mercoledì, 15 aprile 2009
SCRITTURA SENZA GENERE
L’Unione europea ha sempre avuto a cuore il tema delle pari opportunità, anche – e soprattutto - tra i generi. Di recente, il Gruppo di alto livello sulla parità di genere e la diversità del Parlamento europeo ha pubblicato un opuscolo che sta facendo discutere, giacchè si parla di bandire ogni riferimento sessista dalle lingue europee.
Come mi scrive Diego Marani in una mail: “queste direttive linguistiche sono unicamente interne, rivolte ai parlamentari e ai funzionari. E hanno suscitato pesanti critiche proprio di un gruppo di eurodeputate italiane”.
Tuttavia il segnale lanciato è importante e significativo.
Il Domenicale del Sole24Ore del 22 marzo 2009 fa ha dedicato la prima pagina all’argomento con due articoli firmati da Diego Marani (già citato) e Giuseppe Scaraffia. Intrigante, il sottotitolo: la Ue vuole cancellare le differenze di genere nelle lingue europee. Cosa accadrà ai personaggi della letteratura, dalla Bovary a Maigret?
“Dovremo abolire qualche dottoressa e non potremo più fare un complimento a una tardona chiamandola signorina”, scrive Marani. “Anzi, perderemo anche la tardona e addio sogni erotici adolescenziali. Ma per il resto usciremo quasi indenni dalla castrazione linguistica europea. L’inglese invece avrà vita dura. Ogni fireman dovrà trasformarsi in fireperson, a portare le lettere sarà il postperson, e nella city saranno tutti businesspersons. La First Lady sarà degradata a First Woman e chissà come la si metterà con la girlfriend”.
Giuseppe Scaraffia va oltre e immagina l’applicazione delle suddette regole in letteratura. La versione purgata del più celebre romanzo di Flaubert si dovrebbe intitolare Bovary. “Tutto fila liscio”, scrive Scaraffia: Spesso, quando Bovary era fuori, Bovary andava a prendere nell’armadio il portasigari di seta verde. Lo guardava, lo apriva, annusava perfino l’odore della fodera che sapeva di verbena e di tabacco. A chi apparteneva?. Certo, se arretriamo di qualche riga, la situazione si complica. Infatti Bovary ha appena raccolto il portasigari e ha detto: Ci sono dentro due sigari. Andranno bene per questa sera dopo cena. Al che Bovary ha ribattuto: Ma come, tu fumi?, facendosi rispondere, sempre da Bovary: Qualche volta, quando capita l’occasione”.
Come ho scritto in premessa, l’orientamento del Gruppo di alto livello sulla parità di genere e la diversità del Parlamento europeo in tema di parità di genere nelle lingue sta facendo discutere.
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in proposito.
Cosa ne pensate?
Fino a che punto, a vostro avviso, la diversità di genere nelle lingue andrebbe combattuta?
E poi… annullare il genere nelle lingue può davvero favorire le pari opportunità?
È possibile immaginare una scrittura – anche letteraria – senza genere?
Ringrazio Diego Marani e Giuseppe Scaraffia per avermi inviato gli articoli citati (li potrete leggere di seguito) e la redazione di Domenica del Sole24Ore per avermi autorizzato a pubblicarli.
Ne approfitto per segnalare i due nuovi libri di Marani e Scaraffia (entrambi hanno a che fare con le donne):
“L’amico delle donne” di Diego Marani (Bompiani)
“Cortigiane. Sedici donne fatali dell’Ottocento” di Giuseppe Scaraffia (Mondadori).
