriosa, erede di una famiglia altolocata, e la sua esistenza si trasforma; o meglio si deforma, e Walter si trova invischiato prima in un’irrequieta relazione extraconiugale – nata letteralmente ai bordi di una strada – e poi in un piano losco e intricatissimo in cui, fra polticanti corrotti e compiacenti frammassoni, rischia di essere l’unico con una coscienza. Che è subito pronto a mettere a tacere. Eppure qualcosa non quadra. Chi è il criptico seccatore che mette in guardia Walter atttraverso Facebook? E che cosa c’entrano i massoni con un delicato sistema di comunicazioni satellitari messo a punto dall’esercito americano? le date si confondono, si aggrovigliano, si scambiano e nella Russia degli oligarchi, degli alberghi di lusso, delle prostitute in limousine Walter Chiari si trova a camminare sull’orlo dell’abisso.

In Fm e in streaming su Radio Hinterland

LA PUNTATA È ASCOLTABILE ONLINE, CLICCANDO SUL PULSANTE AUDIO

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trasmissione curata e condotta da: Massimo Maugeri

regia: Federico Marin

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Letteratitudine in Fm va in onda su Radio Hinterland il mercoledì mattina (h. 9 circa). Per dettagli, consulta il palinsesto della radio.

Puoi ascoltare Radio Hinterland in Fm su 94.600 nelle province di Milano e Pavia, oppure in streaming via Internet cliccando qui.

È possibile ascoltare le puntate precedenti, cliccando qui.

© Letteratitudine

(continua…)

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