Giorni fa nel corso della trasmissione radiofonica Fahrenheit di Radio Rai Tre svoltasi dopo l’attribuzione del superCampiello 2007 (per adesso sorvoliamo sulle polemiche pre e post premio), Carlo Fruttero – per commentare l’ultima posizione a lui “tributata” tra i cinque finalisti selezionati – si è autodefinito un “dinosauro affondato”.
Credo che l’autoironia sia prerogativa delle persone intelligenti. Fruttero lo è. E la sua figura di scrittore è ben lontana – come egli stesso sa bene – dalla simpatica definizione che si è autoinflitto (e che mi ha fatto molto ridere). Altro che “dinosauro affondato”! Fruttero continua a riscuotere un meritato successo. Al di là di dei Premi letterari, il suo pubblico – il pubblico dei lettori – lo ama: basta considerare i dati di vendita dei suoi libri. Non credo ci sia premio migliore di questo.
Vi propongo, di seguito, un video estratto dalla diretta Rai della premiazione del Campiello 2007. Un video che dimostra come il genuino umorismo di Fruttero sia rimasto intatto. Alla fine, il pronosticato vincitore Fruttero è arrivato quinto. Ultimo della cinquina. Ma l’esito della premiazione non ha impedito al pubblico de “La Fenice” di alzarsi in piedi e applaudire lungamente.
Standing ovation. È quella che propongo qui, virtualmente, dalle pagine on line di Letteratitudine.
Guardate il video e poi lasciate i vostri commenti dedicati a Carlo Fruttero. Sarà mia premura farglieli pervenire.
A proposito di autoironia.
Su La Stampa del 10 ottobre 2006 Fruttero scrisse, riferendosi a Lucentini:
“La domanda veniva inesorabile: «Ma come fate a scrivere in due?». Cercavamo di cavarcela con qualche battuta: uno scrive i capitoli pari, l’altro quelli dispari, a uno tocca il lunedì all’altro il martedì, e così via per la settimana. Ma queste faceziole si ritorcevano contro di noi, ne incoraggiavano altre ancora più spiritose: è vero che uno scrive i sostantivi e l’altro gli aggettivi? Risate tra gli astanti.
Così un pomeriggio a Moncourt (Seine-et-Marne) dove Lucentini aveva la sua casetta sul canale, ci venne l’idea di dare testimonianza del nostro lavoro a due mediante un apposito apparecchio di registrazione. Franco inserì una cassetta di non so quante ore e cominciammo: lunghi silenzi, una proposta, una decisa obiezione, un’idea laterale che poteva servire più avanti, altri silenzi, ritorno alla proposta ma modificata, modifica esplorata in ogni direzione, corretta, giudicata possibile, ma ecco il vicolo cieco, altri desolati silenzi, improvvisa via d’uscita ma molto complicata, riposizionamento di almeno tre capitoli precedenti, un personaggio da eliminare, un personaggio forse da aggiungere, lunghi silenzi…
Alla sera Lucentini si accorse di non aver premuto il tasto «on», la cassetta era vergine, il risolutivo documento non esisteva.
(…)
Ora che è uscito un romanzo senza la doppia firma (ma è un dettaglio irrilevante) la domanda ritorna, inesorabile: «Come hai fatto a scrivere da solo?».
—
Il romanzo citato è, ovviamente, Donne informate sui fatti (Mondadori, 2006): proprio il N. 5 del Campiello di quest’anno.
Devo ammettere che quando appresi della morte di Franco Lucentini (avvenuta nell’agosto del 2002) pensai che Carlo Fruttero non sarebbe sopravvissuto (letterariamente parlando). Ecco, pensai; ecco come finisce il duetto letterario più famoso d’Italia (almeno per quanto concerne la narrativa gialla). Di Fruttero&Lucentini, rimarranno – mi dissi – opere celebri come La Donna della domenica e A che punto e la notte, tanto per citare due titoli, ma non potremo più leggere nulla di nuovo.
Naturalmente, e per fortuna, mi sbagliai.
Intanto la Mondadori ha dato alle stampe quest’altro libro .
P.S. Per quanto riguarda Lucentini, vi consiglio di leggere l’articolo di Domenico Scarpa intitolato, appunto, “Lucentini visto da Lucentini” pubblicato su La Stampa del 10/10/06 (cliccate qui).
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