Massimo Maugeri
————————
Addio, zitelle e mammoni
di Diego Marani
L’opuscolo pubblicato dal Gruppo di alto livello sulla parità di genere e la diversità del Parlamento europeo è perentorio. D’ora in poi ogni riferimento sessista deve essere bandito dalle lingue europee e sarà estirpato da ogni direttiva, da ogni regolamento comunitario. Con questo traguardo, come ogni dittatura, anche quella del politicamente corretto raggiunge perfino la lingua, credendo di piegare alla sua stupidità anche il pensiero. Bisogna dire che l’italiano soffrirà poco per le nuove regole sessolinguistiche. Da noi ancora si parla come si mangia. Dovremo abolire qualche dottoressa e non potremo più fare un complimento a una tardona chiamandola signorina. Anzi, perderemo anche la tardona e addio sogni erotici adolescenziali. Ma per il resto usciremo quasi indenni dalla castrazione linguistica europea. L’inglese invece avrà vita dura. Ogni fireman dovrà trasformarsi in fireperson, a portare le lettere sarà il postperson, e nella city saranno tutti businesspersons. La First Lady sarà degradata a First Woman e chissà come la si metterà con la girlfriend. Quanti gay saranno presi per semplicemente allegri! Fin qui tutto soltanto patetico. Le cose si complicano quando bisognerà bandire la fratellanza a favore della sorellanza, per non parlare degli effemminati che l’UNESCO in un suo analogo prontuario propone di definire delicati o languidi. Che ne sarà dell’uomo della strada? E la signora delle Camelie? Si metterà ancora in scena il Misantropo? Con Madame Bovary bisognerà stare attenti a dove mettere le corna. Addio pasionarie, muchachas e carmencite. Sarà vietato donneggiare anche alle donne. Una volta per descrivere la mia professoressa di latino bastava la formula “vecchia zitella”, adesso toccherà dire qualcosa come donna-non-sposata-inacidita-da-solitudine-e-non-facilitata-da-neo-peloso-su-labbro. Anche l’impareggiabile scapolone italiano ha i giorni contati. O si sposa o si chiamerà uomo-che-abita-con-la-mamma. Perderemo perfino il mammone, che sarà bambino-oltremodo-affezionato-ai-genitori-soprattutto-uno. Ci verrà strappato anche il figlio di papà, assieme alla paternale e al donnaiolo. Il primo passo dell’uomo sulla luna sarà da spartire con la donna, anche se lei non c’è mai stata. Non si potrà più castrare il gatto, ancor meno evirarlo. Bisognerà forse renderlo-genitalmente-opportuno. Ma noi sessisti avremo ancora diritto di sapere il sesso dell’urologo con cui stiamo per prendere appuntamento? O toccherà farci palpare la prostata dal primo essere-umano-esperto-di-minzione che passa?
————
Madame Bovary?
di Giuseppe Scaraffia
Negli anni bui del medioevo una palla di fuoco apparve a Ildegarda di Bingen e si rivolse a lei chiamandola: “Homo”, uomo. Ildegarda non dubitò per un istante che la palla si stesse rivolgendo a qualcun altro.
Vogliamo mettere con la brutta abitudine maschilista di rivolgersi alle donne chiamandole signora o signorina? La nuova legge europea che sopprime questi termini si ispira a precedenti – alla lettera – sacrosanti. Lo diceva anche il Vangelo di Tommaso: “Che la donna diventi uomo, se vuole entrare nel regno dei cieli”.
Finalmente alle donne, assurte all’empireo del potere, verranno attribuiti epiteti sessualmente neutri. Là dove non fosse possibile, basterà sopprimerli e usare il solo cognome. Al bando anche tutti i sostantivi declinabili soltanto al maschile.
A fregarsi le mani dalla contentezza sono non solo tutte le donne europee, ma anche, se non soprattutto, gli editori. Pochi sanno infatti che entro due mesi tutti i libri in circolazione saranno ritirati, pena pesanti ammende [per i contravventori, sicuramente maschi e maschilisti], e verranno sostituiti da versioni europoliticamente corrette. [Un’innovazione importante che cambierà anche il nostro antiquato modo di leggere.]
I più intelligenti tra i geni del passato ci avevano già pensato. Shakespeare ad esempio non aveva intitolato la sua tragedia “Lady Macbeth”, ma semplicemente, secondo i corretti dettami dell’UE, “Macbeth”. Mentre cosa dovevamo aspettarci da quel rozzo campagnolo di Gustave Flaubert, che non viveva nemmeno a Parigi, ma in un buco di provincia? Ma non è mai troppo tardi. Apriamo a caso la versione purgata del suo più celebre romanzo, che ora si intitola “Bovary”. Tutto fila liscio: “Spesso, quando Bovary era fuori, Bovary andava a prendere nell’armadio il portasigari di seta verde. Lo guardava, lo apriva, annusava perfino l’odore della fodera che sapeva di verbena e di tabacco. A chi apparteneva?”. Certo, se arretriamo di qualche riga, la situazione si complica. Infatti Bovary ha appena raccolto il portasigari e ha detto: “Ci sono dentro due sigari. Andranno bene per questa sera dopo cena”. Al che Bovary ha ribattuto: “Ma come, tu fumi?”, facendosi rispondere, sempre da Bovary: “Qualche volta, quando capita l’occasione”. Ma non lasciamoci prendere dallo sconforto, guardiamo le cose dal lato positivo: “Bovary” è un passo importante verso il monologo interiore, Svevo e Joyce per intenderci.
