domenica, 29 maggio 2011
SETTANTA ACRILICO, TRENTA LANA: Viola di Grado
Aggiorno questo post giusto per congratularmi con Viola Di Grado. In questi mesi “Settanta acrilico, trenta lana” ha fatto incetta di premi importanti. Su tutti (notizia di ieri), la vincita del Premio Campiello opera prima 2011.
Brava, Viola! Complimenti a te e al tuo talento.
Massimo Maugeri
———–
Post del 7 febbraio 2011
L’ho capito sin dalle prime pagine che questo romanzo d’esordio di Viola Di Grado (Settanta acrilico, trenta lana – edizioni E/O – 2011) aveva le carte in regola per lasciare il segno. Se n’è accorto anche Giovanni Pacchiano che, sulle pagine di Domenica de Il Sole 24 Ore del 6 febbraio, scrive: “È un libro fatto di segni del destino il notevolissimo romanzo d’esordio di Viola Di Grado, Settanta acrilico trenta lana. In quest’inizio d’anno, mentre gli editori puntano molto sugli esordienti, ingolositi dai grandi slam di Giordano e della Avallone, lei, i romanzi dei suoi concorrenti, li eclissa. Se c’è giustizia al mondo, farà piazza pulita ai premi“.
Nella scheda del libro, Viola (che ho il piacere di conoscere personalmente già da prima della pubblicazione di questo libro) è definita “dark come Amélie Nothomb e letteraria come Elena Ferrante“. Io dico, molto più semplicemente, sebbene questo sia il suo primo libro, che Viola Di Grado è Viola Di Grado. E il segno che questo romanzo lascia (perché lo lascia: leggere per credere!) discende direttamente dalla sua scrittura: originale, mai banale, immaginifica, a tratti cinematografica, graffiante e cinica, ma con punte di lirismo. Una scrittura che procede per simboli e metafore, che cattura e spiazza al tempo stesso… capace di scuoterti, ma anche di farti sorridere. Insomma, sin da questo primo libro Viola Di Grado dimostra di possedere una cifra letteraria del tutto personale che le fornisce un’identità autoriale ben precisa… al di là dell’esordio.
E a proposito della scrittura di Viola, mi piace evidenziare l’opinione della brava Sandra Bardotti di Wuz (la riporto di seguito):
“Laureata in lingue orientali a Torino, Viola Di Grado (nella foto) ha fatto l’Erasmus a Leeds, poi ha viaggiato in Giappone e in Cina, e ora si sta specializzando in filosofia cinese a Londra. Questo romanzo lo ha finito di scrivere due anni fa, quando di anni ne aveva ventuno. Eppure Settanta acrilico trenta lana dimostra una originalità e maturità di lingua e contenuti davvero rara per una scrittrice della sua età. Definita “dark come Amélie Nothomb e letteraria come Elena Ferrante”, Viola Di Grado costruisce il suo romanzo sulla lingua, attraverso iperboli, sinestesie, allitterazioni, parole che dipingono una natura al neon, di plastica, – acrilica, appunto -, sezionando lo spazio ovattato di questa Leeds letteraria come un bisturi. Una lingua che taglia e squarcia la pagina, come se fosse un fiore o vestito. Parole che coniugano esperienza corporea ed estetica, che si collocano esattamente sulla pagina come ideogrammi inscritti nel loro quadrato ideale. Parole che contraddicono la sterilità dell’esperienza depressiva, debordano fuori dal tracciato, si scompongono, si mescolano, si uniscono: chiavi di volta, parole che si fanno carne e riempono lo spazio, parole che significano sempre qualcosa di più della loro forma. Una lingua cesellata come una porcellana orientale eppure sfrontata e insolente come quella che solo a vent’anni si può avere.
Settanta acrilico trenta lana è il romanzo di una bellezza straziata, di una vita persa, ritrovata, persa di nuovo – ciclica, come un buco -, di una vita che muore ogni giorno e ogni giorno risorge, per lanciare una provocazione alle nostre candide esistenze“.
Ecco, mi sembra che le parole di Sandra rendano giustizia alla bella scrittura di Viola.
(continua…)
Pubblicato in EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, SEGNALAZIONI E RECENSIONI 169 commenti »
Commenti recenti