mercoledì, 12 febbraio 2020
SAURA. LE STANZE DEL CUORE di Tea Ranno
Per “GIOVANISSIMA LETTERATURA“, lo spazio di Letteratitudine dedicato alla cosiddetta “letteratura per ragazzi“, ci occupiamo del nuovo romanzo di Tea Ranno intitolato “Saura. Le stanze del cuore” (Risfoglia Editore). Una bellissima storia incentrata sul personaggio di Saura: una ragazzina di dodici anni, figlia di una chirurga pediatrica e di un giudice, che soffre a causa dell’assenza dei genitori, troppo presi dal lavoro. Ma Saura ha anche problemi a gestire il rapporto con i compagni di classe (che la prendono in giro per via del nome) e non sopporta le varie tate che arrivano a casa con l’obiettivo di occuparsi di lei…
Abbiamo chiesto a Tea Ranno di parlarci di questo suo libro e di raccontarci qualcosa sulla sua genesi…
* * *
Come fu che Saura venne al mondo
di Tea Ranno
Non tutte le storie nascono allo stesso modo. Ci sono quelle che ti chiamano mentre mescoli il sugo e si posano sul quaderno insieme a qualche schizzo rosso, quelle che irrompono nel sogno e pretendono ascolto anche se è notte, quelle sulle quali inciampi mentre sei per strada, quelle che trovi nella fessura tra carta da parati e muro, quelle che – molto più semplicemente – qualcuno ti chiede. Così è successo per Saura.
Lui si chiama Mauro, è il direttore creativo di una casa editrice, un giovanotto che, dopo aver lavorato con me alla storia della contentezza, è diventato un caro amico. «Mi scrivi una storia per ragazzini di dieci/dodici anni?» mi chiede un giorno.
«Mai scritto per ragazzi.»
«Provaci.»
Dire di sì, talvolta, non costa niente, e aiuta a non sembrare scortese.
«Mandamela al più presto» incalza però lui.
Una storia per ragazzini? E come si scrive? Io scrivo per i bambini da quand’ero bambina, per i grandi da trent’anni, per i ragazzini mai. Come si fa? Che lingua si usa? Che storie vogliono ’sti decenni/dodicenni supertecnologici, che s’invetrano davanti a un tablet e s’intruppano in giochi che magnetizzano la mente e li portano a pensare acceleratissimo, a sbuffare quando la connessione è lenta, a scartare tutto quello che non è, in un qualche modo, game?
Non lo so.
Game, tablet, mondi virtuali che incastrano, s’avviluppano e imprigionano in una solitudine che rende più complicati i rapporti umani, che spesso portano a un disorientamento, un senso di inadeguatezza e d’infelicità di cui gli adulti parlano fino alla nausea in tavole rotonde alla tv.
Il punto di vista degli adulti non mi interessa. Che storia mi racconterei se fossi una dodicenne supertecnologica che ha tutto ma non è felice? (continua…)
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