Passiamo ai “Tre moschettieri” di Alexandre Dumas, diventati ovviamente “Tre portamoschetto”. D’Artagnan non incontra più la fatale Milady ma il neutro, ancorché biondo, Winter. D’altronde il primo a capirlo è stato La Fère (Athos): “Questa creatura non ha niente di una donna!”. Se lo dice lui che l’ha sposata/o!.
Secondo alcuni studiosi, Conan Doyle è stato un silente pioniere della riforma UE. Dietro al dottor Watson si nasconderebbe infatti la dottoressa Watson, un homo sapiens di media statura, di corporatura robusta, mascella quadrata e collo taurino. Ecco perché quel macho di Holmes continua a punzecchiarla: “Elementare, Watson!”, proprio come il Dr.House punzecchia la Cuddy.
In alcuni casi vengono addirittura sciolti degli enigmi. Restava incomprensibile perché Francesco (Petrarca) fosse stato rifiutato da Laura (al secolo Laure de Sade). Ma basta applicare la norma UE per capire che de Sade poteva solo rifiutare sadicamente il dolciastro corteggiatore.
Con Proust la normativa UE arriva al virtuosismo. Tutti sanno che lo scrittore travestiva da donne i suoi amori maschili. Che sollievo, nella versione purgata della Recherche, dimenticare Charles e Odette e avere a che fare con Swann e Crécy! E poi finalmente capiremo perché Crécy fa tanto soffrire Swann andando a letto con (la) Verdurin.
In altri casi la cautela esegetica si impone. Prendiamo le “Relazioni pericolose” di Laclos. Merteuil non ne vuole più sapere di Valmont. [Come direbbe il cantautore Povia, “Merteuil era gay ma non lo è più!”.] Per distrarre Valmont impone all’ex-amante di conquistare due prede, Tourvel (baciapile) e Volanges (vergine). Con Tourvel alla fine si capisce che c’è un marito, ma con Volanges è più difficile. Certo, ha un fidanzato, ma l’adolescenza, si sa, è un’età incerta. Poi c’è la storia un po’ ambigua della lettera al fidanzato di Volanges che Valmont scrive appoggiandosi sulle terga nude di Volanges. Insomma, si resta sul filo del rasoio fino al momento in cui veniamo a sapere che Volanges – ma sarebbe più giusto chiamarlo Volage – è incinto.
In definitiva i romanzi ci guadagnano in suspense e tengono il lettore inchiodato fino all’ultimo o lo lasciano pieno di promettenti interrogativi.
Pochi però sanno che si tratta solo di una fase preparatoria. Infatti il 17 settembre 2011, anniversario della morte di Bingen, l’Unione Europea uscirà dal purgatorio linguistico per entrare in una nuova, definitiva, paradisiaca fase. Troppo facile limitarsi a cancellare il maschile. Ogni essere vivente verrà, da allora, denominato al femminile, affinché non debba diventare “homo” (o “omo”) per entrare nel regno dei cieli.
Ancor maggiori guadagni si prospettano per l’editoria in crisi. Infatti tutti i volumi appena ristampati verranno nuovamente ritirati dalla circolazione e sostituiti con una versione ulteriormente emendata. I fanatici vorranno ribattezzare “Il rosso e il nero”, il capolavoro di Stendhal, in “La rossa e la nera“. Effettivamente, perché i colori dovrebbero essere maschili? Tornerà invece all’originario titolo femminile “La certosa di Parma”, trasformata dalla riforma precedente ne “Il certosino di Parma”. Il Mostro di Firenze diventerà, più culturalmente, la Mostra di Firenze. Qualunque declinazione vorrà ipotizzarsi per i nomi Garibaldi e Cavour, le alunne nelle scuole non parleranno più di Risorgimento Italiano, ma della Resurrezione d’Italia. Gli uffici studi dell’UE avranno un solo problema: come regolarsi col mito UE de “la ratta d’Europa”?
Tags: diego marani, domenicale, genere, generi, giuseppe scaraffia, il sole24ore, lingua, unione europea
Scritto mercoledì, 15 aprile 2009 alle 15:52 nella categoria EVENTI, INTERVENTI E APPROFONDIMENTI, PERPLESSITA', POLEMICHE, PETTEGOLEZZI E BURLE. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. I commenti e i pings sono disabilitati.
Commenti recenti