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martedì, 4 maggio 2021

NOMADLAND di Chloé Zhao

Locandina italiana NomadlandNuova puntata di Letteratitudine Cinema con nuovo intervento di Alessandra Montesanto: critica cinematografica, docente e saggista.

* * *

In questa puntata ci occupiamo di “Nomadland”: film del 2020 diretto da Chloé Zhao con protagonista Frances McDormand, vincitore del Leone d’oro alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, del Golden Globe per il miglior film drammatico e per la miglior regista e di tre Premi Oscar per il miglior film, la miglior regia e la migliore attrice protagonista.

* * *

Nomadland: la libertà autentica al posto del neoliberismo

di Alessandra Montesanto

1988, Nevada. Fern ha da poco perso il marito a causa di una lunga malattia. La fabbrica in cui entrambi lavoravano ha chiuso i battenti e lei si ritrova donna di mezza età, sola e senza occupazione, ma non si dà per vinta, vive di lavori precari presso la grande azienda di distribuzione di prodotti commerciali (che sfrutta i dipendenti) e una catena di magazzini che sembrano una città nella città. Fern è eccentrica, inquieta e brusca come i suoi capelli e le sue rughe e vive in un furgone malandato come la sua esistenza e quella degli altri emarginati come lei.
Basato sull’omonimo romanzo della giornalista di inchiesta Jessica Bruder, Nomadland è il film vincitore del premio Oscar 2021 e di due Golden Globe della regista cinese (americana di adozione) Chloé Zhao, conosciuta dalla critica cinematografica per il film precedente The river-Il sogno di un cowboy e che in questo ultimo lavoro continua il suo percorso antropologico, culturale e geografico nell’America profonda, smarrita e ammaccata dalla politica trumpiana dello status-quo, dell’arrivismo, della disuguaglianza.
Nomadland miglior film per la critica Usa - Cinema - ANSASi sposta con un van, la protagonista, di parcheggio in parcheggio, di paesi in paesi, sulla strada e tra gli spazi ampi che riconducono all’epica western dove, oggi, i nativi sono i diseredati, i nuovi poveri, gli ammalati e gli yenkee sono gli imprenditori anche loro vittime del neoliberismo sfrenato dove esiste solo chi produce e chi produce lo fa grazie alla guerra con il concorrente, guerra estremizzata fino all’ultimo respiro. Ma poi anche le fabbriche e le aziende chiudono e ci si ritrova come ad Empire, nella contea di riferimento, di acciaio, lamiera e prefabbricati, emblema del fallimento dell’Occidente e dei suoi falsi valori.
Fern raccoglie pietre dal parco per rivenderle al mercatino improvvisato; ascolta le confidenze della nomade Swankie condannata dalla malattia e priva di cure adeguate; cerca di ricucire la ruota bucata del suo mezzo come le ferite del suo cuore e del Paese in cui si sente estranea e straniera ormai. Non è la mèta che le interessa, ma il viaggio, quell’andare di attimo in attimo, di giorni fatti di incontri, di piccoli gesti che punteggiano la vastità del paesaggio ancora capace di emozionare, così come la colonna sonora di Ludovico Einaudi che accompagna i pensieri, i non-detti, gli sguardi nella ricerca di una nuova identità, di un nuovo e possibile stare nel mondo, più libero, più naturale, più intenso. Siamo parte della terra e del cielo, soprattutto all’età di Fern, sessant’anni di tenacia tra questo mondo scarnificato di buoni sentimenti come la sua anima indurita, e il cielo che la attende e che ha accolto, per ora, il suo amato Bo. Ma c’è ancora Vita e allora questa donna, strega, figura mitica e ancestrale (la sempre brava Francis McDormand, già protagonista del bellissimo Tre manifesti a Ebbing) si fa accarezzare dal vento e dal fuoco, decide – sì decide consapevolmente – da che parte stare: dalla parte delle minoranze, dei deboli, dei poveri. Dalla parte di chi assapora l’avventura e la scoperta dell’andare, senza legami sociali convenzionali, senza regole imposte, senza l’angoscia del “dover essere”, ma con la forza dell’”Io sono”. Zhao, sceneggiatrice e regista, compone, così, un’elegia all’Umano, anche e soprattutto alle sue fragilità che diventano, se ben orientate, una forza travolgente e germinale.

Che storia ha “Nomadland” - Il Post

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Il trailer ufficiale di “Nomadland”


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Credo che sia molto importante, oggi, lavorare con le ragazze e i ragazzi e, per questo, propongo, per le scuole, laboratori anche in Dad di Cinematografia, sul linguaggio filmico e sui temi che, di volta in volta, si vorranno affrontare.

Alessandra Montesanto: (lale.monte@gmail.comperidirittiumani.com)

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Scritto martedì, 4 maggio 2021 alle 23:20 nella categoria LETTERATITUDINE CINEMA. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.

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