Un classico del manga: DORORON ENMA-KUN di Go Nagai
La nuova puntata della rubrica “Graphic Novel e Fumetti” di Letteratitudine è dedicata a un classico del manga firmato da Go Nagai, il creatore – tra gli altri – di Goldrake e Devilman: Dororon Enma-Kun.
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di Furio Detti
Un classico Go Nagai, dopo 41 anni in Italia con la Hikari Edizioni
Nudo e goliardia: l’orrore di Enma-Kun
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Trattiamo tutto questo con la stessa ironia con cui si leggerebbe Go Nagai:
«Dororon Enma-Kun è un Halloween per allupati!»
Frase forte? Derisoria? Ingenerosa?
Forse sì, se consideriamo che questa “Edizione Integrale” rappresenta l’esaudirsi di un sogno per il fandom italiano del papà di Mazinga Z, del Grande Mazinga, di Jeeg Robot d’Acciaio, di Devilman e di altre creature fantastiche, ormai archetipo visivo del Giappone.
Forse sì, se riconosciamo agli editor Cinzia Gianfelice, Valentino Sergi e al traduttore Francesco Nicodemo, e alla torinese Hikari Edizioni il merito di aver scommesso su un titolo non popolare o quasi ignoto in Italia, per quanto di padre tanto illustre, e per aver confezionato un prodotto editoriale che non può mancare sullo scaffale di ogni appassionato di manga (e non solo del ‘Gonagaista’ spinto…).
Dororon Enma-Kun, 550 pagine, della Hikari Edizioni, 2013 Torino è qualcosa che rispetto al nostro esordio potrebbe anche farci dire…
Forse no, se decidiamo di abbandonarci al libero gioco con cui Go Nagai ci trasporta in una realtà alternativa tanto strampalata quanto goliardica. Siamo del resto lontani dalle toccanti e partecipate ricostruzioni folkloristiche di Shigeru Mizuki, e ancor di più dal serio e disturbante immaginario di Hideshi Hino o di Daisuke Igarashi, non solo per questioni cronologiche – l’opera originale di Go Nagai è del 1973 – ma soprattutto perché proprio negli anni Settanta, lo stesso Nagai ha introdotto per primo l’erotismo nei fumetti per ragazzi, scombinando le carte in tavola. Graficamente, certo, “si sente” che da queste tavole alla realtà visiva odierna sono passati 42 anni; anche guardando all’evoluzione stilistica del maestro; tuttavia sono proprio questo approccio boccaccesco e irriverente e anche alcune acerbità grafico-compositive la cifra caratteristica dell’opera. (continua…)
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