lunedì, 25 marzo 2013
GLI STEREOTIPI DI GENERE E INTERNET (Le nostre vite tra diritto e web n. 17)
LE NOSTRE VITE TRA DIRITTO E WEB – N.17
GLI STEREOTIPI DI GENERE E INTERNET
Cosa sono gli “stereotipi di genere”?
Lo stereotipo è un insieme di credenze, rappresentazioni ipersemplificate della realtà e opinioni rigidamente connesse tra di loro, che un gruppo sociale associa a un altro gruppo. L’uso della parola risale al 1700, quando veniva utilizzata dai tipografi per indicare la riproduzione, tramite lastre fisse, delle stampe. Il termine (dal greco stereòs=rigido e tòpos=impronta), viene introdotto per la prima volta nelle scienze sociali da Walter Lippmann nell’ambito di uno studio sui processi di formazione dell’opinione pubblica (1922).
Gli stereotipi di genere sono una sottoclasse degli stereotipi. Quando si associa, senza riflettere, una categoria o un comportamento a un genere, si ragiona utilizzando questo tipo di stereotipi. Gli esempi sembrerebbero banali, ma non è così, perché gli stereotipi non solo condizionano le idee di gruppi di individui, ma hanno anche conseguenze sul modo di agire e sulla società. Non è un caso se la maggior parte di noi associa un ingegnere o uno chef a un uomo, mentre secondo le nostre mappe mentali l’insegnante di scuola materna è una donna. Associazioni che nella nostra mente scattano automatiche e che quindi sono molto difficili da estirpare o cambiare. L’uso degli stereotipi di genere conduce infatti a una percezione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che noi intendiamo per “femminile” e “maschile” e su ciò che ci aspettiamo dalle donne e dagli uomini.
Insomma, si tratta di “formule” che ci permettono di categorizzare, semplificare la realtà e orientarci in essa, rapidamente e senza dover riflettere. Ci serviamo di immagini generalizzate che riducono la complessità dell’ambiente, ma annullano al contempo la differenza individuale all’interno dei singoli gruppi. Gli stereotipi di genere sono tra i più frequenti e anche maggiormente condivisi dalla società.
Il 12 marzo 2013 l’Unione Europea ha votato a favore la risoluzione sulla cancellazione degli stereotipi di genere nell’Unione Europea .
Tuttavia ha respinto l’articolo che bandiva la pornografia dai media.
La mozione “per l’eliminazione degli stereotipi di genere” che conteneva anche la criticata proposta di bandire qualsiasi forma di pornografia da tutti i media, compresa la rete , era stata introdotta da Kartika Tamara Liotard, membro olandese del partito socialista del Parlamento Europeo, ed è passata con 368 voti a favore, 159 contro e 98 astenuti.
Come sopra detto, però, la proposta di vietare la pornografia è stata respinta.
Lo sviluppo di una consapevolezza intorno al tema degli stereotipi di genere, così come l’introduzione misure per ridurre la prevalenza di tali stereotipi nei contesti educativi, professionali e sui media, è stato riconosciuto come necessario dalla maggioranza dei commentatori in rete.
Tuttavia, la vaghezza dell’articolo della mozione che introduceva il bando della pornografia dai media, e che definiva un ruolo di “controllori” per gli Internet Service Provider, avevano portato ad un allarme generale sulla libertà di espressione su Internet.
E’ dunque prevalsa la preoccupazione di una limitazione nella libertà di espressione, anche se è passato il principio che gli stereotipi di genere vadano combattuti anche a livello digitale, oltre che con l’educazione scolastica e sociale.
(tra le fonti: diritto e internet)
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Tags: internet, LE NOSTRE VITE TRA DIRITTO E WEB (con la collaborazione di Simona Lo Iacono), stereotipi di genere
Scritto lunedì, 25 marzo 2013 alle 18:18 nella categoria LE NOSTRE VITE TRA DIRITTO E WEB (con la collaborazione di Simona Lo Iacono). Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
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